Elezioni USA, cosa può succedere in Italia e nel mondo se vince Trump

Dalla guerra in Ucraina al petrolio, dalla Nato alle esportazioni: cosa succede se vince Trump alle elezioni USA 2024.

Cosa succede se vince Trump alle elezioni USA 2024? Le conseguenze della politica protezionistica dell’ex Presidente degli Stati Uniti in un contesto geopolitico ed economico complesso come quello attuale, oltre ad avere effetti negli equilibri internazionali, potrebbe penalizzare soprattutto due paesi in Europa: l’Italia e la Germania.

Vediamo perché e per quale motivo numerosi esperti esortano l’Europa ad accelerare sulla strada dell’autonomia energetica (e militare).

USA 2024, cosa succede se vince Trump?

Nonostante la prima (e probabilmente ultima) vittoria di Nikki Haley alle Primarie dei Repubblicani a Washington, l’avanzata di Trump verso la sfida con Biden alle elezioni USA 2024, non è in discussione.

E i recenti sondaggi parlano chiaro: allo stato attuale la vittoria di Trump contro Biden sarebbe non solo possibile, ma anche probabile. Secondo l’ultimo sondaggio del New York Times infatti, nonostante tutti i suoi guai giudiziari e le gravi accuse che gli sono state mosse, il 48% lo vorrebbe alla guida degli Stati Uniti, contro il 43% che invece voterebbe Biden.

In un contesto geopolitico complicato, se non esplosivo, quale quello che stiamo vivendo, con più fronti di crisi – da quello in Ucraina a quello di Gaza – gli effetti della politica di Trump potrebbero essere dirompenti. A cominciare da un ridimensionamento degli aiuti all’Ucraina.

Il futuro incerto della Nato

Ma tra le possibili conseguenze, quella più temuta dall’Europa è la possibilità che Trump decida di far uscire gli Stati Uniti dalla Nato. Ipotesi meno fantascientifica di quanto si pensi, a giudicare dalle dichiarazioni di alcuni ex consiglieri del magnate riportate da varie testate internazionali.

Del resto, proprio di recente, Trump ha minacciato gli alleati della Nato di un disimpegno in caso di sua elezione, nel caso in cui essi continuino a non onorare il Protocollo del Galles che prevedeva un loro serio impegno finanziario a favore dell’alleanza. Forse dimenticando che in tutti questi anni il principale scopo della Nato è stato proprio quello di creare un avamposto di difesa per gli Stati Uniti, prima che per l’Europa. Ma ormai è chiaro che, anche se si discutesse di questioni condominiali piuttosto che di equilibri mondiali e pericolo nucleare, probabilmente le sue parole sarebbero le stesse.

Per il momento non esiste nulla di certo o ufficiale in tal senso, e comunque si tratterebbe di un processo assai lungo, ma è ovvio che l’Europa deve prepararsi per tempo allo scenario peggiore. E non solo dal punto di vista militare.

Le conseguenze del programma economico di Trump

Non meno importanti potrebbero infatti essere le conseguenze dal punto di vista economico del programma economico del tycon, che, ricordiamo, include dazi del 10% su tutte le importazioni dal mondo, del 60% sui prodotti cinesi e un controllo politico sulla Federal Reserve per finanziare i maxi-deficit federali degli Stati Uniti, portando a un possibile deprezzamento del dollaro e aumenti dei tassi d’interesse.

I dazi proposti avrebbero conseguenze negative per l’Europa e, in particolare, impatti diretti sui rapporti commerciali, con l’Italia e la Germania che perderebbero quote di mercato vitale negli Stati Uniti. Questo scenario potrebbe obbligare l’Europa a rivedere la sua strategia economica, puntando su investimenti pubblici e privati in tecnologie, autonomia energetica e industria della difesa.

Una questione già sollevata di recente da Mario Draghi, che ha parlato della necessità di massicci investimenti da parte dell’Unione Europea: secondo l’ex governatore della Banca d’Italia ed ex presidente del Consiglio consiglio servono 500 miliardi all’anno almeno per tre anni a cui vanno aggiunti i fondi necessari per la difesa comune.

La necessità di nuovi progetti di debito e investimenti comuni

Come scrive Federico Fubini sul Corriere della Sera, noi che abbiamo più di altri da perdere dalla politica protezionistica di Trump, abbiamo dunque bisogno di “convincere la Germania e il resto d’Europa a intraprendere nuovi progetti di debito e investimenti comuni. Ma, per farlo, dobbiamo dimostrare che non li sprecheremmo. Cioè che i fondi attuali in Italia vengono spesi bene; che gli investimenti pubblici non vengono catturati in progetti improduttivi da potenti gruppi d’interesse privati, come le associazioni di costruttori che hanno grande parte nella catastrofe attuale del Superbonus” – scrive l’economista.

Aggiungendo anche, la necessità di una spesa per investimenti in grado di tradursi in vera crescita: ” In altri termini, per tenere di fronte alla sfida di Trump- conclude – noi italiani dobbiamo dimostrare all’Europa che siamo diversi da come siamo”.

Il ruolo di Giorgia Meloni

In tutto questo, secondo il giornalista Nicola Porro, la premier Giorgia Meloni, dovrebbe giocare un ruolo determinante su due fronti. Da un lato, facendo da ‘tramite’ tra la reciproca mancanza di fiducia dell’Europa verso Trump e viceversa. Dall’altro, mediante una politica estera ‘multipolare’, ossia strizzando l’occhio anche alla Cina, fondamentale in Africa per la riuscita del suo Piano Mattei.

Vera Monti
Vera Monti
Giornalista pubblicista e precedentemente vice- presidente di un circolo culturale, scrivo di arte e politica - le mie grandi passioni - su varie testate online cercando sempre di trattare ogni argomento in tutte le sue sfaccettature. Ho intervistato vari personaggi della scena artistica nazionale e per Trend online mi occupo principalmente di politica ed economia
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