IVA 2022: come si applica per i lavoratori autonomi

L'IVA è l'Imposta sul Valore Aggiunto, che viene applicata a prodotti e servizi di diverso genere. Ecco come funziona per i lavoratori autonomi.

Tra le tasse che si pagano in Italia, vi è anche l’IVA, ovvero l’Imposta sul Valore Aggiunto. Si tratta di una tassa che viene aggiunta, come spiega la denominazione, al prezzo generale di un prodotto o di un servizio. Attualmente in Italia questa imposta è del 22%, su quasi tutti i prodotti e i servizi, anche se esistono alcune eccezioni per cui viene abbassata al 10%, al 5% o al 4%.

Allo stesso modo, in Italia è previsto che chi lavora in autonomia proceda con l’apertura di una Partita IVA, per essere in regola con il fisco. In questo modo, anche il lavoratore autonomo potrà provvedere al versamento delle imposte dovute allo stato, in particolare in base a ciò che ha guadagnato durante l’anno. Devi sapere che se decidi di avviare una tua professione autonoma, potrai scegliere quale regime fiscale adottare.

Nell’ultimo periodo il regime forfettario risulta essere particolarmente indicato, per risparmiare sulle tasse, come spiega Fiscozen.it:

“Questo regime si adatta perfettamente alle nuove attività di lavoro autonomo grazie ad una imposizione fiscale agevolata che risulta essere la migliore presente nel panorama fiscale italiano.”

Se stai avviando una tua professione autonoma, devi sapere che questo regime fiscale è così vantaggioso, oltre che per la presenza di una percentuale di tassazione bassa, anche perché è totalmente esente IVA, a differenza del regime fiscale ordinario. Vediamo in questo articolo che cosa significa, e come funziona questa imposta nel caso di lavoro autonomo.

IVA 2022: come funziona

Prima di vedere nello specifico quali sono gli obblighi per chi lavora in autonomia, vediamo una panoramica generale di come funziona l’IVA 2022. Si tratta di una tassa che, come visto prima, in Italia è al 22% su quasi tutti i prodotti, tuttavia si trova a percentuali inferiori su determinati beni.

Si tratta per lo più di beni di uso comune e di necessità, come i prodotti alimentari. Nello specifico, in Italia al momento l’IVA 2022, per fare qualche esempio, è così calcolata:

  • 22% per quasi la totalità di prodotti e servizi;
  • 10% per prodotti alimentari come carne, pesce, acqua, uova;
  • 4% per ortaggi, latte, burro, frutta, farina.

Questi sono solamente alcuni esempi, utili a capire quando si deve pagare questa imposta. Si tratta di una tassa indiretta, ovvero viene pagata da chi acquista un determinato prodotto, inclusa nel prezzo finale. Ogni paese europeo ha un proprio valore di questa imposta, e al momento l’Italia è uno dei paesi in cui è più alta.

VA ricordato, come vedremo meglio più avanti, che quando si parla di lavoratori autonomi, anche questa imposta deve essere applicata, sui servizi emessi. Per cui è importante ricordarsi di aggiungerla.

Nella pratica, un professionista aggiunge questo importo al totale che deve essere pagato dal cliente per un determinato servizio, e può aggiungere in fattura la dicitura specifica per questo importo. Questo accade la maggior parte delle volte, per cui i professionisti autonomi devono adoperarsi ad aggiungere l’IVA 2022 ogni volta che emettono una fattura, cartacea o digitale. 

Si tratta in sostanza di una imposta pagata dal cliente, che tuttavia il professionista deve poi versare allo stato. Tuttavia le cose cambiano anche in base al tipo di regime fiscale scelto.

IVA 2022 e lavoratori autonomi

I lavoratori autonomi che garantiscono un servizio, devono aggiungere al prezzo dello stesso, anche l’Imposta sul Valore Aggiunto. Nella pratica, questo vuol dire che un professionista che deve emettere una fattura deve aggiungere il 22% sul prezzo totale del servizio, in base ad un semplice calcolo.

Questa procedura è obbligatoria per tutti coloro che lavorano in autonomia con una Partita Iva ordinaria, oppure in regime semplificato. Le cose cambiano quando si tratta di regime fiscale forfettario. In questo caso infatti l’imposta non si deve aggiungere al prezzo del servizio, quindi in fattura.

Quando si parla di questa tassa, e di lavoro autonomo, bisogna poi ricordare che è obbligatorio poi versare le somme cumulate dal clienti sotto forma di IVA, ovvero il 22% del prezzo, allo stato. Ipsoa.it ricordava come procedere per la cifra cumulata l’anno scorso:

“Entro il 2 maggio 2022, cioè il primo giorno lavorativo successivo al termine del 30 aprile 2022, deve essere presentata, esclusivamente per via telematica, la dichiarazione IVA relativa all’anno 2021.”

Questo vuol dire che il versamento e la presentazione di questa tassa per il 2021 sono già scaduti. Per chi lavora in autonomia tuttavia non è necessario ricordare a memoria tutte le scadenze, perché ci pensa il commercialista abilitato, che come intermediario può anche supportare il lavoratore autonomo nelle pratiche per il pagamento dell’imposta.

Modello IVA 2022 in ritardo: cosa fare?

Come abbiamo visto sopra, per un lavoratore autonomo è obbligatorio procedere a dichiarare tutti gli importi percepiti come Imposta di Valore Aggiunto sui servizi erogati. Ma cosa accade se si salta questo obbligo, e si ritarda sia con la presentazione che con il versamento dovuto per legge?

Indubbiamente è una situazione da evitare, per cui per se sei un lavoratore autonomo è necessario prestare attenzione a tutte le scadenze e versare quanto dovuto entro i limiti di tempo previsti. Tuttavia, in caso di errori, è ancora possibile rimediare, e entro il 29 luglio 2022, queste presentazioni sono ritenute valide.

Tuttavia va ricordato che ad ogni ritardo di natura fiscale può corrispondere una sanzione in denaro, più o meno corposa. Per questo motivo, se presenti il Modello IVA 2022, ovvero il documento che riguarda questa tassa, in ritardo, dovrai poi pagare, oltre alla quota prevista, anche una sanzione in denaro.

Anche in questo caso è possibile presentare una procedura di ravvedimento operoso, che si utilizza già nel caso di altre imposte non pagate, o versate in ritardo. In questo modo è possibile saldare il debito, e pagare 25 euro di sanzione. Tuttavia è necessario che il ritardo non sia superiore ai 90 giorni dalla data di scadenza dell’obbligo.

Se invece, la dichiarazione è completamente omessa, ovvero non ti ricordi di presentarla per tutto l’anno, le sanzioni che ti possono arrivare sono molto più elevate, e possono arrivare fino a 1.000 euro. Da come puoi vedere, anche se spesso non se ne parla, anche il saldo di questa tassa è piuttosto importante per i lavoratori autonomi.

IVA 2022 e regime forfettario

Abbiamo accennato al fatto che non tutti i lavoratori autonomi devono aggiungere questa tassa alle proprie fatture, e farla pagare ai clienti, né successivamente versarla allo stato. Si tratta dei lavoratori con regime fiscale forfettario: con queste agevolazioni, le imposte costituiscono una aliquota unica al 5% per i primi 5 anni di attività, per poi salire al 15% per gli anni successivi.

Indubbiamente si tratta di un regime fiscale molto vantaggioso, per cui tanti lavoratori negli ultimi anni hanno deciso di avviare una attività con questa tassazione. In particolare, il regime forfettario si sposa molto bene con alcune professioni sviluppate negli ultimi anni, come quelle del digitale, oppure del commercio.

Di fatto chi lavora in questo regime fiscale è esente IVA, ovvero non dovrà versarla allo stato, né aggiungerla alle proprie fatture. Tuttavia esiste anche un altro aspetto da considerare: con il regime fiscale ordinario, i lavoratori autonomi possono detrarre le spese per la gestione dell’attività da questa tassa.

Questa procedura è molto vantaggiosa per chi lavora in autonomia e per le imprese, tuttavia non è consentita nel caso in cui si decida di utilizzare il regime fiscale forfettario. Se quindi ti stai avvicinando a questa modalità di lavorare in autonomia, ricordati che non potrai scaricare nessuna spesa, una volta presentata la dichiarazione dei redditi, per cui tutto ciò che spenderai per la tua attività, dovrai pagarlo a prezzo pieno.

Per chi lavora con il regime più vantaggioso, questa è una delle poche note dolenti, per cui è consigliato adottare il regime fiscale forfettario soprattutto se le spese di gestione sono piuttosto basse, oppure non sono presenti. Pensiamo ad esempio ad un lavoro di tipo digitale: sicuramente può trarre molti vantaggi da questa soluzione, anche perché le spese per svolgere l’attività sono piuttosto esigue.

Fatturazione elettronica e IVA 2022

Un fattore da considerare è la fatturazione elettronica: se sei un lavoratore autonomo, sei obbligato nel 2022 a emettere fattura elettronica, ovvero utilizzando un apposito software che permette l’invio sia al cliente che direttamente al fisco.

Anche se non tutti sono obbligati alla fatturazione elettronica (ne sono ancora esclusi i professionisti in ambito medico e sanitario, e i forfettari con guadagni inferiori a 25.000 euro annui), tuttavia se devi emettere la fattura in questo modo, dovrai prestare attenzione ad alcuni aspetti fiscali.

Quando emetti una fattura di questo tipo, potrai inviare la fattura allo stesso tempo al tuo cliente e al fisco, ovvero all’Agenzia delle Entrate. Se il tuo regime fiscale prevede l’Imposta sul Valore Aggiunto, devi ricordarti di inserirla nella fattura elettronica.

Ogni software dedicato ha delle modalità specifiche di funzionamento, tuttavia in generale devi provvedere a emettere la fattura tramite dicitura “prezzi con IVA compresa” nel momento in cui il totale include già nel calcolo il 22% in aggiunta rispetto al prezzo del servizio.

Ricordati di effettuare questo passaggio per ogni fattura che emetti: in questo modo il cliente ti pagherà quanto dovuto per l’imposta, e tu la dichiarerai correttamente tramite software direttamente all’Agenzia delle Entrate. In alcuni casi è comunque possibile correggere una fattura elettronica, tuttavia devono essere eccezioni alla regola, perché la procedura spesso è articolata.

Nello specifico, se ti trovi nella condizione di dover correggere una fattura già inviata, dovrai necessariamente inviare una nota di variazione, in cui sono indicate le modifiche alla fattura precedente. Si può scegliere infatti di emettere una nota di credito, per annullare la precedente, e successivamente inviare una nuova fattura.

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