120 euro in più in busta paga grazie alla Riforma Irpef: quando arrivano e per chi

Con la riforma dei scaglioni Irpef e il taglio del cuneo fiscale si avranno fino a 120 euro in più in busta paga: simulazione con casi pratici

In attesa dell’approvazione della Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Nadef) prevista per la prossima settimana, il governo ha già delineato le sue direttive per la prossima Legge di Bilancio con una particolare attenzione alla proroga del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro – conosciuto anche come ‘bonus busta paga‘ – e l’implementazione della riforma Irpef come precedentemente prevista nella Legge delega. Qui di seguito verranno esaminati gli eventuali impatti pratici di queste due misure sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti con un aumento che arriva fino a 120 euro in più in busta paga.

Manovra 2024, fino a 120 euro in più

In assenza di ampie risorse da destinare a riforme più ampie, quelle protagoniste della legge di bilancio 2024, saranno la proroga del taglio del cuneo fiscale e la riforma Irpef. Manovre che essenzialmente si risolveranno nel rendere più corpose le buste paga dei lavoratori, per preservarne almeno in parte il potere di acquisto finché l’inflazione continua a mantenersi ancora alta. Ci sarebbe anche la possibilità di una detassazione delle tredicesime già dal 2023 ma al momento non si tratta più che di un’ipotesi.

Non si conoscono ancora i dettagli ma in attesa dell’approvazione della Nadef, la Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha effettuato per Il Messaggero una stima degli effetti, calcolando un aumento fino a 120 euro in busta paga da gennaio 2024. Vediamo insieme la simulazione e l’impatto pratico delle due misure nelle varie classi di reddito.

I costi delle due riforme

La proroga del taglio dei contributi previdenziali pagati dai lavoratori dipendenti che percepiscono un reddito lordo annuale fino a 35.000 euro ha un costo stimato di circa 10 miliardi di euro. Ricordiamo che la misura è già in vigore e scade il 31 dicembre 2023: se non fosse riconfermata (e rifinanziata) di fatto significherebbe una decurtazione delle paghe di circa 14 milioni di lavoratori già a partire dal primo mese dell’anno. Come è noto però, la Presidente del Consiglio è stata chiara nella volontà di dare massima priorità al taglio del cuneo fiscale, quindi la misura dovrebbe essere prorogata anche per il 2024.

Per rafforzarla ulteriormente, il vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha proposto una riduzione delle aliquote IRPEF da quattro a tre, con la fusione delle prime due aliquote. In pratica, il primo scaglione IRPEF si estenderebbe fino a 28.000 euro di reddito, su cui verrebbe applicata un’aliquota del 23%. Questa seconda misura, stimata in circa 4 miliardi di euro, dovrebbe entrare in vigore già dal prossimo mese di gennaio. Come già anticipato, la Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha effettuato per Il Messaggero una stima degli effetti della combinazione delle due riforme sulle buste paga.

Esempi pratici per classi di reddito

Ecco i vari casi pratici:

  • Per un dipendente con un reddito annuo di 15.000 euro, il taglio del cuneo fiscale di sette punti comporterebbe un aumento di 67 euro al mese nella busta paga. Tuttavia, nel caso specifico di questo lavoratore, non ci sarebbero ulteriori vantaggi derivanti dalla riforma dell’IRPEF, poiché l’aliquota rimarrebbe invariata.

  • Un doppio beneficio si verificherebbe invece per i redditi superiori a 20.000 euro. In questo caso, oltre all’incremento di 77 euro dovuto al taglio del cuneo fiscale, si aggiungerebbero gli effetti della rimodulazione dell’IRPEF. Di conseguenza, la busta paga sarebbe più consistente di 84 euro.

  • Per un lavoratore con un reddito annuo di 25.000 euro, il taglio del cuneo fiscale comporterebbe un aumento della retribuzione mensile di 96 euro. Con l’introduzione del nuovo calcolo dell’IRPEF, l’aumento salirebbe a 112 euro.

  • Per un lavoratore con un reddito annuo di 35.000 euro, il taglio del cuneo fiscale comporterebbe un aumento mensile della busta paga di 99 euro. Considerando anche il taglio dell’IRPEF, l’aumento mensile raggiungerebbe i 120 euro.

Il taglio IRPEF ha effetti su tutta la scala di redditi

Dalla simulazione si evince dunque che, mentre la riduzione dei contributi previdenziali a carico del lavoratore si esaurisce a un reddito annuo di 35.000 euro, il taglio dell’IRPEF ha effetti su tutta la scala dei redditi, compresi quelli più elevati.

L’aumento in busta paga potrebbe mutare in positivo se poi venisse confermata la detassazione delle tredicesime ma, come già accennato, per il momento si tratta di un’ipotesi che deve ancora trovare la copertura finanziaria.

Vera Monti
Vera Monti
Giornalista pubblicista e precedentemente vice- presidente di un circolo culturale, scrivo di arte e politica - le mie grandi passioni - su varie testate online cercando sempre di trattare ogni argomento in tutte le sue sfaccettature. Ho intervistato vari personaggi della scena artistica nazionale e per Trend online mi occupo principalmente di politica ed economia
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