Partita IVA per vendere online: quale aprire e quanto costa?

Se desideri vendere online in forma continuativa e professionale, la Partita IVA è sempre obbligatoria. Ecco quale regime fiscale scegliere e quanto costa.

La vendita sul web è uno dei metodi più diffusi per guadagnare online. Che tu voglia vendere i libri dell’università o il vecchio modello di iPhone su eBay o che tu voglia avviare un e-commerce tutto tuo, la domanda ti sorgerà spontanea: sono obbligato ad aprire una Partita IVA?

Diciamolo, questa obbligazione fiscale è un po’ come una minaccia oscura sul tuo desiderio di guadagno, per la sua fama di essere particolarmente gravosa sui ricavi finali.

Nel caso tu voglia, tuttavia, avviare un’attività di commercio elettronico, “purtroppo”, ho una cattiva notizia da darti: in Italia è illegale fare compravendita online senza aprire al contempo una Partita IVA.

Nella legislazione italiana, il negozio virtuale è infatti equiparabile a quello fisico. Per questo oltre al regime fiscale, che ti permette di essere in regola con l’Agenzia delle Entrate e di dichiarare correttamente il tuo fatturato, potrebbero essere necessari anche ulteriori adempimenti che analizzeremo di seguito.

La buona notizia è che se rientri in determinati parametri di fatturato, potresti avere la possibilità di sottoscrivere un tipo di regime Iva agevolato.

Esistono poi alcune eccezioni alla regola. In alcuni pochi casi, infatti, è possibile vendere senza che si renda necessaria l’attivazione della Partita IVA.

Tornando all’esempio dello smartphone su eBay, e quindi nel caso di una vendita del tutto saltuaria e occasionale, non avrai l’obbligo di aderire al regime fiscale, ma dovrai comunque certificare il tuo guadagno attraverso una prestazione occasionale.

Sull’argomento, tuttavia, ci sono ancora troppi dubbi, anche dovuti all’enorme quantità d’informazioni – spesso errate – presenti sul web. In questo articolo perciò faremo un po’ di chiarezza.

Vendita online: serve la Partita IVA?

Innanzitutto cos’è la Partita IVA e a cosa serve? Si tratta di un codice numerico di 11 cifre che identifica chi la possiede e permette di pagare il corrispettivo IVA all’Agenzia delle Entrate.

Quindi tramite questo numero che identifica il titolare e la sua attività, il professionista potrà dichiarare il proprio reddito all’erario, pagarci le tasse e i contributi previdenziali.

Il possesso della Partita IVA si rende necessario anche per le attività di e-commerce? Risposta affermativa. Come anticipato, se eserciti o desideri esercitare un’attività di compravendita online, la Partita IVA per l’emissione delle fatture è assolutamente obbligatoria. 

Tuttavia, molto dipende anche dal tuo obbiettivo di vendita. Se dalla tua attività ti aspetti un guadagno duraturo e stabile nel tempo, e hai quindi intenzione di dedicarti a questo con una certa costanza, allora non ci sono dubbi. Se così fosse infatti, non solo ti è richiesta una Partita IVA, ma anche l’iscrizione alla Camera di Commercio. 

Abbiamo finora considerato un caso di vendita diretta, supponendo che quindi tu abbia acquistato un dominio web per aprire un sito attraverso il quale venderai i tuoi prodotti direttamente ai clienti.  

E se invece decidessi ti affidarti a un altro marketplace già consolidato, come Amazon, per la vendita della tua merce? Bene – come afferma Fiscozen.itanche in questo caso valgono sempre le stesse le regole che ti ho appena illustrato. 

Quale partita IVA scegliere per il tuo e-commerce

Siamo giunti a una delle principali domande. Una volta appurato che per avviare un’attività di vendita duratura serve la Partita IVA, quale regime fiscale dovresti scegliere? 

Forse saprai che esistono diversi tipi di regime fiscale. Come anticipato poc’anzi, tra questi esiste un tipo di Partita IVA consigliabile poiché fortemente agevolato: il regime forfetario

Questo tipo di Partita Iva dalla tassazione agevolata si rivolge non solo a liberi professionisti e lavoratori autonomi, ma anche a imprese individuali, commercianti e artigiani. La tassazione è pari al 5% per i primi 5 anni per le start up di nuova apertura; dopodiché sale fisso al 15%. Percentuali molto basse e convenienti se paragonate a quelle di altri regimi fiscali!

Inoltre le imprese impegnate in attività commerciali possono ottenere un’ulteriore agevolazione fino al 35% sui contributi previdenziali. Tutte queste caratteristiche rendono il forfetario la scelta migliore per chi deve aprire una partita IVA nel 2022.

E con essa si può quindi fare attività di e-commerce. Unico limite: un fatturato non superiore a 65.000 euro annuali. Ricorda che tuttavia qualora li superassi, potrai continuare a usufruire delle agevolazioni fino alla fine dell’anno corrente, per poi passare al regime ordinario nell’anno successivo. 

Come aprire la Partita IVA? Per farlo puoi recarti presso una delle sedi dell’Agenzia delle Entrate dislocate sul territorio, oppure registrarti online collegandoti all’apposito sito web. Potrai ancora decidere di rivolgerti a un esperto commercialista, scegliendo anche tra i vari servizi online, con la possibilità di imbatterti anche in prezzi competitivi. 

Quanto costa aprire una Partita IVA

Quanto costa l’attivazione del regime fiscale? L’apertura della Partita IVA di per sé è una pratica a costo zero. Se però il tuo obiettivo è avviare un’impresa e diventare titolare di un mercato virtuale, allora devi considerare che ci saranno altre spese da sostenere per essere in regola con la tua nuova attività lavorativa. 

Abbiamo più volte accennato infatti che il tuo e-commerce è subordinato all’iscrizione presso il Registro delle imprese della Camera di Commercio, le cui pratiche burocratiche hanno un costo di circa 150 euro, come sostene Shopify.com

Per avviare e gestire un’attività di vendita online, è richiesta l’iscrizione al Registro delle imprese presso la Camera di Commercio: tra bolli e istruttoria, il costo è di circa 130-150 euro.

Tornando alla Partita IVA e all’incubo della tassazione, le spese da sostenere dipenderanno sostanzialmente dal fatturato. 

Tra le tasse da pagare devi considerare ovviamente l’IVA, la detrazione IRPEF, che in base agli scaglioni di reddito varia in un range tra il 23% e il 43% (lo so, sono percentuali mostruose!). Ricorda però che con il forfetario questa tassa è ridotta al 15%.

A questo poi va aggiunto il versamento all’Erario dell’IRAP (con il regime ordinario), ovvero l’imposta regionale per le attività produttive. Infine, includi anche la rata del commercialista: per la corretta gestione del tue pratiche fiscali non potrai fare a meno di affidarti a un esperto!  

Quando non è necessaria la Partita IVA per vendere online

Analizziamo ora invece quali sono quei pochi casi in cui è possibile fare compravendita sul web senza la necessità di aprire una Partita IVA.

Uno di questi è la vendita puramente occasionale. Ad esempio, hai deciso di iscriverti su eBay per vendere il tuo iPhone, perché Apple ha appena lanciato l’ultimo modello e stai quindi pensando di fare un upgrade.

eBay ti aiuterà a creare la tua inserzione e a trovare un acquirente, vendere e spedire il tuo prodotto e stop, la tua esperienza di vendita si conclude qui. 

In questo caso la partita IVA non è obbligatoria. Potrai continuare a vendere anche su altri negozi di vendita privata online – come il sempre più popolare Vinted per la roba usata – senza dover aprire la Partita IVA, purché però questa attività continui a essere saltuaria e occasionale e non superi i 30 giorni complessivi. 

C’è però un altro limite: come riporta Shopify.com, il tuo guadagno annuale deve essere inferiore ai 5.000 euro, altrimenti sei tenuto a versare i contributi previdenziali, iscrivendoti alla Gestione Separata dell’INPS. 

Quale ricevuta rilasciare senza Partita IVA?

Ogni transazione deve essere sempre certificata, e questo vale anche per le vendite sporadiche e “hobbistiche” che non producono reddito e che non richiedono l’attivazione del regime fiscale.    

Ovviamente senza la Partita Iva non si è in grado di emettere una fattura fiscale; per cui, in questo caso, le transazioni saranno comprovate con una semplice quietanza di pagamento. 

Se il destinatario della vendita è un privato, ti sarà sufficiente emettere una ricevuta generica – o prestazione occasionale senza ritenuta d’acconto – con i dati del venditore e dell’acquirente, la descrizione del prodotto e dell’importo percepito, la data e la firma del venditore.

In più dovrai includere una nota che esplicita la ricezione di un corrispettivo per un’attività commerciale occasionale. 

“corrispettivo relativo alla cessione di beni compiuta quale attività commerciale occasionale di cui all’art. 67 lett. i) del D.P.R. n. 917/1986”

Se però l’importo è superiore a 77,46 euro, dovrai applicare anche una marca da bollo dal valore di due euro. 

Come riporta prontoprofessionista.it, nel caso in cui invece il destinatario della vendita fosse titolare di Partita IVA, ad esempio un impresa commerciale, allora bisognerà emettere una prestazione occasionale con ritenuta d’acconto del 20%.                             

Temporary shop: l’unico e-commerce senza Partita IVA

Abbiamo visto che in linea generale, la vendita online abituale e professionale richiede sempre l’adempimento al regime fiscale.

Esiste un unico caso in cui la gestione di un e-commerce non rende necessaria l’attivazione della Partita IVA. Si tratta appunto di un cosiddetto Temporary shop, ovvero di un negozio temporaneo, che avrà la durata massima di 30 giorni all’anno.

Quest’opzione è possibile solo se la tua vendita online è secondaria all’apertura di un negozio fisico ugualmente temporaneo. Per cui, come precisa Fiscomania, dovrai chiedere l’autorizzazione al tuo comune di residenza per aprire questo tipo di attività. Tiene a mente che non tutti i comuni prevedono l’apertura di negozi temporanei senza Partita IVA sul territorio.

Nel caso in cui tuttavia riuscissi a portare avanti il progetto, al temine dei 30 giorni sarai obbligato a comunicare la cessazione dell’attività, o in alternativa, aprire una Partita IVA, e mantenere il negozio aperto, iscrivendolo al Registro delle imprese. 

Potrebbe essere una buona soluzione per avviare un nuovo business, se ad esempio all’inizio si è ancora un po’ dubbiosi. 

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