L’affitto quest’anno costa di più a causa dell’inflazione, ecco come correre ai ripari

L'inflazione sembra non volersi fermare, e i prezzi di diversi prodotti e materie prime aumentano. Questo accade anche per gli affitti: ecco le soluzioni.

L’inflazione consiste in un aumento di prezzi che ha coinvolto diversi prodotti, beni alimentari, materie prime come energia elettrica e gas, e di conseguenza le bollette. Ma in questi mesi anche altri prodotti e servizi hanno visto un aumento di prezzo, come il carburante. Al momento anche gli affitti sono a rischio, a causa dell’aumento di prezzo generalizzato.

Il settore immobiliare infatti da un lato è coinvolto da un aumento imposto dalla Banca Centrale Europea dei tassi di interesse per i mutui, dall’altro lato anche gli affitti ne risentono. Il prezzo degli affitti nell’ultimo periodo sta lievitando a dismisura, soprattutto in alcune città italiane, come ad esempio Milano.

L’aumento del costo degli affitti rischia di mettere in difficoltà lavoratori, studenti, soprattutto fuori sede, e residenti. Vediamo in questo articolo quali possono essere le soluzioni contro questi rincari.

Inflazione: quando scattano gli aumenti dell’affitto

Chi vive in una casa non di proprietà, ovvero ha firmato un contratto con il proprietario di casa che stabilisce un pagamento mensile come quota per utilizzare la casa, potrebbe trovarsi in questi mesi a dover pagare una cifra più elevata di canone di affitto. Si tratta di una somma che il proprietario di casa può aggiungere al canone mensile versato normalmente, in qualsiasi momento, a causa dell’inflazione.

Di fatto quindi il proprietario può per legge adeguare il prezzo dell’affitto in base all’andamento dell’economia, in qualsiasi momento. Tutto dipende da un indice specifico, chiamato FOI, che consiste in un riferimento di prezzo sulla base della situazione economica di un lavoratore italiano.

L’Indice FOI cambia ogni anno, in base all’andamento economico generale e all’inflazione. Attualmente l’aumento dei prezzi ha coinvolto numerosi settori, per esempio anche le multe possono essere più salate a causa dell’inflazione. Questo si sta facendo sentire anche sull’immobiliare, per cui i proprietari, di fronte all’aumento generale dei costi, possono decidere di adeguare il prezzo del canone di conseguenza.

Si tratta di cattive notizie per chi vive in una casa e paga una quota al proprietario, perché potrebbe trovarsi improvvisamente a pagare di più, anche se inizialmente aveva firmato un contratto con un importo preciso mensile. Gli aumenti del costo dell’affitto possono scattare quindi in qualsiasi momento, in base alla decisione del proprietario, in questo periodo.

Quando l’inflazione non può causare aumenti nell’affitto

C’è una particolare circostanza in cui l’inflazione non può causare degli aumenti di prezzo dell’affitto che l’inquilino deve pagare. Si tratta del caso in cui per contratto è prevista la cedolare secca. Di fatto con la cedolare secca si può avere un affitto agevolato, ovvero l’inquilino paga di meno ogni mese, ma anche il proprietario ottiene dei vantaggi, perché può pagare una tassa ridotta sul reddito proveniente dai canoni.

Una prima soluzione quindi per non pagare una somma troppo elevata di affitto, a causa dell’inflazione, è avere un contratto in cui è stabilita la cedolare secca. Per chi quindi deve ancora firmare un contratto con il proprietario di casa, è consigliato informarsi, e se è possibile applicare questa speciale imposta.

Se per contratto è presente il meccanismo della cedolare secca, il proprietario non può successivamente adeguare i prezzi del contratto, poiché i costi devono rimanere fissi necessariamente, per il proprietario come per l’inquilino, per poter ricevere questo vantaggio fiscale.

Per un proprietario di casa la cedolare secca è piuttosto vantaggiosa in termini fiscali, perché prevede una tassa al 10% oppure al 21% sui guadagni derivati dal pagamento dell’affitto. Nessun problema quindi, se come inquilino hai attivo un contratto di questo tipo: l’andamento dell’economia non farà lievitare il tuo pagamento mensile.

Aumenti dell’affitto con l’inflazione: importi e soluzioni

Abbiamo visto che non sempre gli inquilini si possono trovare di fronte ad un aumento del costo del canone mensile, tuttavia questo può avvenire anche a contratto avviato, se non è presente una cedolare secca. Ma di quanto può effettivamente aumentare il prezzo?

Secondo i dati relativi all’attuale situazione economica generale, ultimamente l’indice FOI è arrivato a +7,8%, una percentuale davvero elevata, che viene applicata in aggiunta al prezzo normalmente pagato dall’inquilino, se il proprietario decide di adeguare il canone.

Le cose sono leggermente diverse per gli affitti a canone concordato, per cui la percentuale di aumento è inferiore, fissata al +5,85%. Ma quali sono le soluzioni, nel caso di aumenti? Come visto prima, si può scegliere di firmare un contratto in cui è applicata la cedolare secca, e con il canone concordato gli aumenti sono più contenuti.

Nel caso in cui non si riesce più a pagare, l’unica soluzione potrebbe essere quella di cercare un’altra abitazione in affitto in cui trasferirsi, se è possibile. Altrimenti si può cercare di contrattare con il proprietario per non adeguare i prezzi all’inflazione.

Un’altra soluzione utile potrebbe essere quella di chiedere un affitto con riscatto, ovvero accettare di pagare di più, ma stipulando un nuovo contratto che prevede poi, al termine di un certo periodo di tempo, che l’inquilino diventi proprietario effettivo dell’abitazione.

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