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Proroga cassa integrazione INPS: ora la possono avere tutti!

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Sulla base delle nuove disposizioni che sono state inserite all’interno della nuova Manovra finanziaria 2022 approvata da parte della squadra di Governo italiano con a capo del Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, la nuova Legge di Bilancio 2022 ha esteso la platea dei lavoratori che potranno continuare ad accedere alla nuova cassa integrazione, anche a partire dal primo gennaio 2022.

A questo proposito, a seguito della pubblicazione della recente legge numero 234 avvenuta nella data del 30 dicembre 2021, è stata prorogata ed estesa la possibilità di accedere alla nuova cassa integrazione, per effetto della recente riforma legata agli ammortizzatori sociali, contenuta nella Manovra economica del 2022.

In questo contesto, è necessario quindi comprendere al meglio quali sono le condizioni e le caratteristiche peculiari che devono effettivamente contraddistinguere i cittadini al fine di ottenere la cassa integrazione, a partire dalla data in vigore della Legge di Bilancio 2022, ovvero dal primo gennaio 2022.

Per questa motivazione, all’interno del seguente articolo, quindi, saranno effettivamente chiarite tutte le disposizioni fornite non soltanto da parte della squadra dell’esecutivo italiano ma anche dallo stesso Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il quale si è occupato recentemente proprio di rendere note le prime indicazioni su questi nuovi ammortizzatori sociali. 

In questo senso, nei prossimi paragrafi, saranno specificati i lavoratori che potranno fare parte della platea di beneficiari della nuova cassa integrazione 2022, a cui si intendono inclusi anche i soggetti inquadrati come apprendisti e lavoratori a domicilio.

Le ultimissime novità sulla nuova cassa integrazione 2022

Sono finalmente giunte importanti novità in merito alle nuova cassa integrazione 2022, partire dalla data in cui è entrata in vigore la recente Legge di Bilancio 2022, dopo una serie di dibattiti e di discussioni avvenute all’interno delle stanze di Palazzo Chigi tra la maggioranza di Governo, il premier italiano Mario Draghi e i principali esponenti e rappresentanti dei sindacati.

A questo proposito, innanzitutto, la Manovra finanziaria 2022 proposta da parte del Governo Draghi si è concentrata sulla nuova cassa integrazione, provvedendo all’estensione della platea di lavoratori che potranno beneficiare della CIG, sulla base delle nuove disposizioni contenute nella riforma degli ammortizzatori sociali.

Allo stesso tempo, oltre ad estendere la possibilità di accedere alla cassa integrazione nei confronti dei varie altre categorie di lavoratori, cambiano anche gli obblighi di tipo contributivo riconosciuti nei confronti delle aziende che decidono di ricorrere a tale misura per i propri lavoratori dipendenti.

Infine, è stato disposto anche un abbassamento legato al requisito di anzianità lavorativa, oltre che una serie di modifiche in riferimento alla cosiddetta CIGS.

Il contesto e il quadro normativo della nuova cassa integrazione INPS 2022

L’approvazione e l’entrata in vigore della nuova cassa integrazione è avvenuta a partire dal primo gennaio 2022, attraverso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della recente Legge di Bilancio, ovvero della legge numero 234, la quale è avvenuta nella data del 30 dicembre 2021.

In questo senso, tale normativa riferita alla materia degli ammortizzatori sociali, sia nei casi di disoccupazione involontaria che nei casi di rapporto di lavoro costante, va ad apportare una serie di modificazioni ed integrazioni relativi al decreto legislativo pubblicato nel 14 settembre 2015, numero 148, ovvero il cosiddetto Jobs Act.

A chiarire poi successivamente le disposizioni ed il riordino relativo alla normativa relativa a riformare gli ammortizzatori sociali attraverso la cassa integrazione INPS, è stato poi il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

A questo proposito, infatti, tale ministero è andato ad approfondire l’intervento legislativo che vede l’estensione della cassa integrazione nel 2022 ad un’altra platea di soggetti e di lavoratori, attraverso la pubblicazione della circolare numero 1 avvenuta nella data del 3 gennaio 2022.

Nuova cassa integrazione 2022: i principali obiettivi del Governo

In questo contesto, in riferimento alla riforma degli ammortizzatori sociali, la Manovra finanziaria 2022 elaborata e formulata da parte della squadra del Governo italiano guidato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, è stata approvata dall’esecutivo con l’obiettivo di andare a garantire tutte le tutele adeguate per sostenere i lavoratori in difficoltà.

Effettivamente, con la Legge di Bilancio 2022 il Governo Draghi ha cercato di favorire delle misure non solo dal punto di vista assistenziale, ma anche una maggiore mobilità professionale nonché una ricollocazione lavorativa per andare incontro alle richieste del mercato del lavoro.

In questo senso, lo scopo principale della nuova cassa integrazione prevista per l’anno 2022 è quello di andare ad aiutare e sostenere concretamente ed economicamente quella categorie di lavoratori che sono stati maggiormente colpiti dalla crisi provocata dalla diffusione dell’emergenza epidemiologica del Coronavirus.

Chi potrà accedere alla nuova cassa integrazione INPS 2022?

Come precedentemente anticipato, quindi, la nuova cassa integrazione 2022 potrà essere estesa ad un’ampia platea di cittadini e di lavoratori che saranno considerati beneficiari di tale ammortizzatore sociale.

In questo senso, oltre ai lavoratori che hanno un contratto di lavoro dipendente subordinato, potranno accedere alla nuova cassa integrazione anche nel 2022 ulteriori categorie di lavoratori, quali i lavoratori a domicilio e tutti i tipo di apprendisti, senza andare a circoscrivere l’intervento ad una sola tipologia di rapporto lavorativo, inclusi quindi anche gli apprendistati professionalizzanti.

Dunque, ricapitolando, potranno essere ammessi al trattamento di cassa integrazione salariale i cittadini che svolgono un apprendistato di alta formazione e ricerca, ma anche i soggetti con contratti di apprendistato volti alla qualifica e al diploma professionale. 

Inoltre, sono considerati ammissibili anche tutti i soggetti che hanno conseguito il diploma di istruzione secondaria superiore oppure un certificato di specializzazione tecnica superiore.

Allo stesso tempo, il beneficio della cassa integrazione INPS potrà essere esteso anche nei confronti dei soggetti apprendisti alle dipendenze di quei datori di lavoro che risultano rientrare nella tutela del Fondo di integrazione salariale (FIS).

Come cambiano i requisiti per accedere alla cassa integrazione INPS 2022

Ad aumentare ulteriormente il numero di cittadini che potranno effettivamente avere la possibilità di accedere alla nuova cassa integrazione nel 2022, il Governo Draghi ha deciso di allentare anche il requisito legato all’anzianità di lavoro effettivamente svolto. 

Per questo motivo, a partire dal primo gennaio 2022, al fine di accedere al trattamento integrativo salariale non sarà più necessario aver svolto novanta giorni lavorativi, bensì basterà un numero di trenta giorni di lavoro.

A questo proposito, la circolare pubblicata nella data del 3 gennaio da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è andata anche a chiarire quali sono i casi in cui sono considerate le giornate di lavoro. 

In questo contesto, dunque, il Ministero sottolinea che che andranno ricompresi nel computo per accedere alla cassa integrazione INPS anche quelle giornate di sospensione dall’attività lavorativa che derivano dalla fruizione di eventuali ferie, festività riconosciute dalla legge, infortuni oppure legati ad una eventuale astensione obbligatoria dal lavoro per le situazioni di maternità.

Novità cassa integrazione: i nuovi beneficiari per la CIGS nel 2022

Tra le altre novità che sono state introdotte a partire dal primo gennaio del nuovo anno in riferimento alla cassa integrazione INPS, si va ad estendere anche la platea di soggetti beneficiari che potranno accedere alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria, ovvero la CIGS.

Si tratta di un’indennità che viene erogata effettivamente da parte dell’istituto Nazionale Previdenza Sociale con l’obiettivo di andare ad integrare la retribuzione dei lavoratori delle aziende che si ritrovano a dover affrontare delle situazioni di crisi oppure di contratti di solidarietà difensivi.

In seguito alla riforma degli ammortizzatori sociali, l’indennità della cassa integrazione guadagni straordinario è stata estesa anche nei confronti di tutte quelle aziende o imprese che hanno un numero superiore ai quindici lavoratori con contratto dipendente e che hanno la possibilità di usufruire di una serie di fondi.

Tra questi, rientrano i fondi di solidarietà bilaterali, i fondi bilaterali alternativi oppure quelli delle province autonome di Trento e Bolzano.

A questo proposito, l’integrazione salariale straordinaria può essere riconosciuta nei confronti dei datori di lavoro, a prescindere dal contesto o dall’ambito lavorativo, purché vi siano più di quindici dipendenti. Per questo motivo, vanno ad estendersi anche gli obblighi contributivi ai datori di lavoro oppure alle imprese che sono iscritte al FIS.

Le condizioni per avere la cassa integrazione guadagni straordinaria nel 2022

In attesa di ulteriori indicazioni da parte dell’Istituto nazionale Previdenza Sociale, occorre sottolineare che il trattamento di integrazione salariale straordinario potrà essere effettivamente richiesto attraverso tre causali differenti: riorganizzazione; contratto di solidarietà e crisi aziendale.

La Legge di Bilancio 2022 va ad intervenire anche sui cosiddetti obblighi contributivi per le aziende. In particolare, il contributo ordinario CIGS è stato fissato allo 0,90 per cento, di cui lo 0,30 per cento è a carico del lavoratore, mentre lo 0,60 per cento è a invece a carico delle imprese.

Occorre inoltre precisare che rientrano nella categoria di lavoratori che potranno accedere alla CIGS tutti i soggetti, a prescindere dalla tipologia di lavoro, compresi quindi gli apprendisti, i lavoratori a domicilio, i dirigenti oppure i lavoratori subordinati.

Bonus Compleanno: 500 euro in arrivo! Ecco per chi!

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Tra le misure presenti nella Legge di Bilancio ce n’è anche una che rende strutturale una misura già esistente da qualche anno. E che ora viene stabilita in maniera definitiva.

Lo si potrebbe definire un Bonus Compleanno. Un Bonus da 500 euro che viene assegnato a chi compie un’età di certo speciale: 18 anni.

Questo Bonus da 500 euro viene assegnato ai ragazzi e alle ragazze che compiono 18 anni lo possono spendere per acquistare libri, effettuare visite in musei. E si può spendere al cinema o per seguire un concerto.

Vediamo nel dettaglio come si struttura questa misura che è stata prevista nella Legge di Bilancio per il 2022. 

Bonus Cultura 2022: di che cosa si tratta?

In primo luogo va sottolineato che il Bonus Cultura 2022 è una agevolazione che viene data dal ministero dei Beni e delle Attività culturali.

E’ indirizzata alle persone che diventano maggiorenni: lo Stato dà un buono di 500 euro da spendere in diversi settori della cultura. Il buono verrà reso disponibile su  una carta elettronica e sarà accessibile da tutti i neodiciottenni che hanno compiuto i 18 anni nel 2021 e che si vanno a registrare sul portale 18App. 

Hanno diritto al Bonus Cultura 2022 tutti i ragazzi che alla data del 31 dicembre 2021 hanno raggiunto la maggiore età. Chi è del 2002 ha tempo fino al 28 febbraio per spendere il proprio incentivo. Chi è del 2003 che quindi ha compiuto i 18 anni nel 2021 può iniziare a prepararsi: il Bonus da 500 euro è in arrivo.

Bonus Compleanno Cultura 500 euro: come fare per avere la misura

Detto che la misura 18App esiste già da diversi anni e ora viene resa definitiva e permanente dalla Legge di Bilancio per il 2022. Si tratta di un Bonus rivolto a ragazzi che hanno compiuto 18 anni nel corso del 2021, anno appena terminato.

Se siete persone che hanno compiuto 18 anni nel 2021 potrete fare domanda per accedere al Bonus Cultura 2022. La misura ha uno stanziamento complessivo di 230 milioni di euro.

Per ogni singolo intervento è consentito un valore massimo di 500 euro. Nel dettaglio poi analizzeremo successivamente quali sono gli ambiti precisi nei quali si può spendere questa somma. 

Bonus Compleanno Cultura 2022: ecco dove possono essere spesi i soldi

Il Bonus Cultura come detto ha un valore singolo per ogni persona alla quale verrà erogato di 500 euro. Vediamo quali sono tutti gli ambiti in cui la persona che è beneficiaria dello stanziamento può spendere il proprio bonus.

Intanto occorre dire che sono consentite spese per l’acquisto di biglietti per vedere film al cinema.

E’ possibile poi acquistare biglietti per concerti del proprio cantante o gruppo preferito e ancora sempre nell’ambito della musica è possibile acquistare biglietti per festival o altri tipi di eventi musicali. E ancora acquistare biglietti per seguire spettacoli teatrali.

E ancora legittimi acquisti di eventi culturali e l’acquisto di biglietti per visitare musei anche nell’ambito di visite guidate. 

E’ possibile poi acquistare biglietti per visitare monumenti e, ad esempio, parchi archeologici. Si pososno anche effettuare spese per acquistare dei corsi: si può trattare ad esempio di corsi di musica, di corsi di teatro, di corsi di una lingua straniera.

Infine è anche consentito un gesto di promozione alla lettura che si concretizza nell’acquisto di abbonamenti a quotidiani sia cartacei che on line. E anche all’acquisto di libri. Possibile infine anche effettuare l’acquisto di cd di musica. 

Per fare domanda del Bonus Cultura occorrerà andare al seguente sito internet: www.18app.italia.it.

I nati nel 2003 potranno registrarsi sulla piattaforma appena sarà possibile accedere con la procedura. Chi è nato nel 2002 e che quindi è già registrato ha tempo per spendere il proprio bonus fino al 28 febbraio di quest’anno. 

Bonus Compleanno Cultura 500 euro: chi può chiedere di accedere alla misura

Questo Bonus Compleanno 18 anni o Bonus Cultura che dir si voglia non è certo una misura nuova. Ma vanno fatte specifiche importanti.

Va segnalato subito che si tratta di un buono strettamente personale. Il denaro non può essere ceduto a terze persone e il Bonus deve essere speso solamente dalla persona alla quale il Bonus è erogato.

Non ci sono criteri particolarmente stringenti per accedere alla misura: possono fare domanda coloro che hanno compiuto nel corso del 2021 18 anni di età, si deve trattare di persone che sono residenti nel territorio nazionale italiano e in caso, si presenti questa situazione, occorre essere in regola con il permesso di soggiorno.

Bonus Compleanno Cultura 2022: le regole di funzionamento

Una volta che ci si è registrati sulla 18app, una volta che sarà possibile farlo come si sostanzierà il contributo? E quali sono le regole che occorre rispettare?

La situazione è abbastanza semplice e ricalca le precedenti esperienze sul tema: si ha una generazione dei buoni spesa. Naturalmente si effettua l’associazione con il codice della personia richiedente.

Ogni buono è collegato ad una persona, è individuale e la spesa può essere effettuata solamente da quella persona. I buoni sono spendibili solo ed esclusivamente in Italia. Il buono però può essere usufruito sia in negozi fisici che in negozi online.

Ci sono alcune regole importanti da seguire: la somma è 500 euro, non ci sono limiti di spesa massimi di un acquisto che si può fare ma viene messa una regola.

Ovvero che non si possono acquistare più unità dello stesso bene. Ad esempio non è consentito acquistare ad esempio più biglietti di uno stesso spettacolo o concerto e non è possibile acquistare più copie dello stesso libro. 

Bonus Cultura 500 euro: in attesa del Decreto Attuativo

Il Governo ha stanziato una somma di 230 milioni di euro per questo Bonus cultura o compleanno che dir si voglia. Si attende ora il Decreto Attuativo collegato con la misura che specificherà anche le date di fruizione con i tempi e le modalità per fare domanda.

Il decreto del Ministro della Cultura, di concerto con il Ministro dell’Economia, verrà adottato entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge di Bilancio.

Se le modalità rimarranno le stesse che si sono già viste di recente nelle precedenti esperienze i maggiorenni diventati tali nel 2021 avranno diversi mesi di tempo per fare la domanda nel momento in cui verrà dato il via libera.

Per fare un parallelo le persone che sono diventate maggiorenni nel 2020 hanno poi avuto la possibilità di presentare la domanda del Bonus compleanno o cultura entro il 31 agosto 2021. 

Bonus Cultura da 500 euro: ecco come fare domanda

Appena ci sarà la possibilità occorre per fare domanda andare sul portale 18app.

Occorre effettuare la registrazione con le proprie credenziali Spid. Occorre effettuare l’accesso e inserire i propri dati.

Nel momento in cui la procedura va a buon fine arriva all’interessato una e-mail che conferma che la registrazione è avvenuta con successo.

Nel momento in cui la registrazione è terminata con successo ed è completata la persona potrà vedere il proprio portafoglio che ha a disposizione e iniziare in questa maniera iniziare a spendere le risorse del Bonus Cultura. 

Bonus Cultura 500 euro: che cosa succede se si supera la cifra

Può succedere che nella fase finale un acquisto che si desidera fare vada oltre alla cifra totale di 500 euro consentita.

In questo caso è possibile pagare una parte terminando il proprio Bonus cultura e l’altra parte mancante la si può pagare con un altro metodo di pagamento che viene accettato da quell’esercente come può essere il contante oppure un altro metodo tramite bancomat o carta di credito. 

Assicurazione Vita Mista: come funziona?

La Polizza Vita Mista è un tipo di assicurazione che copre contemporaneamente sia il caso morte che il caso vita. L’assicurazione vita mista ha una doppia valenza: si presta a fungere da previdenza integrativa ed interviene in caso di morte dell’assicurato. La polizza vita mista propone una copertura completa che da un lato assicura la maturazione di un risparmio nel tempo che potrà essere utilizzato per integrare la propria pensione, dall’altro assicura anche contro quegli eventi che possano portare al decesso, all’invalidità ed all’infortunio.

Polizza Vita Mista: quali sono le finalità?

La polizza vita mista è un tipo di polizza che ha un fine duplice:

  • protettivo, alla morte del contraente sono i suoi familiari, o un qualsiasi altro beneficiario da lui designato, a riscuotere la cifra maturata.
  • previdenziale, perché alla scadenza del contratto il contraente riceve la somma investita, rivalutata, oppure una rendita mensile per integrare la pensione pubblica.

Assicurazione Vita Mista: quali sono le tipologie?

Le tre tipologie della polizza vita mista sono le seguenti:

  • la polizza ordinaria è l’assicurazione vita mista standard e prevede il riconoscimento del capitale al contraente se ancora in vita o ai suoi beneficiari o eredi in caso di decesso, una volta che la polizza è maturata,
  • la polizza vita semi-mista, secondo cui al decesso del contraente il 50% del capitale viene immediatamente corrisposto ai beneficiari, e il rimanente 50% solo al termine del contratto,
  • la polizza vita mista a termine fisso, secondo cui la compagnia assicurativa liquida il capitale al beneficiario senza incassare i premi che il contraente deceduto avrebbe dovuto pagare.

Polizza vita mista: come viene liquidata l’assicurazione?

Una volta giunti alla data di scadenza del contratto assicurativo, è possibile ricevere:

  • capitale: l’intero capitale maturato è consegnato al contraente allo scadere della polizza, in un’unica soluzione. Se il sottoscrittore dovesse morire prima della scadenza, sarebbero i destinatari indicati nel contratto assicurativo a ricevere il capitale,
  • rendita vitalizia: una somma viene corrisposta periodicamente all’assicurato lungo la durata della sua vita. Se il contraente dovesse morire, la rendita vitalizia verrebbe corrisposta ai beneficiari indicati nel contratto. La cifra è calcolata in relazione all’età dell’assicurato e ai premi versati.

Assicurazione vita mista: la durata

È possibile sottoscrivere una polizza assicurativa mista, la cui durata varia da un anno a 5, 10 o 15 anni. La soluzione commerciale più gettonata è quella di 12 mesi, ma alcune compagnie assicurative propongono la polizza vita mista a vitalizio, il cui termine può raggiungere i 25 anni.

Assicurazione Vita Mista: i costi

Il costo dell’assicurazione vita mista dipende da diverse variabili, dal fattore età dell’assicurato al tipo di lavoro svolto. Il premio assicurativo varia tra gli 80 e i 250 euro mensili. Il premio di una polizza vita mista è sempre inferiore alla somma di due polizze assicurative distinte caso vita e caso morte.

Polizza Vita: le migliori offerte

Online è possibile comparare le migliori polizze vita, tra cui:

Polizza Vita MetLife (Metropolitan Life Insurance Company), società fondata nel 1868, un Gruppo Assicurativo mondiale leader nella distribuzione di prodotti assicurativi. L’offerta base della polizza assicurativa garantisce un capitale in caso di decesso. Inoltre, a seguito di malattia o di infortunio è possibile aggiungere la garanzia invalidità che assicura un capitale. Si può optare per raddoppiare il capitale per incidente stradale. Per l’adesione alla polizza l’assicurato deve avere un’età compresa tra i 18 e i 75 anni. Il premio assicurativo è annuale.

Altra proposta commerciale è offerta da Genertellife, la prima compagnia diretta vita e previdenza in Italia. L’offerta base garantisce un capitale in caso di decesso. È possibile aggiungere delle garanzie che tutelano il decesso a seguito di infortunio o incidente stradale e in caso di invalidità totale e permanente.

La polizza viteSicure è il brand di Bridge Insurance Services dedicato ad offrire alle famiglie italiane, assicurazioni protezione che si distinguano per essere il massimo della convenienza. La polizza viteSicure garantisce il pagamento del capitale scelto ai beneficiari in caso di decesso per qualsiasi causa. La durata della polizza assicurativa è a scelta dell’assicurato, da un minimo di 5 anni a un massimo di 30 anni. Per l’adesione alla polizza l’assicurato deve avere un’età compresa tra i 18 e i 60 anni e non deve superare gli 85 anni alla scadenza della polizza assicurativa. Il contraente della polizza vita può esercitare il diritto di ripensamento entro 30 giorni dalla stipula del contratto e recesso in qualsiasi momento.

 

IMU 2022, news in vista con il decreto fiscale, ecco quali!

Hai già visto le novità sull’IMU? L’imposta è una di quelle che meno piacciono ai contribuenti, ma se si vuole godere dei diritti dello Stato Sociale, bisogna anche sapere fare i conti con i suoi doveri. Il Governo Draghi sta studiando dei provvedimenti adatti alla ripresa economica del nostro Paese. Crisi e pandemia sono le facce delle stessa medaglia che dal 2019 continua a roteare senza mai riprendere la stabilità tanto agognata. Chi la paga e chi no? Quali sono le novità in vista del 2022?

Scopri tutto quello che è necessario sapere, soprattutto per l’influenza del Decreto Fiscale, vedrai non te ne pentirai.

IMU cos’è?

Il 2022 è iniziato e la carne sul fuoco è tanta, per cui innanzitutto partiamo dall’argomento principale: analizziamo le caratteristiche e le funzioni dell’imposta. Con IMU, letteralmente l’acronimo indica Imposta Municipale Unica, si ha a che fare con una tassa patrimoniale a tutti gli effetti. Questa è contraddistinta dal fatto che la sua ragione d’esistere è data dalla proprietà di un bene.

Invece, la base legislativa risiede nel Decreto Legge n. 201 del 2011, istituito il 6 dicembre, poi nelle stesso mese convertito nella Legge n. 214. Il provvedimento però nel corso del tempo ha subito delle modifiche, anche perché deve rispondere alle esigenze dei contribuenti che ogni anno si trovano a dover rispettare i doveri di cittadini pagando le imposte richieste.

Così, è nel 2014 che la misura viene influenzata dalla Legge di stabilità del suddetto anno, come? Abolendo l’IMU sulla prima casa, tranne nei casi in cui nelle categorie catastali ci siano quelle corrispondenti a quelle denominate: A/1, A/8 e A/9.

Si tratta sostanzialmente di immobili e proprietari vincolati da un rapporto di proprietà che deve essere disciplinato nella maniera più opportuna. Con questa frase occorre tenere conto del fatto che non basta pagare un’imposta per essere in regola, perché con i tempi che corrono saldare le tasse sta diventando sempre più arduo. La pandemia ha dato la stoccata finale al sistema economico italiano già attraversato da molteplici problematiche sia sociali che quelle inerenti il lavoro.

Di conseguenza, il pagamento è sempre un dovere da rispettare, ma la situazione non è neanche così florida. Per cui è il Governo Draghi insieme alle altre forze politiche che deve trovare il modo di porre in essere un piano che contenga la strategia vincente per la ripresa economica. Per questo il Decreto Fiscale entra in gioco, per plasmare i provvedimenti in modo confacente alle condizioni sociali.

Quindi, considerando che la prima casa è quel luogo nel quale il possessore dell’immobile ci risiede e vive la sua esistenza, bisogna regolamentare al meglio la questione. Allora, sorge spontaneo chiedersi, ci sono soggetti obbligati ed altri esenti?

Per chi è obbligatoria l’imposta?

L’imposta ricade sostanzialmente su dei soggetti definiti attivi e passivi, i quali si indentificano nel rapporto che concerne il pagamento dell’imposta unito alla soddisfazione del dovere richiesto dallo Stato. Così, si parla di categorie attive riferendosi a quegli immobili definiti come “abitazioni primarie”, e le case accatastate con categoria A1, cioè quelle di tipo signorile, e anche le A8 come le ville, e infine le A9 appunto, castelli e palazzi di valore altamente storico.

Quindi, sono soggetti attivi anche fabbricati e aree fabbricabili, ed anche quelle agricole. E le categorie passive quali sono? Si tratta di:

Proprietari di immobili, ma anche chi gode del diritto reale di enfiteusi, superficie e usufrutto, ma non lo sono i proprietari o i locatori che usano le case secondo il leasing. Ma quando entrano in gioco situazioni famigliari particolari, quali un coniuge separato, come si disciplina la questione? Pure in questo caso si parla di soggetto passivo obbligato al pagamento, sia che si parli di separazione, scioglimento o annullamento legale.

Non si paga l’IMU se si tiene in considerazione la principale abitazione, ma anche i possessori di questa tipologia di casa, la quale è nel gruppo: A-2, A-3, A-4,A-5, A-6 e A-7. Il motivo? Perché non fanno parte delle cosiddette abitazioni di lusso come le A-1, A-8 e A-9.

E’ importante ribadire che la casa principale è l’immobile dove si risiede abitualmente e anagraficamente, quindi se viene meno uno dei due elementi, allora cambia immediatamente la categoria della casa in questione. Si rientra nel caso della seconda abitazione e l’IMU deve essere pagata, senza se e senza ma.

E infine, come funziona per le Forze dell’ordine? In questo specifico ambito si parla di esenti dal pagamento della tassa, proprio perché non subentra esclusivamente la condizione di abitazione abituale e residenza demografica. Infatti, l’area posseduta e non data in locazione, dal personale delle Forze armate, vigili del fuoco e carriera prefettizia, sono le categorie che hanno queste caratteristiche.

Quindi, definiti i dettagli dei soggetti obbligati e non, cosa c’è da sapere sul bonus IMU?

Arriva il bonus IMU!

Il 2022 è iniziato da poco, ma già sono tantissime le novità in atto. Innanzitutto, bisogna spiegare bene cosa si intende per il Bonus IMU introdotto per i due anni, il 2022 e il 2023. Ciò lo si può fare partendo dalla base della normativa e dal contesto storico che si sta vivendo. Il caos generato dalla pandemia di coronavirus ha portato ad una modifica radicale dello stile di vita umano. La normalità non ha più dei contorni ben delineati, anzi le future previsioni sembrano cadere esclusivamente nel vuoto più totale.

Allora, cosa si fa per contenere questa situazione di disagio? Si cerca di trovare un modo per incentivare positivamente le condizioni dei contribuenti, favorendo lo sviluppo di strumenti capaci di sostenere sforzi e finanze in vista delle imposte da pagare. La strada intrapresa è quella della sperimentazione, ma d’altronde non può essere altrimenti se si considerano i tempi di incertezza di cui finora si sta parlando.

Tutto parte dalla Manovra di Bilancio del 2022, approvata a fine dicembre del 2021 da Camera e Senato, e dalla normativa che precede quella che si concretizzerà nel corso del 2022. La Legge del 2019, la numero 160 disciplina che la prima abitazione con le caratteristiche sopra menzionate abbia in sé il nucleo famigliare.

Nonostante la precisazione, è naturale che subentra la domanda: cosa accade se questi membri hanno dichiarato residenza in due diverse case? Le agevolazioni e le pertinenze in questione vanno applicate solo alla casa che non rientra nel gruppo di “lusso”.

Ma ecco che l‘incertezza sociale e umanitaria del nostro periodo storico tanto tormentato entra in rotta di collisione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il MEF, e c’entra una circolare che risale al 2012. Si tratta della numero 3 del Dipartimento delle Finanze, la quale conferma che nell’esenzione dell’imposta vanno inclusi i due immobili sopra menzionati che anche se in comuni differenti, sono le cosiddette prime case!

Quindi, facendo un recap della materia, se le due case sono nello stesso Comune, l’esenzione è solo per un immobile, se sono collocate in aree diverse, su tutte e due. Invece, per quanto afferma la Cassazione, se dimora e residenza non combaciano, non entra in gioco nessuna esenzione. Se la stessa disciplina è confusa, come si fa a determinare un bonus e definire a chi spetta?

Allora, se c’è questa evidente disparità come si fa a delineare il bonus in arrivo e a definire a chi può essere garantito? Interviene a tal proposito il Decreto Legge n. 146 del 2021, che conclude la questione affermando che l’esenzione va in porto solo per una casa per nucleo famigliare, sia che si tratti della stessa area comunale che di differenti.

Da qui ne consegue che le famiglie che avevano stabilito il secondo immobile in un altro comune con due residenze diverse, non potranno più non pagare l’IMU, anzi dovranno dire addio all’agevolazione di cui avevano beneficiato fino ad allora.

E il catasto si inasprirà? Nonostante le voci di corridoio, sembrerebbe che il Governo Draghi non voglia aumentare i costi. Ma allora, nonostante le rassicurazioni, perché dovrebbe entrare in gioco un bonus per aiutare le tasche dei contribuenti? C’entra solo la pandemia o davvero le tasse aumenteranno?

Ancora è fondamentale ribadire che niente è confermato per quanto riguarda queste modifiche, quello che è certo è che il Bonus IMU sta diventando una realtà affermata. Entra in vigore da inizio anno e si pensa di prorogare il regime in questione fino al 2023, ma non vale per tutti, solo per alcune categorie.

La firma del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è entrata in azione il 2 gennaio quando è stato pubblicato e ufficializzato nella Gazzetta Ufficiale il testo della manovra. Se vuoi approfondire la materia di Bilancio e il clima che si prospetta nel 2022, consulta il video dell’avvocato e influencer Carlo Alberto Micheli, vedrai che tutto sarà ancora più chiaro.

A chi spetta il nuovo bonus IMU?

Per capire a chi spetta, bisogna prima comprendere quale sia la finalità della misura. La parola d’ordine è : risollevare sistema economico! Allora da dove si parte? Proprio dalla crescita del turismo e dalla valorizzazione dei territori abbandonati.

Quindi, non è la mano salvifica che agevola chiunque, ma quei settori specifici che con la crisi e la pandemia sono sprofondati negativamente dal punto di vista economico. Proprio per questo ci sono dei requisiti che caratterizzano ciò, e quali sono?

Secondo parametri stabiliti dalla studio della misura, ciò spetta a chi vuole trasferirsi e trasferire l’attività che gestisce in uno dei Comuni del nostro Paese che vive il disagio dello spopolamento a causa di condizioni di malessere economico e sociale.

Si parla di numeri di persone che ci vivono, e sembrerebbe che l’area verrà identificata nel seguente modo solo se le persone che vi risiedono non superano circa i 500. In serbo ci sono inoltre delle risorse economiche assegnate alla materia in questione, e queste sono di 10 milioni di euro per anno.

A chi toccherà far chiarezza laddove ci sono così tante perplessità? Soprattutto, quali saranno i soggetti che delineeranno le modalità dell’utilizzo e dell’applicazione del bonus? Ovviamente, toccherà ai Ministeri che si occupano in primis della ricrescita in questione, appunto quello dell’Economia e delle Finanze e della Cultura.

E se ci spingessimo nello specifico ad analizzare i singoli attori socio-economici e politici, appunto Stato, Regioni, Provincie ed Enti locali, che ruolo hanno nel gestire la situazione? Dovranno dare manforte alla misura, perché potranno concedere per motivi istituzionali dei beni immobili non usati, con il contratto del comodato per un massimo di una decina d’anni. Chi ne beneficia si farà carico di tutto, a partire dalle responsabilità economiche fino a soddisfacimento di qualsiasi criterio da soddisfare.

IMU: cosa cambia dal 2022

Dire con certezza cosa accadrà nel corso del 2022, visto che al momento abbiamo solo pochi dati inerenti l’anno, è impossibile. Potremmo sulla base di quanto detto in questo articolo, delle prospettive esplicate e dei risultati analizzati dell’anno precedente, stabilire delle strade da perseguire per raggiungere strategicamente una ripresa diretta al benessere sociale.

Il problema è che data la situazione vigente, gli imprevisti sono all’ordine del giorno, quindi essere pronti non è mai abbastanza.

Certo è che si fa di tutto per evitare disagi economici e commerciali. Perché per combattere la guerra contro il coronavirus bisogna rinvigorire il sistema economico precario del nostro Paese, e se è possibile aiutare i contribuenti a rimettersi in gioco nel mercato del lavoro e delle imprese, perché non partire con una mossa del genere?

L’esca è stata gettata. Non resta che attendere se davvero nel corso del 2022 ci sarà la tanto attesa crescita con i suoi frutti pescati dal mare, oppure un irreversibile ritorno ad una crisi devastata dall’immobilità.

Per il 2022 e 2023 il cosiddetto Bonus IMU è delineato. In attesa di novità, restiamo aggiornati!

Busta paga 2022: 1200 euro in più all’anno! Ecco per chi

La busta paga dei lavoratori dipendenti diventa protagonista di una serie di novità, per questo nuovo anno 2022.

Innanzitutto, detrazioni fiscali per figli a carico e assegni per il nucleo familiare scompaiono. Chi lavora da dipendente, nel settore pubblico o privato, si ritroverà a marzo davanti a una busta paga decisamente più magra.

Effetto dell’arrivo dellassegno unico e universale che, a partire da quest’anno, arriverà anche sul conto corrente dei lavoratori dipendenti.

Nulla di cui preoccuparsi dunque, dal momento che l’importo dell’assegno unico dovrebbe comunque andare a compensare quanto tolto con l’eliminazione di detrazioni e ANF. Per quanto, in alcuni casi, potrebbero verificarsi degli scompensi al ribasso

uno scostamento e purtroppo non sempre sarà positivo e a vantaggio del contribuente.Perlomeno queste sono le proiezioni di Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, come riportato dalle sue affermazioni al riguardo.

L’altra consolazione è che alcune categorie di lavoratori dal reddito basso, potranno beneficiare di 1.200 euro in più all’anno, in busta paga!

Un bonus che per molte famiglie farà la differenza. Ecco di cosa si tratta.

Busta paga 2022, novità

Purtroppo per tante famiglie italiane, la più grossa delle novità riguardanti la busta paga è stata quella di vederla sparire del tutto. Ebbene sì, per effetto della pandemia da Covid-19 sono in tanti ad aver perso il loro posto di lavoro, in seguito a licenziamenti o fallimento delle piccole aziende o attività di famiglia.

Dal punto di vista del welfare familiare, ecco che abbiamo però assistito a un passo del governo compiuto nei confronti di tutti i nuclei familiari con figli a carico.

Infatti il 2021 ha visto entrare in vigore il cosiddetto assegno unico, nella fase iniziale (cioè da luglio 2021) rivolto a disoccupati e titolari di partita Iva. È questa senza dubbio una grande novità, dal momento che tali categorie di persone non avevano, fino a quel momento, accesso a questa forma di sostegno alla genitorialità.

Diversamente per quanto riguarda invece i lavoratori dipendenti, che percepiscono direttamente in busta paga, gli assegni per il nucleo familiare, i cosiddetti ANF.

A partire dal mese di marzo 2022 però, questi spariranno anche per loro, così come si assisterà all’eliminazione delle detrazioni fiscali per i figli fino a 21 anni di età.

Si tratta di forme di sostegno economico che però l’assegno unico compenserà, seppur non direttamente in busta paga ma con bonifico sul conto corrente, erogato dall’Inps.

Busta paga 2022, cosa cambia?

Senza dubbio, la prima voce che cambia in busta paga è quella relativa al netto fino a oggi percepito, perché sarà inferiore!

La busta paga diventa più leggera, dal momento che spariscono gli assegni per il nucleo familiare e le detrazioni fiscali per i figli a carico.Questa perdita si compensa grazie al bonifico previsto mensilmente per l’assegno unico, il cui importo è da calcolare in base a quanto riportato nell’attestazione Isee. 

Ciò sta a significare che, come già avveniva per quanto concerne le modalità di richiesta degli assegni familiari, anche per ottenere l’assegno unico è indispensabile procedere in autonomia.

Nulla avviene in automatico!

I lavoratori dipendenti dunque sono tenuti a presentare la propria domanda direttamente sul portale Inps, nella sezione dedicata, inserendo il proprio codice fiscale e l’Iban sul quale desiderano ricevere l’accredito. In alternativa è possibile rivolgersi a un consulente fiscale oppure a un commercialista.

Inoltre, per perfezionare la domanda e veder dunque accolta la pratica, è indispensabile allegare un’attestazione Isee in corso di validità e aggiornata al 2022. Le opzioni, a tal proposito, sono due. 

Si può richiedere l’Isee ordinario, riportando dunque quanto dichiarato lo scorso anno e quindi i redditi percepiti nel corso del 2020 (unitamente al valore del proprio patrimonio mobiliare o immobiliare). 

In alternativa invece, è possibile ricorrere al cosiddetto Isee corrente, che invece fotografa la situazione reddituale e patrimoniale del 2021. Tante famiglie sono rimaste senza lavoro lo scorso anno, motivo per cui sarebbe fuorviante presentare un Isee più elevato, perché riferito alla situazione in cui si viveva nel 2020.

Soprattutto perché, più è alto il valore dell’attestazione Isee e meno è sostanzioso l’assegno unico che si riceve.

Busta paga 2022 taglio Irpef

Cambiano gli scaglioni e le aliquote Irpef, quest’ultime passando da cinque a quattro. 

Ricordiamo che l’Irpef è

imposta sul reddito delle persone fisiche. … Tutti coloro che hanno un reddito, sia come lavoratore dipendente, sia come autonomo, nonché soci di impresa, sono tenuti a pagare questa imposta.

In sostanza, più si alza il reddito e più si pagano tasse, in relazione appunto alle aliquote legate a determinati livelli di reddito. 

Grazie alle detrazioni fiscali per figli a carico era possibile abbassare l’imponibile Irpef e, di conseguenza, le tasse da pagare risultavano minori (quindi il netto in busta paga più alto).

Ora invece scompaiono le detrazioni e l’importo aggiuntivo degli assegni, motivo per cui appunto si avrà tra le mani una busta paga più magra.

Purtroppo, lo svantaggio si noterà maggiormente per chi ha un reddito basso, mentre la riforma degli scaglioni e delle aliquote andrà ad essere meno incisiva per chi ha un reddito medio-alto (che sostanzialmente, non subisce grandi modifiche).

Le prime proiezioni mostrano per l’appunto una certa premialità nei confronti dei redditi medio-alti, in seguito a questa riforma Irpef. In particolar modo, i vantaggi più evidenti si manifestano per coloro che percepiscono un reddito annuo che si aggira intorno ai 40 mila euro. Non di certo la maggior parte della popolazione, ecco.

Se è pur vero che l’assegno unico andrà a compensare i vecchi ANF e le detrazioni fiscali, va tenuto in considerazione il fatto che il calcolo avviene in base all’Isee, motivo per cui gli importi fino a oggi percepiti potrebbero non essere più gli stessi, rispetto al passato.

L’assegno unico non è in busta paga!

Come abbiamo già avuto modo di accennare, l’importo dell’assegno unico dunque non comparirà in busta paga bensì sarà necessario monitorare il proprio conto corrente, postale o bancario, per trovare mensilmente l’accredito di quanto ci spetta, erogato direttamente dall’Inps.

L’importo dell’assegno unico comprende, per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, sia il calcolo degli assegni familiari come percepiti in precedenza, sia la loro eventuale integrazione in base all’attestazione Isee presentata

L’assegno unico comprende anche le detrazioni fiscali che scompaiono dunque dalla busta paga ma soltanto per chi ha figli fino ai 21 anni di età.

Se dunque fino a questo momento, gli assegni familiari si taravano sul reddito percepito, oggi invece il calcolo si esegue in base al valore dell’Isee. A rigor di logica, due dipendenti che percepiscono lo stesso stipendio, riceveranno assegni unici di importo diverso, in quanto basati sull’attestazione Isee (che comprende i redditi di tutto il nucleo familiare e in aggiunta anche il valore della situazione patrimoniale).

L’assegno unico varia anche in base al numero di figli a proprio carico e tiene conto anche di altri fattori, come ad esempio il fatto che uno dei bambini sia disabile o che la mamma sia molto giovane (under 21).

I datori di lavoro possono dare comunicazioni in merito ai loro dipendenti. In particolare, si specifica che, per continuare a percepire l’assegno per il nucleo familiare anche nel mese di marzo 2022 (al di fuori della busta paga), è indispensabile che sia il lavoratore a inoltrare la richiesta entro e non oltre la fine di gennaio 2022.

Bonus 1200 euro in busta paga: per chi?

Dunque, come abbiamo avuto modo di sottolineare, il 2022 rappresenta un anno davvero “rivoluzionario”, per certi aspetti, in quanto spariscono le voci relative agli assegni familiari e alle detrazioni, ma non solo. È questo l’anno in cui tutte le famiglie italiane si vedono riconoscere il diritto all’assegno unico e universale, se hanno figli a carico, e questo per tutta la loro vita da minorenni ( e in alcuni casi specifici, anche fino all’età di 21 anni).

Ma c’è un’altra grossa novità che interessa tutti i lavoratori dipendenti, relativamente alla loro busta paga: il bonus Renzi cambia nel 2022!

Per la precisione, a oggi parliamo di “ex” bonus Renzi ma noto a tutti come bonus 100 euro in busta paga.

Ebbene, innanzitutto va specificato il fatto che sia stato prorogato per tutto l’anno 2022. Ma non per tutti coloro che nel 2021 ne hanno avuto diritto. Infatti, cambiando le aliquote Irpef, ci sono modifiche da apportare anche da questo punto di vista.

Dunque, se fino allo scorso anno, in qualità di lavoratore dipendente, tutti coloro che guadagnavano meno di 28 mila euro avevano diritto al bonus da 100 euro, oggi le cose cambiano.

La sforbiciata c’è e non è da poco. Infatti continuano a percepire l’ex bonus Renzi del valore di 100 euro (quindi 1.200 euro annuali) solo coloro che percepiscono uno stipendio inferiore a 15 mila euro all’anno.

A partire da questa soglia a salire, il bonus si calcola in proporzione, in base alle nuove aliquote Irpef previste nella fascia compresa tra 15 mila e 28 mila euro.

Continuano ad avere diritto a percepire il bonus Renzi da 100 euro anche i percettori della Naspi.

Nessun tipo di modifica invece per quanto concerne le modalità secondo le quali beneficiare del bonus da 100 euro in busta paga. Infatti, si tratta sempre di un credito d’imposta, che va ad abbattere l’importo delle tasse dovute e pertanto si concretizza in 100 euro reali in più, sul netto della busta paga.

Ciò che è importante sottolineare in conclusione sta nel fatto che il bonus da 100 euro si inserisce in automatico nella busta paga del lavoratore. Nulla vieta però di poter formulare esplicita richiesta di rinuncia, stabilendo invece di ricevere l’intero ammontare del bonus una tantum.

Sta dunque al dipendente stabilire se desidera ricevere il bonus complessivo da 1.200 euro alla fine dell’anno oppure in fase di dichiarazione dei redditi.

Inps chiarisce su congedi di paternità e maternità nel 2022!

Sono giorni che sul web e in televisione leggiamo e ascoltiamo notizie sulla nuova Legge di Bilancio 2022. Si tratta, come oramai ben sappiamo, di una Manovra molto vasta che, al suo interno, contiene tante novità in materia del lavoro e delle pensioni, bonus e misure di sostegno, ammortizzatori sociali e, per non dimenticare, novità in materia fiscale.

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, nella Legge di Bilancio del 2022 sono inclusi anche i congedi parentali, ovvero l’indennità di maternità e di paternità, per i lavoratori autonomi e per gli iscritti alla Gestione Separata Inps. Ci sono novità molto rilevanti anche sul congedo di paternità.

In supporto dei cittadini, l’Inps, puntuale, chiarisce quanto contenuto nella Manovra 2022 sull’indennità di maternità/paternità, pubblicando la circolare n. 1, lo scorso 3 gennaio 2022, nella quale sono contenute tutte le istruzioni su chi può beneficiarne e le indicazioni sulla presentazione delle domande.

Legge di Bilancio 2022: tutela maternità e paternità

Le regole per i congedi di maternità e di paternità cambiano per il 2022, sia per i lavoratori autonomi, sia per i liberi professionisti e per i parasubordinati. 

Tutte le novità sono inserite all’interno del corposo testo della nuova Legge di Bilancio per il 2022. Quali sono le novità? Innanzitutto, vengono concessi altri tre mesi di indennità di maternità e di paternità e, inoltre, la misura diventa strutturale e vengono confermati i dieci giorni di congedo obbligatorio di paternità

Sostanzialmente, la circolare n. 1, pubblicata dall’Inps, il 3 gennaio del 2022, ruota su questi temi e delinea, molto chiaramente, quali sono le istruzioni operative per presentare la domanda, oltre che spiegarci quali sono i requisiti per beneficiare dei periodi di indennità.

Ritorniamo, per un attimo, alla Legge di Bilancio del 2022; all’articolo 1, comma 239, viene introdotta una misura di sostegno alle donne lavoratrici autonome in caso di maternità che, se in possesso di alcuni requisiti – che andremo a vedere in seguito – possono beneficiare di altri tre mesi di congedo

Inoltre, il comma 134, modificando quanto stabilito nella Legge n. 232/2016, rende strutturale il congedo di paternità, andando, così anche a confermare i dieci giorni di congedo. Ma non solo: viene concessa una ulteriore possibilità. I padri possono anche beneficiare di un altro giorno di congedo per sostituire la madre, in base al periodo di congedo di maternità.

Inps: chi sono i destinatari dei congedi parentali?

Innanzitutto, fatte queste lunghe e doverose premesse, dobbiamo andare ad analizzare chi sono i destinatari del congedo parentale. Il comma 239 della Legge di Bilancio del 2022, si applica alle seguenti lavoratrici:

  • Alle donne lavoratrici che sono iscritte alla Gestione separata;
  • Alle donne lavoratrici che sono iscritte alle Gestioni autonome dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale;
  • Alle donne lavoratrici libere professioniste che sono iscritte ad altre Casse previdenziali.

Anche se la misura menziona soltanto le donne, il congedo parentale deve essere riconosciuto anche ai padri. Ovviamente, devono essere lavoratori autonomi oppure iscritti alla Gestione Separata dell’Inps e, naturalmente, in possesso dei requisiti.

Inps: chiariti i requisiti per fruire del congedo!

Passiamo, adesso, ad analizzare quali sono i requisiti d’accesso che bisogna possedere per beneficiare degli ulteriori tre mesi di congedo parentale, sia di maternità che di paternità.

È necessario rispettare una soglia reddituale. Qual è? Per fruire di altri tre mesi di congedo parentale, il reddito del precedente anno, deve essere inferiore a 8145 euro.

In quale periodo? Come si legge sulla circolare n.1 dell’Inps:

“Il riferimento temporale deve intendersi nel senso di anno civile precedente l’inizio del periodo di maternità/paternità, ossia il periodo compreso dal 1° gennaio al 31 dicembre”.

Bisogna tenere presente un altro requisito, non di minore importanza rispetto a quello reddituale. Per poter beneficiare dei nuovi periodi di congedo, sia di maternità che di paternità, i lavoratori devono essere in regola con i versamenti contributivi, durante i periodi interessati.

Congedo maternità/paternità: periodi indennizzabili. Le differenze!

Chiarita la platea dei beneficiari del congedo parentale sia di maternità sia di paternità e quali sono i requisiti previsti per accedervi, è necessario andare a fare una differenziazione tra i lavoratori e le lavoratrici autonome e tra chi è iscritto alla Gestione Separata.

Iniziamo dai lavoratori e dalle lavoratrici autonome. Per questa tipologia di lavoratori è possibile beneficiare di un periodo di congedo parentale di maternità e di paternità per altri tre mesi.

Si sottolinea che i tre mesi ulteriori devono essere immediatamente successivi ai cinque mesi di indennità (dei quali due prima della nascita del bambino/a e tre successivi al parto), riconosciuti dal Decreto-legislativo n. 151 del 2001.

Per i lavoratori e le lavoratrici autonome che intendono fruire dei periodi indennizzabili di maternità/paternità, è obbligatorio il versamento regolare dei contributi, durante i periodi interessati. 

E per gli iscritti alla Gestione Separata? In questo caso, dobbiamo distinguere tra liberi professionisti e lavoratori parasubordinati.

Per i liberi professionisti, è possibile beneficiare di tre mesi di indennità successivi:

  • Ai tre mesi dopo la nascita del figlio;
  • Ai quattro mesi che succedono il parto, in caso di periodo flessibile;
  • Ai cinque mesi dopo la nascita del bambino/a, nel caso in cui il periodo sia stato fruito dopo il parto;
  • Al periodo non goduto in caso di parto prematuro, che si aggiungono al periodo di maternità dopo la nascita del figlio/a.

In questa circostanza così come nel caso dei lavoratori parasubordinati, non è necessario l’accertamento del requisito contributivo.

Per quanto riguarda, invece, i lavoratori parasubordinati, l’indennità di tre mesi si aggiunge ai:

  • Tre mesi dopo la nascita del figlio/a;
  • Quattro mesi successivi la nascira del figlio/a, in caso di periodo flessibile;
  • Cinque mesi successivi la nascita, nel caso in cui il periodo sia stato fruito dopo il parto;
  • Sette mesi dopo la nascita del bambino/a, nel caso in cui viene certificata dal medico dell’Asl l’incapacità di ritornare al lavoro;
  • Ai giorni non goduti nel caso di parto prematuro, in aggiunta alla maternità dopo la nascita del figlio/a.

Congedi parentali: come si presenta la domanda all’Inps?

La domanda per fruire dell’indennità nei periodi di congedi parentali, sia di maternità sia di paternità, si presenta nelle modalità canoniche.

È possibile inoltrarla telematicamente, sul portale dell’Inps. In questo caso, si ricorda che per autenticarsi è necessario essere in possesso di una identità digitale Spid, Cie o Cns e, successivamente, accedere ai servizi online dedicati.

In alternativa, è possibile presentare domanda anche telefonicamente, utilizzando il servizio di Contact Center. Si può chiamare gratuitamente da rete fissa, al numero verde 803.164; oppure è possibile chiamare al numero 06 164.164, da rete mobile (in questo caso il costo della chiamata varia in base ai gestori telefonici e alla tariffa applicata).

Infine, è possibile anche presentare la domanda recandosi presso un Patronato.

Tuttavia, all’interno della circolare n. 1, pubblicata dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale il 3 gennaio 2022, viene fatta una precisazione che dobbiamo, necessariamente, ricordare:

“Con successivo messaggio, saranno fornite indicazioni sul rilascio delle implementazioni della

domanda telematica secondo le novità legislative entrate in vigore a inizio anno”.

Congedo di paternità: obbligatorio e facoltativo. L’Inps chiarisce!

Una delle novità introdotte dalla Legge di Bilancio del 2022 è l’aver reso strutturale, oltre che stabilizzato, il congedo parentale per i padri lavoratori.

Si ricorda che il congedo di paternità e le relative regole sono state introdotte sperimentalmente dalla Legge n. 92 del 2012. Ovviamente, si tratta di disposizioni che sono state successivamente prorogate.

La nuova Manovra di Bilancio del 2022 ha anche confermato i 10 giorni di congedo obbligatorio di cui il genitore può fruire. E, inoltre, ha anche confermato una giornata facoltativa di congedo in più.

Ma ricordiamo, brevemente, in cosa consistono e chi può fruirli. In questo caso, si tratta di una indennità rivolta al papà lavoratore dipendente; il congedo può essere richiesto entro il quinto mese dalla nascita del figlio. Termine che, come si legge sulla circolare n. 1 dell’Inps:

“[…] resta fissato anche nel caso di parto prematuro”.

Non dobbiamo dimenticare, però, anche l’altro volto del congedo di paternità obbligatorio: è anche e soprattutto un diritto autonomo del padre.

Si tratta di un aspetto molto importante, in quanto il congedo di paternità affianca quello di maternità perché il padre può beneficiarne al di là se la madre abbia o meno diritto a fruire del periodo di congedo obbligatorio.

E sul periodo facoltativo? In questo caso non si tratta di un diritto autonomo. Il congedo facoltativo si può richiedere accordandosi con la madre per sostituirla. Che cosa vuol dire? Molto semplicemente che si può fruire del periodo soltanto per sostituire la propria metà durante il periodo di congedo parentale a lei spettante.

Facciamo una breve, ma importante parentesi. I congedi parentali di questo tipo si possono fruire per parto, adozione oppure affidamento. Inoltre, è possibile beneficiarne anche per l’affidamento temporaneo.

Facciamo un ultimo accenno alle modalità di presentazione delle domande. In questo caso, devono presentare domanda di congedo all’Inps, soltanto i lavoratori che ricevono l’indennità da parte dell’Istituto. Al contrario, i lavoratori che ricevono l’anticipo del pagamento delle indennità dai propri datori di lavoro, dovranno comunicare la fruizione del periodo di congedo di paternità soltanto a questi ultimi.

Ovviamente, le giornate indennizzabili sono solo quelle lavorative. Si attendono ulteriori comunicazioni, per ricevere le informazioni economiche.

Covid, nuovo decreto: obbligo vaccinale e super green pass!

L’arrivo del coronavirus ha cambiato notevolmente le nostre vite, e le modalità con le quali tutto ciò è avvenuto sono state, e lo sono tutt’oggi, quelle relative alla promulgazione dei Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DPCM), che vengono usati dal governo da due anni a questa parte.

Questi decreti sono diventati via via sempre più stringenti e con l’intenzione di raggiungere gli obiettivi prefissati a qualunque costo, senza curare gli aspetti marginali di ogni questione, ma andando sempre dritto al sodo.

Dopo anni, oramai la popolazione italiana si è, in parte, abituata ed in parte rassegnata all’idea di dover convivere con questo virus.

Probabilmente, più di qualcuno, però, non si riesce a dar pace, dei provvedimenti che escono fuori dall’esecutivo.

Dopo una fine dell’anno 2021 segnata da forti proteste e manifestazioni nelle piazze ed in alcuni luoghi di lavoro, e dopo vari DPCM e milioni di vaccini, ci ritroviamo, nostro malgrado, nella stessa identica situazione di due anni fa.

La “colpa” della situazione nella quale ci ritroviamo viene affibbiata dallo stesso Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ai non vaccinati.

Il professor Crisanti, invece, ha evidenziato pochi giorni fa gli errori di comunicazione del Governo Draghi, sostenendo che sono, per la maggior parte, i vaccinati a trasmettere il virus, e non i non vaccinati.

Anche l’OMS ha sentenziato sull’impossibilità di proseguire con i richiami ogni tot. mesi per sconfiggere e convivere con il virus. E il “The Guardian” si è preso gioco del governo italiano, ironizzando sul sistema democratico che non esiste più nel nostro Paese.

Oltre all’Inghilterra, anche la Spagna ha tolto tutte le restrizioni, per tornare alla normalità e per far tornare a guadagnare anche gli altri settori, oltre a quello sanitario, che da tempo non vedono il becco di un quattrino.

L’unica cosa certa è che i contagi sono aumentati a dismisura da poco prima delle vacanze natalizie, e sembrano non volersi più fermare.

Perciò, il Governo Draghi ha deciso di emanare un nuovo DPCM con obblighi e restrizioni mai viste prima d’ora.

Continuando a leggere questo articolo potrai conoscere tutto ciò che riguarda il nuovo decreto, varato dal Governo Draghi il 5 gennaio 2022.

Inizialmente, andremo a parlare del DPCM in maniera generale, poi ci soffermeremo soprattutto sull’obbligo vaccinale previsto per gli over 50 e sull’obbligo di possedere il super green pass per accedere in determinati luoghi.

Successivamente, andremo a parlare dell’obbligo di possedere il green pass base ed in quali luoghi questa certificazione sarà richiesta.

Infine, per concludere, andremo a vedere tutto quello che riguarda le quarantene e le capienze stabilite.

Il nuovo decreto del 5 gennaio 2022!

Il 5 gennaio 2022, il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo decreto n. 1 del 2022, il quale è stato poi promulgato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il giorno 7 gennaio 2022.

Questo nuovo decreto ha lo scopo di contrastare l’emergenza epidemiologica generata dall’aumento dei casi di Covid-19, i quali si sono manifestati soprattutto nei luoghi di lavoro e nelle scuole.

Questo DPCM prevede delle nuove misure per prevenire l’aumento del numero dei contagi e per rallentare la curva in costante aumento.

Queste nuove misure entreranno in vigore in maniera scaglionata: alcune inizieranno a partire dal 10 gennaio 2022, altre dal 20 gennaio, altre ancora dal 1° febbraio e dal 15 febbraio.

Molte di queste misure, previste dal nuovo decreto, termineranno il loro corso nel momento in cui finirà anche lo stato di emergenza nel nostro Paese, la cui scadenza è stata fissata per il 31 marzo 2022.

Nello specifico, il nuovo decreto, emanato dal Governo Draghi, prevede una serie di nuove misure, tra cui:

  • L’obbligo vaccinale per gli over 50, per gli universitari e per le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam), a partire dal 1° febbraio e fino al 15 giugno;
  • L’obbligo di possedere il super green pass per i lavoratori over 50, a partire dal 15 febbraio, e la possibilità per le aziende di sostituire i lavoratori che sono stati sospesi;
  • Estensione dell’obbligo di possedere il super green pass per poter accedere a numerose altre attività, a partire dal 10 gennaio;
  • Obbligo di possedere il green pass base per accedere nei servizi alla persona, a partire dal 20 gennaio, e per accedere nei negozi e nei servizi pubblici, a partire dal 1° febbraio;
  • Nuovo regole per le quarantene;
  • Nuove regole per lo smart working;
  • Nuove regole per la scuola;
  • Nuove regole per le capienze massime di cui si può disporre negli impianti all’aperto e negli impianti al chiuso;
  • L’obbligo di indossare le mascherine anche all’aperto;
  • L’obbligo di indossare le mascherine FFP2 in determinate situazioni ed in determinati luoghi.

Nuovo decreto: obbligo vaccinale per gli over 50 e per gli universitari!

Il primo argomento che tratteremo, nel corso di questo articolo sul nuovo decreto emanato dal Governo Draghi, è quello relativo all‘introduzione dell’obbligo vaccinale.

Questo obbligo sarà previsto, a partire dal 1° febbraio 2022 e fino al 15 giugno, e riguarda le seguenti categorie:

  • I soggetti con età anagrafica maggiore di 50 anni;
  • Tutto il personale che lavora nelle università;
  • Tutti il personale che lavora nelle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam).

L’obbligo è previsto per tutti i cittadini che sono residenti all’interno del territorio italiano, quindi sia per gli italiani che per gli stranieri.

Sono esclusi tutti coloro che hanno il diritto di beneficiare dell’esenzione dalla somministrazione del vaccino contro il Covid-19.

L’esenzione si può ottenere per motivi legati alla salute della persona e attestati con il certificato medico, del proprio medico di base oppure del medico che effettua il vaccino, in base a determinate condizioni cliniche documentate.

Inoltre, sono previste delle sanzioni pecuniarie per chi trasgredisce tale regola, di ammontare pari a 100 euro, inviata dall’Agenzia delle Entrate.

Super green pass lavoratori over 50 e possibilità di sostituire i lavoratori sospesi

Oltre all’obbligo di vaccinazione, dal 15 febbraio scatta anche l’obbligo per gli over 50 di possedere il super green pass per accedere nei luoghi di lavoro.

Il super green pass si può ottenere effettuando le dosi di vaccino oppure con la guarigione dal Covid-19 entro i 6 mesi, terminati i quali diventerà obbligatoria la somministrazione del vaccino per avere la certificazione.

Le verifiche e i controlli sul possesso del super green pass dei lavoratori dovranno essere effettuati dai datori di lavoro stessi.

Coloro che non si presentano a lavoro perché sprovvisti di super green pass saranno considerati come assenti ingiustificati, ma senza alcuna conseguenza disciplinare e con la conservazione del posto di lavoro, finché non produrranno il green pass rafforzato.

Oltre a questo, scatta anche la sospensione dello stipendio e la possibilità per le aziende di sostituire e di rimpiazzare quei lavoratori che sono stati sospesi, per 10 giorni, rinnovabili.

Inoltre, sono previste anche delle sanzioni pecuniarie per colpire coloro che trasgrediscono questa regola. La sanzione è la stessa di quelle che sono già previste per le altre categorie di lavoratori ed è di un ammontare compreso tra i 600 euro e 1.500 euro.

La sanzione, in caso di violazione della norma, viene fatta valere sia sul lavoratore sprovvisto di super green pass che sul suo datore di lavoro.

Nuovo decreto: super green pass!

Dopo aver parlato dell’obbligo vaccinale per gli over 50 e del l’obbligo di green pass rafforzato sul posto di lavoro, passiamo adesso a vedere per quali attività è stato esteso quest’obbligo di possedere il super green pass.

L’obbligo di avere il green pass rafforzato era previsto, finora, per accedere a:

  • Bar e ristoranti al chiuso;
  • Palestre e piscine al chiuso;
  • Cinema, Teatri, Concerti, ecc…

Nello specifico, ecco per quali attività è stato esteso l’obbligo di super green pass, a partire dal 10 gennaio 2022 e fino al 31 marzo:

  • Trasporti pubblici;
  • Bar e ristoranti;
  • Palestre e piscine;
  • Alberghi e strutture ricettive;
  • Terme e centri benessere;
  • Impianti sciistici;
  • Attività ed eventi culturali e ricreativi.

Restano esclusi i servizi di prima necessità, come supermercati, generi alimentari, ospedali, farmacie e edicole, e, per ora, anche i negozi, i uffici pubblici e i servizi alla persona.

Nuovo decreto: green pass base!

Dopo aver parlato del super green pass, passiamo adesso a vedere le novità previste nel nuovo decreto riguardanti il green pass base.

Il green pass base si può ottenere con la somministrazione del vaccino, la guarigione dal Covid-19 e anche il test negativo di un tampone.

Per le attività che vedremo nel corso di questo paragrafo si sono accese delle tensioni e si è alimentato un forte dibattito, anche all’interno del governo stesso.

Alla fine, queste sono le attività per cui è previsto l’obbligo di possedere il green pass base per accedervi:

  • Servizi alla persona, come parrucchieri, barbieri e centri estetici, a partire dal 20 gennaio 2022;
  • Attività commerciali, come negozi e centri commerciali, uffici pubblici, servizi postali, bancari e finanziari, a partire dal 1° febbraio 2022.

Non ci sarà bisogno di green pass, invece, per accedere a:

  • Supermercati;
  • Negozi di generi alimentari;
  • Ospedali;
  • Farmacie;
  • Edicole;
  • Altre attività che saranno individuate in seguito dal governo per assicurare il soddisfacimento dei bisogni essenziali delle persone.

Nuovo decreto: quarantene e obbligo di mascherina

Andando subito al sodo, ecco quali sono le nuove regole sulla quarantena.

Niente quarantena, ma solo autosorveglianza per coloro che si sono vaccinati e che sono entrati a stretto contratto con un caso covid (Obbligo di indossare la mascherina FFP2 per 10 giorni).

Al termine della quarantena o dell’autosorveglianza occorre effettuare il tampone per uscire da questo periodo.

Nuovo decreto: capienze

Il nuovo decreto prevede che le capienze per gli stadi e i palazzetti siano modificate in questo modo:

  • Capienza massima del 50% per gli impianti all’aperto;
  • Capienza massima del 35% per gli impianti al chiuso.

Bonus casalinghe 2022 al via! Come richiederlo e requisiti

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Con la Legge di Bilancio 2022 e l’ingresso del nuovo anno, la situazione dei bonus concessi dal Governo italiano alle famiglie italiane è radicalmente cambiata.

Tante sono infatti state le agevolazioni alle quali abbiamo dovuto dire addio, prime fra tutti il bonus mamma domani ed il bonus bebè, che per anni avevano fornito un sostegno economico considerevole alle neomamme con figli nati o adottati da poco.

Ma, oltre ai bonus cancellati nel 2022, ne abbiamo altri in partenza. Ed è proprio di una di queste agevolazioni che ci occuperemo in questo articolo, agevolazione che prende il nome di bonus casalinghe.

Ma non lasciamoci ingannare dal nome del bonus stesso: la misura sarà rivolta anche agli uomini!

Analizziamo insieme caratteristiche e requisiti.

Bonus casalinghe 2022: i retroscena

La nuova misura nota come bonus casalinghe 2022, in realtà, nasce ormai poco meno di due anni fa, nel 2022, con la legge n. 126 del 13 ottobre 2020.

Tale legge ha predisposto un fondo, definito “fondo formazione casalinghe”, che ammonta a ben tre milioni di euro per ogni anno di attivazione del bonus, e fino al 2022.

Purtroppo, il bonus casalinghe sarà attivato soltanto quest’anno, e non sappiamo ancora, dunque, se i fondi restanti che avrebbero dovuto essere utilizzati lo scorso anno verranno reimpiegati per estendere la misura oltre il 2022.

Al momento, comunque, una cosa è certa: il bonus casalinghe 2022 è ormai in partenza e, almeno per questo 2022, sarà fruibile.

La nuova agevolazione è stata fortemente promossa dal Ministro Bonetti, che insieme al Ministero per le Pari Opportunità gestirà la misura stessa.

Questa tenterà di garantire un reinserimento lavorativo non solo delle donne, ma anche degli uomini che, attualmente, non hanno occupazione lavorativa e sono impegnati nei cosiddetti “lavori di cura”, che ovviamente non vengono retribuiti.

Bonus casalinghe 2022: in cosa consiste

La nuova agevolazione è abbastanza particolare: il reinserimento lavorativo previsto dal bonus casalinghe 2022 passerà infatti per dei corsi di formazione.

Spieghiamoci meglio: l’agevolazione consentirà in altre parole l’accesso a dei corsi di formazione, a titolo gratuito per gli aventi diritto, che permettano alla casalinga (o al casalingo) di ampliare le proprie conoscenze e di reinserirsi nel mondo del lavoro.

Il tutto continuando a svolgere le proprie mansioni di cura: i corsi che verranno proposti, nella maggior parte dei casi, mirano a formare nuove figure che opereranno in modalità agile, ossia in smart working.

Secondo un recente articolo a cura di informazionefiscale.it, il bonus casalinghe 2022 permetterà agli aventi diritto di partecipare a dei corsi, con frequenza telematica a distanza, volti ad ampliare le conoscenze digitali.

Non solo, ma saranno anche organizzati corsi per le casalinghe che le aiutino a gestire gli strumenti digitali, quali social, e-mail, ma anche identità SPID e motori di ricerca.

I corsi si svolgeranno per un periodo totale non superiore ai dodici mesi.

Bonus casalinghe 2022: a quanto ammonta e come viene erogato

Cerchiamo adesso di definire cifre e modalità di erogazione del curioso bonus casalinghe 2022. 

Innanzitutto, la cifra che il bonus garantirà ad ogni interessato è pari a 517 euro, che andranno tutti investiti in formazione, secondo le modalità discusse al paragrafo precedente.

Ma gli interessati che contano in un bonifico grazie al bonus casalinghe resteranno molto delusi: i 517 euro promessi, come detto, serviranno a pagare i corsi di formazione destinati agli interessati.

Non verranno quindi erogati ai cittadini aventi diritto, ma agli enti, privati e pubblici, che si occuperanno di organizzare i corsi di formazione per casalinghe e casalinghi.

Ai cittadini beneficiari del bonus casalinghe 2022, insomma, non spetta alcuna cifra in denaro, ma solo la possibilità di accedere a titolo totalmente gratuito ai corsi di formazione.

Un’opportunità che comunque non va sottovalutata, dato che potrebbe permettere all’interessato di trovare un nuovo lavoro in smart working, cosa che gli consentirebbe tra l’altro di continuare con le sue mansioni di cura in casa.

Bonus casalinghe 2022: niente assegno mensile!

Siamo dunque purtroppo costretti a deludere le aspettative di molte donne che si aspettavano un’agevolazione totalmente differente.

Purtroppo, nelle scorse settimane, si sono diffuse tantissime notizie confuse sul bonus casalinghe 2022, che si sono poi rivelate poco veritiere.

In particolare, si parlava dell’agevolazione come di un bonus che avrebbe garantito una sorta di stipendio mensile per il lavoro di cura, quello per l’appunto svolto dalle casalinghe.

Secondo tali notizie non aderenti alla realtà, le casalinghe avrebbero potuto contare su un assegno mensile da 517 euro, di pertinenza dell’INAIL.

Purtroppo, però, come abbiamo già detto, questo assegno non verrà erogato, dato che il bonus casalinghe 2022 serve soltanto per garantire l’accesso gratuito ai corsi di formazione.

Si parlava anche di una misura aggiuntiva, sempre pensata per casalinghe senza lavoro, che avrebbe concesso un ulteriore agevolazione da 280 euro da destinare agli affitti mensili, o anche per pagare le rate di un eventuale mutuo.

Almeno per il momento, comunque, non è previsto alcun assegno mensile per le donne e gli uomini che svolgano lavori di cura domestici; viene soltanto data la possibilità di ottenere una formazione digitale gratuita.

In ogni caso, se un ulteriore bonus casalinghe che comprende un assegno dovesse essere attivato nelle prossime settimane, non tarderemo certamente a darvene comunicazione su queste pagine.

Bonus casalinghe 2022: non solo donne! Platea dei beneficiari

Analizziamo adesso i destinatari potenziali del bonus casalinghe 2022.

L’abbiamo già accennato, ma occorre ribadirlo: il bonus casalinghe non è aperto solamente alle donne (anche se alle richiedenti di sesso femminile verrà comunque accordata la preferenza).

Potranno in altre parole accedere alla misura anche i casalinghi, nel rispetto dei requisiti.

Per poter richiedere l’accesso alla formazione per casalinghe, occorrerà non essere occupati in posizioni lavorative subordinate, ma limitarsi a svolgere lavori prettamente domestici e di cura.

Anche se non sono stati, almeno per il momento, stabiliti dei limiti a livello reddituale e anche se l’ISEE non è richiesto per accedervi, il bonus casalinghe 2022 è prettamente pensato per persone inoccupate.

Bonus casalinghe 2022: come si presenta la domanda

Analizziamo adesso le modalità di presentazione della domanda per il bonus casalinghe 2022.

Al momento, il Ministero per le Pari Opportunità ha pubblicato solamente un bando, quello relativo agli enti di formazione, con l’Avviso pubblico per il finanziamento dei progetti volti alla formazione personale delle casalinghe e dei casalinghi.

Al bando potranno prendere parte tutti quegli enti che offrono attività formative, sia di carattere pubblico che privato.

Gli enti di formazione selezionati otterranno un finanziamento, che andrà dai 100.000 ai 300.000 euro totali, i quali dovranno servire per organizzare i corsi di formazione previsti dal bonus casalinghe 2022.

C’è ancora tempo per partecipare alla selezione, la quale si chiude ufficialmente giovedì 31 marzo 2022.

In questo momento, dunque, gli interessati a partecipare ai corsi di formazione non dovranno compiere alcuna operazione, ma dovranno solamente attendere ulteriori disposizioni dal Ministero.

Non ci resta che aspettare la chiusura del bando e la successiva attivazione dei corsi annuali, che il bonus casalinghe 2022 garantirà a coloro che rispettano i requisiti.

Mutuo al 100%: come comprare casa senza soldi!

Comprare casa senza avere soldi è possibile? È ancora possibile ottenere un mutuo pari al 100% dell’importo dell’immobile dei nostri sogni? Uno degli ostacoli che le giovani coppie – e molto spesso anche quelle un po’ più grandicelle – hanno è quello di riuscire a reperire una somma sufficiente, che possa servire per coprire quanto non finanziato dalla banca. Pagare l’anticipo per acquistare casa può diventare un vero e proprio ostacolo, che potrebbe portare a non riuscire ad ottenere nemmeno il mutuo.

Spesso e volentieri cercare il mutuo che meglio possa soddisfare le esigenze di un futuro acquirente non è solo un capriccio o una sfida. È una vera e propria esigenza. Si vorrebbe comprare casa, ma i fondi presenti sul conto corrente sono troppo pochi: il lavoro è precario. O ci sono le spese per i bambini, le bollette che arrivano sempre puntuali da pagare. C’è da fare la spesa e da pagare i trasporti. Passano i giorni, i mesi e gli anni: si lavora, ma vuoi per colpa dell’elettrodomestico che si rompe, vuoi perché c’è un’altra spesa imprevista che arriva e la casa aspetta. L’esigenza di comprare un immobile resta parcheggiata in un angolo, un sogno. Una speranza.

La domanda che molte persone si pongono è se abbia senso continuare a pagare un affitto: quella stessa cifra potrebbe essere destinata a pagare un mutuo per acquistare una casa. Mal che vada, dopo un certo periodo, si diventa proprietari dell’immobile: una spesa mensile, può diventare un vero e proprio investimento. Proviamo a rispondere a questa domanda: è possibile acquistare casa senza soldi? La banca ci può rilasciare un mutuo per una cifra pari al 100% del valore dell’immobile? Questa via non è semplice da percorrere, anche se esiste la possibilità di fare un affitto con riscatto, un leasing immobiliare residenziale o un prestito vitalizio ipotecario. Proviamo a scoprire quali alternative possiamo scegliere per comprare casa!

Un mutuo al 100%: come comprare casa!

Una delle prime strade che i diretti interessati potrebbero percorrere è quella di richiedere un mutuo pari al 100% del valore dell’immobile, che vogliono comprare. Purtroppo questo tipo di finanziamento viene concesso molto raramente. Il motivo per il quale la banca tende a non concederlo è perché vuole tutelarsi, nel caso in cui il cliente non sia in grado di pagare le rate. Generalmente gli istituti di credito non vanno mai oltre l’80% del valore dell’immobile, in questo modo se il cliente non riesce a pagare il mutuo ha un margine del 20% nel momento in cui si prenderà l’immobile e lo venderà all’asta.

Sostanzialmente questo significa che se la casa vale 100mila euro, la banca concede un mutuo per 80mila euro. Il cliente dovrà rimborsare 80mila euro più gli interessi. Nel caso in cui il cliente non riuscisse a pagare le rate, l’istituto di credito recupererà un bene che vale 100mila euro, più di quanto aveva erogato con il mutuo, escludendo gli interessi.

Nel caso in cui la banca decidesse di concedere l’opportunità di erogare un mutuo pari al 100% del valore dell’immobile, sarà necessario presentare alcune garanzie integrative:

  • polizza assicurativa fideiussoria che vada a coprire l’eccedenza del 20% del valore della casa, rispetto all’80% massimo che generalmente viene erogato;
  • ipoteca sull’immobile. Questa, come molti ben sapranno, è una regola che interessa ogni tipo di mutuo. A maggior ragione viene imposta quando si richiede un importo pari al 100% del valore dell’immobile a garanzia della banca;
  • terzo garante. Stiamo parlando di una persona che si prenda la responsabilità di garantire il rimborso della somma, nel caso in cui chi ha sottoscritto il mutuo non sia in grado di pagare.

L’alternativa al mutuo: l’affitto con riscatto!

Ci sono delle alternative al mutuo? Sì, certo. Una delle possibilità che ci vengono offerte per acquistare una casa senza soldi ci arriva dal cosiddetto rent to buy, ossia l’affitto con riscatto. In questo caso abbiamo la possibilità di diventare un proprietario immobiliare dopo un periodo di locazione, che deve durare generalmente almeno sette anni. Quello che andremo a comprare è generalmente un alloggio sociale, che deve essere destinato ad abitazione principale. Il futuro acquirente ed i suoi familiari non devono essere proprietari di altri immobili nella regione di riferimento.

Per questo tipo di operazione, che ricordiamo è una valida alternativa al mutuo, esistono due tipi di contratti:

  • un contratto di affitto vero e proprio, nel quale verrà specificato che l’inquilino ha intenzione di acquistare l’immobile dopo un determinato periodo;
  • il successivo contratto di vendita, che sarà subordinato al fatto che l’inquilino eserciti il diritto di riscatto manifestato nel precedente contratto.

Grazie a questa soluzione, sarà possibile comprare casa attraverso l’affitto. Chi ha intenzione di acquistare avrà la possibilità di:

  • acquistare l’immobile pagandolo a rate e potendolo già occupare;
  • decidere se comprare la casa o no dopo averci abitato in locazione;
  • posticipare l’atto notarile, le relative spese ed il pagamento delle imposte sull’acquisto.

Comprare casa senza il mutuo: le altre soluzioni!

Nel caso in cui non si abbiano a disposizioni i fondi per comprare casa è possibile ricorrere al leasing immobiliare residenziale. Questa formula è molto simile all’affitto con riscatto di cui abbiamo appena parlato. Il meccanismo è molto simile a quello dell’leasing dell’automobile: in questo caso è necessario rivolgersi ad una banca o ad una società di leasing, che provvederanno ad acquistare la casa. Queste società la metteranno a disposizione del cliente ed in cambio incasseranno un canone mensile. Come avviene per l’affitto. Nel momento in cui il contratto scade, il cliente avrà la possibilità di riscattare la casa, pagando la differenza tra il suo valore e quanto versato fino a quel momento. In alternativa potrà prorogare il contratto.

La soluzione che abbiamo appena visto si adatta ai più giovani. Quanti, invece, siano un po’ più avanti con gli anni avranno la possibilità di richiedere il prestito vitalizio ipotecario: una soluzione per quanti abbiano compiuto almeno 60 anni e siano già in possesso di un immobile. Occorre in questo caso chiedere alla banca un prestito pari a una percentuale del valore dell’immobile da acquistare, dietro concessione di ipoteca sullo stesso immobile. In questo modo, si diventerà proprietari dell’abitazione. Alla morte, gli eredi decideranno se rimborsare il prestito alla banca, estinguere l’ipoteca e tenersi la casa oppure metterla in vendita ed estinguere il debito con il ricavato dell’operazione.

USA, Google sotto inchiesta! Inganna siti e inserzionisti

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Google e Facebook ancora insieme e questa volta complici di una manipolazione volontaria del prezzo delle inserzioni pubblicitarie, sia per i grandi inserzionisti che per chi usa Google Ads, che ha il carattere di una vera e propria truffa e su cui c’è una causa in atto in USA, intentata dai procuratori di più d’una dozzina di Stati.

Le rivelazione e le prove sono venute a galla qualche giorno fa e riportate dalle principali testate internazionali, nell’ambito di una serie di documenti desecretati che riguardano un’azione legale iniziata più di un anno fa e di cui sono stati finalmente rivelati, per ordine federale, i documenti almeno in parte.

L’articolo che ha portato alla luce questa notizia, insieme al contenuto dei documenti desecretati, è il The Wall Street Journal, in un pezzo il cui contenuto viene ripreso anche dal The Guardian e altre testate molto note.

Stando a quanto si apprende dal WSJ, sia Sundar Pichai, CEO di Google, che Mark Zuckerberg, il CEO di Facebook, avrebbero volontariamente manipolato le vendite pubblicitarie e stretto tra loro un accordo, con alcune parti oscure e non rese pubbliche, ovviamente il tutto fatto allo scopo di aumentare i profitti e assicurarsi il monopolio nel mondo della pubblicità digitale, usando sistemi non legali, compresi software che influenzano le aste.

Di cosa è accusata Google USA rispetto alle inserzioni pubblicitarie?

L’azione legale che vede Google protagonista di questa che, a quanto si apprende dagli ultimi documenti rivelati, è una vera e propria manipolazione delle vendite, risale a dicembre 2020, con l’azienda accusata di aver gonfiato i prezzi delle inserzioni. L’accusa è stata presentata al tribunale di New York e sottoscritta da più di una dozzina di procuratori generali dei vari Stati USA.

Il contenuto dei documenti presentati nell’ambito della causa giunge a noi solo in questi giorni perché è stato ordinato da poco che essi fossero desecretati.

Google, secondo l’accusa, avrebbe volontariamente influito sui processi delle aste gonfiando il prezzo è usando software in segreto che diminuivano i costi per alcuni marchi, ma aumentavano il prezzo agli editori, cioè gli acquirenti degli annunci.

Apriamo una piccola parentesi e spieghiamo che, ovviamente, nel mondo digitale una determinata azienda paga per avere la propria pubblicità che gira su internet, mentre i siti su cui la pubblicità appare sono anche loro ricompensati.

Cioè, esiste un soggetto che mette a disposizione uno spazio pubblicitario e un altro soggetto che lo acquista, per gli Ads questo rapporto di compravendita viene regolato da piattaforme esterne. 

Ora, l’accusa mossa a Google, in accordo con Facebook, è che gestendo lo scambio la prima avrebbe comunicato alle parti chiamate in causa prezzi diversi, manipolando le aste, al fine di espandersi e dominare il mercato pubblicitario.

Tra i documenti venuti alla luce appaiono anche messaggi interni dei dipendenti di Google secondo cui la società stava usando “insider information” per imporre il suo monopolio digitale.

Ovviamente, Google sostiene che la causa abbia inesattezze e ovunque e che non sono mai state commesse manipolazioni e che il tutto è perfettamente legale, in ogni suo aspetto.

La notizia viene riportata anche dal video YouTube di Business Insight:

  

Come ha fatto Google secondo l’accusa a manipolare i prezzi degli Ads?

Scendiamo nei dettagli tecnici di come si sarebbe consumato l’inganno di Google, cioè spieghiamo come avrebbe fatto praticamente l’azienda a manipolare le vendite delle inserzioni pubblicitarie.

Google per gestire i prezzi delle aste pubblicitarie usa una serie di programmi chiamati: Project Bernanke, Reserve Price Optimization e Dynamic Revenue Share. 

Attraverso tali software, secondo l’accusa, venivano manipolati in segreto i prezzi delle aste, ad esempio, Google avrebbe indotto molti inserzionisti a credere che stessero partecipando all’asta per il secondo prezzo più alto, per la piattaforma AdX, ma Project Bernanke avrebbe in automatico cancellato la seconda offerta più alta e fatto vincere al suo posto la terza, cioè un’offerta minore, privando così l’editore del guadagno.

Agli inserzionisti però sarebbe comunque stato addebitato il costo della seconda offerta più alta, così che questi pagassero in eccesso e Google potesse tenere per sé questo extra.

Dello stesso programma fu creata una seconda versione Global Bernanke, che invece è stata accusata di aver gonfiato i prezzi dello strumento per i piccoli inserzionisti, cioè il ben noto Google Ads, allora chiamato AdWords.

Inutile dire che i portavoce di Google si difendono sostenendo anche in questo caso sostenendo che non esiste nessuna manipolazione segreta dei programmi, che anzi vengono costantemente ottimizzati.

Che cosa c’entra Facebook in tutto questo? Perché è coinvolta nell’azione legale contro Google?

A questo punto molti si chiederanno, che c’entra Facebook in tutto questo?

Facebook c’entra perché dai documenti appaiono le prove di un accordo pubblico solo in parte, ma fatto di clausole segrete, tra l’azienda e Google, per cui alla prima sarebbe stato garantita una determinata percentuali di annunci a discapito dei concorrenti.

E sembra anche che alcune e-mail in merito alla parte riservata e illecita di questo accordo siano state inviate direttamente da Zuckerberg, mentre non è chiaro se anche il CEO di Google, come sostiene chi accusa, sia personalmente coinvolto. Questo perché a quanto sostengono i portavoce dell’azienda nel corso dell’anno vengono approvati molto documenti relativi ad accordi senza che sia necessaria la firma del CEO, I portavoce di Google sostengono anche che per quanto Pichai sapesse dell’accordo che non è segreto, non avrebbe ami approvato tali pratiche scorrette di cui è accusata l’azienda.

Ad ogni modo, questo aspetto sarà determinante per chiarire le responsabilità personali del CEO dal punto di vista legale, ma non sottrae Google dalle sue responsabilità aziendali.

Il Senato USA prepara la Legge contro Google: internet come le ferrovie!

La causa è partita dallo Stato del Texas, ma comprende più di una dozzina di Stati anche perché più Google aumenta i prezzi delle pubblicità, più questo ha ripercussioni sul prezzo finale dei prodotti stesso per i consumatori.

In queste pagine abbiamo cercato di riassumere e schematizzare, ma il funzionamento delle inserzioni pubblicitarie digitali è complesso e il problema principale che le società lamentano è che Google lo gestisce da ogni punto di vista, detenendo di fatto il monopolio sul mercato.

Intanto, sempre a quanto riporta il WSJ, in America il Senato prepara un disegno di legge che imporrebbe a Google le stesse regole che nel paese vengono applicate per gli operatori ferroviari, cioè con il divieto di trarre vantaggio dal fatto che si posseggono le piattaforme, rispetto ad altre società che operano sulle stesse.

Anche il rapporto Google-Apple al centro di questioni legali negli USA

Se in questa questione legale che coinvolge Google e Facebook (ora Metà) il grande assente sembra Apple non è così.

Poiché i rapporti Google-Apple sono al centro dell’accusa in California e al centro della questione un accordo tra le due società, per cui Apple rinuncia ad ogni tipo di competizione con Google, nell’ambito dei motori di ricerca web, lasciandole il predominio e in cambio riceve però una parte dei sui profitti su questo. Ovviamente, il tutto corredato da un impegno comune a schiacciare i concorrenti e anche da un trattamento preferenziale che Google ha sui dispositivi Apple.

Anche in questo caso la denuncia e la causa chiamano in causa le tariffe delle inserzioni pubblicitarie influenzate da Google al fine di detenere l’assoluto monopolio.