Pensioni INPS, problemi con la rivalutazione: quando arriva l’aumento e a quanto ammonta

Non ci sono delle buone notizie per le Pensioni INPS, soprattutto quelle che non hanno ancora ricevuto l'aumento. Ecco quando arriva, e quanto ammonta

Non è iniziato l’anno se non da qualche settimana, e già ci sono dei problemi per le Pensioni INPS di febbraio e marzo 2023.

A causa della perequazione disposta a ottobre 2022, solo alcune pensioni hanno beneficiato di un’extra nel proprio assegno mensile, mentre molte sono rimaste a bocca asciutta a causa delle modifiche all’ultimo minuto in Manovra di Bilancio.

Proprio questa platea di pensionati dovrà affrontare un altro calvario perché, a differenza di quanto era previsto, non avranno la rivalutazione delle proprie pensioni INPS nei tempi concordati.

Lo stesso ente previdenziale ha difatti confermato nuove date e importi per tutti coloro che beneficiano di un assegno con un preciso importo mensile prestabilito.

Pensioni INPS, problemi con la rivalutazione

Ogni anno l’ente previdenziale procedere all’uniformazione delle pensioni utilizzando come indice di riferimento l’inflazione, in particolare quella calcolata dall’ISTAT per le Famiglie Operaie e Impiegate: il FOI.

Con questo indice l’INPS procede a ricalcolare l’assegno della stragrande maggioranza dei pensionati, per adeguare le nuove entrate ai rincari e agli aumenti dovuti all’inflazione.

Per anni non si sono stati grossi problemi, l’inflazione è sempre stata quasi a zero. Ma nell’ultimo anno s’è registrato un aumento dell’8,1%, col FOI al 7,3% solo nei primi nove mesi del 2022.

Il problema è che a gennaio 2023 non sono state rivalutate tutte le pensioni, ma appunto la “stragrande maggioranza”. Parliamo di tutti coloro che hanno una pensione INPS (o una prestazione assistenziale sempre erogata dall’ente) con importi inferiore o uguale a 2.101,52 euro, ovvero chi ha una pensione con importo inferiore o uguale a 4 volte il trattamento minimo.

Solo loro hanno beneficiato della rivalutazione al 100%, e già nel mese di gennaio 2023. Sfortunatamente per tutti gli altri non è stato possibile erogarli nel mese di gennaio.

Pensioni INPS, quando arriva l’aumento

Per tutte le pensioni con importi superiori a 2,101,52 euro bisognerà aspettare non il 1° di febbraio, come si supponeva a inizio gennaio, ma addirittura il 1° marzo. A precisarlo è lo stesso Istituto in una nota:

“[…] Per tutti gli altri pensionati, nel mese di marzo 2023, l’Inps procederà ad attribuire la perequazione in percentuale in base all’importo annuale in pagamento […] saranno inoltre posti in pagamento anche gli arretrati riferiti ai mesi di gennaio e febbraio 2023”.

La notizia è buona e cattiva al tempo stesso.

Se per i titolari di pensioni superiori a 2.101,52 euro è previsto un “conguaglio” di tutti gli arretrati dei mesi di gennaio e febbraio, purtroppo l’importo non sarà simile a quello già percepito da chi ha una pensione con importi inferiori.

Leggi anche: Pagamenti INPS della settimana, in arrivo: Naspi, Assegno Unico, Rdc, Pensioni e bonus 150

Quanto ammonta l’aumento delle pensioni INPS

Per chi ha una pensione INPS con importi inferiori a 4 volte la minima la perequazione è stata del 100%. Diversamente, la rivalutazione tende a ridursi a seconda del superamento di certi “scaglioni”:

  • 85% fino a 5 volte il minimo,

  • 53% fino a 6 volte il minimo,

  • 47% fino a 8 volte il minimo,

  • 37% fino a 10 volte il minimo,

  • 32% oltre 10 volte il minimo.

Di conseguenza, se si ha una pensione ricca (se non d’oro) la perequazione del 2023 porterà ad una “perdita”. A titolo d’esempio, con una pensione da 2101,52 euro si avrebbe un aumento di 153,40 euro mensili.

Mentre con una da 3000 euro, un aumento di 116 euro mensili. E per finire, con una da 6000 euro si avrebbe un aumento di 140 euro mensili.

La disposizione è stata voluta per cercare di garantire a tutti i precettori di pensioni minime il raggiungimento della tanto richiesta quota 600, ovvero la nuova minima a 600 euro mensili.

Quando arriva la differenza dello 0,8%

Altro nodo per le pensioni INPS è la famosa differenza dello 0,8%, relativa alla stima finale del FOI per il 2022.

Se a ottobre 2022 il FOI era al 7,3%, con riferimento ai nove mesi del 2022, a fine anno lo stesso indice ha segnalato 8,1%, un aumento dello 0,8% rispetto a tre mesi prima.

Ed è un aumento che l’INPS deve comunque garantire per tutte le pensioni, almeno entro la fine dell’anno ccorrente.

Stando alla normativa, l’INPS può procedere al conguaglio di novembre per pagare gli arretrati dovuti a questa differenza. Ma ancora non è chiara né la platea che potrà godere di questo conguaglio né le effettive tempistiche (in genere è novembre il mese previsto per gli arretrati).

Bisognerà attendere eventuali nuove comunicazioni dall’ente per saperne di più.

Leggi anche: Pensioni febbraio 2023, l’aumento slitta a marzo: che beffa. INPS in ritardo con i calcoli

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