Uniqlo fa causa a Shein per la borsa dupe: cosa succederà al big del fast fashion?

Shein è di nuovo al centro dell'attenzione con una nuova causa, questa volta da parte di Uniqlo: cos'è successo questa volta al big del fast fashion

Recentemente, il mondo della moda è stato testimone di una nuova controversia legale: la multinazionale giapponese Fast Retailing, proprietaria del noto marchio Uniqlo, ha mosso passi legali contro Shein, un gigante del fast-fashion, e altre due aziende affiliate. Questa azione legale nasce dall’accusa di aver replicato e venduto una versione della popolare mini borsa a tracolla di Uniqlo.

La borsa incriminata, oggetto della causa

La borsa a tracolla di Uniqlo, conosciuta come “moon bag”, “banana bag” o “Mary Poppins bag”, ha riscosso un enorme successo nel 2022. La sua versatilità, ampia capienza nonostante le dimensioni ridotte e il prezzo accessibile l’hanno resa un oggetto di desiderio a livello globale.

Questa borsa si è distinta per il suo design unico, che combina funzionalità e stile in maniera eccellente, rendendola ideale sia per l’uso quotidiano che per occasioni speciali. Il suo successo è stato tanto eclatante da farla definire la borsa dell’anno del 2023 secondo il Lyst Index, un riconoscimento che sottolinea il suo impatto significativo nel mondo della moda.

Fast Retailing ha presentato una richiesta formale affinché Shein rimuovesse dal proprio e-commerce il prodotto considerato una copia. Inoltre, l’azienda giapponese chiede un risarcimento per i danni subiti in termini di vendite, sottolineando la gravità dell’imitazione nel mercato della moda.

Questa non è la prima volta che Shein viene accusata di replicare prodotti di altri marchi, sia da piccoli imprenditori che da grandi nomi del lusso. Queste accuse gettano luce su una problematica sempre più diffusa nel settore del fast fashion, dove la velocità di produzione e la riduzione dei costi spesso si scontrano con i diritti di proprietà intellettuale e la creatività originale.

Le accuse di Uniqlo verso Shein: dupe della borsa virale

Il caso Shein contro Uniqlo mette in luce un fenomeno diffuso nel settore del fast-fashion: la rapida riproduzione di articoli di tendenza a prezzi molto più bassi. Questa pratica, pur essendo un fattore chiave nel successo di molte aziende del settore, solleva questioni etiche riguardanti la proprietà intellettuale e l’originalità del design.

Anche altri giganti del fast-fashion, come Temu e H&M, sono stati coinvolti in cause simili, nonostante anche loro propongano prodotti simili alla borsa di Uniqlo. Questi casi evidenziano un delicato equilibrio tra la creazione di moda accessibile e la protezione dei diritti dei designer.

La sfida per il settore è quella di mantenere una produzione veloce e conveniente, pur rispettando la creatività e i diritti degli originali creatori. La questione sollevata dal caso Shein e Uniqlo apre un dibattito importante sulla sostenibilità e l’etica nel mondo della moda contemporanea, nonostante questa non sia la prima volta che Shein rientra in questa dinamiche.

Fast fashion sempre in crescita nonostante tutto

Nonostante le continue controversie legali e le crescenti preoccupazioni sulle condizioni di lavoro e l’impatto ambientale del suo modello di produzione, Shein continua a espandersi. Il gigante del fast-fashion mostra una resilienza notevole nel mercato, attraendo consumatori con la sua vasta gamma di prodotti a prezzi competitivi.

Il “prodotto imitato”, al centro della disputa legale con Uniqlo, è ancora disponibile sul loro sito a un prezzo inferiore rispetto all’originale, dimostrando la capacità di Shein di mantenere un flusso costante di nuove proposte moda a costi accessibili, nonostante le sfide legali e le critiche.

Questo caso tra Shein e Uniqlo solleva questioni importanti sul futuro del fast fashion e sulle pratiche etiche nell’industria della moda. Mentre i consumatori diventano sempre più consapevoli delle implicazioni ambientali e sociali dei loro acquisti, la tensione tra accessibilità, originalità e sostenibilità continua a crescere.

Roberta Luprano
Roberta Luprano
Copywriter, classe 1995. Creativa e sempre a caccia di nuove cose da imparare che stimolino la mia innata curiosità, ho iniziato la mia carriera con il diploma di Perito Informatico, in quanto da sempre appassionata di tecnologia e social media. Successivamente ho proseguito la mia formazione in ambito di Copywriting e Social Media Marketing che mi ha poi permesso di lavorare per imprese, startup e small business in diversi settori. In parallelo, ho approfondito la mia passione per i libri e il mondo editoriale, formandomi e lavorando anche come curatrice editoriale per agenzie letterarie e case editrici. Motto: I grandi cambiamenti partono dalle semplici parole.
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