Reddito di base universale: pronti alla rivoluzione?

Il reddito di base universale consiste in un reddito minimo concesso ai cittadini di un paese solo perché tali, senza necessità di rispettare altri requisiti!

Come si può dedurre dal termine stesso, il reddito di base universale consisterebbe in un introito economico fisso per tutti i cittadini, ovvero un reddito base consegnato a tutti a prescindere da Isee, dichiarazione dei redditi o altri parametri.

Riuscite a immaginare come una misura economica del genere potrebbe cambiare la vita di tantissime persone? A pensare al reddito di base universale, non è solo l’Europa, ma anche tantissimi altri paesi al mondo. L’obbiettivo è aiutare i propri cittadini a superare momenti di forte difficoltà economica come questo: crisi energetica, rincaro bollette, rincaro carburante, inflazione, guerra e relative conseguenze economiche. La povertà sta aumentando in modo spropositato; solo in Italia i cittadini in povertà assoluta sono 5,6 milioni!!

Garantire un reddito minimo per tutti è visto da molti come un diritto da salvaguardare, paragonabile al diritto alla salute e all’istruzione. Scendiamo nei dettagli e vediamo in cosa consisterebbe questo reddito universale e se in Italia sarà mai possibile che veda la luce.

Quali sono i presupposti che giustificherebbero il reddito di base universale

I presupposti sono prima di tutto quelli elencati precedentemente e cioè tutti i problemi reali, economici e non, che rendono questo periodo negativo e delicato dal punto per i cittadini del mondo intero, soprattutto dal punto di vista delle entrate e delle spese familiari.

Ma c’è un’altro presupposto fondamentale che starebbe alla base del reddito di base universale, ovvero l’obbiettiva scarsità del lavoro.

C’è difficoltà nel trovare lavoro, questo è indubbio.  I progressi tecnico-scientifici e l’informatizzazione sempre più avanzata, uniti all’intelligenza artificiale, al machine learning, hanno fatto venir meno la necessità di cercare risorse umane per alcuni ambiti lavorativi, diventati ormai obsoleti perché sostituiti dalle macchine!

Il movimento a favore del reddito universale di base ormai è globale! In ogni parte del mondo ci sono attivisti che si fanno sentire affinché questa misura diventi legge!

Le motivazioni di chi è contrario al reddito di base universale, ecco quali sono

Non tutti, ovviamente, sarebbero d’accordo con questa misura. La critica più forte a questo tipo di reddito è, naturalmente, la stessa critica che si oppone al reddito di cittadinanza qui in Italia, ovvero la certezza che un tipo di reddito del genere spingerebbe chi lo riceve “a starsene senza far nulla”. 

I detrattori, dunque, sostengono la loro tesi sempre con la solita motivazione: un reddito universale spingerebbe i cittadini all’inattività! Ma è davvero così? Facciamocelo spiegare da chi ha ideato il reddito universale, ovvero l’economista Guy Standing.

Guy Standing: perché secondo l’economista, il reddito di base universale non spingerebbe all’inattività

L’economista, inventore e sostenitore del reddito di base universale, spiega così l’assurdità della critica al reddito universale basata sull’inattività: tutti coloro che hanno raggiunto elevati livelli di ricchezza e sono milionari, sono inattivi solo perché già provvisti di tutta la ricchezza del mondo? Assolutamente no! Conosciamo tantissimi milionari e miliardari che continuano con le loro attività imprenditoriali. 

E infatti, alcuni esperimenti pilota sul reddito di base universale portati avanti in Finlandia, negli USA ed in Canada, hanno dato ragione all’economista. Tutti coloro che hanno ricevuto un reddito minimo, non hanno assolutamente scelto di starsene sul divano, anzi vengono spinti ad essere più attivi, più motivati, perché si sentono a proprio agio e, anzi, pensano spesso di aprire qualcosa di proprio! Quindi tutto il contrario dell’inattività!

Il reddito di base universale potrebbe essere un concreto antidoto allo sfruttamento salariale

Lo sfruttamento salariale è una realtà e non solo dei paesi poveri, purtroppo anche dei paesi cosiddetti industrializzati. Questo provoca disuguaglianze sempre più evidenti. Se ci fosse un reddito minimo, nessun datore di lavoro potrebbe offrire una retribuzione inferiore al reddito minimo! Sarebbe come porre un freno!

Più passa il tempo e più i lavoratori sono più soli, più precari, e meno protetti (prendiamo il caso dei sindacati che ormai non proteggono più i lavoratori) soltanto il reddito di base universale o un salario minimo garantito potranno impedire a datori di lavoro sfruttatori e disonesti di proporre salari da fame ai dipendenti, salvo poi lamentarsi di non trovare lavoratori!

Reddito di base universale: il grande referendum europeo

Attualmente nel nostro continente è attivo un referendum proprio sul reddito di base universale, che scadrà a giugno. Ne parla il nostro collega Niccolò Mencucci in questo articolo.

Se entro la scadenza in Europa si dovessero raccogliere un milione di firme, il Parlamento Europeo dovrà valutare nella realtà di introdurre un reddito universale in tutta l’Europa. A quel punto ogni paese membro, compresa l’Italia, dovrebbe adeguarsi.  Una prospettiva che riporterebbe un po’ di giustizia sociale in un continente dove questa ormai lascia molto a desiderare.

Ovviamente le tempistiche non saranno velocissime, soprattutto visto che, dopo la raccolta delle firme, toccherà alla Commissione lavorarci su e stabilire la sua attendibilità in termini sociali ed economici. Se comunque l’Europa dovesse decidere di introdurre un reddito di Base Universale, con tutta probabilità l’unica discriminante sarà avere la cittadinanza in un paese europeo.

Non dovrebbero essere richiesti altri requisiti come la residenza continuativa o requisiti economici (Isee o dichiarazione dei redditi). 

Il reddito di cittadinanza italiano, per esempio, è una sorta di reddito base, ma per riceverlo bisogna: farne domanda, rispettare vari indicatori e requisiti, avere una determinata situazione immobiliare. Insomma è complicato, così non sarà invece per quanto riguarda il reddito universale.

Anche l’RDC è nato per contrastare la povertà, anzi per “abolirla”, per usare le parole dell’allora Ministro del Lavoro Luigi di Maio. Purtroppo i 5 milioni di poveri italiani ci dicono che la povertà nel nostro paese è tutt’altro che abolita.

Si spera che l’Europa, viste le immense difficoltà attraversate dai cittadini: post pandemia, guerra, rincaro bollette, rincaro carburante, inflazione e così via, possa pensare di applicare al più presto una misura del genere. 

Al momento l’iter di questa proposta è alla prima fase, se vuoi puoi firmare la petizione al seguente sito .

Ovviamente, anche se venisse raggiunto il milione di firme, potrebbe essere varato un referendum popolare a livello europeo per assicurarsi che la maggior parte sia d’accordo. 

Vi terremo aggiornati. 

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