Contratti a termine: quanti se ne possono fare e come non perdere la Naspi

Contratti di lavoro che, appena iniziati, hanno già una data di fine prestabilita. Sono i contratti a termine. Quanti se ne possono fare per legge?

Contratti di lavoro che, non appena iniziano, hanno già una data di fine prestabilita. Sono i cosiddetti contratti a tempo determinato, tenuti però a rispettare regole ben precise.

Infatti, quanti contratti a termine si possono fare nel tempo?

Il tanto atteso rinnovo del contratto, per quante volte può arrivare senza che si cada nell’illecito o si creino invece le condizioni per passare a un contratto a tempo indeterminato?

Ecco come funziona.

Quante volte si possono rinnovare i contratti a tempo determinato

Nel momento in cui arriva la proposta di un lavoro a tempo determinato e si accetta, è bene conoscere il funzionamento di questa tipologia di contratto.

Innanzitutto, la durata del singolo contratto non può essere superiore a 12 mesi. Il rinnovo può spingersi fino a un massimo di 24 mesi, per un massimo di quattro volte consecutive.

La legge prevede inoltre che ci sia una pausa tra un contratto a termine e l’altro. Ciò significa che non si può concludere un contratto oggi e far partire l’altro domani.

Nella fattispecie, se il primo contratto ha avuto una durata inferiore a sei mesi, allora bisogna aspettare 10 giorni prima di stipularne un altro. Se invece il primo contratto è durato più di sei mesi, allora occorrono almeno 20 giorni di pausa prima del rinnovo successivo.

Inoltre, è bene prestare attenzione alla differenza che sussiste tra rinnovo e proroga del contratto. Infatti, il rinnovo prevede la conclusione del contratto a termine e l’inizio di un altro nuovo e diverso.

Con la proroga invece si decide di continuare il contratto esistente. In questo caso, il “prolungamento” va stabilito prima del termine del contratto, che continua immutato sia nelle mansioni che nell’inquadramento del dipendente.

Quando scatta l’obbligo di assunzione a tempo indeterminato

È importante sapere che il contratto a tempo determinato ha una sua precisa ragione d’essere. Infatti, per poter assumere una persona “a tempo” è necessario che si verifichino alcune specifiche condizioni, in grado di giustificare per l’appunto la necessità di prestazioni lavorative limitate nel tempo.

Come riportiamo nel paragrafo a seguire, esistono delle causali ben precise che possono giustificare il fatto di ricorrere a un’assunzione breve.

Se tali condizioni invece non sussistono, allora il contratto a termine va considerato nullo. A questo punto, il dipendente ha diritto alla conversione dal tempo determinato all’indeterminato.

Anche nel caso in cui il contratto a tempo determinato supera i 12 mesi, senza che si verifichino le condizioni per cui è possibile allungarlo fino a 24 mesi, ecco che allora il contratto a tempo determinato diventa indeterminato, nel giorno seguente in cui si supera il termine prestabilito.

Causali tempo determinato: le regole da rispettare

Come già abbiamo avuto modo di evidenziare, il contratto a tempo determinato è in realtà una soluzione “flessibile” alla regola generale che invece stabilisce che un contratto di assunzione debba essere a tempo indeterminato.

Va dunque considerato quale una eccezione, da mettere in pratica al verificarsi di alcune particolari condizioni.

La prima di queste è che l’azienda debba far fronte a un’esigenza temporanea di un aiuto in più, oggettivamente non programmato ma che si sa già che sarà limitato nel tempo.

Ad esempio, per alcune attività, potrebbe darsi che in alcuni periodi dell’anno ci sia un’impennata di lavoro che dura poche settimane e che non giustificherebbe l’assunzione a tempo indeterminato di un’altra persona.

Altre ipotesi che giustificano legalmente l’assunzione a tempo determinato si verifica nel momento in cui il datore di lavoro ha necessità di sostituire un dipendente che è assente per un motivo o l’altro.

In tutti i casi che non rientrano in questa casistica, allora non ci sono le condizioni per stipulare un contratto a tempo determinato.

Anche lo stop and go tra un contratto e l’altro (cioè la pausa dal lavoro, tra la fine di un contratto a termine e l’inizio dell’altro) va rispettato secondo quanto prescritto dalla legge.

Le uniche deroghe previste riguardano il lavoro stagionale, quello agricolo e le start up innovative, che invece possono anche non rispettare la pausa tra un impiego e l’altro.

Non voglio rinnovare il contratto a tempo determinato. Cosa fare

Un ultimo punto che è importante mettere in evidenza, quando si parla di contratto a tempo determinato è che il rinnovo, al massimo per 4 volte e sempre nell’arco temporale limite di 24 mesi, deve sempre tenere conto del previo consenso del lavoratore.

Nessuno infatti è obbligato ad accettare in automatico l’ennesimo rinnovo di contratto a tempo determinato.

Solo dall’accordo tra le due parti, allora si dà luogo al rinnovo o a un’eventuale proroga del contratto in essere.

Ai fini dell’ottenimento della Naspi però occorre fare delle precisazioni.

Se il contratto termina e il datore di lavoro non procede con il rinnovo, allora si ha diritto a percepire l’indennità di disoccupazione, perché il lavoratore è di fatto disoccupato, indipendentemente dalla sua volontà.

Ma se il datore di lavoro propone un rinnovo e il lavoratore non accetta, quest’ultimo ha comunque diritto a percepire la Naspi?

La risposta è negativa. Infatti, la legge tiene conto del fatto che il lavoratore ha deciso volontariamente di non lavorare più.

Ecco il calcolo per sapere quanto si prende di disoccupazione, con 800€ di stipendio.

Natalia Piemontese
Natalia Piemontese
Consulente lavoro online e professioni digitali, classe 1977. Sono Natalia, Piemontese di cognome, pugliese di nascita e calabrese d'adozione. Laureata in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Bari, ho conseguito un Master in Selezione e Gestione delle risorse umane. Mamma bis, scrivo sul web dal 2008. Sono specializzata in tematiche del lavoro, business nel digitale e finanza personale. Responsabile del blog #mammachebrand, ho scritto un e-book "Mamme Online, come gestire casa, lavoro e figli".
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