L’INPS rilascia la procedura per la pensione di vecchiaia con 5 anni di contributi

Pensione di vecchiaia con 5 anni di contributi, ecco come funziona e a chi spetta! A che età spetta la pensione di vecchiaia con 5 anni di versamenti?

C’è chi potrà andare in pensione di vecchiaia con meno della metà dei contributi. Una buona notizia considerato che non tutti riescono ad accumulare contributi utili per la pensione. Esistono delle categorie di lavoratori che rientrano nelle regole previdenziale ordinarie, ma che beneficiano della possibilità di una condizione contributiva più vantaggiosa. In presenza di queste condizioni l’aspetto della pensione di vecchiaia cambia trasformandosi in contributiva, un’opportunità che tutela solo alcune categorie di lavoratori.

In linea generale, la natura previdenziale è strettamente legata a un’attività lavorativa, non si può parlare di pensione senza la pezza di un lavoro. Esistono delle condizioni particolarmente assistenziali per chi non ha mai lavorato, ma questo non è il punto messo in discussione in questo momento.

C’è da dire che la normativa vigente tutela i lavoratori che vantano una breve carriera lavorativa, se sussistono i requisiti e le condizioni di legge.

Prima di tuffarsi nelle regole ordinarie estrapolando le deroghe che permettono le agevolazioni per i lavoratori, è bene comprendere che parliamo della presenza e valutazione del diritto al trattamento previdenziale.

La normativa in tema di pensione di vecchiaia scinde i diritti in due parti. C’è chi può agganciarsi ai requisiti ordinari, che prevedono 67 anni di età, per coloro che hanno perfezionato 20 anni di anzianità contributiva. 

Regole diverse vengono applicate laddove sono presenti meno contributi. In particolare il riferimento cade su coloro che possiedono un’anzianità contributiva dopo il 31 dicembre 1995. È possibile rientrare anche nel regime Dini, riservato ai contributivi puri legato al trattamento minimo vitae. Insomma, in materia di previdenza di vecchiaia le regole possono essere diverse, perché altrettante disuguali sono le condizioni a cui il lavoratore può confrontarsi. 

L’INPS si attiva per consentire la pensione di vecchiaia con un meno contributi, ovvero almeno cinque anni 

L’ordinamento previdenziale include le regole ordinarie applicabili a tutti i cittadini e quelle “speciali”, deroghe a cui i cittadini possono accollarsi per il rilascio di un trattamento economico previdenziale.

Nello stesso modo, l’INPS non esclude le domande presentate per la pensione di vecchiaia con requisiti diversi. In questo caso, il riferimento cade sulla pensione contributiva che prevede regole differenti sia in termini anagrafici che contributivi.

D’altra parte, si ammette un montante contributivo diverso dai 20 anni, se in presenza di un’età anagrafica incrementata di quattro anni.

In altri termini, se si raggiungono i 71 anni di età è possibile il rilascio della pensione di vecchiaia contributiva con un numero di appena cinque anni di versamenti. 

Il legislatore ha permesso l’innesco di un meccanismo previdenziale che incamera un minimo di contribuzione, ma nello stesso tempo ha incrementato il requisito anagrafico.

In questo modo, ha bilanciato il sistema tra chi a 67 anni ha maturato i requisiti e va in pensione e chi deve aspettare i 71 anni per accedere al medesimo trattamento, ma con requisiti considerati “agevolati”.

Occorre, sottolineare, che cinque anni di versamenti non sono sufficienti per nessun trattamento previdenziale ordinario, se si esclude la pensione di vecchiaia contributiva il lavoratore avrebbe diritto solo a una forma assistenziale. Mentre a 71 anni può contare su una pensione di vecchiaia integrata con un ammortizzatore sociale.

C’è chi potrà andare in pensione di vecchiaia con meno della metà dei contributi

Nell’ipotesi in cui un lavoratore vanta una carriera lavorativa breve, che non ha permesso l’approccio alle regole previdenziali ordinarie, può sfruttare anche il minimo di contribuzione accreditata. In altre parole, non perde l’accesso al trattamento previdenziale ordinario, se sussistono diversi elementi, tra cui:

  • ha raggiunto 71 anni di età;
  • all’INPS risulta un’anzianità contributiva inferiore a 20 anni;
  • la presenza di un’anzianità maturata dal 1° gennaio 1996;
  • per i contributivi puri, scatta una pensione liquidata con un assegno anche più alto di 1,5 volte il trattamento minimo vitale.

Appare, particolarmente importante il terzo punto, che esclude l’accesso alla pensione di vecchiaia contributiva per coloro che vantano una contribuzione nel sistema misto o retributivo.

Tuttavia, va chiarito anche un altro aspetto, il lavoratore potrebbe richiedere l’applicazione delle deroghe Amato, ma con una maggiore contribuzione. Infatti, in questo caso la contribuzione passa a 15 anni registrati nella gestione Separata e l’età anagrafica resta fissata a 67 anni.

Infine, ricordiamo, che il calcolo contributivo della pensione prevede un abbattimento dell’assegno nella misura dal 25% al 30%.

Seguendo queste linee guide si comprende che non esiste una percentuale di penalizzazione uguale per tutti, ma variabile in base a diverse circostanze. Il discorso cade sulla presenza o meno di una contribuzione registrata nel sistema retributivo considerato il più vantaggioso ai fini del calcolo della pensione. 

 

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