Effetti positivi della guerra ucraina sulla borsa Milano!

La guerra in Ucraina sta per compiere il suo primo mese, ma le borse europee sono in risalita. La Borsa Milano, Piazza Affari, cresce alla pari delle altre.

Le borse europee tornano a respirare dopo settimane di ansia dovute alla guerra in Ucraina. Piazza Affari, la Borsa di Milano, non sfigura tra le sue simili del vecchio continente. Il conflitto infuria da ormai quasi un mese, e parrebbe che le truppe russe si siano fermate nei progressi fatti

La guerra, infatti, non sembra sia andata come Vladimir Putin, il Presidente della Russia, si aspettava. D’altronde, sembrerebbe che egli abbia ricevuto informazioni false sull’andamento del conflitto: i suoi funzionari gli avrebbero passato informazioni sui civili ucraini pronti a rovesciare il loro governo e gettarsi nelle braccia della Russia.

Almeno 2.000 civili addestrati, in ogni grande città dell’Ucraina, erano pronti a rovesciare Zelensky. E almeno 5.000 civili erano pronti a uscire con le bandiere contro Zelensky su richiesta della Russia.

Queste, secondo alcune fonti, le cifre date a Vladimir Putin prima dello scoppio della guerra. D’altro canto, Putin sapeva anche che gli Stati Uniti non sarebbero entrati in guerra a fianco dell’Ucraina, né tantomeno avrebbe fatto l’Unione Europea. 

Per questo secondo punto egli aveva fonti decisamente affidabili, ovvero le parole di Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti.

Qualche settimana prima di quel terribile 24 febbraio, giorno in cui le truppe russe sono entrate nel territorio ucraino, Joe Biden (in una delle sue solite gaffeha fatto capire che non vi sarebbe stato un conflitto diretto con la Russia, ma che comunque Vladimir Putin avrebbe pagato caro un’eventuale invasione del paese europeo. 

E Putin ha certamente “pagato” caro l’invasione dell’Ucraina, vista l’enorme quantità di sanzioni economiche che hanno colpito la Russia subito dopo l’inizio della guerra. 

Non solo, ma i paesi occidentali hanno completamente ostracizzato gli oligarchi russi, ovvero i miliardari vicini a Putin che, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, hanno realizzato immensi profitti in occidente.

Sono state sequestrate le loro proprietà in giro per il mondo, e l’esclusione della Russia dal circuito SWIFT gli ha reso difficile compiere transazioni verso l’estero. Certamente un duro colpo per l’economia russa, ma Putin sembrerebbe ancora saldo al potere del paese, e la possibilità che tali sanzioni favoriscano un colpo di stato sembra alquanto remota

Sanzioni e borse europee: un’arma a doppio taglio?

D’altro canto, le sanzioni non favoriscono di certo l’Occidente. Perdere un’economia gigantesca come quella russa è stato un duro colpo per le borse europee che infatti, la settimana dopo l’inizio della guerra, hanno aperto tutte in tremendo ribasso

Il primo lunedì dopo quel tragico 24 febbraio Londra ha chiuso in calo del 1.7%, Parigi del 3.9% e Piazza Affari, la Borsa Milano, ha chiuso al ribasso del 4%

Certo, la borsa di Mosca non ha neanche aperto quel lunedì, e molte voci dicono che rimarrà ancora chiusa per molto tempo. Ma Mosca è capitale di un paese in guerra, mentre noi europei siamo tecnicamente neutrali

Questo crollo micidiale dimostra quanto l’economia mondiale sia interconnessa e staccare un giocatore così imponente e cruciale come la Russia ha tantissime ripercussioni

Eppure, quello che fu un lunedì nero per le borse del vecchio continente non ha avuto la stessa risonanza negli Stati Uniti. A Wall Street, la borsa di New York, il Dow Jones è calato “solamente” del 1.08% mentre il Nasdaq ha praticamente chiuso in pareggio con un -0,15%.

Ma allora, se l’economia mondiale è veramente così interconnessa, perché la borsa affari più importante del mondo non ne ha risentito poi così tanto?

Il motivo principale per cui le sanzioni hanno avuto questo effetto tremendo sulle borse europee è la dipendenza energetica che ci lega alla Russia. La questione energetica è estremamente complessa e serve un nuovo paragrafo per spiegarla, così come il suo impatto sulle borse e sui mercati. 

Borse europee ed energia: l’importanza del gas russo

Secondo questa analisi della Banca Mondiale, le principali esportazioni della Russia nel 2019 sono state:

  • Petrolio, sia grezzo che trattato, per un totale di oltre 189 miliardi di dollari,
  • Carbone per un totale di oltre 13 miliardi di dollari,
  • Gas per un totale di oltre 7 miliardi di dollari.

Per mettere in proporzione queste cifre, vi basti sapere che l’unica nazione che esporta più petrolio della Russia è l’Arabia Saudita, un paese di certo non famoso per le sue politiche progressiste e moderne. 

Questi numeri, dunque, sono allucinanti se consideriamo che la Russia è culturalmente un paese europeo a tutto tondo. E’ l’unico paese europeo che ancora vive di esportazioni di idrocarburi. Mentre il resto d’Europa parla di Green Deal per annullare le emissioni di carbon fossile, la Russia esporta proprio tale energia verso il mondo. 

Eppure, un’analisi ancora più approfondita potrebbe accusare l’Europa di ipocrisia. Certo, gli stati europei stanno chiudendo in massa le centrali a carbone e le centrali a gas, promettendo una transizione energetica grazie alle fonti rinnovabili, ma è davvero così?

Sempre secondo la stessa analisi della banca mondiale, due dei principali partner della Russia sono la Germania ed i Paesi Bassi, entrambe nazioni all’interno dell’Unione Europea che hanno parlato più volte di raggiungere un’economia sostenibile. 

Eppure si può parlare di economia sostenibile se il gas ed il petrolio che usi vengono semplicemente importati e non più prodotti in casa? Germania, Paesi Bassi, ma anche l’Italia importano ingenti quantità di idrocarburi dalla Russia per poter soddisfare il loro fabbisogno energetico. 

La ciliegina sulla torta sono i gasdotti Nordstream e Nordstream 2, entrambi costruiti (o in fase di costruzione) in accordo fra la Russia ed i paesi europei capitanati dalla Germania per far arrivare il gas russo direttamente nelle case degli europei. 

Non è un caso, infine, che Gazprom Bank, la banca del gas russo, non è stata esclusa dal circuito SWIFT come invece è avvenuto per altri istituti del suo paese. 

Parliamoci chiaro: all’Europa serve il gas russo, almeno finché non si sarà trovata una valida alternativa. Ed è questo il motivo per cui le borse europee in particolare sono crollate a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, perché appunto il fabbisogno energetico dell’Europa non sarebbe stato garantito

Russia ed Ucraina, inoltre, esportano anche grano e cereali verso l’Europa. La guerra, infatti, ha messo in crisi anche questo mercato. Ne parla il seguente video di Trattori Rivista:

Borse europee: la parità della Borsa Milano

Il crollo delle borse europee, a sorpresa di molti, è stato solo momentaneo. Nelle settimane successive all’invasione, infatti, le piazze affari del vecchio continente hanno chiuso almeno a pari

Piazza Affari ha chiuso ieri in rialzo del 2.35%, ben intonata con le altre borse europee che da Parigi (+2.78%) a Francoforte (+2,69%) hanno tutte registrato una bella risalita

Ad assicurare tale risalita è forse l’intenzione dell’Unione Europea di rendersi indipendente dal gas russo entro il 2027. Come ribadito dal nostro premier Mario Draghi in un incontro con la Presidentessa della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, infatti:

L’Italia è al lavoro per ridurre in tempi rapidi la dipendenza dal gas russo. Sabato ho sentito al telefono l’emiro del Qatar Al Thani con cui ho discusso, in particolare, di come rafforzare la cooperazione energetica dei nostri Paesi. Stiamo procedendo molto bene e molto rapidamente sul fronte della diversificazione.

Certamente, una tale transizione è più facile a dirsi che a farsi, ma la Commissione Europea ha già presentato un piano energetico chiamato REPowerEU in cui sono elencate le proposte per liberarsi una volta per tutte dal gas russo e raggiungere, possibilmente, l’indipendenza energetica. 

In ogni caso, la Borsa di Milano ha probabilmente beneficiato delle parole del premier. 

Borse europee: la possibile tregua in Ucraina

L’altro motivo per cui le borse europee sono in risalita è che le negoziazioni fra Russia ed Ucraina sembrano procedere positivamente

Le informazioni, però, sono alquanto ambigue. Sembra, infatti, che nessuna delle due parti voglia raggiungere un grande compromesso. 

Sergey Lavrov, ministro degli esteri russo, ha annunciato che Kiev sembrerebbe cedevole sul suo stato di neutralità. Al contempo, però, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che l’Ucraina non sarà mai neutrale come Austria e Svezia (due paesi non nella NATO ma nell’Unione Europea). 

Secondo altre fonti, invece, Kiev potrebbe accettare di essere neutrale a costo di riconoscere l’annessione russa della Crimea e l’indipendenza delle due repubbliche nel Donbass. In cambio, l’Ucraina riceverebbe l’immediato cessare il fuoco e la garanzia di neutralità. 

Insomma, nessuno ha esattamente un’idea precisa di cosa si sta discutendo dietro le porte dei negoziati, ma entrambe le parti dicono che stanno andando a meraviglia e che si stanno facendo molti progressi. 

Le borse europee, quindi, non potrebbero essere meno contente di questa notizia. Una risoluzione del conflitto potrebbe portare tutto alla normalità e quindi al ritorno dello status quo. 

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Borse europee ed il contrattacco russo

A rimanere basso, però, è il prezzo del petrolio, sceso sotto i 100 dollari a barile a causa della domanda ridotta da Stati Uniti. 

Bisogna, infatti, fare molta attenzione alle mosse della Russia in questo periodo. Se l’occidente rifiuta di acquistare il petrolio russo, Putin proverà a trovare altre vie guardando al fabbisogno energetico di Cina ed India, ancora incredibilmente dipendenti dal petrolio. 

Nel frattempo, la Russia non vuole più definitivamente avere a che fare con l’occidente, tentando immediatamente di congelare il suo debito verso l’estero. Come annunciato dal ministro delle finanze russo Anton Siluanov, infatti:

L’esecuzione del pagamento, che è prevista in queste valute, potrebbe essere difficile nelle attuali condizioni di congelamento delle riserve auree di quelle valutarie.

Tuttavia, ciò dipenderà dalla capacità di tali banche, che sono occidentali e presso cui si trovano i conti della Federazione Russa, di eseguire questo ordine. In caso di difficoltà, domani, martedì, prepareremo il corrispondente ordine di pagamento in rubli.

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