La falsa partita Iva è un fenomeno che ha attirato l’attenzione delle autorità fiscali negli ultimi anni. La normativa stabilisce che le prestazioni effettuate da persone con partita IVA possono essere riqualificate come rapporti di lavoro dipendente, qualora ricorrano almeno due condizioni di cui parleremo a breve.
Falsa partita Iva: come riconoscerla
Per riconoscere la falsa partita Iva, secondo l’art. 69-bis del D.Lgs. n. 276/2003, salvo prova contraria del committente, bisogna capire quali sono i criteri che la fanno scaturire. La norma stabilisce che se le prestazioni effettuate da soggetti con partita IVA sono riqualificabili come rapporti di lavoro dipendente si ha a che fare con false partite IVA. Ciò però accade nel caso in cui ricorrano almeno due delle condizioni che seguono:
- 1.
Criterio temporale;
- 2.
Criterio del fatturato;
- 3.
Criterio organizzativo.
I dettagli dei criteri temporale, del fatturato e organizzativo
Il criterio temporale si riferisce alla continuità e alla durata della collaborazione tra il committente e il prestatore di servizi. Se la collaborazione si protrae per un periodo prolungato e regolare, potrebbe essere considerata una falsa partita IVA. Nel caso specifico si pensi alla collaborazione con il committente della durata di 8 mesi annui per 2 anni consecutivi
Il criterio del fatturato riguarda l’entità dei compensi ricevuti dal prestatore di servizi. Se i guadagni superano una certa soglia stabilita dalla legge, potrebbe essere un indicatore di una falsa partita IVA. In particolare insorge se il corrispettivo derivante da tale collaborazione costituisce oltre l’80% dei guadagni annui percepiti dal collaboratore in 2 anni consecutivi
Infine, il criterio organizzativo si riferisce al grado di autonomia del prestatore di servizi nell’esecuzione delle sue mansioni. Se il committente esercita un controllo significativo sulle modalità operative del prestatore, ciò potrebbe indicare una situazione di lavoro dipendente mascherata da partita Iva. Si pensi ad esempio al collaboratore che dispone di una postazione di lavoro fissa presso la sede del committente
Chi ha la partita Iva può fare un altro lavoro
Se un soggetto che possiede la partita Iva vuole anche lavorare come dipendente di un’azienda privata può farlo. L’importante è che lavoratore rispetti il patto di non concorrenza che deve stipulare con il datore di lavoro nella fase di assunzione. Si tratta di un accordo in cui il nuovo assunto si impegna a non svolgere altri lavori che vadano in concorrenza con la mansione dell’azienda che lo ha assunto. L’importante è fare attenzione alla partita Iva falsa o errata.
Perché denunciare la falsa partita Iva
La denuncia della falsa partita Iva è importante per garantire la corretta applicazione delle norme fiscali e tutelare i diritti dei lavoratori. Le autorità competenti stanno intensificando i controlli per contrastare questo fenomeno e le sanzioni previste possono essere significative sia per il committente che per il prestatore di servizi.
È fondamentale che le aziende e i lavoratori autonomi rispettino le norme fiscali e valutino attentamente la natura dei rapporti di collaborazione per evitare problemi legali e finanziari derivanti dai luoghi comuni e falsi miti sulla partita Iva.