2 motivi per cui Zelensky vuole in guerra la NATO!

Zelensky vuole la NATO in guerra perchè con la sua ignavia avrebbe contribuito allo svolgimento dei fatti. E perchè è già in guerra.

“Per lungo tempo si è disquisito di apertura, ma a noi non è mai stato concesso l’accesso alla NATO, è ora di prenderne atto”

Questa frase è il fulcro della conferenza stampa del presidente ucraino Zelensky, rivolta ai governatori dei Paesi del mar Baltico della Joint Expeditionary Force , invitati per l’occasione nella capitale britannica dal premier Boris Johnson, come riportato da it.euronews.com

Una privazione greve, sebbene preceduta da affermazioni contraddittorie, che non sarà certo sufficiente a placare l’animo di Putin, ancora deciso a mantenere la linea sull’annessione e non rinunciare al conflitto.

Si tratta di una presa d’atto doverosa, dopo che la NATO stessa ha rifiutato la no-fly zone e in seguito al diniego di Berlino, che, sotto la pressione polacca, ha rifiutato di armare gli ucraini con caccia e aerei militari. 

Più duro e spiazzante l’atteggiamento la vicepremier Iryna Vereshchuk, che non lascia spazio a vie di mezzo diplomatiche:

“L’Occidente è responsabile, perchè ha provocato Putin  conducendolo all’invasione: andava bloccato nei suoi propositi già nel 2014, invece lui si è fatto forza sull’inconsistenza delle sanzioni e si è comportato di conseguenza, ovvero come se non fosse possibile fermarlo.”

Aggiungendo, fra l’altro, che senza la garanzia di una no-fly zone l’Ucraina è spacciata.

Così la vicepremier, in un intervento video, ha congelato lo studio sotto lo sguardo attonito di Lilly Gruber e di tutti gli astanti, nel corso della trasmissione di La7, Otto e Mezzo.

Lo spezzone dell’intervista potete vederlo qui.

Si tratta di uno stralcio importante perchè ci permette di realizzare un fatto fondamentale: la narrazione della belligeranza ucraina è completamente da riscrivere. 

Qualcuno ci avrebbe scommesso, poichè non si era nutrito di speranze illusorie, altri cadono dal pero con un certo fragore.

La nuda verità si è espressa con la voce vitrea di Iryna Vereshchuka.

Proviamo a fare un riassunto sommario di questa verità.

Il governo ucraino non teme le proprie azioni e le proprie esternazioni, non ammette contraddittorio, la volontà del presidente e del suo popolo combaciano e questa volontà e di tenersi stretti la Crimea e il Donbass senza dare loro alcun riconoscimento: neppure lo stato neutrale dell’Ucraina sarà motivo di negoziato con la Russia. Niente. 

Si va avanti. Lontani dalle logiche internazionali. Si va avanti fino all’autodistruzione, se necessario.

Di fronte a certe dichiarazioni, la richiesta di tutelare le centrali nucleari con la no-fly zone, così come quella di un’azione bellica da parte degli USA per difendere il territorio Ucraino vengono percepite, ma messe in secondo piano.

La colpa è dell’Occidente, cieco e sordo dal 2014. 

Quell’Occidente deve intervenire, NATO o non NATO, il punto è che l’ignavia con cui avete distolto lo sguardo dal 2014 in poi adesso la pagherete con noi.

Più chiara di così.

L’impossibilità dei negoziati

Fin’ora abbiamo assistito a interventi cauti, morigerati.

Gli USA avrebbero voluto l’Ucraina nella NATO, per poter avvicinare i tentacoli alla Russia, ma sappiamo che Berlino e molti altri Stati dell’Alleanza Atlantica hanno sempre mostrato la loro contrarietà a questa evenienza.

Quello che ci è stato comunicato senza troppi fronzoli dalla vicepremier di Zelensky è che gli USA ora dovrebbero scendere in campo e combattere insieme con la nazione che avrebbero voluto precedentemente assorbire, e che non lo faranno per evitare un conflitto di portata mondiale che, tanto, si verificherà lo stesso.

L’altra verità, che irrompe nelle teste di chi sta seguendo da vicino la vicenda, è un qualcosa che era sfuggito inizialmente anche ai più volenterosi: c’è un baratro culturale tra la Russia (che è molto più simile all’Ucraina, per non ricordare che facevano parte della stessa Unione) e l’Occidente.

E quello che l’Occidente ora sarà costretto ad accettare è di aver sottovalutato l’impossibilità dei negoziati.

Non avevamo capito che era inutile fare appelli e proclami in tal senso: non si giungerà mai ad un accordo.

Uno dei terrori che sovviene a seguire è che un Putin, messo alle strette, possa davvero compiere un gesto estremo e premere il pulsante rosso del nucleare. Cado io, ma vi trascino tutti all’inferno con me. Zelensky questo lo sa meglio di noi.

E non cede su nulla. E la sua volontà combacia con quella del suo popolo, che non vuole cedere.

Il cane si mangia la coda, fino alle conseguenze più impensabili per noi, più naturali per loro.

Zelensky vuole la guerra NATO-Russia

Proviamo ad abbandonare i preconcetti per un istante.

Ripartendo dal presupposto dell’impossibilità di risolvere la questione con dei negoziati, poniamoci il problema con lucidità: dove stiamo andando a parare?

“Siamo perfettamente in grado di fronteggiare la Russia, ma se non scenderete in campo ad aiutarci, il prossimo bersaglio sarete voi.”

Questo ha affermato Zelensky, come riportato su ilgiornale.it

Il presidente ucraino ha lodato, contestualmente, lo schieramento etico dei paesi dell’Alleanza, l’accoglienza ai profughi, il sostegno umanitario, l’intervento coeso dell’Europa mediante le sanzioni che l’Unione Europea stessa, ne è consapevole, sarà costretta a smaltire a discapito della propria economia.

Poi però ha ripreso a battere il chiodo sulla questione del rifornimento bellico: come se non sapesse che fornire armi a una nazione in guerra equivale a entrare in uno stato di belligeranza.

Non a caso Putin ha stilato la lista nera dei paesi avversari, dove c’è anche l’Italia, con cui un tempo intratteneva rapporti più che cordiali.

L’intervento di Mario Draghi al Parlamento, di fronte alla decisione realativa alla spedizione di ordigni bellici in Ucraina, suona a sua volta come una chiamata alle armi, una condanna degli ignavi e una spinta reazionaria a non restare inerti di fronte al massacro.

“Si credeva erroneamente che l’Europa fosse un’isola felice, estranea ai conflitti. I fotogrammi che giungono a noi dall’Ucraina ci scaraventano in una realtà spietata, e ci impongono decisioni fino a poco tempo fa inconcepibili.”

Queste sono le parole del nostro premier, riportate su ilmanifesto.it

Chi è ancora convinto di abitare in un’Italia non belligerante, sarà costretto a ricredersi.

Le parole sono importanti. Le azioni ancora di più.

L’ipnosi della Russia secondo Zelensky

Della NATO Zelensky continua ad affermare che si tratti di una superpotenza, che trova il suo limite, però, nelle suggestioni consegnate da Putin.

Putroppo, secondo lui, la NATO sulla questione no-fly zone, che gli sta tanto a cuore, sarebbe limitata dall’idea di un terzo conflitto planetario, il che consentirebbe i russi di esibirsi in tutti gli spietati bombardamenti su civili e luoghi pubblici, mentre basterebbe superare questa paura per rendersi conto che il provvedimento è necessario.

Anche qui, Zelensky continua a scontrarsi su un muro di gomma. 

Pur cercando di far passare l’idea di una programmazione neuro-linguistica da parte della propaganda russa, la NATO continua a ritrarsi di fronte alla questione della belligeranza.

Cosa che è già in atto, così come spietatamente la sua vicepremier ha annunciato, così come abbiamo visto facendo l’esempio del nostro paese.

Il commercio di armi ha arricchito imprenditori privati di cui a malapena si conosce il nome, tanto è consistente l’ammontare dei loro profitti.

Così come è accaduto durante la crisi ucraina, queste persone nell’ombra hanno continuato e continueranno a lucrare sulla produzione e il commercio di ordigni sempre più aggressivi e all’avanguardia, magari in territori dove si combatte da decenni e di cui non si parla volentieri, solo perchè non destano l’interesse dell’opinione pubblica.

L’opinione pubblica ha un difetto: è influenzabile e poco razionale. 

La Terza Guerra Mondiale è già in atto per un semplice fatto: l’Ucraina è stata armata. Chi si è astenuto dal farlo, può considerarsi neutrale.

Chi ha inviato armi, come Stato, magari spinto da accordi con potenti imprese private, è di fatto in guerra.

Ed essendo in guerra, può aspettarsi di diventare un bersaglio, prima o dopo.

NATO a Russia: è massima allerta.

Il segretario generale Stoltenberg ha affermato pubblicamente che un’azione bellica contro uno Stato membro della NATO farà scattare un effetto domino per il quale tutta l’alleanza risponderà in modo compatto ai fuochi.

Considerando il ragionamento sulla belligeranza espresso prima, non è escluso che uno degli stati fornitori di armi all’Ucraina venga scelto come bersaglio tattico dalla Russia, per dare inizio a quella che sarebbe una presa di potere senza precedenti, un’operazione espansionistica che non darà spazio a trattati o negoziati.

La verità, che si mormora ma non si dice, è che ci siamo già dentro. 

Zelensky lo sa e ci conta, è certo che prima o poi l’occidente raggiungerà questa consapevolezza con la stessa trasparenza con cui lui non rinuncia ai territori indipendentisti e non cede ai negoziati.

Con la stessa spietata chiarezza d’intenti di chi chiede un massacro del proprio popolo per volontà del popolo, perchè gli ucraini non si fermeranno e non sono disposti a cedere.

Il loro nazionalismo è più forte della loro paura. 

Anche l’occidente sarà costretto a dare contezza della realtà dei fatti, così come ha fatto Zelensky con la sua presa d’atto, secondo la quale l’Ucraina non sarà mai un membro della NATO. E ha ragione.

I disegni degli States, finchè c’è il mantenimento dello status quo, sono destinati a fallire perchè la massa critica degli stati contrari all’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza ha un peso maggiore.

L’alleanza dovrà anche riconoscere di essersi andata a impelagare in una guerra, dal momento che, come ricorda la vicepremier, hanno ignorato un massacro interno che dura dal 2014 bollandolo come “affari loro”.

Se fossero stati subito “affari nostri” forse non saremmo arrivati a questo punto, o forse ci saremmo arrivati prima, difficile a dirsi.

Quello che fatalmente risulta palese è che il destino, o il meccanismo degli eventi, a seconda dei punti di vista, a questa guerra ci doveva condurre.

E sarà sempre più complesso chiamarsene fuori.

Abbiamo decretato la nostra sorte con le prime sanzioni.

Non è più possibile lanciare il sasso e nascondere la mano.

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