Pensioni, chi può lasciare il lavoro a 61 anni con 20 anni di contributi e non lo sa!

Chi può andare in pensione a 61 anni? Quali sono i requisiti minimi per andare in pensione? Quando si va in pensione con 20 anni di contributi?

In pensione a 61 anni di età un vantaggio non proprio di tutti, specie se associato alla formula di vecchiaia.  La pensione di vecchiaia non contiene requisiti particolarmente “benevoli” per i cittadini, anzi ci sono dei paletti molto rigidi da rispettare. 

Esistono più regole normative da verificare prima di pensare di presentare l’istanza di pensionamento con la forma della vecchiaia ordinaria. Tuttavia, se è presente un’invalidità all’80% vengono falciati diversi anni dall’età pensionabile. 

Inaspettatamente, anche la riforma pensioni potrebbe contenere una misura che porta alla pensione anticipata a 61 anni di età. Ad oggi, sono tre le misure pensionistiche a rischio esaurimento, ovvero Ape sociale, Opzione donna e Quota 102.  

La prima e l’ultima si trovano attaccate a un filo vista la prossima scadenza al 31 dicembre 2022. Per Opzione donne esistono più incertezze che certezze. La pensione donna è l’unica misura che permette un’uscita anticipata dal lavoro a 58 – 59 anni di età.

Purtroppo, questo limite anagrafico è stato classificato come “troppo basso”, per cui anche l’esperto di previdenza Alberto Brambilla, ha spiegato la necessità di un aumento del requisito anagrafico minimo a 60 – 61 anni di età. Specie tenendo fortemente in considerazione l’assenza del rinnovo per Quota 102 nel 2023

Al di là delle varie sfaccettature che potrebbero essere inserite nella riforma pensioni, oggi ci occuperemo della pensione di vecchiaia a 61 anni di età, quindi, non di una misura astratta, ma di una possibilità riservata a coloro che possiedono un certificato d’invalidità nella misura dall’80%. 

Esiste la possibilità di falciare dolcemente l’età pensionabile, ovvero, attingere all’attivazione di un meccanismo che permette il rilascio della pensione di vecchiaia molto prima del raggiungimento del 67esimo compleanno. 

La normativa che permette l’accesso a questo trattamento previdenziale con un requisito ridotto è contenuta nel decreto Legislativo n. 503/1992. Analizziamo nel dettaglio di cosa si tratta, ma soprattutto, quando, come e con quali requisiti si può accedere a un trattamento pensionistico ordinario con requisiti ridotti. 

Pensioni di vecchiaia a 61 anni grazie a questa domanda INPS! Incredibile, ecco chi può farlo 

La prima regola da rispettare per ottenere la pensione di vecchiaia anche sette anni prima dell’età pensionabile è l’ottenimento del verbale della Commissione ASL – INPS, che certifica la presenza dell’invalidità all’80%.

L’assenza di questo documento o la presenza di altro certificato non rilasciato dagli istituti innanzi citati non mette nelle condizioni l’INPS di rilasciare l’assegno di pensione prima del tempo.  

È, certamente, indispensabile aggiungere che la presenza del verbale rilasciato dalla Commissione ASL – INPS, è l’unico documento ufficiale che certifica la presenza della ridotta capacità lavorativa, quindi, di un’invalidità. Nel caso in esame, deve risultare almeno una percentuale dall’80%. 

In presenza di queste condizioni, se sussiste un’anzianità contributiva non inferiore a 20 anni, si può procedere con la presentazione dell’istanza di pensionamento. 

Occorre, sottolineare, che la pensione di vecchiaia con un criterio diverso rispetto alle norme ordinarie può essere richiesta dai lavoratori appartenenti al comparto privato. 

Pensione di vecchiaia, ecco la normativa che attiva l’agevolazione 

La disciplina che attiva il vantaggio anagrafico è contenuta nell’articolo 1, comma 8 del dl n. 503/92, più conosciuta come Riforma Amato, in cui sono presenti le norme che regolano il pensionamento anticipato di vecchiaia a favore di coloro che possiedono un’invalidità nella misura minima all’80%.

Utilizzando questa normativa gli uomini possono andare in pensione a 61 anni, mentre, le donne a 56 anni di età. Inoltre, abbinati a questi requisiti è necessario possedere una contribuzione non più bassa di 20 anni. 

In pensione a 61 anni, ma con altre regole per chi svolge un’attività lavorativa notturna e usurante

Un beneficio pensionistico agevolato viene riservato per i lavoratori impiegati in attività lavorative notturne quantificate in un minimo di sei ore notturne, per un periodo temporale di 72 giorni annui.

Per i lavoratori impiegati nell’attività lavorativa a catena o, ancora, a servizio pubblico, oppure, impiegati in galleria, miniera, palombari e così.

Va detto, che viene utilizzato per il pensionamento degli camionisti che spesso vengono dirottati su Quota 97,6 invece dell’anticipo pensionistico Ape sociale. Sommariamente, parliamo sempre della possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro avvalendosi di un trattamento agevolato. 

Si, precisa, altresì che la lista dei lavoratori notturni e usuranti è molto lunga, per semplicità sono stati indicati solo i lavori più comuni. In ogni caso, tutti coloro che rientrano in queste categorie hanno diritto a un pensionamento anticipato a 61 anni e sette mesi di età anagrafica. Affiancato a questo requisito, va aggiunga un’anzianità contributiva minima di 35 anni. 

Oltre tutto, esistono diverse condizioni previste dalla normativa da considerare, tra cui anche la presenza di un’attività lavorativa eseguita in un periodo quantificato in un minimo di sette anni su 10, oppure, rapportato alla carriera lavorativa, intesa per l’intera durata. 

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