Tari o Imu non pagata: come chiedere la rottamazione delle cartelle

In caso di Tari o Imu non pagata, è possibile chiedere la rottamazione delle cartelle esattoriali? Ecco cosa sapere.

Tari e Imu sono le imposte principali che riguardano la casa: la prima fa riferimento alla produzione dei rifiuti, e la tassa si versa al Comune per la corretta raccolta e lo smaltimento degli stessi.

Nel secondo caso si fa riferimento alla tassa sulle proprietà immobiliari, che in Italia si paga a partire dalla seconda casa di proprietà, ovvero è esclusa la prima casa su cui si fissa la residenza.

Si tratta di tasse il cui pagamento è obbligatorio per legge, per cui il mancato versamento può comportare l’applicazione di diverse multe.

In caso di Tari o Imu non pagate, è possibile rimediare tramite ravvedimento operoso, ma si può chiedere la rottamazione delle cartelle? Vediamo nello specifico di cosa si tratta.

Tari o Imu non pagata: la rottamazione delle cartelle

La legge prevede che tutti provvedano annualmente al pagamento di tari e Imu, in base ai rifiuti prodotti e alle proprietà immobiliari. Tuttavia può accadere che ci si dimentichi di versare queste somme, e in questo caso il fisco può intervenire inviandovi a casa una lettera di richiesta di saldo di quanto dovuto.

Se il debito persiste infatti, diventa una vera e propria cartella esattoriale, per cui il cittadino dovrà versare l’intera somma, più le sanzioni e gli interessi eventuali.

In alcuni casi, come vedremo tra poco, il cittadino può ricorrere al ravvedimento operoso, se si accorge del debito e procede entro tempi stretti a rimediare. Da qui, può quindi pagare una cifra minore di sanzioni.

Molti si chiedono se sia possibile applicare la misura della rottamazione delle cartelle esattoriali, introdotta dal nuovo governo, anche a Tari o Imu non pagata.

La risposta in questo caso non è univoca: alcuni infatti possono ricevere questa agevolazione, per altri invece non è prevista. La rottamazione delle cartelle introdotta di recente infatti è facoltativa, ovvero i singoli Comuni o enti specifici possono scegliere se garantirla a chi è a debito oppure no.

Alcuni Comuni infatti non hanno accettato lo stralcio delle cartelle di 1.000 euro proposto con la manovra 2023, e tra questi ci sono anche alcune grandi città italiane, come Milano, Bologna, Roma e Firenze.

Per questo motivo, anche se si parla di rottamazione dei debiti per il 2023, se riguardano cifre basse e cartelle di vecchia data, non è per tutti possibile ricevere questo stralcio automatico.

Nei Comuni dove invece questo è concesso, per chiedere la rottamazione delle cartelle esattoriali non è necessario presentare alcuna domanda, perché avviene in automatico. Tuttavia i debiti devono far riferimento al periodo 2000 – 2015, e avere una cifra inferiore a 1.000 euro.

Ad oggi molti Comuni hanno detto no alla rottamazione delle cartelle esattoriali secondo la misura proposta dal governo, principalmente per motivi di bilancio economico interno.

Tari o Imu non pagata: ravvedimento operoso

La soluzione migliore, se ci si accorge di non aver pagato una o più imposte come Tari o Imu, è quella di chiedere il ravvedimento operoso. Si tratta di una operazione con cui è possibile sanare il proprio debito versando quanto dovuto, e ricevendo uno sconto sulle sanzioni applicate.

In base ai tempi del ritardo nel saldare questi debiti, possono variare le agevolazioni correlate al ravvedimento operoso, come indicato di seguito:

  • ravvedimento sprint: entro 14 giorni, con sanzione dello 0,1% del valore della tassa non pagata, per ogni giorno di ritardo, con l’aggiunta degli interessi;

  • ravvedimento breve: entro 15 o 30 giorni, con sanzione dell’1,5%, del valore della tassa non pagata, per ogni giorno di ritardo, con l’aggiunta degli interessi;

  • ravvedimento medio: entro 90 giorni, con sanzione dell’1,67% del valore della tassa non pagata, per ogni giorno di ritardo, con l’aggiunta degli interessi;

  • ravvedimento lungo: se si paga successivamente a 90 giorni dalla scadenza, con sanzione del 3,75% del valore della tassa non pagata, per ogni giorno di ritardo, con l’aggiunta degli interessi.

Il ravvedimento operoso può essere richiesto nel caso di dimenticanze o errori, tuttavia superato un anno dalla scadenza del pagamento di Tari o Imu, non è più possibile procedere in questo modo, e viene applicata una sanzione fissa del 30%.

Ricordarsi tutte le scadenze, e informarsi presso il proprio Comune è la soluzione per prevenire l’insorgere di queste situazioni. Uno dei rari casi in cui si può non pagare una di queste tasse riguarda la prescrizione.

Generalmente queste somme vanno in prescrizione dopo 5 anni dalla scadenza, tuttavia nessun ente o Comune deve aver richiesto in questo arco di tempo il saldo della tassa al cittadino che ha il debito. Oltre i cinque anni infatti, Comuni o enti non possono più richiederne il saldo.

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