Direttiva case green, quali bonus sono in arrivo: proprietari di immobili in allerta

Il sì del Parlamento Europeo è arrivato ma, oltre alla direttiva case green, ci sono già bonus in arrivo? I proprietari di immobili sono in allerta.

Il sì del Parlamento Europeo è arrivato ma, oltre alla direttiva case green, ci sono già dei bonus in arrivo?

A giugno arriverà anche il censimento degli immobili da ristrutturare, presenti su tutto il territorio comunitario.

In Italia la stima c’è già: parliamo di circa 8 milioni di edifici da ristrutturare.

Nella fattispecie, 4,55 milioni di immobili rientrano nella peggiore classe energetica ovvero la G mentre altri 3,17 milioni sono classificati in F. E, come ormai abbiamo già avuto modo di riportare, tutte queste case devono passare almeno in categoria E entro il 2030 e in D entro il 2033.

Proprietari di immobili in allerta, e a ben vedere, dal momento che si stima che in media occorrono circa 55 mila euro a casa, per provvedere a questo “salto” di categoria.

Ricominciano bonus, cessione del credito e sconto in fattura? Ecco le ultime notizie.

Direttiva case green: quali bonus sono in arrivo per i proprietari di casa

In tanti hanno avuto la possibilità di usufruire del Superbonus in questi ultimi anni, così come di tutta un’ulteriore serie di incentivi statali volti a migliorare l’efficientamento energetico delle abitazioni.

Ma ora, alla luce di quanto disposto a livello comunitario, sembra trattarsi di una goccia in mezzo al mare. I dati dello scorso febbraio infatti riportano che sono state 385 mila le riqualificazioni in totale, realizzate grazie al maxi bonus edilizio.

La ristrutturazione che consegue all’approvazione della direttiva Ue sulle case green è di gran lunga più imponente (i numeri parlano chiaro) e certamente non gestibile in autonomia, da parte dei singoli proprietari di casa.

Il Governo Meloni si ritrova a dover gestire una situazione a dir poco ingarbugliata soprattutto per le abitazioni private a uso residenziale, fatta di finanziamenti e nuovi bonus, con tutto ciò che ne consegue a livello di cessioni del credito e di sconti in fattura.

Un totale di 8 milioni di proprietà da gestire, secondo quanto emerge dalle valutazioni di Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, che ha il compito, tra le altre cose, di raccogliere tutti gli attestati di prestazione energetica che bisogna rilasciare in fase di compravendita ad esempio, oppure per la stipula di un nuovo contratto di affitto o ancora in caso di riqualificazione energetica dell’immobile.

Il dubbio che ora fa saltare sulla sedia i proprietari di immobili è che, terminata l’ondata dei bonus, l’unica via percorribile per procedere con i lavori di ristrutturazione possa essere quella della detrazione fiscale.

Ma quanti sono i proprietari in grado di anticipare il denaro necessario a coprire queste ingenti spese?

Case green, in attesa dei bonus edilizi dall’Europa. Ance e Confedilizia al lavoro

L’Ance è l’Associazione nazionale dei costruttori edili al lavoro per ragionare sulle possibili soluzioni da mettere in campo, per consentire a tutti i diretti interessati di provvedere alle ristrutturazioni necessarie e allineare il proprio immobile alla nuova normativa.

La possibilità di ripristinare un bonus al 110% appare esclusa. Gli incentivi ci saranno ma con tutta probabilità, si tratterà di agevolazioni variabili in base alla fascia di reddito di appartenenza, proposta sulla quale sembra esserci già l’accordo di Confedilizia.

Ad impatto, sembrerebbe già che i proprietari di villette unifamiliari risultino messi da parte, spostando invece l’ago della bilancia in favore dei condomini e degli incapienti.

La direttiva infatti contempla il principio secondo cui gli incentivi sono destinati solo a chi è più vulnerabile, praticamente alle famiglie a basso reddito.

Con i soldi pubblici sempre ridotti all’osso, c’è il rischio concreto di veder esclusi a priori i proprietari di casa appartenenti alle fasce di reddito Isee medio-alte.

Ovviamente si resta in attesa di aggiornamenti per quanto riguarda i fondi comuni europei, dai quali sarebbe auspicabile attingere, per far fronte al provvedimento imposto dall’alto.

Direttiva case green, cosa prevede

In breve, la direttiva impone di ristrutturare gli edifici più datati perché risultano inquinanti. Quindi, da qui a una decina di anni, i proprietari di case che hanno una classificazione energetica bassa (tipo E, F,G) devono provvedere a migliorare la prestazione della propria abitazione, ad esempio cambiando gli infissi, sostituendo la caldaia a gas, installando dei pannelli solari e via di seguito.

Alla luce di tali nuove disposizioni, in molti si stanno chiedendo quindi quali sono le case non vendibili dal 2030.

In realtà, non esiste alcun divieto in tal senso ma è chiaro che, dovendo adeguarsi alla legge entro il 2033 per la classe D, bisogna trovare il momento più adatto per eseguire i lavori.

E questo potrebbe coincidere ad esempio con la vendita della casa oppure nel momento in cui si decide di affittarla.

Ciò che invece richiama ancor di più l’attenzione è che, nonostante il dietrofront sul divieto di vendere o affittare case con classe energetica bassa, il nuovo trend del mercato immobiliare si muove proprio in tale direzione.

Oltre il 56% dei potenziali acquirenti infatti scarta a priori l’idea di poter comprare casa con classe energetica che non sia almeno in D.

Natalia Piemontese
Natalia Piemontese
Consulente lavoro online e professioni digitali, classe 1977. Sono Natalia, Piemontese di cognome, pugliese di nascita e calabrese d'adozione. Laureata in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Bari, ho conseguito un Master in Selezione e Gestione delle risorse umane. Mamma bis, scrivo sul web dal 2008. Sono specializzata in tematiche del lavoro, business nel digitale e finanza personale. Responsabile del blog #mammachebrand, ho scritto un e-book "Mamme Online, come gestire casa, lavoro e figli".
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