Crisi di Governo: sale la pressione su Draghi. Ecco cosa potrebbe sbloccare la situazione

Crisi di Governo: mancano due giorni alle comunicazioni di mercoledì del premier. Sale la pressione su Draghi. Ecco cosa potrebbe sbloccare la situazione

Mario Draghi ha trascorso il fine settimana nella sua casa al mare.

Fine settimana di riflessione e di preparazione della giornata di oggi che lo vede in Algeria per siglare accordi di natura energetica. E week end di impostazione del discorso che terrà mercoledì al Senato.

Un discorso che potrebbe anche essere l’ultimo da premier anche se le pressioni che gli stanno arrivando da più parti sembra che abbiano fatto vacillare la sua convinzione di avere dato delle dimissioni irrevocabili. Draghi non parla, non commenta, non emette comunicati ma ovviamente legge e ascolta tutto.

E c’è qualcosa che potrebbe sbloccare la situazione. Vediamo il punto della situazione a 48 ore dal suo discorso al Senato che verrà ufficializzato oggi anche come orario dalla conferenza dei capigruppo.

Crisi di Governo: per Draghi un fine settimana di riflessione senza nessuna dichiarazione

Mario Draghi di certo in questi giorni non è rimasto indifferente dalle tante attestazioni di stima che ha ricevuto. Dalle tante categorie professionali che gli hanno chiesto di rimanere e dare continuità fino a primavera, alla scadenza naturale della legislatura, al suo lavoro. 

Sono arrivate anche molte telefonate da parte di diversi capi di Governo europei. 

Di certo gli ha fatto enorme piacere anche la lettera appello firmata da oltre 1.000 sindaci italiani fino a questo momento che gli chiedono di rimanere. Sindaci di ogni orientamento politico.

Anche se questa raccolta firme ha fatto molto arrabbiare Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia.

C’è poi anche la petizione di Matteo Renzi e di Italia Viva che ha raccolto oltre 80.000 firme. Tutte situazioni che hanno certamente fatto riflettere Draghi e gli hanno fatto venire più di un dubbio sulla irrevocabilità delle sue dimissioni. 

Ma il quadro politico resta sempre molto complicato, il discorso di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, con i suoi ultimatum e la richiesta di risposte concrete ai 9 punti che ha presentato nel documento, dimostra che col Movimento 5 Stelle, la situazione sia rimasta la stessa rispetto alla non fiducia in occasione del DL Aiuti e che non ci siano stati cambiamenti sostanziali.

Crisi di Governo: da Draghi grande attenzione al comunicato di Berlusconi e Salvini

Sostanzialmente il Movimento 5 Stelle, o quantomeno l’ala che fa riferimento a Giuseppe Conte, sembra avere preso un’altra strada. Una strada di riposizionamento politico. Una strada che porta all’opposizione. Sarebbe questa la sensazione che emerge. E anche le dichirazioni video di Conte rilasciate sabato sera sembrano andare tutte in questa direzione. 

A questo punto la decisione, come era sembrato chiaro a tutti già dal primo momento, è nelle mani del centrodestra di Governo. Se dall’opposizione Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia hanno buon gioco a chiedere a gran voce le elezioni anche per il non trascurabile vantaggio di avere sondaggi elettorali molto favorevoli, la posizione di Lega e Forza Italia è molto più articolata e complicata.

Anche questi due partiti per la verità hanno posizioni e sfumature diverse. Forza Italia sembra avere un profilo più governativo e moderato e in qualche modo senza i 5 Stelle non ci sarebbero pregiudiziali alla prosecuzione in vita del Governo Draghi. Per quel che riguarda la Lega ci sono due anime. Una più governista che è disposta a continuare, ovviamente senza 5 Stelle, e una meno governista e più movimentista.

I due leader, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, ieri hanno emesso un comunicato che lascia aperte molte strade con quella frase

i leader di Forza Italia e Lega, con il consueto senso di responsabilità, hanno dunque concordato di attendere l’evoluzione della situazione politica, pronti comunque a sottoporsi anche a brevissima scadenza al giudizio dei cittadini

Quell’attendere l’evoluzione della situazione politica fa immaginare l’idea di ascoltare le idee e le intenzioni di Draghi e da lì decidere. E vedere intanto cosa succede nel Movimento 5 Stelle. Non si si è chiusa nessuna porta da Salvini e Berlusconi e nell’entourage di Draghi questa situazione è stata analizzata con attenzione.

Crisi di Governo, cosa può cambiare a livello parlamentare per convincere Draghi?

Quindi che cosa può sostanzialmente mutare a livello parlamentare per convincere il premier Mario Draghi a continuare?

A questo punto una svolta potrebbe essere veramente una nuova scissione o spaccatura (la si chiami come si preferisce) nel Movimento 5 Stelle.

Una scissione tra Governisti e su posizioni come quella del ministro dei Rapporti Col parlamento Federico D’Incà che rimarrebbero in maggioranza e nel Governo e un’altra tra movimentisti in cui al momento ovviamente c’è anche il leader Giuseppe Conte. 

Una nuova spaccatura potrebbe portare a due gruppi di eletti nel 2018 nel Movimento 5 Stelle, uno che vota la fiducia e uno che non la vota. Uno al Governo e uno no. Una situazione nella quale sostanzialmente il perimetro della maggioranza rimarrebbe lo stesso con la perdita di una “parte” del Movimento 5 Stelle.

E non si parlerebbe nemmeno di necessità di dovere fare un Governo Draghi-bis ma rimarrebbe sostanzialmente lo stesso Governo Draghi attuale senza più la parte di Movimento 5 Stelle che fa riferimento a Giuseppe Conte. 

Draghi abbandonerebbe la linea per cui

non esiste un governo senza il M5s

e lasciando al suo destino, anzi, quel che a quel punto resterà del Movimento che non intende più sostenerlo. 

Nel caso il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli dovesse decidere di seguire Conte, lo stesso premier potrebbe assumere l’interim dell’Agricoltura o probabilmente potrebbe essere anche assegnato ad un esponente della Lega. Nessuno, nemmeno il Pd, farebbe obiezioni in tal senso.

Un esecutivo Draghi con chi ci sta del Movimento e che avanza senza Conte e i contiani del Movimento 5 Stelle potrebbe essere il punto che fa trovare la quadra anche per Lega e Forza Italia. 

Mancano 48 ore e sapremo.

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