Mario Draghi: “Sarei rimasto volentieri se mi fosse stato consentito. Meloni leader abile”

Parla l'ex premier Mario Draghi: tanti i temi trattati dalla situazione dell'Italia, alla guerra fino alla conclusione dell'esperienza di Governo.

L’ex presidente del consiglio Mario Draghi torna a parlare. Dopo la fine del suo mandato alla guida del Governo, ha deciso di rilasciare una lunga intervista a Antonio Polito pubblicata sul Corriere della Sera.

Tanti i temi trattati a partire dalla situazione dell’Italia, alla guerra in Ucraina fino alla fine della sua esperienza di Governo. Ecco i passaggi principali dell’intervista.

Mario Draghi: ”Non sono interessato a incarichi politici o istituzionali in Italia o all’estero”

Draghi racconta a Polito che in questo periodo sta sperimentando il tempo libero. “Faccio il nonno, ho quattro nipoti. E mi godo il diritto dei nonni di poter scegliere che cosa fare. Anche per questo ho chiarito che non sono interessato a incarichi politici o istituzionali, né in Italia né all’estero”.

A chi lo ha accusato di avere accelerato la caduta del suo Governo risponde così:

Se guardo alle sfide raccolte e vinte in soli venti mesi di governo, c’è da sorridere a chi ha detto che me ne volessi andare, spaventato dall’ipotetico abisso di una recessione che fino a oggi non ha trovato riscontro nei dati. Ero stato chiamato a fare, dopo una vita, un mestiere per me nuovo e l’ho fatto al meglio delle mie capacità. Sarei dunque rimasto volentieri per completare il lavoro, se mi fosse stato consentito.

”A febbraio 2021, spiega Draghi, c’era una situazione e molto difficile legata alla pandemia. Adesso siamo in un contesto internazionale complicato, di incertezza geopolitica e di rallentamento economico globale. Tuttavia l’Italia ha mostrato di sapercela fare. Quest’anno cresceremo di quasi il 4%, più di Francia e Germania, dopo i sette trimestri di crescita consecutivi durante il mio governo. I dati dell’Istat ci dicono che quest’anno le nostre politiche sulle famiglie hanno ridotto la disuguaglianza. Il tasso di occupazione ha raggiunto il 60,5%, un record storico: è un dato molto importante perché la fonte maggiore di diseguaglianza è la disoccupazione“.

Mario Draghi e la guerra in Ucraina: ”Soltanto il presidente Putin può porre fine a questo massacro”

Ampio spazio nell’intervista alla situazione legata alla guerra in Ucraina e i problemi per il nostro paese legati alla politica energetica.

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ragiona Draghi, ha dimostrato l’imprudenza della politica energetica italiana. All’inizio di quest’anno, l’Italia importava oltre il 40% del gas dalla Russia — una dipendenza che metteva a rischio il nostro benessere e ci rendeva vulnerabili ai ricatti di Mosca. Nel giro di pochi mesi dall’inizio della guerra abbiamo raggiunto accordi con molti altri fornitori, in numero maggiore di ogni altro Paese europeo.

Sulla situazione legata alla guerra: ”Le prospettive di pace sono difficili anche se molto è cambiato in quest’ultimo periodo: i canali di comunicazione sono molto più aperti e la Cina sembra essere più presente nella costruzione di una trattativa. Tuttavia il Cremlino ha dimostrato finora di non volere la pace. E’ soltanto il presidente Putin che può porre fine a questi massacri”.

Mario Draghi e le decisioni più difficili: ”Green pass e obbligo vaccinale”

Polito chiede a Draghi quali sono state le decisioni più difficili da prendere:

Di decisioni difficili ne abbiamo prese molte – spiega l’ex premier – penso alla scelta di attuare tra i primi in Europa il green pass e l’obbligo vaccinale. Altrettanto difficile è stato scegliere ad aprile dello scorso anno di riaprire le scuole. E il sostegno immediato e convinto all’Ucraina: i rischi di una ritorsione russa erano evidenti, ma non potevamo girarci dall’altra parte davanti a chi aveva riportato la guerra in Europa”.

Mario Draghi e la fine dell’esperienza di Governo: ”La volontà dei partiti di trovare compromessi è venuta meno”

Draghi ovviamente è stato sentito anche sull’epilogo anticipato del suo Governo. Polito ne chiede le ragioni:

Il governo – spiega Draghi – si poggiava sul consenso di una vasta coalizione, che aveva deciso di mettere da parte le proprie differenze per permettere all’Italia di superare un periodo di emergenza. Non avevo dunque un mio partito o una mia base parlamentare. A un certo punto, la volontà dei partiti di trovare compromessi è venuta meno, anche per l’avvicinarsi della scadenza naturale della legislatura.

”Con il passare dei mesi, la maggioranza che sosteneva il governo si era andata sfaldando e diversi partiti si andavano dissociando da decisioni già prese in Parlamento o in Consiglio dei ministri. Il Movimento 5 Stelle era sempre più contrario al sostegno militare all’Ucraina, nonostante avesse inizialmente appoggiato questa posizione in Parlamento insieme a tutte le altre forze politiche, e nonostante questa fosse la linea concordata con i nostri alleati in sede europea, G7 e Nato”.

Forza Italia e Lega erano contrarie ad aspetti di alcune importanti riforme — fisco e concorrenza — a cui era stato dato il via libera in Consiglio dei ministri. Lega e Movimento Cinque Stelle chiedevano inoltre a gran voce uno scostamento di bilancio nonostante — come stiamo vedendo — l’economia e l’occupazione andassero bene”.

Mario Draghi e la crisi del suo governo: ”Le posizioni dei partiti erano ormai inconciliabili”

”Nei pochi giorni – continua l’ex premier – che intercorsero tra la decisione del Movimento 5 Stelle di non votare la fiducia sul “decreto aiuti” e il dibattito sulla fiducia in Senato l’ondata di messaggi, come quello dei sindaci, perché restassi al governo mi avevano convinto a cercare una soluzione. Ma le posizioni dei partiti erano ormai inconciliabili”.

Il centrodestra, dice Draghi, era disponibile ad andare avanti, purché i ministri Cinque Stelle uscissero dal governo e fossero sostituiti da loro esponenti. Il Pd non era disponibile a far parte di quello che sarebbe diventato nei fatti un governo di centrodestra. Inoltre, sin dalle consultazioni che precedettero la formazione del governo, avevo chiarito che per me sarebbe stato impossibile guidare un governo di unità nazionale senza il partito di maggioranza relativa in Parlamento, il Movimento 5 Stelle.

Mario Draghi e il Governo Meloni: ”Non spetta a me giudicare il Governo”

A Polito che gli chiede di dare un giudizio al Governo Meloni Draghi risponde che

Non spetta a me, spiega Draghi, giudicare il governo, soprattutto non dopo così poco tempo. Giorgia Meloni ha dimostrato di essere una leader abile e ha avuto un forte mandato elettorale. Occorre stare attenti a che non si crei di nuovo un clima internazionale negativo nei confronti dell’Italia. Mantenere saldo l’ancoraggio all’Europa è il modo migliore per moltiplicare il nostro peso internazionale.

“Oggi – conclude Draghi – abbiamo davanti un momento di maggior contrapposizione: è normale, perché si è esaurita l’esperienza dell’unità nazionale. Spero però che possa essere preservato un clima sereno: che la maggioranza sappia far sue le proposte costruttive dell’opposizione, e che l’opposizione sappia sostenere il governo quando è nell’interesse nazionale farlo. Questo farebbe bene ai partiti, ma soprattutto ai cittadini e al prestigio internazionale dell’Italia“.

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