Superbonus 110: prezzario esploso! Unifamiliari a rischio!

A causa di frodi, truffe e aumento dei prezzi, anche il prezzario è esploso per tutti i richiedenti del Superbonus! Specie le unifamiliari.

Superbonus 110% esploso!

O meglio, il suo prezzario è esploso, visto che, tra truffe, frodi e polemiche sorte in merito alla decisione del Governo di modificare la cessione del credito, il Superbonus 110% si trova in crisi nera.

Per saperne di più ti suggerisco l’ultimo video del Geometra Danilo Torresi, disponibile su Youtube e sul suo canale.

Motivo di questa crisi è anche l’aumento devastante delle materie prime, oltre che l’inflazione che sta diventando estremamente preoccupante per le aziende edili. Il rischio è, con un prezzario gonfiato per tutte queste cause, di ritrovarsi col diniego dell’Agenzia delle Entrate al primo accertamento.

In questo articolo faremo il punto della situazione, e vedremo in cosa consiste il prezzario ufficiale del MISE, e cosa potrebbe succedere se il prezzo non combacia più.

Superbonus 110: ecco cosa sta succedendo

Il superbonus 110 è diventato un problema nel corso degli ultimi mesi. Non tanto per le aziende edili, che si sono trovati con un numero di cantieri mastodontico, quanto per lo Stato, che già a novembre s’è trovato diverse segnalazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Solo a novembre, come segnalava il Fatto Quotidiano, oltre 800 milioni di euro di lavori sono risultanti irregolari rispetto a quanto previsto dalle misure del MISE (acronimo di Ministero dello Sviluppo Economico).

E questo è bastato per far varare in poche settimane un decreto antifrode ad hoc, con cui l’Agenzia delle Entrate, nei casi dei profili a rischio, può richiedere un accertamento che può culminare con trenta giorni di sospensione delle comunicazioni in merito al bonus.

Questo strumento non ha funzionato, vedendo anche gli ultimi esiti. Di recente Milena Gabanelli ha denunciato un aumento spropositato di lavori irregolari tra gennaio a febbraio 2022: si parla di un miliardo in più di euro di frode, facendo passare la quota da 4 miliardi a 5 miliardi, su un totale di 30 miliardi previsti per il 2022.

Infatti l’idea del Comitato Tecnico, quello riunito in merito al Decreto Sostegni TER, è quella di cominciare a fare sul serio, toccando addirittura una delle opzioni più richieste per il bonus: la cessione del credito.

Superbonus 110%: a rischio la cessione del credito?

A seguito della scoperta da parte dell’Agenzia delle Entrate di tutti questi cantieri irregolari, e dell’ammontare complessivo dei lavori che risultano irregolari e che stanno beneficiando del Superbonus 110%, il comitato tecnico del Decreto Sostegni TER ha voluto sottolineare come nella norma siano presenti delle disposizioni inerenti anche alla cessione del credito.

Come spiegato in un articolo del Sole 24Ore, fino al 17 febbraio sarà ancora possibile richiedere la cessione multipla del credito, cioè la richiesta del credito in cessione anche a più intermediari finanziari e non. Dopo quella data sarà competenza del Governo Draghi procedere:

  • o per l’abolizione della cessione multipla del credito;
  • o per il suo mantenimento con o senza modifiche strutturali.

Solo questa decisione, tra l’altro ponderata dallo stesso comitato, ha fatto scatenare una bagarre tra le associazioni di categoria e le istituzioni, anche perché, con una limitazione dei finanziamenti e dei crediti, molte attività oneste sarebbero equiparate a quelle disoneste.

Più il semplice fatto che, con meno possibilità di cedere il credito, sarebbero mancati fondi e finanziamenti per i lavori in corso.

E questo solo sul piano economico, che non è così marginale come può sembrare, visto che una buona parte del PIL in ripresa è dato anche da questa carica di investimenti edilizi.

Lo stesso comitato ha segnalato come buona parte anche delle imposte e dei contributi vari (IRPEF, IRES…) provengono da queste attività, in un periodo in cui solo dal 1 gennaio 2022 sono partite le cartelle esattoriali, dopo un blocco ad oltranza per quasi due anni.

Superbonus 110%: il Governo Draghi ci ripensa! 

Il Superbonus 110% continua però a essere richiesto, in particolare dalle forze della maggioranza del Governo Draghi, come il Movimento Cinque Stelle. Questi ultimi hanno richiesto di modificare la questione del blocco alle cessioni dei crediti, e di proporre una cessione a tre stadi, così da non danneggiare intermediari, fornitori e creditori in piena attività.

L’idea è quella di impedire che eventuali cantieri aperti, che non rientrino tra quelli irregolari, possano comunque avere soldi e finanziamenti per materiali, manovalanza e spese fiscali varie. Sennò, per colpa di 4-5 miliardi di euro di lavori irregolari, vanno alle ortiche decine di miliardi di euro.

E il problema è che già qualcosa è scattato.

Superbonus 110%: cessione del credito bloccata! Ecco per chi

A seguito della sospensione del credito d’imposta per il Superbonus 110%, come segnala Milano Finanza, Poste e Cassa depositi e prestiti hanno congelato i servizi di acquisto dei crediti d’imposta legati ai diversi bonus edilizi.

Così come Banco BPM ha sospeso l’acquisizione di nuove pratiche da privati, condomini e imprese che applicano lo sconto in fattura, mantenendo invece le comunicazioni attive con chi ha crediti fiscali già maturabili e cedibili secondo quanto previsto dalle scadenze del decreto.

Anche davanti a questo effetto domino, che ha già colpito alcuni istituti bancari e finanziari di alto profilo, già si sta valutando ad un ripensamento

E cioè che Draghi sbloccherà con un nuovo decreto la cessione dei crediti derivanti dai bonus edilizi, come segnalano i deputati del M5S Giovanni Currò e Vita Martinciglio.

Questo potrebbe mettere fine alla questione annosa della cessione del credito. Peccato che dall’altra parte emerge un altro problema, purtroppo non risolvibile a livello burocratico. Cioè il prezzario.

Superbonus 110%: ecco a quanto ammonta il prezzario MITE!

Il Superbonus 110% prevede per poter ottenere la detrazione fiscale il raggiungimento dei seguenti obbiettivi:

  • il passaggio a due classi energetiche superiori a quella di partenza (o arrivare alla classe energetica A);
  • il mantenimento del tetto di spesa previsto dal decreto Mise del 6 agosto 2020.

Più ovviamente avere tutti i documenti in regola, e la consegna dell’asseverazione tecnica e del visto di conformità, come previsto dal Decreto Anti-frode di novembre 2021.

Se riesci a raggiungere la classe energetica prefissata, non potrai comunque cantar vittoria tanto presto, visto che rimane sempre quel prezzario accennato poco sopra. Se superi il tetto di spesa, si blocca tutto. E toccherà pagare a te o all’azienda edile se ha contratto un debito con un istituto bancario tramite sconto in fattura.

Fino al 31 dicembre 2021 il prezzario DEI prevedeva, per i seguenti lavori, un tetto di spesa ben preciso:

  • se isolamento termico delle pareti esterne, il limite è di 50.000 euro;
  • se sostituzione della centrale termica, il limite è di 30.000 euro;
  • se installazione dell’impianto fotovoltaico, il limite è di 48.000 euro;
  • se installazione del relativo sistema di accumulo, il limite è di 48.000 euro;
  • se interventi antisismici, il limite è di 96.000 euro.

E tutti questi per ogni singola unità abitativa, al massimo due unità pertinenziali se unite alla stessa unità residenziale.

Ma in questo caso bisogna fare una precisazione. Se si parla di pertinenze, cioè più unità nello stesso edificio, la spesa massima sarà il limite di spesa per il numero di unità previste. Più unità sono pertinenti, più il tetto aumenta, e più è possibile richiedere il credito.

Avevamo visto in un altro articolo come tutto ciò fosse curiosamente a favore dei condomini, e meno delle unifamiliari. Anche perché a perderci a breve saranno le unifamiliari.

Superbonus 110%: unifamiliari a rischio! Ecco perché il prezzario è esploso

Le unifamiliari con Superbonus 110% potrebbero rischiare grosso, visto che siamo al livello di dover sospendere tutto, se il Governo Draghi ci ri-riprensa ancora una volta, e chiude il rubinetto.

Attualmente la porzione delle richieste del bonus 110% sono le seguenti, secondo il Sole24Ore:

  • 28% delle richieste sono da parte di proprietari di case unifamiliari;
  • 59% delle richieste sono da parte di proprietari di condomini;
  • 13 % delle richieste sono da parte di proprietari di ex IACP o enti pubblici di varia natura.

E’ vero che il grosso del credito lo avranno i condomini, visto che possono raggiungere tetti di spesa decisamente superiori rispetto ad una singola abitazione domestica. Ma da un punto di vista di platea è indubbio che a rimetterci saranno i proprietari delle unifamiliari.

Anche perché il prezzario è praticamente esploso con l’aumento del prezzo delle materie prime, e i sospetti rincari sui servizi e gli interventi stessi,anche con costo “chiavi in mano“.

A prescindere, se il prezzario reale non si stabilizza in tempi brevi, e ritorni entro quelli già accennati sopra, rimarranno due opzioni per il governo Draghi, e per i ministeri competenti:

  • provvedere all’aumento del prezzario, aggiornandolo all’accelerazione inflazionistica in corso;
  • provvedere a interrompere tutti i crediti e i supporti per coloro che violano il prezzario non aggiornato.

Nel primo caso, con l’aumento del prezzario, il Governo Draghi manterrà fede alle migliaia di aziende edili in merito all’erogazione del bonus, anche quelle nate da poco e senza competenze specifiche.

Nel secondo caso, con l’interruzione dei crediti e la limitazione ai “virtuosi”, cioè quelli che sono rientrati nel prezzario, scoppia il disastro per tutta la filiera edilizia, anche quella onesta e che, non per sua colpa, ha davanti materiali e prodotti dal prezzo esploso a causa dell’inflazione.

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