Bonus ristrutturazione: stop alla cessione del credito!

Novità non incoraggianti per il superbonus 110% che con il decreto sostegni ter subisce lo stop alla cessione del credito successiva alla prima.

I furbetti del superbonus 110% hanno perso. La stretta sulla cessione del credito è la moneta con cui prima il governo guidato da Mario Draghi e poi l’Agenzia delle Entrate hanno usato per porre fine a comportamenti fraudolenti che si stima abbiamo ormai raggiunto diversi miliardi di euro, come quella scoperta qualche settimana fa dalla Procura di Roma e dalla Guardia di Finanza per 1,25 miliardi di euro, oppure la truffa individuata a Napoli il 21 gennaio da 110 milioni di euro e i 440 milioni di euro scoperti da un’indagine su più città ma con la base delle “teste pensanti” a Rimini.

Ma a farne le spese non solo saranno i proprietari di immobili che avrebbero voluto sfruttare il superbonus al 110% fino al 2023, ma anche tutti i fornitori e soggetti coinvolti nella filiera edilizia.

Una delle prime immediate reazioni da parte del sistema finanziario è stata quella di Poste Italiane che ha sospeso ufficialmente il servizio di acquisti del credito, seguita da Cassa Depositi e Prestiti.

Le iniziative sono partite in maniera congiunta con le ultime disposizioni del governo, nel decreto Sostegni ter, di non consentire più di una cessione del credito così come anche per lo sconto in fattura. 

In pratica una volta che il primo soggetto ha “venduto” il suo credito ad un altro soggetto, nella maggior parte dei casi gli istituti bancari, questi ultimi non possono più cedere il credito.

Qui si inceppa il sistema che sta bloccando i vari cantieri edili e non fa partirne di nuovi. 

Il superbonus 110 conosciuto anche come bonus 110, era partito con diverse difficoltà legate soprattutto agli adempimenti burocratici, tra cui l’asseverazione sulla titolarità del possesso dell’immobile.

Poi c’è stata una svolta con un alleggerimento dell’iter nell’estate 2021, per ripiombare nuovamente in una spirale di misure cogenti, come l’asseverazione tecnica sulla congruità delle spese e visto conformità sulle dichiarazioni. 

Il decreto anti-frode di novembre ha dato quindi il colpo di grazia, va detto però a causa dei furbetti, e la legge di bilancio 2022 ha confermato l’intenzione del governo di iniziare a dare una frenata a questi incentivi, cercando di evitare ancora il compimento di truffe che ormai hanno raggiunto i 4 miliardi di euro.

Bonus ristrutturazione 110%: come funziona la cessione del credito

Il bonus ristrutturazione del 110% fu introdotto con il Decreto rilancio, uno dei primi decreti del governo dell’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte, per dare spinta all’economia immediatamente dopo il contraccolpo dovuto allo scoppio della pandemia da Covid nel febbraio 2020.

Il lockdown aveva imposto la chiusura della maggior parte delle attività, tra cui anche il settore edile delle ristrutturazioni.

Il lancio del superbonus al 110% aveva l’intento di favorire sia i proprietari di immobili che le imprese edili in un contesto di economia soffocata.

Il bonus ristrutturazione al 110% nasceva, come tutti i bonus, come detrazione fiscale da far valere nella dichiarazione dei redditi, ma fu anche introdotta la possibilità di altre due strade: quella della cessione del credito o lo sconto immediato in fattura.

Proprio queste ultime due strade sono state al centro di diverse frodi, con lavori mai eseguiti a fronte invece di passaggi di denaro da un soggetto all’altro considerando che la cessione del credito non aveva un limite nella catenz tra cessionari e cedenti.

Cessione credito bonus 110%: la novità

La formula cessione del credito consente al titolare del credito di poterlo cedere ad esempio all’impresa che ha effettuato i lavori, i quali a loro volta possono cederlo agli istituti bancari.

Ma con il decreto sostegni-ter non sarà più possibile cedere un credito già ceduto.

Ma quali sono le conseguenze di questa decisione? Lo esprimono in modo molto netto i tecnici del ministero dell’economia

lo stop alla cessione del credito potrebbe costituire una misura efficace per il contrasto alle frodi nel settore mala restrizione introdotta appare altresì suscettibile di ridurre in modo significativo le concrete possibilità di accesso al finanziamento degli interventi agevolati.

Bonus 110%: cosa cambia

Il decreto anti-frode di novembre 2021 ha dato una stretta alle procedure un po’ aperte per sfruttare il superbonus 110%.

Infatti il proliferare di lavori fantasma a fronte di quali però venivano richiesti i crediti d’imposta, oppure si procedeva con la cessione del credito, ha di fatto portato il governo a predisporre dei blocchi come l’introduzione di un prezzario per i lavori ed evitare così il rigonfiamento dei costi dei lavori. Ma anche l’introduzione dell’asseverazione sulla congruità dei costi e la certificazione di conformità dei lavori. 

Queste due obbligazioni, richieste anche in occasione dell’utilizzo del superbonus 110 come credito d’imposta, sono stati poi affiancati dal divieto di cedere per più di una volta il credito.

Il grande cambiamento che attende privati e imprese del settore è proprio questo. Ma le ricadute non si faranno attendere. Non solo sugli investimenti attesi nel settore edile, ma anche sulle casse dello Stato.

Minori investimenti significa minor imposizione e quindi minor gettito per le casse dell’Erario come Irap, IVA e Ires. 

Altra novità è la proroga concessa dall’Agenzia delle Entrate per la comunicazione dell’opzione scelta tra credito, sconto in fattura o cessione del credito per i lavori agevolabili per gli anni 2020, 2021 e 2022. La novità del divieto di cessione del credito successiva alla prima ha fatto intervenire modifiche al sw, per cui il termine di cui sopra è stato prorogato dal 7 al 17 febbraio 2022.

Dal 17 febbraio quindi scatta lo stop alla “catena” delle cessioni del credito d’imposta.

Bonus ristrutturazione 2022: quali lavori per il bonus 110

Al momento non cambiano le categorie di lavori che sono ammessi al superbonus 110 percento. Ricordiamo che ci sono alcuni lavori che se effettuati insieme ai cosiddetti lavori trainanti danno diritto al superbonus. 

Ma facciamo una ricapitolazione di quali sono i lavori che danno accesso al bonus al 110%.

A stilare l’elenco dei lavori ammessi ci pensa l’Agenzia delle Entrate nella guida stila sul superbonus 110. Tra questi ricordiamo:

  • i lavori che migliorano l’isolamento termico sugli involucri;
  • la sostituzione di apparecchi di climatizzazione con nuovi impianti;
  • lavori antisismici.

Questi lavori sono chiamati trainanti. Se ad essi si fanno seguire una serie di altri lavori, anche questi possono beneficiare del superbonus 110:

  • interventi di efficientamento energetico
  • installazione di impianti solari fotovoltaici
  • infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici.

Novità bonus ristrutturzione 110%: deroga al visto di conformità 

Da novembre, con il decreto antifrode, il soggetto che richiede la cessione del credito o lo sconto in fattura è chiamato a richiedere ad un tecnico abilitato il rilascio di un’asseverazione sulla congruità dei costi ed una certificazione di conformità dei lavori.

Ma c’è una deroga a questi obblighi, concessa a chi invece non si avvale delle formule di cessione del credito o sconto in fattura.

Infatti come chiarisce una delle faq dell’Agenzia delle Entrate, non è dovuto dal contribuente il visto di conformità, se il contribuente decide di fruire del credito d’imposta derivante dal superbonus 110%, direttamente nella dichiarazione dei redditi sia presentata direttamente dal contribuente, attraverso l’utilizzo della dichiarazione precompilata predisposta dall’Agenzia delle entrate (modello 730 o modello Redditi), ovvero tramite il sostituto d’imposta che presta l’assistenza fiscale (modello 730). 

Si ricorda che, in considerazione della necessità di avere il visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi, anche l’onorario per tale certificazione può essere portato nel monte spesa ammesso al bonus 110%. Va però sottolineato che il visto di conformità è richiesto sull’intera dichiarazione dei redditi qualora il credito maturato, complessivo anche includendo il bonus 110%, superi 5.000 euro.

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