Ethereum diventa Proof-of-Stake (PoS) ad agosto! Cosa faranno i miners dopo il “Merge”?

Che cosa faranno i miners quando #ethereum ad agosto dirà addio al mining della sua criptovaluta ETH?

Il grande annuncio è stato fatto: Ethereum diventerà Proof-of-Stake (PoS) ad agosto! Questa operazione chiamata “The Merge” a dire la verità è stata posticipata in più occasioni.

Con il passaggio al nuovo protocollo di consenso viene a questo punto da chiedersi: cosa faranno i miners dopo il merge?

Poiché il “mining” di criptovalute a differenza della credenza popolare è un sistema che serve a generare nuovi token solo sulle blockchain che usano il Proof-of-Work (PoW), come i Bitcoin, e non quelle che usano il PoS per convalidare le transazioni.

Ethereum dice addio per sempre al mining

Il mining sta per diventare un ricordo lontano, almeno per quanto riguarda Ether (ETH), la criptovaluta nativa della rete Ethereum.

Questa blockchain al momento distribuisce e crea i nuovi token per mezzo di un processo ad alta intensità energetica, il “mining” appunto.

I “miners” sono le persone che sparse in giro per il mondo permettono la realizzazione di questo processo. Ovvero, sono coloro che gestiscono costosissimi computer che lavorano alla soluzione di problemi di calcolo. In questa corsa contro il tempo il primo che trova la soluzione guadagna nuovi token ETH, l’unica modalità con cui in questo sistema si generano le nuove monete.

Questo meccanismo complicato serve a garantire che le transazioni avvengano e siano convalidate in sicurezza e si chiama Proof-of-Work (PoW), la cui caratteristica è proprio di essere l’unico a creare i nuovi token con il “mining”.

Che cos’è il “Merge” e cosa cambierà dopo

Ma di sistemi perché una transazione sia convalidata in sicurezza ne esistono più di uno oltre al PoW, che ha due demeriti enormi: richiede un fabbisogno energetico gigantesco e ha poca sostenibilità ambientale.

Motivo per cui questa estate Ethereum passerà al Proof-of-Stake (PoS), dove il concetto di “mining” viene eliminato a favore di quello di “staking”.

Dimentichiamoci degli hardware costosi e delle enormi spese per l’energia elettrica, perché il PoS sceglie i validatori tra gli utenti che depositano un minimo di 32 ETH sulla piattaforma ricevendone gli interessi.

L’operazione materiale che permetterà alla blockchain di passare da PoW a PoS viene chiamata “Merge”, che in italiano può tradursi con “fusione”.

Attualmente Ethereum ha due piattaforma distinte una basata sul primo protocollo e una sul secondo. Queste saranno unite e la Bacon Chanin, cioè quella con il PoS, diventerà la principale, mentre l’altra basata sul PoW diventerà una sidechain.

Che cos’è la “difficulty bomb” e come impedirà il mining di ETH 

Da quanto detto deve essere chiaro che il mining di ETH non scomparirà completamente dopo la fusione, poiché la vecchia piattaforma esisterà ancora agganciata alla Bacon Chain.

Per disincentivare però l’attività dei miners Ethereum ha progettato la “difficulty bomb”. 

La difficulty bomb è un software il cui compito sarà quello di rendere il minting il più difficile possibile e spingere perciò i validatori ad abbracciare il sistema dello staking sulla Bacon Chain.

Leggi anche: Capire le Criptovalute: Proof-of-Work vs. Proof-of-Stake

Cosa faranno i miners quando Ethereum completerà il Merge

E veniamo alla fatidica domanda: cosa accadrà ai miners di ETH dopo il merge?

A questo punto le possibilità sono due: abbracciare il sistema dello staking o rivolgersi al mining di una criptovaluta diversa da Ether.

Nel primo caso la somma richiesta per diventare nodi validatori e di 32 ETH, che anche oggi quando 1 token vale 1.133 euro è comunque una somma considerevole.

Le grandi farm, cioè i minatori di grosse proporzioni, sono di fatto gli unici che potrebbero investire con lo staking e diventare validatori ETH sulla Bacon Chain.

Ma miners di medie e piccole dimensioni, o chiunque non voglia sbarazzarsi delle apparecchiature dovrà scegliere altre criptovalute da estrarre.

Proof-of-Stake e bear market fanno crollare l’hashrate di Ethereum

L’hashrate è un indicatore che ha il compito di misurare la potenza di calcolo di una rete.

Generalmente più è alto più sono alte le prestazioni della piattaforma, che assume un maggior livello di decentralizzazione, perché maggiore è il numero di miners che vi partecipano.

Quando i valori di questa metrica di alzano indicano che in genere più hardware si stanno collegando.

All’opposto se il numero diminuisce ci sono meno macchine che lavorano.

La fusione ha già cominciato però a far sentire i suoi effetti su Ethereum, perché il suo imminente arrivo insieme al calo del prezzo dei token ETH, che ha reso meno redditizio il mining, hanno spinto molti miners a disconnettere i loro impianti.

La conseguenza è stata che l’hashrate di Ethereum è diminuito del 10% nell’ultimo periodo.

Un drastico calo di questo valore, del 42%, si verificò nel 2019 quando Ethereum introdusse un aggiornamento che riduceva le ricompense dei miners da 3 ETH a 2 ETH.

Quali sono le migliori alternative al mining di ETH

Dopo il merge di Ethereum ci sarà un afflusso di miners verso altre piattaforme Proof-of-Work, il che comporterà dei cambiamenti, ma al momento le alternative più papabili per il mining in termini di hashrate sono queste:

  • ERGO Hashrate 12.62 TH/s
  • XMR Hashrate: 2.51 GH/s
  • ZEC Hashrate: 8.53 GH/s
  • RVN Hashrate: 2.20 TH/s
  • ETC Hashrate: 18.85 TH/s
Alda Moleti
Alda Moleti
Collaboratrice di Redazione, classe 1984. Ho una laurea Filologia Classica e ho conseguito un dottorato in Storia Antica, presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, con una tesi sull'opera frammentaria di Asclepiade di Tragilo. Sono autrice di pubblicazioni scientifiche sul mondo classico e coeditrice di due volumi accademici internazionali. Dal 2015, mi sono trasferita in Inghilterra dove ho lavorato come copywriter freelance e come croupier al casinò.Il mio motto è? Naples is the flower of paradise. The last adventure of my life"."
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