Il Governo Meloni e i sindacati si sono seduti al avolo per il confronto atteso sul tema della riforma delle pensioni 2023: le priorità sono garantire maggiore flessibilità in uscita, e superare la Legge Fornero.
Come aveva spiegato in una recente intervista il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Federico Freni, l’obiettivo del Governo è quello di introdurre Quota 41 per tutti, senza limiti di età. Ma il processo sarà graduale.
Ecco quali sono le ipotesi allo studio nell’ambito della riforma delle pensioni e come potrebbero cambiare le finestre di uscita nei prossimi anni.
Riforma pensioni 2023: al via il confronto tra Governo e sindacati
Ha preso il via nella mattinata di giovedì 19 gennaio 2023 il tavolo di confronto tra Governo e sindacati per definire la prossima riforma delle pensioni 2023.
L’obiettivo, come ha spiegato il Ministro del Lavoro Marina Calderone, non è semplicemente discutere sulle alternative possibili per superare la Legge Fornero, ma invece:
attivare un confronto ampio che coinvolga tutti gli attori per arrivare a un percorso di riforma incentrata sulla flessibilità.
Secondo il Ministro bisogna considerare ogni situazione, oggettiva e soggettiva, in quanto
abbiamo lavoratori che sempre più in avanti avranno quote esclusivamente con il sistema contributivo.
Quello di giovedì 19 gennaio è solo il primo di una serie di incontri che torneranno utili per definire la prossima riforma delle pensioni e aiuterà a stilare un calendario ad hoc sui temi specifici da trattare nei prossimi incontri con le parti sociali.
Riforma pensioni 2023: quali sono le tre ipotesi allo studio del Governo
Il Ministro del Lavoro ha delineato il piano del Governo sul tema della riforma delle pensioni. Sono tre le ipotesi allo studio e gli obiettivi che ci si pone per arrivare a superare la Legge Fornero:
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stop alle finestre di pensionamento sperimentali;
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forme di garanzia pensionistica per le giovani generazioni;
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potenziamento della posizione pensionistica.
Vediamo nel dettaglio che cosa significa e come potrebbero cambiare le pensioni nei prossimi anni se la riforma del Governo Meloni dovesse seguire precisamente le ipotesi appena elencate.
Riforma delle pensioni 2023: stop alle finestra sperimentali
In primis, il piano del Governo prevede la conclusione della stagione di forme sperimentali di accesso alla pensione.
Basti pensare alle finestre di uscita anticipata quali Ape Sociale, la vecchia Quota 100 e l’attuale Quota 103. Tutte queste finestre di pensionamento anticipato sono solo tamponamenti a una riforma che tarda ad arrivare.
Come ha sottolineato il Ministro Calderone, infatti:
c’è la consapevolezza di dover mettere fine a quella stagione, non più breve, di interventi che vengono fatti ogni anno in finanziaria per evitare lo scalone della legge Fornero e individuare forme di uscita anticipata.
La soluzione, secondo il ministro del Lavoro, è quella di sostituire le finestre sperimentali con forme di pensionamento integrate che tengano conto delle esigenze personali e sanitarie dei lavoratori e che, al contempo, favoriscano il ricambio generazionale.
Riforma delle pensioni 2023: forme di garanzia per i giovani
Al contempo, oltre alla razionalizzazione delle opzioni pensionistiche attualmente in vigore, bisogna agire anche sulle forme di garanzia pensionistica per le giovani generazioni, soprattutto per coloro che hanno maturato una carriera discontinua.
Dunque si dovranno prevedere incentivi e bonus sulla pensione per i giovani che nel corso della carriera lavorativa hanno riscontrato periodi di discontinuità, precarietà, disoccupazione più o meno duraturi.
Riforma delle pensioni 2023: potenziamento della posizione pensionistica
infine, l’ultimo punto sul quale il Governo rivolge la sua attenzione riguarda il potenziamento della posizione pensionistica dei lavoratori. Che cosa significa?
Si vuole dare maggiore importante alla rendita pensionistica, ovvero alla possibilità di ottenere una pensione più elevata tramite il versamento di contributi previdenziali aggiuntivi.
L’idea, come scrive il quotidiano La Stampa è quella di introdurre:
nuove campagne di adesione ai fondi di secondo pilastro come un nuovo “anno zero” di destinazione del Trattamento di fine rapporto per i lavoratori dipendenti.
Riforma pensioni 2023: si va verso Quota 41 per tutti
Il Governo, stando alle ultime indiscrezione, pare orientato verso l’introduzione di Quota 41 per tutti, un’alternativa che consentirebbe di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica del lavoratore.
Il costo di questa soluzione per evitare lo “scalone” Fornero sarebbe pari a 4-5 miliardi di euro per il primo anno, con un picco di 9 miliardi per gli anni successivi.
L’alternativa sarebbe la revisione della pensione anticipata o di quella di vecchiaia, per esempio riducendo l’età minima per accedere a quest’ultima da 67 a 62 anni, ma i costi sarebbero più elevati: si parla di più del doppio rispetto a Quota 41 per tutti.
Non ci resta che attendere i prossimi sviluppi del tavolo di confronto tra Governo e sindacati per capire che cosa prevede esattamente la riforma delle pensioni 2023.
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