Sudan, che cosa succede e perché riguarda anche l’Europa

La guerra in Sudan è il risultato di un decennio di situazioni complesse, ma oggi emergono legami anche con la Wagner e interessi russi.

Nei giorni scorsi, è ufficialmente scoppiata l’ennesima guerra in Sudan (che detiene il triste primato africano di nove golpe dal 1960), che ha nuovamente gettato il paese nel caos.

Vediamo allora nel dettaglio che cosa sta succedendo in Sudan e perché, ma anche qual è stato e quale continua ad essere il ruolo che la Russia di Vladimir Putin in tutto questo.

Sudan, che succede nel paese e perché è scoppiata una guerra

Per capire meglio che succede in Sudan oggi, e quali sono le due fazioni che stanno combattendo, è necessario riavvolgere il nastro di qualche anno, per la precisione al momento in cui i due protagonisti di questa faida, Abdel-Fattah al-Burhan e  Mohamed Hamdan Dagalo (detto anche Hemeti) si sono conosciuti.

Al-Burhan era uno dei comandanti della sanguinosa guerra del Darfur (iniziata nel 2003 per la rivalità fra due etnie), mentre Dagalo era uno dei janjaweed, un gruppo di miliziani filogovernativi.

All’epoca il potere era nelle mani di Omar al Bashir, che lo mantenne fino al 2019. Il dittatore, condannato dalle forze politiche occidentali, fu infatti destituito da Al-Burhan e Dagalo, che si spartirono da quel momento il potere, avendo accumulato fortuna e influenza durante gli anni di al Bashir.

A questo punto, gli accordi internazionali prevedevano che, dopo una fase di transizione affidata ad un organo militare (il Consiglio militare di trasizione, presieduto da al-Burhan), il Sudan si sarebbe avviato verso elezioni democratiche.

All’avvicinarsi della scadenza, però, al-Burhan ha messo in atto un colpo di stato per mantenere il potere, nel quale ricevette manforte proprio da Dagalo. Quest’ultimo, nel frattempo, aveva infatti scalato i ranghi delle RSF (“Raid support forces”, la versione istituzionalizzata dei janjaweed), diventandone il capo.

Questo organismo paramilitare avrebbe dovuto essere assorbito dall’esercito come parte della transizione democratica, ma Dagalo (vice presidente del Consiglio dopo il golpe) si oppose a questa iniziativa, proponendo che il processo fosse esteso di una decina di anni.

Al momento, Dagalo e al-Burhan si accusano vicendevolmente di aver dato inizio al conflitto (da ricordare, inoltre, come il Sudan sia fra i primi venti paesi al mondo per corruzione), che pone l’esercito regolare, sotto il controllo di al-Burhan, contro le milizie della RSF.

Qual è il ruolo della Russia in tutto questo?

Nonostante non si possa dire che il golpe sia stato pilotato dai mercenari russi di Wagner, è vero che sono diversi gli interessi russi in Sudan, e che il ruolo di Putin nella vita politica sudanese degli ultimi anni è stato particolarmente attivo.

Il Sudan è infatti il terzo produttore d’oro di tutta l’Africa, oltre a godere di un’ampio sbocco sul Mar Rosso, proprio di fronte alla penisola Arabica.

Fin dalla guerra in Darfur, la Russia è stato l’unico paese a violare l’embargo internazionale per rifornire il Sudan di armi contro i ribelli, e nel corso degli anni ha supportato in più modi il governo sudanese.

In cambio, il Sudan ha riconosciuto fin dal 2014 la Crimea come territorio russo, e nel 2017 è stato firmato un accordo per la costruzione di una base militare russa a Port-Sudan, la seconda città del paese. Un simbolo forte per la Russia, che dopo la caduta dell’Urss non ha più potuto contare su basi in Africa.

Sembre nel 2017, era stato firmato un accordo riguardante le miniere d’oro proprio con Evgenji Prigojine, il capo di Wagner (la società di mercenari che supporta Putin), grazie alla società di facciata Meroe Gold. Nel 2020, gli Stati Uniti hanno accusato Prigojine di sfruttare le risorse sudanesi per il proprio arricchimento personale proprio per mezzo di questa società.

Ancora, Dagalo si era recato in Russia proprio il 23 febbraio 2022, appena prima dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina, per avere garanzie di armi e cereali. Secondo gli esperti di geopolitica, al momento la Russia sosterrebbe proprio Dagalo, anche perché un’evoluzione democratica del Sudan potrebbe mettere a rischio i progetti russi nella regione.

Margherita Cerri
Margherita Cerri
Redattrice, classe 1998. Appassionata di letteratura e di scrittura, mi sono laureata in Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano con una tesi sul rapporto fra Italo Calvino e il gruppo Oulipo. Dopo alcune esperienze come aiuto bibliotecaria e insegnante, ho svolto un periodo di studio a Parigi, e infine mi sono unita a Trend Online tramite uno stage curriculare. Scrivo principalmente di cinema, spettacolo, attualità e viaggi. Motto: Qualunque cosa sogni d'intraprendere
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