IRAP: ecco come cambia nel 2022 la tassa regionale!

L'IRAP è una tassa di tipo regionale che in questi mesi è stata sottoposta a revisione dalla riforma fiscale. Ecco cosa sapere di queste modifiche.

Tramite la Legge di Bilancio 2022 e l’ultima riforma fiscale, alcune delle imposte che vengono applicate in Italia sui redditi cambiano volto, in particolare l’IRAP, Imposta Regionale sulle Attività Produttive, che viene ridimensionata, e vengono esclusi dal pagamento di questa imposta numerosi soggetti.

La tassa regionale infatti, in base all’ultima riforma fiscale, viene ridotta per perseguire diversi obiettivi, tra cui la necessità di incentivare l’economia italiana alla ripresa.

L’IRAP è un’imposta che alcune categorie di lavoratori autonomi, imprenditori, e professionisti devono allo stato ogni anno, secondo le normative italiane. Nello specifico, come spiega Fiscozen.it in un articolo recente, si tratta di un contributo che ogni anno va versato alla propria regione di appartenenza:

“L’IRAP è un tributo, da versare ogni anno alla propria Regione di appartenenza, che va a tassare il cosiddetto “valore della produzione”.”

Ogni anno infatti i soggetti che devono versare questa tassa devono provvedere al pagamento in riferimento ai redditi percepiti l’anno precedente. Per il 2022 quindi va presentata una dichiarazione per il pagamento sulla base dei ricavi generati nel 2021. Tuttavia secondo le ultime disposizioni, viene diminuita la platea di soggetti che deve pagare questo tributo, e non solo.

Analizziamo in questo articolo quali sono tutti i cambiamenti dell’IRAP dell’ultimo periodo, in particolare in riferimento alle ultime misure prese per favorire l’economia.

Abolizione dell’IRAP: chi non paga più questa tassa

Nel 2022 numerosi soggetti non sono più obbligati al pagamento di questa tassa. In particolare l’esenzione dal pagamento di questa imposta interessa tutti i professionisti autonomi e le imprese individuali che esercitano arti e professioni.

Questo significa che tutti i soggetti che percepiscono redditi da lavoro autonomo, non cumulati in modo occasionale, ma tramite una partita IVA, sono esclusi dal pagamento dell’IRAP dal 2022 quando lavorano senza l’appoggio di altri soci. Nel dettaglio vengono esclusi nel 2022 dal pagamento di questa tassa i seguenti soggetti:

•Soggetti che svolgono attività di impresa, anche se questa è svolta a livello familiare;

•Lavoratori autonomi che svolgono arti e professioni in modo continuativo, ovvero non occasionale;

•Ditte individuali e professionisti che svolgono la propria attività con il regime forfettario;

•Addetti alle vendite a domicilio;

•Fondi comuni di investimento, fondi pensione e gruppi economici europei;

•Soggetti che svolgono attività agricola, cooperative agricole;

•Società semplici in cui redditi derivano dalla concessione in affitto di fabbricati e terreni.

Secondo le nuove normative quindi l’IRAP è una tassa per cui tutti i soggetti che svolgono un’attività in autonomia, ovvero che non si avvalgono di studio associati, oppure non costituiscono una società, possono essere esonerati dal pagamento.

Dovranno provvedere quindi a saldare la tassa per l’anno precedente tutte le società semplici, associazioni professionali, studi associati, trust, enti non commerciali e amministrazioni pubbliche. Tuttavia recentemente sono state introdotte diverse ipotesi, come vedremo tra poco, che vanno nella direzione di una abolizione completa del pagamento di questa imposta, anche da parte dei soggetti che costituiscono società.

IRAP 2022: come funziona la tassa per i medici

Viste quali sono le premesse generali di applicazione di questa imposta per il 2022, vanno poi analizzati dei casi particolari che riguardano nel dettaglio specifiche professioni. Il cambiamento di questa tassa ha comportato infatti il sorgere di non pochi dubbi sui soggetti che effettivamente devono provvedere al suo pagamento.

Per quanto riguarda per esempio l’ambito medico, l’esonero non è sempre consentito, ma bisogna analizzare caso per caso. Secondo una recente decisione della Corte di Cassazione, anche un medico convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale può doversi trovare nella situazione di dover pagare questa tassa secondo la normativa italiana.

Questo è previsto nel momento in cui il medico è organizzato impiegando beni e lavoro di altre persone, come ad esempio una segretaria regolarmente assunta. In merito a questa situazione è nata una vera e propria controversia per cui un medico riteneva di non dover provvedere al pagamento di questo tassa perché lavorava in modo autonomo.

Secondo la Corte di Cassazione il medico però ha corrisposto compensi a soggetti terzi, come la segretaria, e altri professionisti, in particolare per le sostituzioni per le ferie, e il supporto di un commercialista per quanto riguarda le questioni fiscali.

Secondo quanto deciso dalla Corte di Cassazione recentemente in questo caso il medico avrebbe dovuto provvedere al pagamento dell’IRAP anche in questo caso di lavoro autonomo. Secondo quanto dedotto da questa vicenda ogni caso va analizzato in modo specifico, per sapere se l’imposta va regolarmente pagata.

IRAP 2022: variazioni della tassa da parte delle Regioni

L’IRAP è una tassa di tipo regionale, ovvero i soggetti che devono provvedere al suo pagamento devono corrispondere determinate cifre ogni anno alla propria Regione di appartenenza.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha specificato recentemente che l’aliquota che viene applicata alle pubbliche amministrazioni non è modificabile dalle singole regioni. L’imposta si applica tramite un calcolo specifico, tuttavia non si può determinare una aliquota in percentuale maggiorata per le amministrazioni pubbliche.

Mentre le aliquote ordinarie si possono modificare in base a determinate esigenze specifiche, le aliquote speciali non sono modificabili dalle singole Regioni. Questo significa che eventuali maggiorazioni, come riporta Fiscoetasse.com possono essere applicate dalla legge solamente per determinate situazioni:

“Le maggiorazioni si rendono applicabili nel caso del deficit sanitario, solo alle aliquote suscettibili di variazioni scattate automaticamente per legge.”

Questo significa che, nel caso specifico, alcune regioni che avevano chiesto un aumento dell’aliquota per motivi di deficit sanitari non possono applicare la maggiorazione su questa imposta.

Modello IRAP 2022: come funziona

Una volta compresa come funziona questa imposta, come deve essere pagata? Recentemente l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato il modello IRAP 2022 che riguarda le attività produttive per il periodo di riferimento del 2021.

La scadenza del pagamento di questa imposta è fissata al 30 novembre 2022, per cui il modello IRAP 2022 fa riferimento all’anno precedente. Per quanto riguarda le amministrazioni pubbliche, il termine è stabilito in base all’ultimo giorno dell’undicesimo mese successivo rispetto alla chiusura dell’imposta.

Per poter provvedere la presentazione della dichiarazione dei redditi per cui viene applicata l’imposta è necessario procedere in via telematica al portale dell’Agenzia delle Entrate, tuttavia è possibile chiedere il sostegno di un intermediario abilitato o di altri soggetti incaricati.

A questo proposito è utile individuare chi sono i soggetti che devono presentare ogni anno la dichiarazione IRAP:

•Gli studi professionali associati;

•Le società di persone;

•Le società di capitali;

•Gli enti commerciali;

•Gli enti del terzo settore.

Si applicano per il 2022 i casi di esonero previsti dall’ultima riforma fiscale, in ogni caso per essere certi di provvedere regolarmente al pagamento di questa tassa quando è necessario, per non incorrere in sanzioni, è consigliato rivolgersi ad un esperto, come ad esempio il proprio commercialista.

Cancellazione dell’IRAP: diremo addio a questa tassa?

Anche se recentemente l’IRAP è stata rivalutata, e questa tassa al momento viene applicata ad un numero di soggetti inferiore rispetto al periodo precedente, esiste l’ipotesi che l’IRAP venga definitivamente abolita, per tutti. In particolare questa ipotesi fa riferimento al nuovo testo della delega fiscale, attualmente in discussione.

La nuova riforma infatti vede al centro diverse misure volte a modificare l’attuale sistema fiscale italiano, e le proposte attualmente sono numerose, alcune delle quali sono prospettive quasi certe. Il dibattito risulta piuttosto acceso, soprattutto intorno ad alcune tematiche, per cui si attendono ancora risoluzioni finali.

In particolare la recente riforma ha preso in considerazione la flat tax per le partite IVA con regime forfettario: secondo le recenti disposizioni infatti potrebbe essere introdotto un periodo di 2 anni per cui i cittadini che superano la cifra limite di 65.000 euro di fatturato con il regime forfettario potranno comunque aderire ad una tassa fissa del 20% prima di passare al regime ordinario.

Si tratta di una possibilità che introduce un cuscinetto ulteriore per differenziare il regime forfettario da quello ordinario, senza stabilire l’eliminazione del regime fiscale più vantaggioso. Un’altra ipotesi accreditata è quella dell’introduzione del cashback fiscale, ovvero della possibilità di ricevere direttamente sul conto corrente un rimborso per le spese mediche e di tipo sanitario effettuate durante l’anno.

Attualmente questo rimborso può avvenire unicamente in sede di dichiarazione dei redditi, tuttavia se questa ipotesi verrà confermata, tutti i cittadini italiani potranno ricevere uno sconto direttamente sul prezzo finale del prodotto acquistato, o della visita medica pagata.

Oltre a queste iniziative, al centro delle discussioni c’è anche una misura che prevede il graduale superamento dell’IRAP. Il governo attualmente sta discutendo sulla possibilità di eliminare questa tassa dalle società di persone, gli studi associati e le società di professionisti.

Una delle conseguenze dell’abolizione di questa imposta sarà la necessità di garantire nuovi fondi per le regioni soprattutto a coprire questioni legate al bilancio sanitario.

In ogni caso si prevede che queste modifiche alle imposte non vadano poi a generare ulteriori tasse sui redditi da lavoro e sulle pensioni. Per vedere l’eventuale conferma di questa possibilità bisogna ancora attendere che la riforma fiscale venga effettivamente attuata.

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