Polizza vita e tasse: conosci davvero tutti i vantaggi?

La polizza vita è diversa da altri strumenti finanziari per molti aspetti: riflettori puntati su quelli fiscali.

Il seguente articolo è stato realizzato in collaborazione con FWU, compagnia assicurativa fondata a Monaco di Baviera nel 1983 e attiva anche in Italia.

La polizza vita è uno strumento molto versatile e oltre a offrire una copertura da determinati rischi, è anche una forma di risparmio e di investimento alternativa a quelle tradizionali.

Proprio nel ramo vita è possibile individuare il maggior numero di vantaggi fiscali che rendono interessante la sottoscrizione di questo prodotto, per molti versi differente da altri.

Polizza vita: quale regime di tassazione di applica?

Come spiegato dall’Agenzia delle Entrate nella risposta all’interpello n. 20 del 13 gennaio 2022, “I proventi corrisposti in dipendenza di contratti di assicurazioni sulla vita sono suscettibili di generare redditi di capitale”.

Questi ultimi, nel caso delle polizze vita sono determinati come “differenziale tra l’ammontare percepito dal contribuente e quello dei premi pagati”.

Come nel caso degli altri prodotti soggetti alla tassazione sulle rendite finanziarie, anche per la polizza vita è prevista un’imposta sostitutiva, la cui entità varia in base al prodotto sottostante.

A partire dall’1 luglio 2014, il prelievo del fisco sul capital gain è pari al 26%, ma scende al 12,5% nel caso in cui i rendimenti oggetto della tassazione derivano da un investimento in titoli di Stato.

Un altro aspetto interessante da evidenziare riguarda in particolare le polizza vita di puro rischio.

Nei contratti di assicurazione “temporanea caso morte”, viene applicata la totale esenzione dall’Irpef di quanto corrisposto ai beneficiari.

Nel caso delle cosiddette polizze vita “miste”, invece, l’esenzione dall’Irpef è relativa al capitale erogato a copertura del “rischio demografico”, mentre la parte restante della prestazione corrisposta sarà imponibile in capo ai beneficiari.

Polizza vita: il vantaggio della tassazione differita

Diversamente da quanto accade per altri prodotti di investimento, le polizze vita beneficiano della tassazione differita.

In sostanza, l’imposta sul capital gain, ossia sui rendimenti realizzati, non viene pagata al fisco di anno in anno, ma solo nel momento in cui viene incassato il capitale o la rendita.

In altre parole, la tassazione scatta alla scadenza naturale del contratto o nel momento in cui si effettua un riscatto totale o parziale.

Il vantaggio della tassazione differita è rappresentato dal fatto che durante la vita della polizza i rendimenti non subiscono alcun prelievo dal fisco e sono reinvestiti, permettendo così di massimizzare la crescita del capitale.

Polizza vita: il capital gain si paga sul risultato netto

Sempre parlando di imposte, la tassazione differita non è l’unico vantaggio offerto da una polizza vita, visto che un altro beneficio importante è dato dalla tassazione sul risultato netto dell’investimento.

A differenza di quanto accade per altri strumenti finanziari, nel caso delle polizze vita si possono compensare plusvalenze e minusvalenze.

Polizza vita: chi paga l’imposta di bollo e chi no

Nella lista dei vantaggi fiscali di una polizza vita si deve menzionare anche l’imposta di bollo, il cui pagamento è proporzionale al valore dell’investimento.

A partire dal 2014, il fisco preleva lo 0,2%, senza un limite minimo e con un tetto massimo di 14.000 euro, che si applica però solo alle persone giuridiche.

Anche le polizze vita sono soggette al pagamento dell’imposta di bollo, ma non tutte, visto che le assicurazioni vita tradizionali, ossia quelle di Ramo I, sono esenti da questo balzello.

L’imposta di bollo viene calcolata alla fine di ogni anno dalla compagnia di assicurazione, che provvede ad accantonarla, visto che l’addebito avviene solo nel momento in cui è liquidato il capitale al cliente.

Al pari del capital gain, quindi, anche l’imposta di bollo è reinvestita durante la vita della polizza, contribuendo alla crescita del capitale nel tempo.

Polizza vita: detrazione dall’Irpef. Come funziona?

Un altro fattore che rende interessanti le polizza vita è quello della detraibilità dall’Irpef, secondo quanto previsto dal Decreto legislativo n. 47 del 18 febbraio 2000.

A partire dall’1 gennaio 2001, chi sottoscrive una polizza vita può detrarre dall’Irpef il 19% dei premi versati, a patto che che l’assicurazione copra il rischio di morte o il rischio di invalidità permanente non inferiore al 5%.

Nel caso delle polizze vita miste, si può detrarre solo la parte di premio riferibile al rischio morte, mentre nelle assicurazioni per invalidità, accede al beneficio solo la parte di premio riguardante l’invalidità permanente non inferiore al 5%.

La detraibilità si riconosce a una spesa massima di 530 euro, quindi l’importo massimo detraibile è di 100,7 euro all’anno, mentre il limite di spesa sale a 750 euro per i premi a tutela delle persone con disabilità grave.

Infine, la detrazione Irpef del 19% è riconosciuta fino a un tetto massimo di 1.291,14 euro per le polizze vita aventi a oggetto il rischio di non autosufficienza.

Da tenere a mente che la detrazione è riconosciuta a coloro che dichiarano un reddito non superiore a 120.000 euro annui, visto che oltre tale soglia si riduce progressivamente, fino ad azzerarsi in caso di reddito oltre la soglia dei 240.000 euro.

Infine, per poter beneficiare della detrazione al 19%, è necessario che il pagamento del premio avvenga tramite un metodo tracciabile, quale ad esempio bonifico, bollettino postale o bancomat, escludendo quindi il pagamento in contanti.

Il seguente articolo è stato realizzato in collaborazione con FWU, compagnia assicurativa fondata a Monaco di Baviera nel 1983 e attiva anche in Italia.

Davide Pantaleo
Davide Pantaleo
Davide Pantaleo da quasi un ventennio si occupa di Borsa e Finanza. Dopo aver svolto per diversi anni l'attività di promotore finanziario in Italia e all'estero, nel 2005 entra nel team di Trend-online con l'incarico di redattore.
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