BCE verso un nuovo aumento dei tassi di interesse a settembre

Dopo gli aumenti dello scorso luglio, la BCE sta varando la possibilità di un nuovo aumento dei tassi di interesse per frenare l'Inflazione.

Durante il vertice della Banca Centrale Europea, uno dei temi di punta sarà la lotta all’inflazione e tra le proposte che verranno discusse il prossimo 8 settembre, un nuovo aumento dei tassi d’interesse, più incisivo del precedente.

Nuovi aumenti dei tassi di interesse della BCE

Lo scorso 21 Luglio la BCE ha varato alcune misure straordinarie e introdotto il TPI, uno strumento finalizzato all’acquisizione di obbligazioni all’interno dell’eurozona, finanziato con l‘aumento dei tassi di interesse nell’ordine dello 0,5%. Una misura simile che non si vedeva da almeno 11 anni, quando, sotto la guida di Mario Draghi, per contrastare la crisi economica mondiale, la BCE si attivò in maniera analoga, acquistando obbligazioni e innalzando i tassi di interesse.

Questa misura tuttavia, sembra non aver sortito l’effetto desiderato, o meglio, le operazioni di acquisto avvenute ad Agosto sono state relativamente efficaci ed hanno permesso di contenere in parte l’aumento dell’inflazione, donando stabilità ai titoli di stato i cui rendimenti, grazie alle forti acquisizioni da parte della BCE, hanno mantenuto livelli ordinari.

Gli effetti del primo aumento

In particolare le obbligazioni italiane, che nelle ultime settimane sono state e continuano ad essere oggetto di attacchi speculativi da parte degli Hedge Fund internazionali, che hanno avviato vendite allo scoperto ai danni dei titoli italiani, hanno mantenuto livelli stabili, e lo spread tra BTP e Bund Tedeschi a dieci anni, non è cresciuto troppo.

La BCE tuttavia non è soddisfatta a pieno dell’operazione e sembra che molti membri del consiglio direttivo, siano inclini ad un ulteriore incremento dei tassi di interessi.

L’intento è quello di aumentare il costo del denaro al fine di contenere l’inflazione. Per questo, è sul tavolo una nuova manovra di aumento dei tassi di interesse, che verrà discussa durante la prossima riunione che si terrà l’8 settembre.

Sulla scia degli aumenti da parte della BCE anche altre banche centrali mondiali, con economie simili a quella europea, si sono attivate in maniera analoga, prima la Federal Reserve ha aumentato i propri tassi di interesse e successivamente la Banca centrale di Israele. Diversamente, la Banca centrale cinese ha adottato una politica inversa, riducendo i tassi di interesse e favorendo l’inflazione 

Sempre più membri del consiglio direttivo a favore degli aumenti

Tra i vari membri del consiglio direttivo della BCE il numero di membri a favore di ulteriori aumenti è in costante crescita.

L’ultimo membro del consiglio che ha sposato la tesi dell’innalzamento dei tassi di interesse è Martins Kazaks, governatore della banca centrale lettone. Secondo il governatore “solo così si può sperare di tenere a bada l’inflazione. Una posizione analoga a quella di Francois Villeroy de Galhau e Isabel Schnabel.

De Galhau sostiene che l’impegno della BCE debba essere incondizionato e ritiene necessario un rialzo “significativo” dei tassi di interesse da attuare durante la riunione di settembre, proposta che vede concordare anche il direttore della banca centrale Finlandese Olli Rehm, per il quale un rialzo significativo è un intervento necessario.

A sostegno della linea dura della BCE per fronteggiare l’inflazione anche l’olandese Klass Knot, il presidente della Bundensbank tedesca Joachim Nagel e il belga Pierre Wunsch.

La linea moderata della BCE

A contrapporsi alla linea dura proposta in larga parte dai consiglieri dell’europa settentrionale, una linea più morbida e accomodante sostenuta da Ignazio Visco e Fabio Panetta della banca d’Italia, l’irlandese Philip Lane, lo spagnolo Pablo Hernandez de Cos e il greco Yannis Stournaras, che sostengono la proposta di una politica monetaria più espansiva, con tassi bassi, così da ridurre il costo del debito da parte dei paesi dell’eurozona, nonostante ciò, anche i sostenitori della politica espansiva concordano sulla necessità di acquistare titoli di stato dei paesi membri. 

I problemi della politica espansiva

La politica espansiva sostenuta principalmente dai paesi con il debito pubblico più alto, favorisce l’inflazione, quella stessa inflazione che la BCE vuole contenere e ricondurre nell’ordine del 2%, che, nell’ultimo periodo ha sfiorato il 9%.

Per la BCE è quindi prioritario ridurre l’inflazione e contenere l’aumento dei prezzi anche a discapito della crescita economica, e il rallentamento della crescita economica è un effetto inevitabile dell’aumento dei tassi di interesse, poiché con il loro aumento il costo del denaro aumenta ed aumenta di conseguenza il costo per accedere a prestiti e finanziamenti, che inevitabilmente si traduce in una minore quantità di denaro in circolazione e un rallentamento significativo dell’economia.

Antonio Coppola
Antonio Coppola
Copywriter, classe 1989. Sono nato a Napoli. Laureato in Storia Contemporanea e specializzato in geopolitica e relazioni internazionali presso l'Università di Pisa, nella vita mi occupo di divulgazione, marketing e comunicazione. Scrivo sul web da oltre 10 anni. Appassionato di scrittura e tecnologia, ho collaborato con diversi portali e riviste di settore nel mio campo e nel 2012 ho avviato un mio progetto di divulgazione storico culturale ed un podcast, grazie ai quali ho avuto modo di stringere collaborazioni con aziende, enti e riviste di settore ed ho avuto modo di esplorare e approfondire il mondo della SEO e del Web Marketing.
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