Tari 2022: novità, esenzioni, scadenze e bonus! Ultime

Come funziona la Tari? Vediamo insieme come pagarla nel 2022, quali novità sono previste e a chi spettano esenzioni e bonus.

La Tari è la tassa sui rifiuti entrata in funzione nel 2014 e risolutiva dei problemi, almeno in teoria, delle tasse che l’hanno preceduta. Ormai il suo funzionamento è piuttosto collaudato ed anche semplice, di responsabilità dei singoli comuni sia dal punto della riscossione che dell’importo. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo e le novità 2023 in arrivo.

Piccole novità, a dire il vero, ma che permettono di fare un quadro completo di questa tassa sia per quanto riguarda l’anno in corso, sia per quanto riguarda il futuro. Ricordiamo che la Tari è sempre dovuta al Comune in cui è locato l’immobile di riferimento, dunque chi possiede più di un immobile dovrà pagarla nei differenti comuni di riferimento.

La tassa non è per altro interessata dalle novità in arrivo dalla legge delega alla riforma fiscale, in discussione proprio in queste settimane e probabilmente protagonista ancora per diversi giorni, con novità rilevanti per cittadini ed imprese.

La Tari non cambia quindi forma rispetto al passato, ma come detto è in arrivo una novità per il 2023 ed in parte è ancora coinvolto il PNRR, perché tra gli obiettivi promessi all’Europa c’è anche quello di rispettare alcune soglie per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti e la produzione di energia da essi.

Dopo aver fornito un quadro completo sulla tassa, su come pagarla, sulle esenzioni e sul bonus, vedremo dunque anche queste prospettive in maniera semplice e chiara. Per qualsiasi chiarimento o altra informazione, suggeriamo come sempre di fare riferimento alle fonti ufficiali messe a disposizione dei cittadini.

In questo caso, è necessario fare riferimento al proprio Comune di residenza o comunque al Comune in cui l’immobile è situato, qualsiasi sia la tipologia di immobile in questione.

Cos’è e come funziona la Tari?

La Tari, innanzitutto, è così definita dal Dipartimento delle Finanze: “La tassa sui rifiuti (TARI) è il tributo destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte suscettibili di produrre i rifiuti medesimi.”

Si tratta di una tassa comunale, il che significa che l’intera cifra pagata è destinata al Comune che si occupa dei seguenti aspetti: raccolta e trasporto dei rifiuti; spazzamento e lavaggio delle strade; trattamento e recupero dei rifiuti; smaltimento dei rifiuti.

Si tratta di passaggi delicati, perché nel tempo è aumentata l’attenzione allo smaltimento dei rifiuti e anche dal punto di vista tecnico è diventato sempre più complesso rispettare tutte le norme di smaltimento anche rispetto all’inquinamento, alle emissioni ed alla crescente quantità di rifiuti generati dai cittadini.

In questo senso, però, il Comune ha un obbligo importante: non può spendere meno di quanto riceve in gettito dalla Tari per i rifiuti. Insomma, il Comune non può “approfittare” del gettito Tari per coprire altre spese, ma deve coprire semplicemente le spese elencate in precedenza.

Ciò significa che ogni Comune deve calcolare la Tari che richiede ai cittadini in maniera puntuale rispetto alle esigenze ed alla situazione, con due parametri principali che determinano la somma pagata da ogni proprietario o titolari di altro diritto di godimento su un immobile: il numero di soggetti che fanno parte del nucleo familiare che abita tale immobile; il numero di metri quadri dell’immobile.

Come e quando si paga la Tari?

Per quanto riguarda le tempistiche di pagamento non c’è molto da approfondire, in quanto semplicemente la Tari viene pagata annualmente, senza acconti o particolari complicazioni. Ogni anno si paga la cifra di riferimento dell’anno stesso, molto semplicemente.

L’importo, come già detto, dipende dal Comune di riferimento ed i parametri li abbiamo già visti in precedenza. Va pagata la Tari anche in caso di impresa o area produttiva che viene ritenuta produttrice di rifiuti, cioè praticamente tutte le attività produttive. Non spetta invece per aree aperte non produttrici di rifiuti, come per esempio giardini, terrazzi, terreni, aree comuni di condomini.

Le modalità di pagamento sono anch’esse piuttosto semplici e dipendono dalle proprie preferenze: bollettino postale, MAV o F24. In ogni caso, i documenti necessari per provvedere al pagamento è previsto che arrivino direttamente via posta precompilati, con quindi già l’importo ed i dati più importanti.

Chi è esente dal pagamento e chi può godere del bonus rifiuti?

Ci sono esenzioni ed agevolazioni per questa tassa, pensate naturalmente per le famiglie che ne hanno maggiore necessità. 

Gli elementi fondamentali su cui valuta l’esenzione o l’agevolazione, i cui aspetti tecnici specifici dipendono dal singolo comune, sono i seguenti:

  • abitazioni con unico soggetto residente o semplicemente occupante;
  • abitazioni o locali tenuti a disposizione per uso stagionale od altro uso limitato e discontinuo (esempio classico sono le case vacanza o adibite ad affitti brevi);
  • abitazioni occupate da persone che risiedono all’estero per più della metà dell’anno solare;
  • fabbricati rurali ad uso abitativo;
  • case inadatte all’alloggio e sprovviste di contratti di luce, gas e acqua – cioè ritenute sostanzialmente disabitate;
  • eventuale produzione di compost dalla frazione umida della raccolta differenziata.

Come detto, il singolo Comune valuta questi aspetti e decide per l’eventuale esenzione o agevolazione (e di quanto) per ognuna delle situazioni elencate.

Infine, c’è anche la possibilità di usufruire di un bonus rifiuti paragonabile ai bonus luce, acqua e gas per le famiglie in determinate condizioni economiche, definite in genere attraverso la Dichiarazione ISEE. Anche in questo caso, è decisiva l’impostazione di ogni singolo Comune nell’erogare eventuali bonus.

Perché la Tari è diversa nelle diverse zone d’Italia?

Abbiamo ampiamente detto che la Tari è comunale e dunque tra i vari elementi cambia anche l’importo da pagare da Comune a Comune. C’è però una tendenza ad applicare prezzi maggiori al sud piuttosto che al centro-nord… perché? Semplicemente perché lo smaltimento è più complesso, per vari motivi.

Giusto per dare due numeri, al nord la media è di 282 euro l’anno, 334 euro l’anno nelle regioni del centro Italia ed infine 356 euro medi all’anno per le famiglie del sud Italia. Questo divario è dovuto soprattutto alla differente rete di smaltimento ed al ridottissimo numero di termovalorizzatori presenti proprio al sud.

Per questo motivo, buonissima parte dei rifiuti viene mandata fuori regione o addirittura fuori dall’Italia, con maggiori costi di trasporto. In questo senso, però, vediamo quali sono le novità per il prossimo futuro.

Quali novità per il 2023? Attenzione agli obiettivi europei!

In vista del 2023 ci sono diversi aspetti che potrebbero essere ritoccati, ma uno è già ufficiale e riguarda la possibile rateizzazione di questa tassa per chi riceve il bonus sociale, è in condizioni economiche disagiate o abbia subito un aumento di almeno il 30% rispetto ai due anni precedenti (in media).

Una nuova agevolazione, insomma, che potrebbe fare molto comodo ad alcune famiglie. Attenzione però agli obiettivi europei di riduzione della percentuale di rifiuti urbani smaltiti in discarica (non oltre il 10%) ed anche alla percentuale di riciclo effettivo almeno al 65%.

Per raggiungere questi obiettivi (per il primo siamo al 20%, per esempio) saranno necessari importanti investimenti e questo potrebbe avere un impatto proprio sul costo della Tari, ancora una volta soprattutto al centro-sud, dove servono sicuramente termovalorizzatori ma anche un sistema più efficiente ed efficace di gestione dello smaltimento dei rifiuti.

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