Pensione di reversibilità, tagli in arrivo. Chi colpiscono!

Pensione di reversibilità a rischio taglio? Purtroppo sì: la normativa prevede particolari situazioni che possono portare ad una decurtazione dell'assegno.

Pensione di reversibilità a rischio taglio? Purtroppo sì: la normativa prevede particolari situazioni che possono portare ad una decurtazione dell’assegno. Ma facciamo un breve ripasso e scopriamo chi può beneficiare della pensione di reversibilità: per riceverla è necessario avere un legame di parentela con il defunto. Oltre a questo è necessario rimanere entro particolari limiti di reddito: nel caso in cui fossero superati, il rischio è quello di vedersi decurtato l’importo.

Le persone, che stiano svolgendo un lavoro, hanno la possibilità di percepire la pensione di reversibilità. In questo caso, comunque, il diretto interessato deve mettere in conto che l’assegno potrebbe essere decurtato, perché supera i limiti imposti dalla normativa. È necessario sottolineare, comunque, che i limiti entro i quali il reddito del beneficiario dell’assegno devono rimanere, per poterlo godere nella sua interezza, variano di anno in anno. Questi dipendono, infatti, dall’importo del trattamento minimo di pensione, che ogni 12 mesi è soggetto a rivalutazione.

Quando, invece, si parla di taglio è necessario sottolineare che la sua misura è sempre la stessa. L’articolo 1, comma 41, della Legge 335/1995 impone una sforbiciata che va da un minimo del 25% ad un massimo del 50% dell’importo percepito, a seconda del reddito del singolo contribuente. Ma scopriamo quali sono le regole per percepire la pensione di reversibilità nel 2022.

Pensione di reversibilità: i limiti di reddito del 2022

Una delle regole di base sulle quali si basa la pensione di reversibilità prevede che, l’importo erogato ai superstiti, venga ridotto nel caso in cui ci siano degli altri redditi. Entrando un po’ di più nello specifico, questo significa che il taglio, come ha stabilito la Legge Dini, deve essere calcolato rispettando questi criteri:

  • redditi superiori a tre volte, ma inferiore a quattro volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti: riduzione del 25%;
  • redditi superiori a quattro volte, ma inferiore a cinque volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti: riduzione del 40%;
  • redditi superiori a cinque volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti: riduzione del 50%.

L’importo che costituisce il trattamento minimo di pensione viene aggiornato ogni anno, perché è soggetto ad una perequazione. Per il 2022 questo è pari a 515,58 euro mensili, che equivalgono a 6.702,54 euro annui. Questo, sostanzialmente significa che i limiti della pensione di reversibilità saranno i seguenti:

  • reddito inferiore a 20.489,82 euro: zero tagli;
  • reddito compreso tra 20.489,82 e 27.319,76 euro: taglio del 25%;
  • reddito compreso tra 27.319,76 e 34.149,70 euro: taglio del 40%;
  • reddito superiore a 34.149,70 euro: taglio del 50%.

Pensione di reversibilità, quali limiti devono essere presi in considerazione

Una domanda che sicuramente molti nostri lettori si porranno è quali redditi debbano essere presi in considerazione per la pensione di reversibilità. A fornirci una risposta esauriente ci ha pensato la circolare Inps n. 38/1996, nella quale si legge che il limite si ottiene sommando tutti i redditi che sono assoggettabili all’Irpef. Devono essere considerati al netto di eventuali contributi previdenziali ed assistenziali, ma soprattutto devono essere esclusi:

  • trattamenti di fine rapporto e relative anticipazioni;
  • reddito della casa di abitazione;
  • competenze arretrate sottoposte a tassazione separata.

Da questi redditi dovrà essere esclusa anche la pensione di reversibilità che è oggetto di verifica. Andranno escluse anche altre ed eventuali pensioni erogate ai superstiti.

Pensione di reversibilità: quando non sono previsti dei tagli

La pensione di reversibilità non sempre è soggetta a dei tagli. I limiti di cui abbiamo parlato in questa sede e le relative riduzioni si applicano esclusivamente quando la pensione spetta a:

  • coniuge;
  • genitori;
  • fratelli e sorelle.

Gli ultimi due casi sono abbastanza rari: questo significa che nella maggior parte dei casi i limiti di reddito per la pensione di reversibilità valgono esclusivamente per quella percepita dal coniuge. Non ci sono limiti, invece, se l’assegno viene percepito dai figli, anche se in concorso con il coniuge.

Per poter provvedere ad erogare la pensione di reversibilità, l’Inps dovrà necessariamente conoscere il reddito del percipiente, per sapere se questo rientra o meno nei limiti previsti dalla normativa. Il contribuente sarà quindi tenuto a comunicare i redditi percepiti già al momento in cui presenta la domanda per la pensione di reversibilità. Per farlo dovrà utilizzare il Modello Red, che dovrà essere inviato entro il 28 febbraio dell’anno successivo rispetto a quello a cui i redditi si riferiscono.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
780FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate