Legge 104: quanto e in che modo i contributi figurativi incidono sulla pensione

In che modo i contributi figurativi, che sono garantiti grazie alla Legge 104, incidono sulla pensione? Quali sono i rischi economici degli interessati?

In che modo i contributi figurativi, che sono garantiti grazie alla Legge 104, incidono sulla pensione? Quali sono i rischi economici degli interessati? L’assegno previdenziale arriverà nella sua formula piena o verrà tagliato? Sono dubbi e domande che si pongono molti caregiver e i disabili, che per un motivo o l’altro usufruiscono dei permessi concessi grazie alla Legge 104. E che, ad un certo punto, si domandano giustamente con quale importo potranno andare in pensione.

Un dubbio particolarmente ragionevole, nel momento in cui i diretti interessati si trovano nella necessità di richiedere il congedo straordinario, che permette di assentarsi per due anni complessivi – che possono essere richiesti in una volta sola o frazionati nell’arco della carriera lavorativa – dal mondo del lavoro. Nell’arco di questo periodo, proprio grazie alla Legge 104, è possibile continuare ad essere regolarmente retribuiti. E soprattutto a beneficiare dei contributi figurativi per la pensione. Ma vediamo adesso, invece, cosa potrebbe accadere all’assegno.

Pensione e contributi figurativi

Il dubbio che attanaglia molti lavoratori è se i contributi figurativi, che spettano grazie alla Legge 104, incidano in qualche modo sulla pensione e sull’importo che spetta. Ad essere sinceri, ci stiamo inoltrando in una situazione ampiamente dibattuta dagli esperti di settore e che presenta delle situazioni grigie. Il tema dei contributi figurativi, comunque, non è argomento che interessa solo e soltanto i lavoratori che stanno usufruendo delle agevolazioni della Legge 104. Ma coinvolge, sicuramente, quanti ne hanno usufruito per un motivo o per un altro. Tra questi ci sono:

  • lavoratori che hanno svolto il servizio civile;
  • chi beneficia dei riposi giornalieri;
  • eventuali maternità al di fuori di un rapporto di lavoro;
  • congedo parentale;
  • congedo per la malattia di un bambino;
  • assenze retribuite per malattia o infortunio;
  • periodi di aspettativa per cariche sindacali;
  • aspettativa per cariche elettive;
  • Cassa integrazione;
  • contratti di solidarietà;
  • progetti di lavoro socialmente utili:
  • indennità di mobilità;
  • indennità di disoccupazione (Aspi e Naspi);
  • assistenza antitubercolare a carico dell’Inps.

I contributi figurativi hanno un impatto negativo sulla pensione? Senza dubbio questa è una domanda inevitable, che prima o poi ogni lavoratore si pone. Indipendentemente dal fatto che abbia si sia beneficiato della Legge 104 o meno. Anche perché l’importo di questi contributi è inferiore rispetto a quello che si percepirebbero nel corso della normale attività lavorativa. Guardando il rovescio della medaglia, si potrebbe affermare che in quel periodo si è assenti dal lavoro: consentono di aumentare il montante contributivo, anche se non si sta svolgendo alcuna attività lavorativa.

Legge 104, come incide sulla pensione

Non è possibile dare una regola uguale per tutti: i contributi figurativi incidono in maniera diversa sulla pensione. Sostanzialmente sono due i fattori che andranno a modificare l’ammontare dell’assegno previdenziale:

  • il tipo di contribuzione figurativa accreditata;
  • categoria di appartenenza del lavoratore.

Iniziamo a porre alcuni importanti spartiacque. Generalmente la contribuzione figurativa non andrà a ridurre l’importo della pensione. Da questa valutazione, però, dobbiamo escludere quanti abbiano beneficiato del congedo straordinario previsto dalla Legge 104. Questo avviene esclusivamente per un motivo: per questa particolare misura sono previsti alcuni tetti massimi.

Cosa significa questo? Molto semplicemente che se un dipendente ha una retribuzione media relativamente alta, potrebbe soffrire di uno svantaggio nel momento in cui esce dal mondo del lavoro. Facciamo un esempio pratico: i beneficiari del congedo straordinario concesso con la Legge 104, possono ottenere un’indennità lorda pari al 100% della retribuzione totale entro un tetto massimo di 37.341 euro lordi all’anno (tetto massimo previsto per il 2022). Che equivalgono a 102,30 euro al giorno. Su questa somma dovrà essere applicata la contribuzione figurativa, che è pari al 33% della retribuzione totale. Il limite massimo dei contributi figurativi riconosciuti sarà pari a 12.322,53 euro. Tra retribuzione e contribuzione non si potrà andare oltre i 49.633,38 euro.

Cosa succede se un lavoratore ha una retribuzione lorda pari a 50.000 euro e dovesse andare in congedo straordinario per due anni. Nel corso del biennio perderà qualcosa come 26.000 euro di retribuzione, oltre ad altre voci come gli straordinari, gli incentivi, gli scatti di anzianità e così via. Per la pensione verserà solo e soltanto 12.322,53 euro, contro i 16.500 euro che avrebbe versato se avesse lavorato. Perdendo, quindi, 8.000 euro di contributi.

Legge 104, chi non ci perde proprio niente

È ovvio che i dipendenti che abbiano una retribuzione lorda inferiore a questa soglia non ci rimetteranno proprio niente, nel momento in cui andranno in pensione. Ma soprattutto non ci rimettono nemmeno sulla retribuzione, che percepiscono nel periodo del congedo straordinario. La penalizzazione scatterà solo e soltanto per quanti abbiano una retribuzione più alta, perché non potrà superare i limiti imposti dalla legge.

Ricordiamo, comunque, che tutti i periodi coperti dalla contribuzione figurativa, potranno essere utilizzati per riuscire ad andare in pensione, indipendentemente che siano stati ottenuti grazie alle Legge 104 o meno. È bene, però, ricordare che ci sono delle eccezioni:

  • i periodi che coprono i lavori socialmente utili, non possono essere utilizzati per determinare l’importo dell’assegno previdenziale;
  • i periodi nei quali si è percepita la pensione di invalidità o di inabilità, nel caso in cui si sia recuperata la capacità lavorativa. Questi periodi vengono conteggiati per maturare il diritto alla pensione, ma non per valutare l’entità dell’assegno previdenziale.
Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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