Nvidia getta la spugna su Arm. E SoftBank si prepara all’Ipo

Insuperabili gli ostacoli regolatori per il deal da 40 miliardi e Nvidia getta la spugna su Arm. La controllante nipponica SoftBank Group si prepara all'Ipo.

Alla fine Nvidia getta la spugna su Arm. L’acquisizione da 40 miliardi di dollari annunciata nel settembre 2020 avrebbe incontrato troppi e insormontabili ostacoli regolatori. Per l’azienda britannica (la cui tecnologia è alla base dei processori che alimentano sostanzialmente tutti i terminali mobili) la controllante giapponese SoftBank Group prepara l’alternativa alla vendita e accelera i preparativi per l’Ipo. “Confermiamo le opinioni espresse in dettaglio nei nostri ultimi documenti normativi, secondo cui la transazione offre l’opportunità di sostenere Arm e aumentare concorrenza e innovazione“, ha dichiarato alla Cnbc un portavoce di Nvidia. “Rimaniamo fiduciosi che la transazione venga approvata“, è stato invece il commento di SoftBank.

Nvidia getta la spugna su acquisizione Arm per ostacoli regolatori

Per Wall Street, però, il dietrofront è ormai inevitabile. Nvidia ha chiuso con un crollo del 4,48% martedì al Nasdaq e scambiava in perdita di oltre il 3% anche in after market dopo che Bloomberg per prima aveva riportato la sempre più probabile rinuncia ad Arm. Nvidia avrebbe ammesso ai suoi partner industriali di non attendersi che l’accordo venga finalizzato. Certo, non tutto è ancora perduto e se l’operazione andasse in porto sarebbe l’ennesimo trionfo per il chief executive Jensen Huang, capace di trasformare un produttore di nicchia (quella delle schede grafiche utilizzate soprattutto nel gaming) a un impero dei semiconduttori. Nvidia oggi vale a Wall Street circa 560 miliardi di dollari. A livello globale solo Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc) fa meglio, con oltre 600 miliardi. Intel è molto distante, poco sopra i 200 miliardi.

Nvidia getta la spugna e SoftBank Group si prepara all’Ipo di Arm

I precedenti non sono però incoraggianti. Qualcomm aveva rinunciato all’acquisizione da 44 miliardi di dollari di Nxp Semiconductors nel 2018 dopo due anni di battaglie con i regolatori. E anche Nvidia deve scontrarsi con le autorità antitrust. In dicembre la U.S. Federal Trade Commission (Ftc) si era messa di traverso, dichiarando che “l’accordo verticale proposto darebbe a una delle più grandi società di chip il controllo di una tecnologia su cui le aziende rivali fanno affidamento per sviluppare i propri chip concorrenti”. Anche la Cina non sta a guardare e a ragione se si considera che il 95% dei terminali mobili prodotti nel Paese sono basati sulla tecnologia di Arm. Non a caso proprio Huawei Technologies, colpita duramente dalla guerra commerciale di Donald Trump, è la prima a fare pressione su Pechino perché si opponga al deal.

Da Pechino a Qualcomm. Tutti contro l’operazione di Nvidia su Arm

Anche la Ue si è opposta e la questione sarebbe potuta essere molto più “europea”, da tempo il Vecchio Continente è privo di aziende tecnologiche di rilievo, se non ci fosse stata di mezzo la Brexit. Proprio la Brexit, invece, rende ancora più cruciale la difesa degli interessi nazionali di Londra. Da mesi il dossier è studiato dal governo britannico che vede timori sia in termini di antitrust che, appunto, di sicurezza nazionale. Per non parlare poi delle opposizioni in ambito corporate. Prima avversaria del deal era stata proprio Qualcomm, ma anche Big Tech come Alphabet (Google) e Microsoft hanno da tempo espresso il loro dissenso. A sostenere Nvidia soltanto Broadcom, Marvell Technology e la MediaTek di Taiwan. (Raffaele Rovati)

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