Pensione per i dipendenti pubblici a 70 anni su base volontaria: l’ipotesi del Governo

Nel decreto Milleproroghe è stata inserita una nuova ipotesi per la pensione dei dipendenti pubblici: uscita a 70 anni su base volontaria. I dettagli.

Nuovo emendamento presentato al decreto Milleproroghe: il Governo ha avanzato l’ipotesi di posticipare la pensione per i dipendenti pubblici a 70 anni, su base volontaria.

Tale possibilità, per coloro che intendono continuare a lavorare, andrebbe nella direzione di contenimento della spesa pubblica per i trattamenti previdenziali e cercherebbe di aggiustare la situazione appena delineata dall’ultimo Rapporto sul Bilancio del sistema italiano pubblicato da Itinerari Previdenziali.

Ecco come cambia la pensione per i dipendenti pubblici: tutto quello che c’è da sapere sulla nuova finestra di uscita a 70 anni su base volontaria e come sarà possibile anticipare la pensione.

Pensione per i dipendenti pubblici a 70 anni: l’ipotesi del Governo

Mentre da un lato i sindacati e i lavoratori spingo per l’abolizione della Legge Fornero – onde evitare il tragico e famoso “scalone” -, dall’altra parte il Governo spinge per spostare sempre più in avanti l’età pensionabile.

L’ultima proposta di Fratelli d’Italia riguarda proprio la pensione per i dipendenti pubblici impiegati nella Pubblica Amministrazione oppure all’interno della scuola.

La pensione per queste categorie di lavoratori potrebbe slittare a 70 anni, ma solo su base volontaria. Ciò permetterebbe, comunque, di ottenere un assegno più alto.

Sulla stessa linea, per l’avanzamento dell’età pensionabile, è stato introdotto da quest’anno anche il cosiddetto bonus Maroni, ovvero un aumento sullo stipendio dei lavoratori che decideranno di posticipare l’uscita per la pensione.

Ma torniamo ai dipendenti pubblici e cerchiamo di capire chi può andare in pensione a 70 anni e come anticipare l’uscita.

Pensione, dipendenti pubblici al lavoro fino a 70 anni: come anticipare l’uscita

La proposta di FdI di innalzare l’età pensionabile per i dipendenti pubblici a 70 anni su base volontaria potrebbe riguardare moltissimi lavoratori impiegati nella Pubblica Amministrazione o nel comparto scuola: gli interessanti sono circa 3 milioni di cittadini.

Tuttavia, la pensione a 70 anni per i dipendenti pubblici sarà solo su base volontaria e si potrà quindi anticipare l’uscita come previsto ad oggi.

La normativa attuale, infatti, prevede la possibilità di andare in pensione a 67 anni, oppure – se dovesse essere confermato l’emendamento – decidere di rimanere al lavoro per altri tre anni, con un incentivo sullo stipendio. Tale possibilità spetta ad oggi solo ai dirigenti sanitari e ai medici.

Tuttavia, è bene precisare che il pensionamento a 70 anni sarebbe una scelta valida solo per coloro che non hanno ancora raggiunto 36 anni di contributi versati, e in ogni caso sarebbe da assoggettare alla singola amministrazione statale.

Pensione, nuovo scivolo di sette anni nel decreto Milleproroghe: come funziona

Sempre all’interno del decreto Milleproroghe, è stato inserito un ulteriore emendamento – con prima firma di Paola Mancini di Fratelli d’Italia, accompagnato da quello presentato da Antonio De Poli dell’Udc e da uno presentato dall’opposizione, a prima firma di Marco Lombardo di Azione/Italia dei Valori.

Tale emendamento prevede un nuovo scivolo di sette anni sulla pensione: che cosa significa? In sostanza sarebbe possibile anticipare di sette anni la pensione, ovvero uscire a 60 anni, mediante l’accordo tra impresa e sindacati.

Una parte della spesa per finanziare tale anticipo resterebbe a carico del datore di lavoro, tenuto a versare una prestazione pari alla rate di pensione e dei contributi previdenziali INPS.

Tuttavia, come specificato nell’emendamento stesso, questo nuovo anticipo di sette anni dovrebbe essere accompagnato da nuove assunzioni, con il vincolo del 50% delle nuove immissioni di candidati nel mondo del lavoro al di sotto dei 40 anni di età.

Pensioni, la spesa è record in Italia: quanto ci costano?

Da quanto emerge nell’ultimo rapporto sulle spesa italiana relativa al welfare (comprese le pensioni), è emerso come quest’ultima – dalla fine del 2021 – sia andata in rapido aumento: è stata raggiunta la cifra record di 141 miliardi di euro (ovvero il doppio rispetto al 2008).

La voce di maggior spesa è stata quella relativa al pagamento dei trattamenti previdenziali (92%), per un totale di 312 miliardi di euro dei quali:

  • pensioni anticipate, il 56% del totale);

  • pensioni di vecchiaia, il 18%);

  • pensioni ai superstiti, il 14%.

Le prestazioni previdenziali, invece, assorbono “solo” l’85 della spesa complessiva, nel dettaglio:

  • gli invalidi civili rappresentano il 7% del totale;

  • le altre due voci riguardano le pensioni di invalidità e pensioni e assegni sociali, rispettivamente il 4% e il 2%.

In questo contesto, quindi, il Governo sta tentando in ogni modo di far aumentare tale spesa nel corso dei prossimi anni.

La riforma delle pensioni annunciata dal Ministro Calderone, quindi, va nella direzione di eliminare le finestre di uscita temporanee a favore di misure più strutturali, con attenzione anche ai giovani.

PER APPROFONDIRE: Pensioni, brutte notizie. L’Italia spende troppo! Ecco quanto ci costano ogni anno

Laura Pellegrini
Laura Pellegrini
Redattore, classe 1998.Sono veronese di nascita e milanese d'adozione. Mi sono Laureata in Comunicazione e Società presso l'Università degli Studi di Milano e sono da sempre appassionata di giornalismo e attualità. Entrata nel mondo dell'informazione grazie a uno stage curricolare, ho svolto per due anni l'attività di redattore e social media manager. Attualmente collaboro da remoto con Trend-online, la testata grazie alla quale ho lanciato il mio primo e-book, e con altre testate per la sezione di attualità. La mia ambizione principale è quella di costruire una carriera internazionale.
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