Un emozionante road movie sulla paternità e l’ansia di libertà da vedere su Rai Play

Un padre e suo figlio si lanciano in un disperato e improbabile viaggio attraverso i Balcani: una storia forte sulla potenza dei legami familiari.

Gabriele Salvatores, a quasi 70 anni, sceglie di tornare al proprio genere del cuore, ovvero il road movie, che l’ha reso celebre con pellicole come Marrakesh Express, Mediterraneo, Puerto Escondido e Turnè, noti anche come Tetralogia della fuga.

Per Salvatores, la fuga non assume mai però un significato negativo, nè si trasforma in una scorciatoia per allontanarsi dalle proprie difficoltà. Al contrario, nel momento del viaggio i suoi personaggi riescono finalmente a scoprire la propria identità, una volta lontani dai meccanismi consolidati della società.

Anche in questo caso, la fuga diventa l’occasione per ripensare alle proprie scelte, e di entrare finalmente nell’età adulta. Vediamo allora trama e cast di questo film, incentrato su un complicato rapporto padre e figlio.

Un road movie emozionante e commovente da vedere su Rai Play

Con questo road movie, disponibile su Rai Play, Salvatores punta direttamente alle emozioni del proprio pubblico, proponendo una storia che, almeno sulla carta, ha tutte le caratteristiche per far commuovere lo spettatore.

La storia è infatti quella di Vincent, un sedicenne affetto da disturbi dello spettro autistico e della personalità, estremamente difficile da gestire per la madre Elena. I due vivono in una splendida villa insieme a Mario, marito di Elena e padre adottivo di Vincent, placido e concreto editore milanese.

Nella loro quotidianità usurante irrompe però Willy, padre biologico di Vincent che, una volta venuto a conoscenza della gravidanza di Elena era immediatamente scomparso, e che ignora pertanto anche i problemi mentali del figlio.

Willy non è presenza gradita, per cui riparte poco dopo sul suo furgone, pronto per iniziare il proprio tour; è infatti un cantante da balera e matrimoni amatissimo fra Slovenia e Croazia, soprannominato il Modugno dei Balcani.

Sul furgone si è però nascosto Vincent, ansioso di conoscere meglio questa misteriosa figura paterna. Proprio il loro viaggio attraverso i Balcani è il cuore del film, fra roulottes abbandonate per il traffico di esseri umani, matrimoni ortodossi, artisti girovaghi e prostitute di buon cuore.

Dall’altro lato, osserviamo il viaggio parallelo di Elena e Mario, sulle tracce dei fuggitivi.

Tutto il mio folle amore prende il titolo da un verso di Modugno (Cosa sono le nuvole), ed è basato sul romanzo Se ti abbraccio non avere paura, di Fulvio Ervas, che si ispira alla storia di un padre e un figlio autistico attraverso gli Sstati Uniti.

Se da un lato il film riesce davvero ad emozionare per la forza dei legami, e per come viene delineata l’evoluzione del rapporto fra Willy e Vincent, dall’altro non mancano i clichés del genere, e una serie di scelte che rischiano di scadere nel grottesco (sono in particolare le interazioni fra la coppia principale e le macchiette balcaniche a lasciare spesso perplessi).

In ogni caso, il film funziona abbastanza bene nel complesso, anche grazie ad un’ottima fotografia e alle ambientazioni suggestive.

Un cast vincente: Santamaria sa cantare e Pranno convince tutti

A far superare anche alcuni momenti imbarazzanti della scrittura ci pensa in ogni caso l’ottimo cast del film.

Nel ruolo di Willy troviamo così Claudio Santamaria, perfetto per il ruolo e che ha anche l’occasione di cimentarsi in diversi pezzi di Domenico Modugno, superando la prova a pieni voti.

Intenso e malinconico, Santamaria riesce a dare autenico spessore al personaggio, valorizzandone appieno le luci e le ombre per un risultato convincente.

Grandissima è poi Valeria Golino nei panni di Elena, forse il personaggio con l’evoluzione più interessante dell’intero film. Elena passa infatti da un atteggiamento passivo, totalmente legato al proprio ruolo di madre di un figlio disabile, per riappropriarsi gradualmente della propria vita.

Questo processo non è però in contraddizione con l’amore per Vincent, anzi: è solo nel finale, con una scena in piscina particolarmente riuscita, che Elena sembra davvero accettare la condizione del figlio e l’amore che la lega a lui. E subito dopo, segue una scelta solo all’apparenza sorprendente.

Ad interpretare Vincent c’è invece il giovane Giulio Pranno, alla sua prima prova cinematografica. L’interpretazione di Pranno è impeccabile, tanto che fra le ricerche di Google si trova proprio “Attore autistico tutto il mio folle amore”.

Pranno riesce così a dare conto di tutta la vitalità e la curiosità di Vincent, ansioso di scoprire un mondo dal quale è sempre stato tenuto lontano e di creare un legame con un padre che non ha mai conosciuto.

Infine, nel ruolo di Mario troviamo Diego Abatantuomo, garanzia di equilibrio e buon senso in un sistema di personaggi altrimenti decisamente sopra le righe. Ad Abatantuomo è affidata anche un’irresistibile vena ironica, necessaria a bilanciare invece l’ansia e l’agitazione del personaggio di Valeria Golino (specializzata nella resa di personaggi eccentrici, come dimostra l’ottima resa sul set di La vita bugiarda degli adulti).

Margherita Cerri
Margherita Cerri
Redattrice, classe 1998. Appassionata di letteratura e di scrittura, mi sono laureata in Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano con una tesi sul rapporto fra Italo Calvino e il gruppo Oulipo. Dopo alcune esperienze come aiuto bibliotecaria e insegnante, ho svolto un periodo di studio a Parigi, e infine mi sono unita a Trend Online tramite uno stage curriculare. Scrivo principalmente di cinema, spettacolo, attualità e viaggi. Motto: Qualunque cosa sogni d'intraprendere
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