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Unilever fa davvero sul serio sul Consumer Healthcare di Gsk

Unilever fa davvero sul serio sul business Consumer Healthcare di GlaxoSmithKline (Gsk), sottolineando come la preda sia “leader nell’attraente settore della salute dei consumatori e sarebbe una scelta strategica” mentre il colosso anglo-olandese (anzi ormai solo britannico visto che dalla fine di novembre non scambia più sulla piazza di Amsterdam) dei beni di largo consumo è impegnato a rimodellare il proprio portafoglio. Nel weekend Gsk, in scia alle indiscrezioni del Sunday Times, aveva confermato di avere rifiutato una proposta di Unilever per Consumer Healthcare, la nuova entità in fase di separazione dal core business farmaceutico. Sul piatto circa 50 miliardi di sterline (pari a poco meno di 60 miliardi di euro), di cui 41,7 miliardi (50 miliardi di euro) in contanti, il resto in azioni. La big pharma britannica aveva precisato di avere già ricevuto tre offerte non sollecitate e di averle respinte tutte perché sottovalutano il business attuale e le prospettive future di Consumer Healthcare, che vanta un portafoglio di prodotti che va dal dentifricio Aquafresh, all’antidolorifico Voltaren, all’integratore Multicentrum.

Unilever fa davvero sul serio sul Consumer Healthcare di Gsk

A stretto giro è arrivato il comunicato di Unilever che, tutt’altro che scoraggiata, ha confermato l’approccio a Gsk (ma anche a Pfizer, che detiene il 32% del capitale di Consumer Healthcare e che finora secondo il Times avrebbe appoggiato il rifiuto del gruppo britannico), anche se ha ammesso che non c’è la certezza che si possa arrivare a un accordo. Quel che è certo, secondo quanto riportato sempre nel weekend da Bloomberg, è che Unilever sta già lavorando a un rilancio insieme alle banche per ottenere i finanziamenti necessari. Unilever, riporta la Cnbc, ha comunque sottolineato di essere impegnata in una “rigorosa disciplina finanziaria” per eventuali acquisizioni. La reazione del mercato è stata però pessima e se Gsk è andata in rally di circa il 4% a Londra, Unilever ha toccato un crollo superiore al 7% nelle prime ore di contrattazione sulla piazza britannica (contro un rialzo intorno allo 0,70% per il Ftse 100). Reckitt Benckinser, la rivale di Unilever che potrebbe essere una delle pretendenti, come Gsk è invece in rally del 4% circa.

Gsk rifiuta un’offerta da 60 miliardi e Unilever lavora al rilancio

Anche se la valutazione ufficiale di Consumer Healthcare dovrebbe essere intorno a 40 miliardi di sterline (circa 48 miliardi di euro), Gsk non ha alcuna intenzione di svendere e ha comunque l’opzione di un collocamento sul listino. Certo l’Ipo della joint venture nata nel 2019 (sulle ceneri di un’altra che gli inglesi avevano con gli svizzeri di Novartis) sarebbe molto più legata agli andamenti dei listini e, soprattutto, richiederebbe tempo per una totale uscita da Consumer Healthcare e quindi per andare all’incasso. Dopo il collocamento Gsk sarebbe costretta a passare da vendite di azioni parcellizzate e, verosimilmente, sempre a sconto. Nei mesi scorsi si era parlato di possibile interesse da parte dei private equity (tutti i big del settore: da Advent International a Blackstone, da Carlyle Group a Cvc Capital Partners, da Kkr & Co. a Permira) e, oltre a Reckitt, è certo che una delle altre due offerte respinte sia arrivata dall’altro colosso Procter & Gamble (P&G).

Su Consumer Healthcare di Gsk Unilever ma anche Reckitt e P&G

Come nota Chris Hughes, opinionista di Bloomberg, il rifiuto di Gsk è giustificato. Certo, l’offerta di Unilever non è bassa: è intorno a un multiplo di 18 volte l’ebitda previsto per il 2022. Per capirci, siamo intorno alla valutazione di P&G al Nyse. Reckitt scambia intorno a multipli di 15,2 contro i 16,7 di Colgate-Palmolive. E Gsk avrebbe il motivo per chiedere di più, dopo che sabato ha comunicato che il Consumer Healthcare ha registrato una crescita organica media del 4% annuo tra il 2019 e il 2021, facendo meglio del settore. E Gsk si attende nel medio periodo che un 4%-6% di espansione delle attività sia facilmente raggiungibile. Gsk ha sottolineato come la trasformazione partita ai tempi di Novartis nel 2015 e proseguita con l’inserimento dei prodotti di Pfizer nel 2019 abbia fornito una piattaforma per ridimensionare e ottimizzare molti aspetti del business, dalla cessione dei marchi a crescita inferiore, all’introduzione di un nuovo modello di ricerca e sviluppo, fino all’ottimizzazione supply chain. (Raffaele Rovati)

REM 2022: nessuna speranza da Draghi! Vediamo le novità

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Ci sarà il REM nel 2022? 

Questa è la grossa domanda che in molti si stanno ponendo, senza per il momento riuscire a darsi una risposta.

Nelle ultime settimane dell’anno scorso sembrava tutto deciso e il Reddito di Emergenza non doveva più essere riproposto.

Poi un sussulto, l’aumento dei contagi e il protrarsi dell’emergenza epidemiologica ha ridato speranza ai cittadini, che accoglierebbero di buon grado un ritorno del sostegno.

Nelle scorse settimane dunque si sono letti molti articoli e ascoltate diverse interviste, i quali sostenevano che un ritorno del REM fosse possibile.

Che cosa c’è di vero? Ci sono concrete possibilità di un ritorno del Reddito di Emergenza nel 2022?

Da una parte ci troviamo di fronte a una situazione che non ha precedenti, che porta a fondo con sé molte famiglie che stanno subendo il contraccolpo economico, e di conseguenza elargire un aiuto sembra più che utile e doveroso.

Dall’altro lato bisogna considerare il costo della misura, che essendo a fondo perduto non è in grado di portare alcun ritorno al Governo.

Infine, abbiamo potuto notare in questi mesi di pandemia come non sia facile essere celeri nelle decisioni, questo a causa del forte impatto che il virus sta avendo e che obbliga gli organi competenti a doverlo mettere in primo piano. 

Andiamo dunque a vedere che cosa sta accadendo al Governo, che cosa sta pensando Draghi e quali sono le novità.

Prima di proseguire vi consigliamo la visione del seguente video YouTube di Redazione The Wam, nel quale si parla del Decreto Sostegni e dei pagamenti di gennaio.

REM 2022: che cos’è e perché è importante

Il Reddito di Emergenza è una misura introdotta per sostenere i cittadini messi a dura prova dall’emergenza epidemiologica dovuto al Covid-19.

Viene introdotta dal Decreto Rilancio per poi venire prolungata per altre mensilità, sempre a causa della situazione emergenziale.

La misura garantisce a chi la riceve un sostegno economico limitato ad alcune mensilità, con cadenza mensile.

Non ha dunque una durata annuale, ma viene erogato una tantum per un numero di mensilità decise dal Governo.

Capiamo bene dunque che una riproposizione del REM nel 2022 sarebbe molto importante, soprattutto perché molti cittadini potrebbero trarne giovamento.

Consideriamo infatti che per riceverlo bisogna essere in possesso di alcuni requisiti di reddito, non va quindi a favorire i nuclei familiari ricchi, ma bensì quelli più bisognosi.

A questo punto capire l’importanza della misura è molto semplice, l’emergenza non è terminata e le famiglie in difficoltà continuano a essere in difficoltà.

Sicuramente il Reddito di Emergenza non può rappresentare una soluzione a lungo termine, ma appare chiaro che, come sollievo istantaneo, è una misura più che valida.

REM 2022: la Legge di Bilancio

Per capire la situazione del REM nel 2022 è necessario fare un passo indietro, e andare a vedere il testo della Legge di Bilancio 2022.

Infatti, la sua introduzione nel testo avrebbe determinato l’intenzione di Draghi di riproporlo nel 2022, ma purtroppo non è contenuta nessuna voce inerente al Reddito di Emergenza.

Non sono stati stanziati fondi, per il momento, da dedicargli, e dunque la strada sembra già tracciata.

La situazione emergenziale però non è per nulla cessata e anzi, nelle ultime settimane si è aggravata drasticamente con molti settori che rischiano nuove ripercussioni.

Di conseguenza, è lecito pensare che debbano arrivare nuovi aiuti per garantire una condizione di vita quantomeno accettabile.

La misura però non sembra essere al centro del progetto, nonostante le tante discussioni affrontate a Palazzo Chigi.

Nulla però è ancora perduto: la Legge di Bilancio è solamente uno dei metodi tramite i quali il REM può essere introdotto, e dunque esiste ancora qualche possibilità.

Vedremo dunque nelle prossime settimane se una sua riproposizione sarà possibile, fermo restando che l’ultima conferenza stampa del Premier non lascia trasparire grande ottimismo.

REM 2022: la conferenza stampa di Draghi

Dopo esserci avvalsi del testo della Legge di Bilancio 2022, per capire se sarà possibile rivedere il Reddito di Emergenza anche con il nuovo anno, andiamo ora ad analizzare l’ultima conferenza stampa di Mario Draghi.

In quella sede il Premier si è espresso in merito alla situazione attuale e a molte misure che saranno introdotte per sostenere i cittadini.

Appare un segnale forte il fatto che, nel corso di tutta la conferenza stampa, il REM non sia mai stato menzionato.

Questo è un dettaglio abbastanza iconico della situazione della misura, che a questo punto non sembra avere grosse possibilità di sopravvivenza.

Le misure di sostegno ci sono e saranno in vigore già a breve, e avranno lo scopo sempre di sostegno, ma il Reddito di Emergenza non è compreso, o almeno così pare.

Draghi ha parlato anche del caro bollette e di come intende combattere la questione, per farlo il Governo ha già stanziato circa tre miliardi e mezzo di euro.

Ma non è finita qui, oltre a questi fondi ha annunciato che nei prossimi mesi ci saranno molte misure e ha attaccato duramente tutti coloro che si sono arricchiti dal rincaro del prezzo del gas.

REM 2022: è una misura utile?

Alla luce di quanto detto finora, la domanda ci sorge spontanea: il REM nel 2022, è una misura utile?

Per noi, la risposta è assolutamente sì, e questo per vari motivi che ora andremo a riportarvi.

Il primo tra tutti è proprio la condizione delle bollette, che hanno aumentato il loro costo mettendo praticamente in ginocchio molte famiglie, a causa soprattutto del rincaro del prezzo del gas.

In secondo luogo non possiamo nascondere la durissima situazione che tutti i cittadini stanno vivendo, fatto salva qualche eccezione.

La pandemia ha reso ancora più difficile la condizione di moltissime famiglie che, senza un aiuto concreto, fanno veramente fatica a rimanere a galla.

Di conseguenza il Reddito di Emergenza rappresenta sicuramente un valido strumento di supporto, e il fatto che non venga menzionato in nessuna sede sinceramente ci stupisce.

Infine, Draghi ha parlato di altre misure che verranno introdotte, qualcuna probabilmente la conosciamo, qualcun’altra no, di conseguenza il dubbio è più che lecito.

Saranno efficaci le nuove misure? O fungeranno solo da palliativo a una situazione che definirla complicata è poco?

Per questi motivi riteniamo che la misura non solo sia utile, ma che una sua riproposizione potrebbe aiutare molte famiglie a combattere questo periodo delicatissimo.

REM 2022: i problemi con i pagamenti

Abbiamo fino a qui parlato della possibilità di vedere il REM nel 2022, e di che cosa traspare da Palazzo Chigi utilizzando la Legge di Bilancio e le dichiarazioni di Draghi.

Abbiamo detto, a più riprese, che il Reddito di Emergenza è una misura utile e che può sostenere molte famiglie molti cittadini.

Non possiamo nascondere però il fatto che, nel 2021, le cose non sono sempre andate lisce come l’olio, soprattutto per quanto riguarda i pagamenti.

I pagamenti vengono erogati dall’INPS, l’Istituto Nazionale per la previdenza Sociale si occupa di ricevere le domande, metterle al vaglio e poi di erogare il sostegno economico.

Le ultime mensilità, però, sono state un vero e proprio disastro, con ritardi mostruosi che hanno fatto perdere fiducia nell’efficacia della misura stessa.

Questi sono dovuti a più fattori e il primo è assolutamente il sovraccarico che l’INPS ha subito negli ultimi mesi, dovendo accollarsi l’iter di molti bonus e misure di sostegno.

Consideriamo poi l’Assegno Unico temporaneo e la sua discussa compatibilità con il Reddito di Cittadinanza, che impone all’Istituto di verificare i requisiti senza ricevere domande autocertificate.

Poi ci sono le pensioni, i vari assegni e via dicendo, in sostanza un grosso peso che è gravato, e continua a gravare sulle sue spalle, e i ritardi dei pagamenti si sono accumulati.

Appare chiaro che, essendo il REM una misura emergenziale, non può incappare in ritardi come quelli appena citati, poiché perderebbe proprio la sua finalità.

REM 2022: altre misure alternative

Nonostante le cose non siano sempre andate benissimo, il REM ha rappresentato una certezza per molti cittadini in questi mesi di pandemia.

Mario Draghi parla di alcune misure che entreranno in vigore e che garantiranno di ricevere sostegno nei prossimi mesi, che si preannunciano molto duri.

Il Governo, come ha ampiamente dimostrato negli ultimi mesi, ha la ferrea volontà d’introdurre manovre che hanno lo scopo di garantire la ripresa.

Di conseguenza, non vuole più elargire aiuti una tantum a fondo perduto, o almeno non nella stessa quantità degli anni scorsi.

A riprova di questo c’è anche la riforma del Reddito di Cittadinanza, che traccia una linea netta tra ciò che era e ciò che sarà d’ora in avanti.

Una misura non più al solo carattere assistenziale, che tra l’altro non lo sarebbe mai dovuta essere, ma una misura che si propone di garantire l’occupazione dei beneficiari.

Il REM di conseguenza, in questo nuovo modo di pensare, non s’inserisce molto bene, essendo esso introdotto con una pura forma assistenzialistica.

Quel che a questo punto resta da vedere è se le nuove misure saranno all’altezza delle aspettative, e se saranno effettivamente migliori di quella che vanno a sostituire.

REM 2022: ci sarà?

Nel corso dei paragrafi abbiamo più volte ribadito che, al momento, non ci sono grandi possibilità di rivedere il REM nel 2022, e questo alla luce di diversi fattori.

Nulla è perduto però, molto sarà rappresentato dalla situazione dell’emergenza epidemiologica, un peggioramento ancor più grave potrebbe non dare tempo al Governo di varare nuove misure, e potrebbe dunque tornare sull’usato sicuro.

All’infuori di questa possibilità non ne vediamo molte altre, a meno che Mario Draghi non ci stupisca con un repentino dietrofront.

Siamo però molto curiosi, e anche fiduciosi, di scoprire le nuove riforme che verranno effettuate per sostenere i cittadini.

Le aspettative create sono alte, soprattutto alla luce di quanto il Premier ha dichiarato nell’ultima conferenza stampa.

Staremo a vedere se tutti i presupposti rispetteranno le aspettative o se invece, viceversa, lasceranno gli italiani con l’amaro in bocca.

Raccomandazioni Borsa: promozione per Tenaris

Riportiamo le raccomandazioni odierne sui titoli della Borsa Italiana fornite dai principali broker.

GENERALI:

Hsbc ha alzato il target price su Generali a 21 euro da 17,5 euro.

ITALGAS:

Morgan Stanley ha alzato il target price su Italgas a 5,8 euro da 5,6 euro.

SNAM:

Morgan Stanley ha alzato il target price su Snam a 4,5 euro da 4,2 euro.

STM:

Deutsche Bank ha alzato il target price su STMicroelectronics a 52 euro da 50 euro.

TENARIS:

Mediobanca ha alzato il rating su Tenaris a “outperform” da “neutral”.

TERNA:

Ubs ha avviato la copertura su Terna con rating “buy” e target price a 7,8 euro.

(Roberto Vergano)

Bonus 1.000 euro lavoratori fragili: come chiederlo subito!

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Per i lavoratori fragili arrivano importanti novità: si tratta di un bonus da 1.000 euro che può essere erogato in specifiche situazioni. Il sostegno è destinato a tutti i cittadini lavoratori che presentano particolari condizioni di salute, o particolari situazioni di disagio.

Come spiega un articolo di Lalegge104.it questo specifico bonus può essere erogato se il soggetto percepisce il sostegno della Legge 104, ma non solo:

“Si tratta di un contributo saltuario di mille euro, destinato ai lavoratori in condizioni di fragilità, anche se non si è in possesso della legge 104.”

Per chi non la conoscesse, la Legge 104 garantisce una serie di sostegni per tutti quei soggetti che sono affetti da particolari disabilità, stati di malattia o fragilità di diversa natura. Questi soggetti, ma anche i famigliari che vi assistono, possono accedere a diverse misure come specifici permessi dal lavoro.

Il bonus da 1.000 euro che verrà accreditato nel 2022 riguarda un sostegno erogato una tantum, per tutti quei soggetti che rientrano nella Legge 104, ma non solo, perché viene esteso a tutti i lavoratori che si trovano in particolari condizioni di salute e fragilità, anche di fronte al rischio di contrarre il Covid-19.

La presenza di immunodepressione, o di patologie oncologiche particolari, può mettere ulteriormente a rischio la salute del soggetto, maggiormente rispetto ad altri, nel momento in cui viene contratto il virus Covid-19. Per questo motivo per i soggetti che presentano tali condizioni di salute viene applicato quanto più possibile lo smart working.

Dove questa misura non è applicabile, per il soggetto che è rimasto a casa da lavoro per molto tempo (più di un mese) è previsto l’ulteriore supporto di 1.000 euro in base a questo bonus specifico, che per il momento è stato comunicato in Gazzetta Ufficiale, ma per cui si attendono precise istruzioni dall’INPS. Vediamo nel dettaglio come funziona questo sostegno, secondo le prime indiscrezioni.

Nuovo bonus 1.000 euro: a chi è rivolto

La Legge di Bilancio 2022 ha previsto diversi sostegni per i cittadini e le imprese, oltre a diverse misure che vanno a modificare il fisco e le pensioni. Tuttavia interviene anche a favore dei lavoratori definiti come fragili, per cui già in passato si era intervenuto con aiuti appositi.

Il nuovo bonus consiste nell’erogazione in un’unica volta di 1.000 euro per tutti i soggetti fragili che rientrano in alcune casistiche specifiche. Si tratta di un sostegno economico corrisposto ai lavoratori fragili che nel 2021 hanno terminato i giorni di malattia indennizzabili dall’ente previdenziale INPS.

Il bonus è spiegato nel dettaglio in un video recente del canale Youtube Speedy News Italia. Il canale presenta notizie su tematiche attuali come il lavoro, incentivi alle famiglie e alle imprese, per cui è consigliata la visione di questo video che tratta il nuovo bonus:

Secondo le ultime decisioni prese in merito a questo bonus, il sostegno verrà erogato solamente una volta, a patto che siano rispettati alcuni requisiti, primo tra tutti il requisito di rientrare in una delle categorie di lavoratori considerati fragili. Si tratta di soggetti che percepiscono la misura di sostegno della Legge 104, ma non solo.

Gli interessati al nuovo bonus sono anche tutti i soggetti considerati fragili per motivi di salute: soggetti immunodepressi, con patologie oncologiche, o che stanno svolgendo particolari terapie salvavita. Il sostegno non è rivolto a tutti i lavoratori, ma unicamente a chi presenta patologie gravi e che hanno un rischio più elevato nel caso di Covid-19.

In alternativa i soggetti devono trovarsi in una condizione di disabilità grave, confermata da opportuna documentazione medica. Il bonus è rivolto nel particolare a chi non può più accedere ad un periodo di malattia coperto dalle indennità previste normalmente dall’IMPS, in quanto ha superato il periodo di copertura.

Bonus 1.000 euro e smart working

Uno dei requisiti importanti per poter beneficiare di questo sostegno di 1.000 euro riguarda lo smart working: il bonus è previsto solamente per i soggetti fragili per cui non è stato possibile applicare lo smart working, lavorando quindi da casa.

Secondo queste indicazioni, tutti i soggetti fragili che hanno visto trasformare il loro lavoro in presenza ad un lavoro in modalità agile, non possono accedere al bonus da 1.000 euro.

Il sostegno erogato una tantum è previsto unicamente per quei casi in cui i soggetti fragili hanno effettivamente dovuto richiedere diversi giorni di malattia superando le indennità previste, che di fatto non hanno potuto lavorare da casa.

Ricapitolando, gli interessati a questo tipo di erogazione sono:

  • Soggetti fragili secondo la Legge 104;
  • Soggetti immunodepressi, con particolari situazioni oncologiche o terapie salvavita;
  • Soggetti rientranti in una delle categorie viste sopra, per cui non è stato possibile trasformare il lavoro in presenza in smart working;
  • Soggetti rientranti nelle categorie viste sopra, che hanno superato il limite di tempo per il periodo indennizzabile con la malattia, con l’ente previdenziale INPS.

Per queste persone è riconosciuto lo stato di fragilità, e viene garantito un massimo di 1.000 euro di bonus una sola volta, non si tratta di un sostegno erogato mese per mese, come accade invece per altre misure, come il reddito di cittadinanza.

Lo smart working è venuto incontro alle esigenze di continuità al lavoro, anche in presenza di misure di restrizione per la tutela della salute, e molti cittadini hanno convertito il loro lavoro in presenza in lavoro agile. Tuttavia si è dato precedenza, sia nel pubblico che nel privato, alle persone con particolari condizioni di disabilità o fragilità. Dove questo non è stato possibile, interviene questo nuovo sostegno.

Bonus lavoratori fragili: alcuni saltano!

Questo particolare bonus da 1.000 euro viene erogato esclusivamente secondo le condizioni viste sopra, e solamente per i lavoratori considerati fragili. Per queste categorie di lavoratori, la Legge 104 garantisce alcuni sostegni sotto forma di permessi retribuiti dal lavoro, in condizioni normali.

Con l’arrivo della pandemia, oltre a questo tipo di misura, sono state introdotte nel 2021 diverse iniziative per supportare i soggetti più fragili, che di fatto sono più esposti al rischio di malattia con il Covid-19. Per questi soggetti nel 2021 è stata introdotta anche la possibilità di trattare il periodo di assenza da lavoro come un ricovero ospedaliero.

Inoltre per i lavoratori fragili era stata disposta la possibilità di svolgere anche una diversa mansione rispetto a quella svolta normalmente, per garantire il passaggio allo smart working.

Nel 2022, nonostante continui l’emergenza sanitaria, per adesso almeno fino a marzo, è caduta la possibilità di equiparare l’assenza da lavoro al ricovero in ospedale, per tutti i lavoratori fragili.

Al momento questa misura è sospesa, mentre lo stato stanzia la cifra di 5 milioni di euro a favore del bonus una tantum di 5.000 euro. Questo significa che il sostegno in questione ha comunque un limite massimo, che se superato non garantirà più il bonus.

La cifra di 5 milioni di euro è la cifra massima che lo stato garantisce per il momento per questa misura, per erogare i 1.000 euro previsti ai lavoratori fragili. Sperato questo importo, non si potrà più avere accesso al sostegno.

Come chiedere il bonus lavoratori fragili

Per poter richiedere questo sostegno economico di 1.000 euro, è indispensabile essere lavoratori fragili, secondo le modalità viste sopra, con la presenza di particolari patologie o essere beneficiari della Legge 104.

Il bonus verrà garantito secondo le previsioni dall’ente previdenziale INPS, ma al momento si attendono ancora chiarimenti in merito alla modalità per presentare la domanda di accesso al sostegno.

Quello che è certo è che per accedervi è indispensabile essere stati assenti da lavoro per un periodo minimo di un mese, e non poter più accedere in questo modo alle indennità previste dall’INPS. Dato che i fondi sono piuttosto limitati, si attende che nel momento in cui saranno aperte le domande, si presume tramite portale web, ci sarà una vera e propria corsa per richiedere questo bonus.

Il sostegno infatti non verrà erogato direttamente agli interessati in modo automatico, ma sarà corrisposto solamente dopo che i soggetti avranno presentato la domanda di accesso, secondo quelle che sono le prime indiscrezioni a riguardo.

Questo sostegno arriva nel momento in cui ancora una volta molti lavoratori, e imprese, si trovano nuovamente in una situazione di difficoltà a causa dell’ultima diffusione del virus, e delle misure emergenziali che propongono ulteriori strette.

Bonus lavoratori fragili e Decreto Cura Italia

Secondo le indiscrezioni, sarà possibile chiedere questo sostegno economico solamente se vengono rispettati i requisiti visti sopra, e se i soggetti hanno già beneficiato in passato delle tutele previste dal Decreto Cura Italia, come riporta Leggioggi.it:

“Essere stati destinatari nel 2021 della tutela riservata ai lavoratori fragili prevista dal Decreto “Cura Italia”;”

Questo Decreto ha previsto infatti già per il 2021 alcune misure specifiche rivolte ai soggetti fragili e il mondo del lavoro: dalla priorità allo smart working per questi soggetti, all’accesso al periodo di malattia equiparato al ricovero in ospedale.

Queste misure hanno coinvolto i lavoratori più a rischio sia nel settore pubblico che nel privato, ma molte di queste iniziative sono ufficialmente terminate al 31 dicembre 2021. Per garantire un ulteriore aiuto a questi lavoratori è stato introdotto il bonus da 1.000 euro, ma molti si chiedono se basterà, anche in base a quella che si attende essere la fine dell’emergenza sanitaria per marzo 2022.

Per questi soggetti continua ad intervenire anche lo smart working dove è possibile, lavoro agile che va a sostegno di tutti i lavoratori anche nel momento in cui è necessario trascorrere un periodo di quarantena in casa. 

Per adesso per quanto riguarda l’importo di erogazione del sostegno, il massimo previsto per ciascun lavoratore è un bonus di 1.000 euro, è stata infatti negata la possibilità di introdurre nuovi fondi specifici per questa misura.

UniSalute, come funziona e quanto costa la polizza sanitaria

Sempre più italiani decidono di sottoscrivere una polizza sanitaria con UniSalute o altre assicurazioni. Perché succede questo in un Paese in cui le cure sono assicurate dallo Stato?

Come sappiamo, il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) in Italia garantisce le cure e i l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, senza distinzioni di reddito e secondo i principi di universalità, equità e solidarietà. È un sistema sanitario che ci viene invidiato da tutto il mondo e che spesso, durante la pandemia, abbiamo sentito definire come un modello da seguire dagli altri Paesi dell’Unione.

Tuttavia, a controbilanciare i notevoli punti di forza, ci sono degli elementi negativi che generano malcontento; tra questi, le lunghe liste di attesa e la forte disparità fra le regioni, come più volte emerso dai report annuali dell’OCSE.

Sebbene l’accessibilità alle prestazioni sanitarie sia complessivamente buona, una percentuale della popolazione rinuncia alle cure del sistema di sanità pubblica a favore di servizi privati. Ciò a causa dei tempi di attesa troppo eccessivi, in particolare nelle regioni del Sud. 

Inoltre, secondo quanto emerge dal Profilo della Sanità 2021 elaborato dalla Commissione Europea, nell’arco dello scorso anno in Italia, il Covid19 ha reso l’accessibilità alle cure ancora più difficile, costringendo quindi il 23% degli italiani a pagare le spese sanitarie di tasca propria.

Per questo, una fetta non indifferente della popolazione sta pensando di farsi un’assicurazione sanitaria, al fine di abbattere i costi delle strutture private, non così facili da sostenere.

Tra queste, UniSalute è la polizza sanitaria attualmente più gettonata sul territorio nazionale, la quale conta circa 8 milioni di iscritti. Come funziona, quanto costa e quali spese copre?

UniSalute: cos’è e come funziona

UniSalute è una polizza sanitaria appartenente al famoso gruppo assicurativo UniPol. Fondata nel 1995, UniSalute vanta partnership con più di 600 strutture che offrono prestazioni sanitarie, motivo che la rende l’assicurazione più popolare in Italia.

Il suo funzionamento è simile a tutte le assicurazioni: la persona che sottoscrive un piano assicurativo, si assicura la copertura delle spese sanitarie fino a un limite definito, tramite il pagamento di una quota annuale.

Le visite nelle strutture convenzionate sono totalmente coperte e per queste non è necessario anticipare alcuna spesa da parte dell’assicurato. La lista dei centri convenzionati è consultabile dalla mappa presente sul sito web a questo link.

Qualora invece si ricevessero prestazioni non coperte dalla polizza, nell’eventualità in cui ad esempio non dovessero essere presenti strutture convenzionate nelle vicinanze, è possibile chiedere un rimborso parziale a UniSalute. Come vedremo in seguito, i rimborsi e una serie di altri servizi sono gestibili comodamente online da sito web e da app.

A chi si rivolge UniSalute? Occorre distinguere le polizze dedicate al singolo da quelle destinate alle imprese e alle Casse professionali.

UniSalute: le polizze individuali

Tra le polizze individuali, esistono diverse soluzioni che rispondono ad altrettanti bisogni diversi. Tra questi si annoverano:

  • Il pacchetto per la famiglia. Questo piano copre le spese per le visite cardiologiche e le cure fisioterapiche, offre un piano di prevenzione contro la Sindrome Metabolica e altri servizi dedicati ai bambini;
  • la polizza dedicata agli sportivi. Qui sono inclusi tutti i costi relativi agli infortuni, compresi ricovero e trattamenti riabilitativi;
  • per gli amanti dei cuccioli, UniSalute offre una copertura per le spese veterinarie, compreso un servizio di assistenza telefonica h24;
  • l‘assicurazione odontoiatrica per coprire le ingenti spese dal dentista. Questa polizza è la più diffusa tra quelle individuali e merita una sezione di approfondimento che troverai più avanti.

I pacchetti sono acquistabili online a un prezzo che va da 50 a 250 euro. Una promo di lancio con sconto al 20% è ora disponibile!

UniSalute per i dipendenti

Da 27 anni, UniSalute eroga soluzioni business – i cosiddetti pacchetti Welfare – per le aziende iscritte al fondo EASI, per i datori di lavoro e per i loro lavoratori dipendenti, volti a garantire la prevenzione sui luoghi di lavoro. Inclusa anche la possibilità di estendere l’assicurazione anche al nucleo familiare.

UniSalute mette a disposizione due piani assicurativi, il piano di base e il piano integrativo, a copertura principalmente delle spese per ricoveri e per gli interventi chirurgici in Day Surgery o per i grandi interventi. 

Come si legge sulla mini-guida di UniSalute, questa polizza offre ai lavoratori una diaria di ricovero. Si tratta di un’indennità di rimborso che ammonta a circa 50€ durante i primi 15 giorni di ricovero e aumenta a 100€ per i 15 giorni successivi, fino a coprire un massimo di trenta giorni in ospedale. La copertura si estende a 90 giorni in caso di grande intervento o grave morbosità, e fino a 100 giorni con il piano integrativo.

È possibile creare un piano personalizzato, in base alle proprie esigenze, aggiungendo alla formula base una (o più) tra le garanzie assicurative sottoscrivibili. I vari pacchetti proposti offrono la copertura di una vastissima gamma di servizi, tra cui visite specialistiche presso centri convenzionati, assistenza a lungo termine, cure riabilitative e interventi odontoiatrici.

Possono aderire alla polizza integrativa i soggetti fino a 85 anni di età.

Assicurazione dentale con UniSalute

Si sa, i costi dal dentista spesso spaventano, soprattutto se si necessita di protesi o interventi odontoiatrici. Ma niente paura, UniSalute pensa anche a questo e offre una polizza finalizzata alla copertura delle sole spese odontoiatriche.

Questo tipo di assicurazione è particolarmente gettonata, poiché permette di disporre di una vasta scelta di centri dentistici convenzionati: se ne contano ben 10 mila!

La polizza “UniSalute Dentista” offre:

  • una copertura dei costi per il check up annuale per la prevenzione dentale, che include visita di controllo e igiene orale;
  • una protezione da cure impreviste e urgenti, come in caso di incidenti stradali (copertura fino a 2.000 euro) o interventi chirurgici (fino a 1.500 euro);
  • sconti e tariffe agevolate su qualsiasi tipo di prestazione odontoiatrica. La polizza assicura una riduzione del costo fino al 35%, in media.

È possibile scegliere tra un’assicurazione personale singola, un’opzione per l’intera famiglia e una polizza dedicata ai figli minori di età compresa tra i 4 e i 17 anni, ai quali sono dedicati servizi aggiuntivi.

Il costo della polizza varia in base alla soluzione scelta e in base al comune di residenza. Un’assicurazione per la singola persona costa circa 171 euro annui, ma il prezzo ovviamente aumenta se si estende il piano ad altri membri della famiglia. Tuttavia, si può fare un calcolo del preventivo direttamente sul sito web.

Come iscriversi al portale online

Con UniSalute, gli assicurati possono gestire prenotazioni e rimborsi comodamente online, tramite sito web e app. Come iscriversi al portale? La procedura è molto semplice. Basta collegarsi al sito web www.unisalute.it e per il primo accesso compilare il form con i dati necessari per la registrazione.

Una volta creato l’account, si potrà accedere alla propria Area Riservata e da qui prenotare visite e gestire le prenotazioni, cercare le strutture convenzionate, aggiornare i propri dati personali o accedere a servizi personalizzati.

Tramite i servizi online si possono prenotare visite specialistiche rapidamente con un click, scegliendo il tipo di prestazione e selezionando la struttura preferita, oppure contattando telefonicamente il centro convenzionato scelto e comunicando in un secondo momento data e luogo dell’appuntamento a UniSalute.

Infine, si può contattare l’assistenza di UniSalute al numero verde 800 009654.

Dal portale si possono anche richiedere i rimborsi, accedendo alla sezione apposita. Per fare questo, basterà indicare il tipo di prestazione per la quale si richiede un rimborso, compilare i dati relativi alla fattura, confermare e inviare. Una volta valutata la richiesta, UniSalute provvederà a effettuare un bonifico sul conto corrente collegato all’account.

Tutti i servizi accessibili online sono ben riassunti in questo video YouTube pubblicato da UniSalute:

Quanto costa l’assicurazione UniSalute

La polizza assicurativa UniSalute è molto popolare non solo perché vanta numerosi centri convenzionati, ma anche perché offre diverse soluzioni a prezzi ragionevoli.

Naturalmente il costo varia in base alle opzioni scelte e anche in base all’età, per cui occorre fare sempre una simulazione di preventivo sul sito ufficiale. In linea di massima, i prezzi vanno da poche centinaia di euro fino a circa 1.500 euro annui, mediamente.

Per chi si chiedesse se fossero detraibili le spese mediche non rimborsate con la polizza assicurativa, la risposta è affermativa ma solo in alcuni casi, chiariti dall’Agenzia delle Entrate con la circolare n.7 del 25 giugno 2021.

Il testo afferma che si può ottenere una detrazione IRPEF del 19% su spese non rimborsate sulla quali però non si sia già applicata un’ulteriore agevolazione. Le spese devono essere a carico dell’assicurato e dei suoi familiari. Non è possibile ottenere detrazioni su spese assicurative volte a coprire danni infortunistici a terzi.

I vantaggi della polizza

Ricapitolando, l’assicurazione sanitaria risulta vantaggiosa quando si vogliono evitare i lunghi tempi di attesa delle strutture pubbliche. Ma ci sono anche altri aspetti convenienti. Ad esempio, la facoltà di scegliere lo specialista a cui rivolgersi, senza doversi pagare la visita specialistica di tasca propria.

Inoltre, uno degli aspetti sicuramente più convincenti è il punto sui rimborsi. Con UniSalute gli assicurati possono richiedere il rimborso delle prestazioni sanitarie, di tutte le spese sanitarie non coperte dall’SSN, anche sull’acquisto di farmaci e presidi medici.

Possiamo concludere dicendo che la polizza con UniSalute conviene in particolare alle famiglie, soprattutto se con figli minori a carico, poiché si ha la possibilità di sottoscrivere un’unica assicurazione sanitaria per l’interno nucleo familiare.

Ma ovviamente occorrerà valutare caso per caso. L’assicurazione sanitaria sarà una scelta vantaggiosa da affiancare all’SSN nel caso in cui le spese mediche risultino essere particolarmente eccessive o, probabilmente, ogni qualvolta si abbiano o si prevedano particolari situazioni che richiedano una certa assiduità delle cure medico-assistenziali.

Covid-19: quali sono le nuove regole nel mondo del lavoro!

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La pandemia da Covid-19 non accenna a frenare la sua corsa e continua ad influenzare le decisioni prese nell’universo lavorativo. 

Ebbene, come sappiamo, nell’ultimo periodo abbiamo assistito ad un rapido aumento dei contagi, legati soprattutto alla rapida diffusione della variante Omicron

Infatti, sono stati registrati nel nostro Paese dei veri e propri picchi di positivi, nonostante la campagna vaccinale stia procedendo a pieno ritmo

Tutto quello che accade a livello sanitario va, senza ombra di dubbio, ad influenzare anche il panorama lavorativo italiano e, di conseguenza, sono stati presi numerosi provvedimenti dal Governo Draghi in modo da arginare la diffusione del Coronavirus. 

Ebbene, moltissime novità aprono questo mese di gennaio 2022 in tema Covid-19. Da una parte possiamo parlare di novità “belle”, quali la proroga dello smart working e i congedi parentali per quei genitori che hanno i figli in quarantena. 

Tuttavia, c’è anche il risvolto della medaglia. Infatti, oltre all’obbligo di Super Green pass per tutti quei lavoratori over 50 a partire dal 15 febbraio, abbiamo anche una notizia prettamente negativa, ossia la quarantena preventiva non sarà più riconosciuta come malattia.  

Ma procediamo con ordine. In questo articolo andiamo a scoprire quali sono le nuove regole dettate dal Covid-19 che andranno ad influenzare il mondo del lavoro. 

Covid-19 e lavoro: lo smart working semplificato!

Nonostante solitamente si inizi dalle notizie negative, oggi vogliamo partire da una notizia positiva. 

Ebbene, come sappiamo, con il Decreto Festività, il Governo Draghi ha spostato il termine dello Stato di Emergenza. Infatti, esso doveva finire il 31 dicembre 2021, ma non è stato così e la data finale per ora rimane fissata al 31 marzo 2022. 

Ma quale sarebbe la notizia positiva? Ora ci arriviamo! 

Infatti, oltre all’estensione dello Stato di Emergenza, sono state anche estese le misure di contrasto al Coronavirus in ambito lavorativo, come lo smart-working semplificato. 

Questo significa che i lavoratori e le lavoratrici possono operare in smart-working senza che si via un vero e proprio accordo con il loro datore di lavoro. 

In che senso? Ebbene, secondo quanto previsto dalla legge 81 del 2019, lo smart-working dovrebbe essere garantito da un accordo formale. 

Tuttavia, questo obbligo è stato sospeso all’inizio della pandemia e, ad oggi, per accedere allo smart-working serve solo una comunicazione telematica effettuata sul portale del Ministero del Lavoro

Ma non abbiamo finito qui! Quando parliamo di smart-working dobbiamo fare anche riferimento ai lavoratori fragili. 

Infatti, tutti coloro che sono affetti da patologie a rischio o malattie autoimmuni potranno svolgere il loro lavoro da remoto fino alla fine di febbraio. 

Come abbiamo appena appreso, tale misura è disponibile fino alla fine di febbraio (28 febbraio). E dopo cosa succede?

Ebbene, salvo proroghe dello smart-working per i lavoratori fragili, essi potranno accedere direttamente allo smart-working semplificato previsto per tutti i lavoratori fino al termine dello Stato di Emergenza. 

Diciamolo chiaramente però, non è tutto oro ciò che luccica. Infatti, per i lavoratori fragili l’assenza dal lavoro a causa di una patologia non darà più diritto a ricevere un’indennità economica

Covid-19 e lavoro: i congedi parentali!

Altra importante misura della quale dobbiamo parlare riguarda i congedi per i genitori che convivono con figli di età inferiore a 14 anni. 

Ebbene, in caso di chiusura delle scuole o in caso di contagio, i genitori possono usufruire del congedo parentale. 

In questo caso viene riconosciuta un’indennità del 50% della retribuzione. Inoltre, è importante sottolineare che, per il periodo di assenza dal lavoro, saranno comunque corrisposti i contributi. 

Se hai necessità di fare richiesta per ottenere il congedo parentale hai tre strade possibili:

Covid-19 e lavoro: la quarantena preventiva non è più malattia!

A partire dal 1° gennaio 2022 la quarantena preventiva non sarà più considerata malattia e, di conseguenza, non verrà pagata. 

Ricorda: la quarantena preventiva si applica a quelle persone che sono entrate in contatto con soggetti positivi.

Essa dava diritto all’indennità di malattia, riconosciuta dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale fino al 31 dicembre 2021. 

È bene sottolineare che, in base all’ultima ordinanza del mese di dicembre 2022, chi è vaccinato col booster o da meno di quattro mesi ed entra in contatto con un positivo non è più tenuto a mettersi in quarantena. Infatti, basterà indossare una mascherina Ffp2 e praticare l’auto sorveglianza per cinque giorni, al termine dei quali dovrà essere eseguito un tampone, rapido o molecolare. 

Ebbene, fino al 31 dicembre 2021 tutti coloro che entravano in quarantena preventiva a seguito di un contatto con un positivo hanno avuto diritto ad ottenere la malattia. 

Ovviamente, qualora si possa fare, un modo per risolvere tale problematica è quello di ricorrere allo smart-working. Tuttavia, se il lavoro non può essere svolto da remoto, il dipendente dovrà utilizzare giorni di ferie o di permessi speciali, anche se non indicherebbero il vero motivo dell’assenza. 

Covid-19 e lavoro: l’obbligo di Super Green pass dopo i 50 anni

Dal pacchetto di restrizioni messe in campo al fine di arginare l’ascesa della variante Omicron non rimane certo escluso il mondo del lavoro. 

Infatti, stanno per entrare in vigore nuove norme che andranno a limitare ancora di più la libertà per coloro che non si sono ancora sottoposti al vaccino.

Ovviamente la ragione di queste misure è molto semplice, convincere le persone indecise o contrarie a vaccinarsi, in modo da uscire dalla pandemia il prima possibile (o almeno, questo è quanto si spera).

La prima batosta per molti lavoratori è arrivata il 10 gennaio 2022 quando è diventato obbligatorio il Super Green pass per entrare sui mezzi, anche quelli urbani. 

Ovviamente, non si tratta dell’unico luogo in cui è diventato necessario il Super Green pass, ma solo quello che ha maggiormente influito sull’universo lavorativo.

Ma ancora non è finita! 

A partire dal 15 febbraio sarà in vigore una nuova misura che ha l’obbligo di stringere ancora di più la morsa nei confronti dei No vax. 

Infatti, a partire dalla metà del mese di febbraio sarà istituito l’obbligo di Super Green pass (o Green pass rafforzato) a tutti gli over 50 nel mondo del lavoro, sia nel settore pubblico che nel settore privato. 

Attenzione: è bene sottolineare che tale obbligo andrà a riguardare anche i lavoratori autonomi ed i liberi professionisti che hanno più di 50 anni.

Dunque, facendo due calcoli, coloro che ancora non sono vaccinati dovranno effettuare la prima dose di vaccino entro e non oltre la data del 31 gennaio, in modo da ottenere il certificato verde digitale entro il 15 febbraio

Infatti, come sappiamo, il Green pass viene rilasciato dopo 15 giorni dalla prima dose di vaccino.

Attenzione: questa misura rimarrà valida fino al 15 giugno e riguarderà anche coloro che compiranno 50 anni anche dopo la data di entrata in vigore del decreto, quindi dopo l’8 gennaio. 

Coloro che non decidono neanche in questo modo di vaccinarsi dovranno pagare una multa di 100 euro se, al 1° gennaio non risulta che sia stato avviato il ciclo vaccinale. 

Tale sanzione sarà applicata dall’Agenzia delle Entrate incrociando i dati dei residenti a quelli delle anagrafi vaccinali. 

Monete Rare: fare 25.000 euro con 50 Lire? Ecco come!

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Torniamo a parlare di monete rare. Di quotazioni delle monete delle vecchie lire che possono avere valore oggi se cambiate in euro. Oggi dedichiamo la nostra puntata alle 50 Lire.

Ecco gli aggiornamenti su una moneta che ha caratterizzato diversi decenni della storia del nostro paese prima di lasciare lo spazio all’euro.

Monete da 50 Lire: la storia della moneta

La moneta da 50 Lire ha caratteristiche particolari e ne sono state coniate nel corso degli anni diverse versioni.

Vediamo oggi quelle che sono le monete principali della versione da 50 Lire. e monete da 50 Lire hanno avuto vita lunga: sono state coniate a partire dal 1954 (le prove anche negli anni precedenti) e sono uscite di scena come tutte le altre lire nel 2002 quando è arrivato l’euro.

Monete da 50 Lire: le prime copie di valore

Le monete da 50 Lire che oggi sono tra le più desiderate dai collezionisti sono le monete da 50 Lire degli anni di prova.

Le 50 Lire Vulcano di prova vennero coniate a partire dal 1950 fino al 1953. Queste monete hanno sul dritto il profilo di una donna e sul verso invece c’è il corpo del Dio Vulcano. La moneta da 50 Lire Vulcano di prova è molto ricercata: un esemplare nelle migliori condizioni possibili, ovvero in Fior di Conio è stato quotato oltre 3.400 euro. Se avete questa moneta siete certamente fortunati.

Ma si può fare ancora meglio. Perchè valore ancora maggiore ha l’esemplare da 50 Lire Vulcano coniato nel 1953. Se la moneta si trova in stato migliore possibile in stato Fior di Conio questa moneta vale oggi quasi 12.000 euro. Per la precisione si parla di una cifra pari a 11.800 euro. 

Dal 1954 la moneta poi venne coniata. Ma ci sono versioni di prova del 1954 che sono molto molto rari. Ad esempio la 50 Lire Vulcano di prova del 1954 è stata battuta all’asta per una cifra superiore ai 6.000 euro. Per la precisione 6.018 euro come riporta il sito di riferimento del settore moneterare.net.

Monete da 50 Lire: le monete Incudine

Negli anni ’50 venne coniata anche un’altra moneta da 50 Lire. La moneta da 50 Lire incudine. Questa moneta non ha il Dio Vulcano ma una incudine e un martello. Questa moneta è rarissima nel nostro paese e per questa ragione è una moneta ricercatissima.

Chi la possiede ha per le mani un grande tesoro. Questa moneta in stato Fior di Conio oggi ha un valore di circa 25.000 euro. 

Monete da 50 Lire: le 50 Lire Vulcano tradizionali

Dal 1954 al 1989 venne pubblicata e coniata la versione tradizionale della 50 Lire Vulcano. Una delle monete più note nel nostro paese perchè ha avuto una lunghissima circolazione. Questa moneta è passata alla storia con, da un lato la testa di una donna, e dall’altro il Dio Vulcano.

Come sempre il valore di una moneta dipende da diverse situazioni legate sostanzialmente alla tiratura, al numero di copie che ne esistono e ne sono state coniate, al periodo storico di conio.

E non ultimo allo stato di conservazione della moneta. Si definisce migliore stato di conservazione possibile quello che viene comunemente chiamato Stato di Fior di Conio.

Con più una moneta è in ottime condizioni e più una moneta può avere maggiore valore nel mondo della numismatica e degli appassionati di collezionismo. Dopo il Fior di Conio seguono il Quasi Fior di Conio, lo Stato Splendida, lo Stato Bellissima.

La moneta da 50 Lire Vulcano del 1954 ha due valori.

Se si tratta della moneta di prova avete per le mani un valore di circa 125 euro, se invece avete una moneta che è nel migliore stato di conservazione possibile il valore che avete per le mani può anche salire fino a 1.500 euro.

La versione non di prova ovvero quella che poi è andata in normale circolazione ha una tiratura altissima quindi di conseguenza il valore di ogni singolo pezzo scende: si va da circa 10 euro a 330 euro se la moneta da 50 Lire è conservata in stato di perfezione.

Monete da 50 Lire rare: le altre monete coniate negli anni ’50

Ci sono poi altre monete che hanno valore ma non tutte le monete coniate negli anni ’50 hanno valore e questa situazione dipende chiaramente dal fatto che la tiratura ha valori estremamente diversi per ogni anno.

Nel 1955 la moneta da 50 Lire ha una tiratura elevatissima e quindi il valore massimo al quale si può arrivare è “solo” di 185 euro. 

Discorso particolare invece merita la moneta da 50 Lire del 1958. Questa moneta venne coniata in un numero di copie decisamente basso. E quindi queste monete sono definite tecnicamente rare.

Chi possiede una moneta da 50 Lire Vulcano del 1958 può avere un valore importante tra le mani visto che se si trova in Stato Fior di Conio la moneta vale 1.400 euro. Se anche la moneta non è nella migliore delle condizioni possibili arriva comunque ad un valore di mille euro. 

Anche la moneta da 50 Lire Vulcano del 1959 ha un buon valore visto che è correlato alla tiratura: questa moneta da 50 Lire del 1959 in stato di Fior di Conio può valere circa 800 euro.

Monete da 50 Lire: il valore delle 50 Lire coniate negli anni ’60

Naturalmente queste degli anni ’50 sono le monete che hanno il maggiore valore possibile sul mercato. Con più si avanza negli anni il valore va a scendere anche se ci sono eccezioni.

Perchè ad esempio la moneta da 50 Lire coniata nel 1960 che ha una tiratura non troppo elevata in stato Fior di conio la moneta vale circa 900 euro.

Discorso un po’ al ribasso invece se avete una 50 Lire del 1961: il valore massimo che potete raggiungere in questo caso è di 550 euro. 

Monete da 50 Lire: le micromonete degli anni ’90

Avanzando nel corso degli anni molti ricorderanno negli anni ’90 il conio delle 50 Lire Vulcano in una moneta dalle dimensioni molto più ridotte delle predecenti.

Quelle che vennero definite micromonete e che non ebbero ne troppo successo e vennero in fretta accantonate.

Queste monete erano a tutti gli effetti come le precedenti ma solamente più piccole di dimensioni. E vennero coniate a partire dal 1990 fino al momento in cui vennero accantonate nel 1995.

Queste monete oggi hanno un valore particolarmente basso che non supera i 15 euro se la moneta è in stato perfetto. Questo riguarda le 50 Lire piccole coniate nel 1990.

Monete da 50 Lire: l’ultima versione prima dell’Euro, le 50 Lire Italia Turrita

Passiamo infine a parlare dell’ultima versione. La moneta da 50 Lire Italia Turrita. Uscite di scena le cosiddette “minimonete” da 50 Lire dla 1996 al 1999 venne coniata la moneta da 50 Lire Italia Turrita.

Questa moneta non ha particolare valore: se se ne possiede una copia che ha qualità elevata e stato di conservazione ottimale può valere al massimo una cifra pari a 4 euro.

Monete rare: possiedo una di queste monete da 50 Lire. Che cosa posso fare?

Siete arrivati fino a questo punto nella lettura dell’articolo e vi state chiedendo cosa potete fare ora per cercare di guadagnare da una eventuale moneta che possedete. Calma e sangue freddo ed ecco che cosa sarebbe consigliabile fare.

Se avete amici appassionati di numismatica o di collezionismo di monete quella è sicuramente una strada che si può percorrere. Ma non è di certo l’unica visto che non tutti hanno conoscenze di questo genere.

Ci sono numerosissimi siti internet che si occupano veramente di tutto per quel che riguarda le monete. Dalla valutazione anche attraverso le fotografie ad un’analisi dei materiali in diretta. E possono fare avere ai proprietari le quotazioni delle monete.

Se poi intendete farvi assistere integralmente c’è anche la possibilità di potere vedere la propria moneta messa all’asta in modo da massimizzare il guadagno rimanendo comodamente seduti a casa.

Elezione Presidente Repubblica: ecco chi scende e chi sale!

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Elezione Presidente della Repubblica, ci siamo quasi. Esattamente manca una settimana alla convocazione del Parlamento in seduta comune aperto anche ai delegati rappresentanti delle Regioni per andare a eleggere il successore di Sergio Mattarella. Mattarella che ha fatto capire a più riprese di non essere disponibile per una eventuale rielezione.

Lunedì 24 gennaio alle 15 è convocato infatti il Parlamento per la prima seduta che porterà all’elezione del Presidente della Repubblica. Vediamo a una settimana dalla prima votazione chi è in lizza, i nomi consolidati, i nomi nuovi e chi potrebbe spuntare a sorpresa nella corsa al Quirinale.

Elezione Presidente della Repubblica, il primo nome è il premier Mario Draghi

E’ chiaro ed evidente che il primo nome da fare in questa lista è quello di Mario Draghi. Se tra tutte le forze politiche si creassero le condizioni per un’intesa si potrebbe arrivare ad un’elezione con un’ampia maggioranza dell’attuale Presidente del Consiglio già alla prima votazione.

Un po’ come avvenne nel 1999 con l’elezione di Carlo Azeglio Ciampi. La maggioranza parlamentare che sostiene Draghi al Governo è molto ampia. Se le forze politiche dovessero trovare un accordo sul suo nome potrebbe essere eletto anche alla prima votazione.

Ma c’è un però. Anzi ci sono alcuni però sulla sua candidatura. Innnanzitutto c’è il grosso timore da parte di molti parlamentari che se Draghi venisse eletto presidente della Repubblica la legislatura potrebbe avere una brusca interruzione. Non è detto che si potrebbe riuscire a dare vita ad un altro Governo in questa  legislatura con un’altra figura (il ministro dell’Economia Daniele Franco?) a fare da collante.

Questa possibile interruzione precoce della legislatura con la perdita prematura dello status di Parlamentare e annessi privilegi preoccupa non poco deputati e senatori che temono molto la sua ascesa al Colle. 

Altro fattore che al momento frena la sua candidatura è legato al no di Forza Italia e all’attivismo di Silvio Berlusconi che gioca una battaglia in “proprio”.

Con il centrodestra che al momento non si esprime su Draghi ma per fedeltà di coalizione rimane sulla posizione di fare verificare in maniera molto certa a Berlusconi i numeri

Elezione Presidente della Repubblica: la candidatura di Silvio Berlusconi

Per chi ha il cuore a sinistra la candidatura di Silvio Berlusconi da parte del centrodestra viene percepita alla stregua di una provocazione. Il personaggio più discusso e divisivo dell’ultimo periodo della politica italiana proposto per il Quirinale.

Per chi ha il cuore che batte a destra sarebbe il giusto coronamento di un percorso prima imprenditoriale e poi politico con pochi eguali. E come recita il comunicato ufficiale:

figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono”.

L’elezione del Presidente della Repubblica nell’ordinamento politico italiano è sempre una partita a scacchi. Per diverse ragioni, in primis il voto segreto. E nel segreto dell’urna si sa che molti parlamentari fanno scelte diverse rispetto a quanto magari viene deciso a livello di partito.

Se alle prime tre votazioni la Costituzione prevede un’elezione con la maggioranza dei due terzi dell’assemblea, ovvero almeno 673 voti, dalla quarta votazione ne bastano 505 ovvero la maggioranza assoluta.

Al momento Berlusconi a quella quota non arriva. Presupponendo anche una adesione totale alla linea Berlusconi di tutti gli esponenti di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e forze minori riconducibili  al centrodestra si sarebbe lontani da quota 505. 

Berlusconi è determinato, alla quarta votazione punta ad avere quei 50-60 voti fuori dalla coalizione che gli servono per essere eletto al Quirinale.

Berlusconi punta al Gruppo Misto anche se, da esperto della politica, conosce che fare il pieno della propria parte politica non è una cosa scontata.

Al momento tutti gli hanno garantito appoggio anche se da più parti anche nell’ambito del centrodestra c’è scetticismo per la buona riuscita di questa candidatura.

Da valutare che cosa farà Berlusconi nei prossimi giorni: ha sostanzialmente due possibilità.

Andare fino alla fine, arrivare alla quarta votazione e giocarsi tutto in Parlamento con la speranza di essere eletto. Oppure fermarsi prima se i numeri non gli daranno certezze e avere un ruolo predominante nella scelta del nuovo presidente della Repubblica.

Una sorta di ruolo di kingmaker, di promotore di una candidatura alternativa alla sua.

Elezione Presidente della Repubblica: l’opzione Berlusconi e le conseguenze

Fino qui abbiamo analizzato la candidatura di Silvio Berlusconi.

C’è anche da aggiungere che anche l’elezione eventuale di Silvio Berlusconi potrebbe essere la pietra tombale di questa legislatura. Difficile immaginare un governo Draghi che possa proseguire senza nessuno scossone come nulla fosse in presenza di un evento tanto dirompente.

Quindi nel segreto dell’urna molti parlamentari potranno fare di certo anche questa valutazione. Perchè molti deputati e senatori, stante la Riforma che riduce il numero dei Parlamentari dalla prossima legislatura, sanno che difficilmente saranno rieletti. Aspetti tutti da tenere in considerazione.

Inoltre in molti ambienti di centrodestra si ha la consapevolezza che in questa situazione si può arrivare davvero ad un’elezione di una personalità di centrodestra magari anche concordata con parte del centrosinistra. Ma è chiaro che questo accordo non potrà mai essere sul nome di Silvio Berlusconi.

Elezione Presidente della Repubblica: gli altri nomi di centrodestra

Ed ecco che puntualmente si arrivano a fare altri nomi di centrodestra che potrebbero avere maggiori possibilità in caso di intesa allargata.

Se rimangono stabili le quotazioni della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e sullo sfondo rimangono sempre due figure come quelle di Letizia Moratti e dell’ex presidente del Senato Marcello Pera, ecco che si fa largo un’ipotesi che sembra in crescita nelle ultime ore.

Ed è quella che porta allo storico ex ministro dell’Economia del centrodestra Giulio Tremonti. Da vedere anche in questo caso come si potranno costruire intese che vadano al di là del centrodestra ma è già figura meno divisiva del leader di Forza Italia.

Da tenere monitorato in questo discorso anche il nome dell’ex ministro e commissario europeo Franco Frattini.

Elezione Presidente della Repubblica: Partito Democratico e Movimento 5 Stelle in attesa

Al momento il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle non hanno espresso nomi. Formalmente per non bruciarli, come si usa dire in queste situazioni.

L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte nonché leader del Movimento 5 Stelle e il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ritengono irricevibile il nome di Berlusconi e al momento sembrano essere in una fase di attesa per capire se il centrodestra andrà dritto sul nome di Berlusconi o ci può essere la possibilità di arrivare ad un nome che sia condiviso.

Movimento 5 Stelle, Leu e Pd stanno valutando nel caso rimanga in piedi la candidatura di Berlusconi di presentare una candidatura forte da subito. 

Elezione Presidente della Repubblica: i nomi di mediazione

Ci sono poi nomi cosiddetti di mediazione. Nomi che potrebbero andare bene per tante forze politiche. E sono i nomi di Giuliano Amato e Pierferdinando Casini.

Amato da diverse elezioni presidenziali è sempre tra i papabili, curriculum di lunga esperienza, ruoli di primo piano occupati e solide relazioni internazionali. 

Pier Ferdinando Casini potrebbe essere la figura attorno alla quale trovare la quadra. Lunga storia nella Democrazia Cristiana, consensi trasversali essendo stato presidente della Camera con il centrodestra ma eletto nelle ultime elezioni come indipendente nel Partito Democratico.

Potrebbe essere il candidato che risolve la partita se il gioco va alla lunga. 

Altro nome che potrebbe essere della partita è quello dell’attuale ministra della Giustizia Marta Cartabia per la quale si parla anche del ruolo di presidente del Consiglio in caso di ascesa al Quirinale di Mario Draghi.

Ftse Mib: correzione più decisa ora. Buy Banco BPM o Bper?

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Di seguito riportiamo l’intervista realizzata a Fabrizio Brasili, analista finanziario, al quale abbiamo rivolto alcune domande sull’attuale situazione dei mercati e in particolare di Piazza Affari. Chi volesse contattare Fabrizio Brasili può scrivere all’indirizzo email: [email protected].

Il Ftse Mib ha provato a recuperare terreno, salvo poi tornare indietro. A cosa prepararsi per la nuova ottava?

Continua imperterrita la fase distributiva compresa fra 27.500/27.600 e 28.000 punti, con primo obiettivo i 26.800/26.900 punti per il future sul Ftse Mib con scadenza marzo.

Infatti, immediate correnti di vendite hanno sempre respinto i corsi da detti livelli e continuano a farlo.Noi pensiamo che siamo ormai vicini ad una fase di storno più deciso, che porterebbe il future sul Ftse Mib fra area 26.500/26.600 ed area 26.200/26.300.

La concomitanza di fenomeni estremamente delicati, come la quarta ondata della Pandemia, ancora in attesa di un picco prima di scemare, le imminenti elezioni del Presidente della Repubblica, le possibili nuove elezioni anticipate ed il relativo scioglimento dell’attuale Governo con la permanenza o meno di Draghi, ci fa propendere per un ulteriore storno verso i 24.500/24.600 punti nella migliore delle ipotesi.

Possibile il raggiungimento intraday con un violento sell-off, di un’area compresa fra 22.500/22.600 e i 22.800/22.900 punti, nella peggiore, segnalando che su questi ultimi livelli di prezzo si concluderebbe la fase distributiva e correttiva, rispettivamente di breve e medio termine.

Naturalmente, altre variabili più o meno scontate dai mercati, potrebbero influenzare ed accelerare o meno quanto segnalato, come per esempio l’aumento dei tassi USA, a partire da marzo, e poi a giugno e a settembre, a cui si è aggiunto in settimana anche il quarto aumento, previsto a dicembre prossimo.

Banco BPM e Bper Banca offrono spunti interessanti sui livelli attuali? Quali indicazioni ci può fornire per entrambi?

Banco BPM e Bper Banca sono due titoli decisamente da mantenere, dopo averli ampiamente fatti tradare ed alleggerire poi nel corso degli ultimi due anni, ai nostri lettori abbonati.

In dettaglio, ci attendiamo un recupero dai livelli attuali di almeno un 10%/15%, se si verificassero interessanti acquisizioni ed operazioni di fusioni, e diventassero di conseguenza il secondo gruppo bancario italiano dopo Intesa Sanpaolo e prima di Unicredit.

Si può anche alleggerire ancora o vendere al superamento dei massimi di periodo posti per Banco Bpm poco sotto i 3,10 euro e per Bper Banca poco sotto i 2,20 euro.

Stellantis si è difeso venerdì scorso, mentre è stato colpito da forti vendite Ferrari. Qual è la sua view su questi due titoli?

Molta divergenza operativa fra i due titoli da lei indicati.

Stellantis continua a creare valore grazie alle economie di scala, dovute al primo esercizio post-fusione, ammortizzando di fatto un 25% di fatturato perso per via della mancanza di componenti tecnologici provenienti dall’Asia e non solo.

Stellantis, dopo essere stato molto tradato da chi ci segue, e successivamente alleggerito, può essere mantenuto in portafoglio, meglio con vendita di call out the money scadenza marzo strike 22 e giugno strike 24.

Profondo storno invece di Ferrari, giunto sui massimi poco sotto i 250 euro e pervenuto venerdì poco sopra i 210 euro, per eccessiva valutazione ed ipercomprato, considerando i target price e la corretta valutazione indicati da tutti gli analisti.

Ferrari sta assumendo sempre più le caratteristiche e la valutazione di un titolo del lusso.E questo settore non brilla di certo in questo momento, basti guardare a Moncler, ormai ritornato sui 55 euro, dagli oltre 70 euro del 2021.

Consigliamo quindi di intervenire su Ferrari con un primo timido acquisto fra i 205 ed i 210 euro, per poi incrementare in area 195/200 euro.

L’euro-dollaro ha recuperato terreno dai recenti minimi di periodo: c’è spazio per ulteriori salite?

Finalmente l’euro-dollaro si è mosso dalla continua “terra di nessuno” di area 1,13, che di fatto bloccava da 3/4 settimane ogni possibilità di trading.

Il dollaro si è svalutato fino a a 1,1480, senza però raggiungere al momento, il target di medio termine posto fra 1,1520 e 1,1550.

Il consiglio che abbiamo dato ai nostri lettori in settimana è stato quello innanzitutto di mantenere il dollaro acquistato anche in area 1,12 ed incrementato anche sul più facile 1,13, ma di coprirlo meglio, con vendita di call 1,14/1,16 e put 1,12/1,10 scadenza marzo e giugno rispettivamente.

Questa è la nostra view a breve e medio termine.

Le incertezze sul petrolio, visto da noi lo scorso anno anche poco sotto i 100 dollari, ci impediscono di fare una professionale previsione sul dollaro a lungo termine, essendo i due asset, petrolio e dollaro. al di sopra anche delle teste più alte ed importanti a livello internazionale.  

Pensioni febbraio: ecco il calendario dei pagamenti!

Nel bel mezzo del mese di gennaio 2022 torniamo a parlare di pensioni. 

Infatti, come ben sappiamo, resta in vigore lo Stato di Emergenza e con lui l’ordinanza della Protezione Civile che istituisce l’obbligo dei pagamenti anticipati. 

Questa possibilità è da intendersi, ovviamente, solo per coloro che hanno optato per il ritiro della pensione allo sportello. 

L’obiettivo è stato sempre quello di contrastare l’insorgere di assembramenti ed evitare la diffusione del Covid-19, nonostante gli aumenti dei casi che hanno contrassegnato l’ultimo periodo. 

Eppure, parlando del mese di febbraio, sono in molti a chiedersi quale sarà la data di erogazione dei pagamenti delle pensioni. 

Infatti, i cittadini vogliono conoscere tale data in anticipo, in modo da arrivare preparati ed evitare brutte sorprese. 

Questi soldi arriveranno ancora in anticipo oppure, nonostante l’emergenza, si tornerà alla situazione pre-Covid? In questo articolo andiamo a sviscerare la questione ed a scoprire quali saranno le date dei pagamenti delle pensioni di febbraio!

Pensioni febbraio: quando arrivano i pagamenti?

Come sappiamo, sono ormai due anni che le pensioni sono state erogate in maniera anticipata in base al cognome del beneficiario presso gli uffici postali di Poste Italiane

Ebbene, tale misura è stata resa obbligatoria da un’ordinanza della Protezione Civile che ha avuto l’obbligo di arginare l’aumento dei contagi legati alla pandemia da Covid-19. 

Rimangono però molti dubbi circa la data di erogazione della pensione di febbraio. 

Infatti, nonostante a gennaio ci sia stato ancora una volta l’anticipo sulle pensioni, nulla vieta al mese di febbraio di essere diverso. 

Andiamo quindi a scoprire più nel dettaglio cosa potrebbe accadere nel corso del secondo mese dell’anno.

È bene sottolineare fin da subito che ci troviamo ancora oggi in una situazione di emergenza, legato prevalentemente alla massiccia diffusione della variante Omicron.

Infatti, come purtroppo sappiamo bene, i contagi stanno aumentando vertiginosamente e proprio per questo possiamo parlare di una nuova ondata di Coronavirus. 

Ciò che è importante notare è che questa ultima ondata sta facendo registrare dei record di contagi come mai prima d’ora. 

Ovviamente, la campagna vaccinale procede a pieno ritmo, con la somministrazione delle terze dosi e le somministrazioni ai bambini. Inoltre, ricordiamo anche che il Governo Draghi ha istituito l’obbligo vaccinale per la popolazione over 50 del nostro Paese a partire dalla metà di febbraio. 

Insomma, una situazione non facile che potrebbe quasi certamente portare ad un’erogazione anticipata delle pensioni di febbraio in modo da limitare la diffusione del virus. Infatti, come sappiamo, coloro che sono interessati al ricevere la pensione sono anche le persone maggiormente fragili.

Dunque, in base alle prime indiscrezioni dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, i pagamenti delle pensioni di febbraio dovrebbero arrivare in anticipo, in una data compresa tra il 25 di gennaio ed il primo febbraio. 

Attenzione: questo anticipo sulle pensioni riguarderebbe solo coloro che hanno optato per il ritiro dell’assegno presso gli uffici postali. 

Infatti, per coloro che hanno optato per l’accredito sul conto corrente bisognerà aspettare il primo giorno bancabile del mese di febbraio, ossia martedì 1 febbraio. 

Pensioni febbraio: arrivano gli aumenti sugli assegni!

Ebbene sì, non solo la pensione potrebbe arrivare in anticipo, ma assisteremo anche a degli importanti aumenti. 

Ma per quale motivo? Andiamo a scoprirlo nel dettaglio!

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha previsto il nuovo tasso di inflazione, fissato all’1,7%. 

Ebbene, ora sta al Governo capire come dovrà agire. Infatti, ci sono due strade. 

La prima consiste nell’applicare questo nuovo tasso al fine di rivalutare quello utilizzato in precedenza, mentre la seconda strada presuppone di adottare il meccanismo Prodi. 

Quindi, abbiamo capito che gli aumenti sulle pensioni ci saranno in modo da adattare l’assegno corrisposto ai beneficiari ai nuovi tassi di inflazione e, di conseguenza, ai nuovi prezzi.

Infatti, è importante sottolineare che quando parliamo di inflazione facciamo riferimento ad un aumento generalizzato del livello dei prezzi e, quindi, non ci riferiamo ad un bene specifico, ma a tutti i beni. Dunque, risulta chiaro che quelli che andranno a rimetterci sono coloro che percepiscono redditi fissi, pensioni comprese. 

Lo scopo principale di questa misura è quella proteggere il potere d’acquisto dei cittadini, aumentando le pensioni. 

Secondo quanto possiamo scoprire dalle prime indiscrezioni, in base alla decisione che è stata presa il 17 novembre 2021, il calcolo dovrà essere fatto aggiungendo l’1,7% ogni mese. 

Ovviamente bisognerà prendere in considerazione anche le differenti fasce di reddito, come segue: 

  • 100% per tutti coloro che percepiscono fino a quattro volte la minima; 
  • 90% per coloro che percepiscono un importo comprese tra quattro e cinque volte il trattamento minimo;
  • 75% coloro che percepiscono un assegno pensionistico pari a cinque volte la minima. 

Pensioni febbraio: ecco il calendario dei pagamenti!

Ora che abbiamo capito che i pagamenti delle pensioni di febbraio potrebbero arrivare in anticipo e che gli assegni saranno più alti, andiamo a scoprire meglio quali saranno le date designate a tali erogazioni. 

Ebbene, andiamo a scoprire quale sarebbe il calendario dei pagamenti delle pensioni di febbraio nel caso in cui la Protezione Civile confermasse l’anticipo delle erogazioni. 

Parliamo ancora di ipotesi in quanto, per il momento, ancora non c’è stata nessuna conferma ufficiale e, di conseguenza, ci baseremo su quanto accaduto in passato per creare un calendario dei pagamenti chiaro e possibile. 

Ovviamente, a breve arriveranno anche indicazioni più precise da parte dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale che andranno a confermare o a smentire le ipotesi che stiamo per fare. 

Ebbene, andiamo a scoprire il calendario dei pagamenti delle pensioni di febbraio, in modo da arrivare preparati ai giorni designati. 

Se dovessero esserci le erogazioni anticipate, i pagamenti delle pensioni nel mese di febbraio potrebbero iniziare il giorno 15 o 26 di gennaio. 

Ovviamente si procederà come sempre secondo l’ordine alfabetico per cognome e, in base a questo, le erogazioni dovrebbero concludersi il primo febbraio. 

Ovviamente facciamo riferimento a coloro che ricevono la pensione presso gli uffici postali di Poste Italiane. In caso contrario, per coloro che avessero scelto di ricevere l’accredito in banca, il pagamento avverrà il primo giorno bancabile del mese che, in questo caso, sarà martedì 1 febbraio. 

Ricorda: resta ancora in vigore il servizio riservato a coloro che hanno più di 75 anni dei Carabinieri

Infatti, le persone che hanno un’età superiore a 75 anni che non ha parenti vicini può delegare l’Arma dei Carabinieri per il ritiro della propria pensione. 

Ovviamente facciamo riferimento ad un servizio erogato solo nei confronti di coloro che avevano optato per il ritiro della pensione allo sportello. 

Pensioni febbraio: è necessario avere il Green pass?

Concludiamo il nostro articolo sciogliendo l’ultimo nodo relativo alle pensioni di febbraio 2022. Infatti, una delle domande più ricorrenti riguarda la necessità di possedere il Green pass per poter ritirare la propria pensione. 

Ebbene, per accedere presso gli uffici postali è necessario essere in possesso della certificazione verde di base. 

Questo significa che andrà bene anche il tampone, molecolare o antigenico, effettuato nelle 48 ore precedenti all’accesso in Posta.