La pizza napoletana è ora tutelata dall’Ue: addio Marguerita con Zottarella!

Finalmente l'Ue ha deliberato per tutelare la pizza napoletana: potrà chiamarsi tale solo a certe condizioni.

Il made in Italy è una garanzia di qualità, e per questo, purtroppo, è copiato e imitato in tutto il mondo, per un giro d’affari (si stima) di 100 miliardi di euro all’anno; per capirsi, tre volte il valore dell’export alimentare del nostro paese.

I prodotti dell’agroalimentare italiano sono infatti malamente riprodotti in decine di stati, venduti con nomi vagamente italianeggianti come Zottarella (la mozzarella tarocca della Germania) o Reggianito, il cosiddetto Parmigiano Spagnolo. Per non parlare delle pizze Margarita o Marguerita che molto apprezzano i cugini d’oltralpe.

Ora però giunge finalmente una risposta concreta alle pressanti richieste degli imprenditori e degli agricoltori italiani: la pizza napoletana è stata infatti oggetto di un procedimento di tutela, che impone regole molto rigide ai produttori.

La pizza napoletana diventa Stg: ecco come l’Ue vuole tutelare la pizza napoletana dalle imitazioni

Con la sigla Stg si fa riferimento a una “specialità tradizionale garantita“: nel momento in cui la pizza napoletana viene inserita in questa categoria, non sarà quindi più possibile chiamare un prodotto con questo nome se non rispetterà le regole previste.

Tali regole riguardano la produzione degli ingredienti, la preparazione e la cottura; insomma, tutto il processo che gira intorno alla pizza napoletana, garantendo quindi il giusto rispetto e riconoscimento anche agli agricoltori e agli allevatori.

I prodotti dovranno infatti essere rigorosamente Made in Italy, come l’olio extravergine d’oliva, il basilico, la Mozzarella di Bufala Campana Dop o la Mozzarella tradizionale Stg. I pomodori dovranno infine essere pelati, anche se resta l’opzione di utilizzare pomodorini freschi.

La pasta della pizza dovrà inoltre avere un minimo di ore di lievitazione (che dovrebbero essere 12), e la pasta dovrà essere stesa a mano. Infine, anche farcitura e cottura sono normate; quest’ultima dovrà avvenire esclusivamente in un forno a legna, a una temperatura di 485 gradi.

L’altezza del cornicione dovrà poi essere compresa fra uno e due centimetri. Il tutto sarà controllato da un ente di certificazione, che non potrà essere ovviamente affiliato al ristorante in questione.

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Cosa rischia ora chi serve al ristorante pizze napoletane “taroccate”

Nel momento in cui la Pizza Napoletana viene considerata categoria Stg, chiunque proporrà alla propria clientela una pizza dalle caratteristiche diverse da quelle indicate potrà incorrere in un illecito.

Sarà l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi (Icqrf) ad essere responsabile dell’aggiornamento delle sanzioni che riguardano la protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazione di origine dei prodotti utilizzati.

Granissimo è stato l’entusiasmo della Coldiretti, che in un comunicato ha subito espresso la propria soddisfazione e ringraziato Bruxelles per essere intervenuta su una questione centrale per il contrasto alle frodi alimentari.

Il regolamento entrerà in vigore il 18 di dicembre, e segna un traguardo importante per la messa in sicurezza della fama internazionale di un piatto emblema dell’Italia e della sua millenaria tradizione culinaria. La pizza napoletana è infatti uno dei prodotti italiani più copiati all’estero, ma certamente non l’unico. Questo decreto potrebbe quindi essere il primo di molti altri.

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