Il racconto di Ana, una della borseggiatrici che opera nella metro di Milano, è a dir poco spaventoso. La ragazza è giovane ma ha già nove figli, grazie ai quali evita la galera. Il Corriere della Sera è riuscito ad intercettarla per farle un'intervista. Senza troppe allusioni o giri di parole, la giovane Ana ha raccontato tutto: dagli inizi agli scippi quotidiani.
La storia di Ana, una delle borseggiatrici della metro di Milano: ecco le sue tecniche
Il quotidiano già citato ha avvicinato Ana, 29 anni, bosniaca, nella metropolitana di Milano. La giovane ragazza ha subito spiegato al giornalista che il suo lavoro si divide tra le due stazioni più affollate del circuito metropolitano di Milano: Centrale e Duomo. Tra turisti, pendolari che corrono, e persone che cambiano linea, le due stazioni menzionate sono le più affollate, soprattutto nelle ore di punta.
Per Ana è quasi un gioco da ragazzi sottrarre beni, che vanno da un portafogli ad uno smartphone, ai passeggeri della metropolitana. Come ha spiegato la borseggiatrice, prima di andare in azione sceglie un target, quasi sempre una donna o una persona distratta. Il più delle volte Ana si ferma ad osservare il comportamento delle sue vittime mentre comprano i biglietti, così è già è a conoscenza della posizione del portafogli. Per scippare gli oggetti desiderati, la borseggiatrice, copre la mano con la quale eseguirà il furto con un cappotto.
Gli inizi, il bottino, la concorrenza e gli orari di "lavoro"
Ana ha anche raccontato qualcosa sulla sua vita. Prima di trasferirsi a Milano ha iniziato a rubare nella metropolitana di Roma quando aveva 13 anni. Ad insegnarle il "mestiere" è stata la zia. Ad oggi la ragazza fa la pendolare tra la capitale e Milano e ha raccontato che riesce a "guadagnare" anche 1.000 euro al giorno, ma da quando circolano meno contanti i bottini sono leggermente più poveri.
La giovane borseggiatrice ha poi detto di temere la concorrenza. Molti giovani scippatori, nel weekend, si danno al nomadismo e si spostano dai piccoli centri urbani alle metropoli.
Per quanto riguarda gli orari, Ana non ha pause né giorni di festa: "lavora" 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
Una vita a senso unico
Tutto ciò che Ana ruba non va ovviamente a lei, ma al marito disoccupato che vive in Bosnia insieme ai suoi 9 figli. A proposito di figli, la 29enne ha raccontato che questi sono stati sempre un jolly per evitare le manette. L'articolo 146 del codice penale infatti prevede il differimento della pena per le donne incinte o che hanno da poco partorito.
Nonostante Ana sia una scippatrice con molta esperienza ha affermato di pentirsi di ciò che fa, ma è costretta a farlo. La 29enne ha anche una sorella che fa la parrucchiera e ha rinnegato la sua famiglia. Purtroppo però Ana non può seguire il suo esempio perché essendo semianalfabeta e incapace di fare altro non vede una via d'uscita.
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