Stipendi più alti, l’Europea dice “No”: ecco perché la BCE si oppone

La BCE si oppone all'aumento dei salari nonostante i prezzi dati dall'inflazione. Vediamo perché da Francoforte non vogliono stipendi più alti.

Le persone non ne possono più dell’aumento del costo della vita e chiedono stipendi più alti. La Banca Centrale Europea (BCE) però si oppone e viene da chiedersi: “Perché lo fa?”. Christine Lagarde, numero 1 della BCE, ha rilasciato delle dichiarazioni in merito.

La BCE si oppone agli stipendi più alti: ecco perché

Se la BCE non vuole aumentare gli stipendi dei lavoratori dell’Eurozona non è detto che questi non si stiano “gonfiando” da soli. A causa dell’inflazione e quindi dell’aumento esponenziale dei prezzi, anche i salari hanno puntato al rialzo. Lagarde e tutti i suoi collaboratori hanno dichiarato che sono proprio i salari ad essere gli osservati speciali in questa delicata fase economica per la nostra Comunità. Inevitabilmente i cittadini europei hanno bisogno di più risorse per sopravvivere al rincaro dei prezzi, ma la politica monetaria perseguita dai grattacieli di Sonnemannstraße 20 rema in direzione opposta. La presidentessa della BCE ha infatti affermato:

“Sappiamo che i salari stanno aumentando, probabilmente a un ritmo più veloce del previsto. Non dobbiamo permettere che le aspettative inflazionistiche si disancorino o che i salari abbiano un effetto inflazionistico“.

Poi ha concluso dicendo:

“Dobbiamo stare attenti che le cause interne che stiamo vedendo (cause della crescita dei prezzi), che sono principalmente legate alle misure fiscali e alle dinamiche salariali, non portino al consolidamento dell’inflazione“.

In parole povere, se la BCE non vuole contribuire all’aumento dei salari già naturalmente “pompati” dall’aumento dei prezzi, è proprio per non fare il gioco dell’inflazione. Come ha scritto Money.it, il salario dei lavoratori, e nello specifico le sue dinamiche nel breve/medio periodo, sono considerate determinanti per l’inflazione e la politica della BCE.

Cos’è l’inflazione e che effetti ha sull’economia

L’inflazione è un termine quasi abusato dai politici e dalla stampa, ma è fondamentale per capire l’andamento dei prezzi di beni e servizi in un determinato periodo di tempo e il potere di acquisto di una moneta. Generalmente con tassi di inflazione molto alti la moneta tende a svalutarsi e perde dunque potere d’acquisto. Sul sito della Banca Centrale Europea si parla di inflazione quando 

“si registra un rincaro di ampia portata, che non si limita a singole voci di spesa. Questo significa che con un euro si possono acquistare oggi meno beni e servizi rispetto al passato. In altre parole, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo”.

L’inflazione non è sempre negativa. Se la percentuale di inflazione è bassa potrebbe esserci uno sprone a crescere economicamente. In questo caso gli effetti sull’economica e sulla moneta di un determinato Paese sono quasi nulli. Il problema si ha quando la percentuale di inflazione tende ad aumentare gonfiando in maniera innaturale i prezzi. A causare l’aumento del tasso d’inflazione sono molti fattori, pertanto non esiste una spiegazione unica ed universale a questo fenomeno economico. L’Unione Europea (UE) ha il compito di mantenere l’inflazione stabile al 2% nel medio termine. Le ultime rilevazioni hanno però registrato, nel mese di dicembre 2022, un aumento complessivo di +25,7% rispetto al mese di dicembre 2021

Felice Emmanuele Paolo de Chiara
Felice Emmanuele Paolo de Chiara
Redattore, classe 1994. Sono nato a Napoli ma ho vissuto un po’ in Toscana dove mi sono laureato in Scienze politiche e relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Siena e un po’ a Milano dove mi sono specializzato in Cooperazione Internazionale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sono appassionato di politica, attualità, sport (grande tifoso del Napoli), cinema e libri. Nel tempo libero mi dedico alla scrittura di racconti e quando ho tempo viaggio.
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