Reddito di cittadinanza a rischio nel 2022! Chi lo perde!

Debutta un'importante novità per quanti percepiscono il reddito di cittadinanza: si perde il sussidio nel caso non si vada al centro per l'impiego.

Debutta un’importante novità per quanti percepiscono il reddito di cittadinanza: si perde il sussidio nel caso non si vada al centro per l’impiego. L’obbligo è molto preciso: è necessario presentarsi all’appello almeno una volta al mese, in modo da dimostrare che si sta cercando attivamente un posto di lavoro.

Iniziativa partita con le migliori intenzioni, ossia di stanare i fannulloni del reddito di cittadinanza, cioè quanti invece di farsi parte attiva nella ricerca di un nuovo lavoro se ne stanno a casa a non fare niente. O peggio ancora, che lavorano in nero prendendo in giro doppiamente i contribuenti italiani, che lavorano regolarmente e pagano le tasse. Nella realtà dei fatti la Legge di Bilancio è riuscita a peggiorare il reddito di cittadinanza: sembra assai difficile che le novità che sono state introdotte dal Governo guidato da Mario Draghi siano in grado di risolvere le lacune di una misura che non è servita a niente. Eccetto che a creare una platea di persone che vivono alle spalle dello Stato.

Reddito di cittadinanza, la novità che fa saltare il banco!

Senza dubbio era necessario introdurre qualche regola, che costringesse i beneficiari del reddito di cittadinanza a darsi da fare. Se la motivazione di fondo dell’iniziativa pentastellata è quella di reinserire nel mondo del lavoro le persone che ne erano state escluse, ben venga qualsiasi iniziativa che punti a punire i fannulloni. Ma la novità introdotta dal premier Mario Draghi e dal suo Governo rischia di mandare realmente in tilt i centri per l’impiego. Per questo motivo potrebbe non venire mai attuata. Nella manovra finanziaria è stato introdotto l’obbligo per i beneficiari del sussidio, almeno per quelli che sono considerati occupabili, di presentarsi una volta al mese al centro per l’impiego per dimostrare che si stiano dando da fare per cercarsi un lavoro.

Una novità che sembra difficilmente applicabile almeno nella maggior parte dei centri per l’impiego e per capirlo basta guardare i numeri. Comunque vada, il legislatore è andato avanti imperterrito per la propria strada e adesso i beneficiari del reddito di cittadinanza sono costretti a sottostare a questo nuovo obbligo, anche perché se non si presentano alla convocazione si vedrebbero togliere il sussidio.

Come perdere il reddito di cittadinanza

Senza dubbio l’intenzione del Governo Draghi era quella di migliorare il reddito di cittadinanza, inserendo una stretta che stanasse i furbetti ed i fannulloni. Sotto questo punto di vista questa novità è senza dubbio positiva, anche perché vengono concessi maggiori poteri di controllo all’Inps nella prima fase di erogazione del sussidio. Risulta leggermente più discutibile la regola che obbliga i beneficiari del sussidio a presentarsi regolarmente al centro per l’impiego, perché non è detto che questi siano in grado di reggere il flusso degli avventori.

Ma proviamo a vedere nel dettaglio cosa recita l’articolo 4, comma 8, lettera B, numero 2 del decreto 4/2019, convertito in legge 26/2019:

I beneficiari di cui al comma 7 sono tenuti ad accettare espressamente gli obblighi e rispettare gli impegni previsti nel Patto per il lavoro in particolare svolgere ricerca attiva del lavoro, secondo le modalità definite nel Patto per il lavoro, che, comunque, individua il diario delle attività che devono essere svolte settimanalmente;

La Legge di Bilancio, al precedente testo, aggiunge questa disposizione:

la ricerca attiva del lavoro è verificata presso il centro per l’impiego in presenza con frequenza almeno mensile; in caso di mancata presentazione senza comprovato giustificato motivo si applica la decadenza dal beneficio.

Sostanzialmente questo significa che quanti stiano ricevendo il reddito di cittadinanza – ovviamente solo le persone ritenute occupabili e che abbiano già sottoscritto un Patto di Lavoro con il centro per l’impiego – avranno l’obbligo di presentarsi alle varie sedi territoriali per dimostrare che stiano rispettando tutti gli obblighi previsti, in particolar modo quello che riguarda la ricerca attiva del lavoro.

Quanti non dovessero presentarsi all’appuntamento mensile, senza un giustificato motivo, si vedrebbero togliere il reddito di cittadinanza. Non potranno presentare una nuova richiesta per il sussidio per i successivi 18 mesi, che si riducono a sei mesi nel caso in cui ci siano delle famiglie con minori i disabili.

Proviamo a spiegare la novità!

Su questa importante novità, destinata a cambiare la vita della maggior parte delle persone che percepiscono il reddito di cittadinanza è necessario fare un po’ di chiarezza. Prima cosa: questa novità si applica solo e soltanto a quelle persone che sono occupabili e solo dopo che è stato firmato il patto per il Lavoro. Per il momento non c’è alcun termine entro il quale gli obblighi fissati dal patto per il Lavoro debbano essere verificati. Con la Legge di Bilancio cambia tutto, perché si parla di verifiche mensili.

Ricordiamo inoltre che saranno i centri per l’impiego a dove convocare i beneficiari per tutte le attività di verifica e lo dovranno fare almeno una volta al mese. Se non arriva la convocazione non serve presentarsi, perché comunque non si rischia alcuna sanzione.

Una domanda che ci dobbiamo realmente porre e se i centri per l’impiego siano pronti per soddisfare questo ordine. Proviamo a dare alcuni numeri: in Italia ci sono 556 centri per l’impiego, con 8mila dipendenti. A questi si aggiungono i 2.500 navigator in forza presso Anpal Servizi, il cui contratto scadrà il 30 aprile 2022. Sono 1,8 milioni le persone che ricevono il reddito di cittadinanza, delle quali solo il 405 ha sottoscritto il patto per il Lavoro. Stiamo parlando di 725mila persone. Sembra un numero veramente elevato – ci riferiamo a quanti abbiano sottoscritto il Patto di Lavoro – contro un numero troppo basso di persone che li devono accogliere per sperare che tutto possa procedere senza intoppi.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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