Ecco perché Barilla rischia una class action milionaria: il caso fa il giro del mondo

Scoppia la guerra al made in Italy tra USA e Barilla, che rischia una class action milionaria per due confezioni di pasta "ingannevoli".

Dove c’è Barilla, c’è casa, recita il famoso slogan dell’azienda di Parma, tra le prime al mondo nella vendita di pasta italiana.

Oppure “Italy’s No.1 brand of pasta“, la pasta numero uno in Italia. Ma è davvero così? Perché per due americani non è affatto vero.

E potrebbe diventare un grosso problema, visto che parliamo di una delle più grandi aziende al mondo specializzata nella pasta secca, nonché uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy, il settimo brand al mondo per reputazione secondo il Made-In-Country-Index (MICI) 2017.

E una class action milionaria ai danni di una delle punte di diamante del Made in Italy potrebbe essere un bel problema.

Ecco perché Barilla rischia una class action milionaria: il caso fa il giro del mondo

Quando parliamo di Barilla parliamo di un’azienda che, dal 1877, anno della sua nascita, è diventata un riferimento per milioni di famiglie nel mondo, in particolare per chi consuma ogni giorno la pasta.

E grazie a questo semplice prodotto, questo piccolo pastificio è diventata una holding, ed è arrivata ad avere nel 2021:

  • quasi 4 miliardi di fatturato annuo,
  • più di 8.700 dipendenti in tutto il mondo,
  • 30 comprensori di produzione.

Una situazione invidiabile, che però può non essere più lo stesso se la sua immagine dovesse venire offuscata da cause legali inerenti alla sua pasta.

Come quella indetta dai due americani, Matthew Sinatro e Jessica Prost. Per loro lo slogan sopracitato è fuorviante, perché la pasta Barilla negli Stati Uniti è prodotta nello stato dell’Iowa e di New York.

Uno scandalo per i consumatori americani, al punto che il Washington Post ha scritto:

“Due scatole di pasta da 2 dollari hanno portato ad una possibile class action che potrebbe costare a Barilla milioni di dollari”

E tutto questo perché nelle scatole c’è scritto “Italy’s No.1 brand of pasta“. Gli stessi clienti hanno infatti sottolineato come il loro acquisto della pasta Barilla fosse proprio dovuto a questo, e anche al fatto “di avere il grano duro ad alto contenuto proteico necessario per realizzare un prodotto di qualità”.

Grano non però italiano, ma provieniente da “paesi diversi dall’Italia”, come riporta il WP. In effetti, l’azienda parmense ha diverse strutture in America, per la precisione “in Iowa e New York”. E questo può essere un punto a favore per la class action.

Quanto rischia Barilla con questa class action milionaria

Il marchio Barilla è molto presente sul territorio statunitense, specie a New York, da diversi decenni.

Nel 1971 il pacchetto di maggioranza dell’azienda venne ceduto ad una multinazionale americana, la W. R. Grace and Company, che portò alla creazione del Mulino Bianco (1975) e alla produzione estesa di prodotti da forno (biscotti, merende, torte).

A fine anni Settanta venne riacquistata da Pietro Barilla, e negli anni Novanta avvenne l’internazionalizzazione del marchio, col primo stabilimento in America nel 1999, appunto nell’Iowa.

Addirittura l’azienda parmense apre a New York e in California un proprio brand di ristoranti, Casa Barilla, così da garantire un miglior rapporto col cliente. Un rapporto che ora rischia di perdere, perché il magistrato Donna Ryu ha accolto le accuse dei due clienti.

E non si parla di un danno marginale. Se si limitasse solo alla class action sarebbe ben poca cosa, al massimo un risarcimento dell’ordine di milioni di dollari.

Se però il danno della class action colpisse le vendite, l’azienda potrebbe perdere decine, se non centinaia di milioni di dollari, dato che la Barilla detiene il 30% nel mercato statunitense relativo alla pasta secca (dry pasta).

Perdere la fiducia del cliente può essere fatale per il proprio mercato. Come riporta l’AGI, la stessa professoressa Rebecca Tushnet (Harward Law School) afferma che:

“le persone si sentono ingannate quando pagano un sovrapprezzo per quello che considerano un prodotto speciale”.

Un inganno che reclama giustizia, anche se si tratta di indire una class action. Infatti:

“sempre di più i consumatori intentano cause per pubblicità ingannevole contro le aziende che vendono prodotti nei negozi di alimentari”.

Leggi anche: Come aderire a una class action in un click

La risposta della Barilla alla class action

Davanti a questa ipotesi di una class action ai suoi danni, la Barilla ha fatto sapere che si impegnerà a difendersi da queste affermazioni “senza fondamento”.

L’azienda parmense segnala infatti che nelle sue confezioni prodotte in loco viene riportata l’indicazione Made in the U.S.A., with U.S.A. and imported ingredients. Fatto negli Stati Uniti, con ingredienti americani o importati.

Non è infatti chiara l’indicazione sui paesi di origine della pasta. Sempre il WP segnala come, andando alla sezione FAQ del sito web di Barilla US, come raccomanda l’azienda, non ci siano particolari risposte in merito alla provenienza. E questo può essere un punto a favore per la class action.

Oltre a ciò, l’azienda rimarca l’importanza strategica della propria presenza negli Stati Uniti, da oltre 25 anni, e dando lavoro a centinaia di persone grazie ai suoi stabilimenti di Ames (Iowa) e Avon (New York).

E con gli stessi metodi produttivi, lo stesso know how italiano e la stessa ricetta nostrana. Nella nota ufficiale, l’azienda di Parma conferma la sua decisione “a fare chiarezza su questa vicenda”.

Leggi anche: La miglior pasta italiana non è di una marca famosa: ecco la classifica con tante sorprese

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