Ho 58 anni e 35 anni di contributi posso andare in pensione?

Andare in #pensione a 58 anni! Non un sogno, ma una realtà. In alternativa, attendere i 41 anni di contributi. Ecco la risposta alla domanda di Giulia impieg

Si può avere la pensione nove anni prima dell’età pensionabile? C’è chi esce a 58 anni e chi deve aspettare senza indugio i 67 anni di età, se non oltre. Il punto? Prima di capire quali sono le strade percorribili per la pensione a 58 anni, è necessario una breve cronistoria delle pensioni.  

Nel corso degli anni sono stati introdotti diversi cambiamenti nel sistema previdenziale italiano, ritocchi, riforme e passaggi dagli anni ’90 fino ad oggi. Insomma, siamo passati dalla consapevolezza che l’importo della pensione era troppo “generoso”, sino ad arrivare a un assegno dall’importo basso. Il sistema previdenziale è cambiato con la Riforma Dini nel 1995 con l’introduzione del sistema contributivo.

Con la Legge 247/2007, più conosciuta come la riforma Prodi vennero inasprite l’uscita flessibile dal lavoro con l’introduzione di elementi da sommare, ovvero anni lavorati in termini contributivi ed età anagrafica.

Da lì a poco, la quota pensione venne rivalutata con un salto in avanti, partendo da quota 95 con un’età anagrafica non più alta di 59 anni.

Con decorrenza dal 2011 si parla di quota 96, da qui in avanti si registra un incremento sugli anni per la pensione. Nel medesimo periodo, venne introdotta la rivalutazione automatica dei coefficienti di calcolo della pensione in base all’indice ISTAT.

Con la legge n. 102/2009 venne aggiunto l’incremento dell’età pensionabile con la rivalutazione dei requisiti anagrafici connessi all’aumento delle aspettative di vita rilevate dall’ISTAT.  

La vera evoluzione del sistema previdenziale o, meglio quella ricordata con più amarezza è senza ombra di dubbio quella riconducibile alla riforma Fornero nel 2011.

Gli italiani conobbero il nuovo sistema di calcolo delle prestazioni pensionistiche. Non solo. Venne previsto il sistema contributivo “pro rata” riferito anche per coloro con un’anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 con non meno di 18 anni di versamenti. Poi, esteso a fino alla data del 31 dicembre 2011. 

Il problema posto da diversi lettori ruota sulle attuali uscite flessibili anticipate. La legge Fornero ha intensificato i criteri di ammissione alla pensione, ecco perché, sapere dell’esistenza di diverse misure che permette tutt’oggi di poter abbracciare un trattamento pensionistico all’età di 58 anni, sembra una pura illusione, ma non è così. 

Ho 58 anni e 35 anni di contributi posso andare in pensione?

Sulle pensioni le domande sono sempre particolarmente diverse. In questo contesto, ci preme rispondere alla domanda di Giulia che si chiede: “Ho 58 anni e 35 anni di contributi posso andare in pensione?. La risposta non è scontata, anzi abbraccia diverse opzioni. 

L’età minima richiesta nella prestazione previdenziale non è un concetto astratto, piuttosto è la possibilità concessa ai lavoratori invalidi di poter abbracciare la pensione d’inabilità.  O, altra forma di prestazione erogata dall’INPS, come ad esempio l’assegno ordinario d’invalidità, in presenza di un requisito anagrafico ridotto, rispetto a quelli previsti per i trattamenti previdenziali ordinari.

In merito a quest’ultimo punto, ti consiglio di leggere l’articolo: Quando si può andare in pensione a 56 anni?

Una breve guida all’uscita anticipata a 58 anni di età. Ti spiegheremo quali sono le opzioni previdenziali richiedibili nel 2022, come funzionano e come presentare la domanda all’INPS.   

L’uscita flessibile anticipata a 58 anni con penalizzazione sull’assegno 

In questo contesto, è doveroso rispondere alla domanda di Giulia: 

“Buongiorno sono Giulia lavoro da 36 anni in un’azienda di ceramiche, oggi in forte crisi. Ho compiuto 58 anni a marzo 2022. Ho paura di ritrovarmi dall’oggi al domani senza lavoro, ho saputo che c’è la pensione per le donne, per questo vorrei sapere come fare. Grazie della risposta.”

La risposta non è sempre scontata. C’è la prestazione economica previdenziale Opzione donna che incamera la funzione della flessibilità per le lavoratrici dipendenti, permettendo un’uscita dall’ambiente lavorativo alla concretizzazione dell’età anagrafica di 58 anni. Sempre per l’ambito lavorativo coloro che svolgono un’attività autonoma possono utilizzare la pensione donna per collocarsi in riposo, ma solo se conquistano i 59 anni di età. 

Il legislatore ha inserito una crepa nel trattamento previdenziale a favore per le donne ponendo un punto minimo di distinzione tra le lavoratrici autonome e dipendenti. Non si registrano spaccature per l’anzianità di servizio, per cui l’importo complessivo dei contributi versati nella fase dell’intera carriera lavorativa deve attestarsi sui 35 anni di accrediti. 

 La pensione donna prevede l’esistenza di due requisiti uno anagrafico, l’altro contributivo e due diverse finestre mobili. Anche, in questo caso, viene rilevata una incrinatura tra autonome e dipendenti. 

Infatti, le lavoratrici dipendenti devono tener conto dell’esistenza di una finestra temporale composta da non meno di 12 mesi. Per le autonome tale finestra mobile si trasforma in un periodo più lungo spostandosi a 18 mesi. 

Si, ricorda che Opzione donna è stata prorogata anche per il 2021, per cui tale trattamento previdenziale può essere utilizzato dalle lavoratrici, se in presenza di atti anagrafici e contributivi già formati, ovvero maturati entro la data del 31 dicembre 2021. 

In questo caso, Giulia non puoi ritirarti dal lavoro per la pensione con Opzione donna, per carenza dei requisiti alla data del 31 dicembre 2021. 

In sostanza, le lavoratrici che scelgono di utilizzare questa misura ricevono una pensione prima, ma la vera penalizzazione è data dal calcolo dell’assegno con il sistema completamente contributivo, questa formula previdenziale non ammette il calcolo misto, né tantomeno quello retributivo. 

È, anche, vero che il Governo Draghi ha preannunciato la possibilità di rendere strutturale la misura Opzione donna, ma ad oggi non vi sono particolari riferimenti nell’ordinamento previdenziale, com’è possibile che venga prorogata per il 2022

Ho iniziato a lavorare a 16 anni, posso uscire a 58 anni con Quota 41?

È facilmente intuibile che una carriera lavorativa iniziata in giovane età permette di anticipare la pensione. Ma, nello stesso tempo non basta ricordare di aver iniziato a lavora già a 16 anni di età.

È importante che all’INPS risultino almeno 12 mesi di accrediti al 31 dicembre 1995, connessi al periodo compreso tra i 16 ed entro i 19 anni di età. In altre parole, la misura anticipata precoce prevede il calcolo dell’assegno previdenziale con il sistema misto. 

Se, risultano questi primi criteri, allora si può iniziare a parlare di pensione anticipata precoci. Tuttavia, le questioni previdenziali non sono mai facili. Il legislatore per la pensione anticipata ha predisposto non solo la presenza di versamenti per l’effettivo lavoro svolto in giovane età, ma anche subordinato il rilascio della pensione condizionato da altre situazioni. 

In sintesi, se il lavoratore possiede un periodo di versamenti utili ai fini dell’accesso al trattamento previdenziale Quota 41, ovvero 12 mesi di reale attività lavorativa svolta entro l’età anagrafica di 19 anni, con un totale complessivo di contribuzione pari a 41 anni di versamenti deve rientrare in uno dei profili previsti dalla normativa, tra cui:

  • se in possesso di uno stato di disoccupazione, ove siano presenti le condizioni regolamentate dall’articolo 7 della Legge n. 604/1966 (cessazione lavoro, licenziamento e così via). Terminato l’indennità di disoccupazione o altro trattamento integrativo al reddito da non meno di tre mesi;
  • se lavoratori (autonomi o dipendenti) identificati nella figura dei caregiver, ovvero se all’atto dell’istanza risultano non meno di sei mesi collegati alla cura o assistenza del familiare disabile entor il 1° e 2 grado;
  • se lavoratori (autonomi o dipendenti) in presenza invalidità dal 74%;
  • se lavoratori (dipendenti) impiegati nelle attività lavorative gravose o impiegati nei lavori usuranti o notturni. 

Per poter richiedere il ritiro dal lavoro a 58 anni è importante aver perfezionato 41 anni di versamenti. In questo caso, non viene prevista una carriera discontinua, mentre viene ammessa la somma della contribuzione presente in altre casse. In altre parole, occorre una carriera lavorativa continua con decorrenza dai 16 anni di età. 

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