Assegno unico, a gennaio fino a 55 euro in più per figlio

L'assegno unico non entrerà in vigore fino a marzo 2022. Nel frattempo il governo ha prolungato le maggiorazioni e gli assegni ponte che scadevano a dicembre.

Con una complessa riforma che ha coinvolto tutte le famiglie italiane con figli sotto i 21 anni a carico, il governo draghi ha completamente rivoluzionato il sistema degli assegni familiari. L’assegno unico, istituito con il decreto legislativo 21 dicembre 2021, n. 230, ha come obbiettivo quello di riordinare tutte le agevolazioni per chi decide di fare figli nel nostro paese. 

In questo modo il governo punta a rendere questi assegni più accessibili. In precedenza infatti i vari bonus, agevolazioni e assegni destinati al sostegno delle famiglie con figli provenivano da diversi enti. Alcuni venivano elargiti dallo stato, alcuni dai comuni, altri dai datori di lavoro. Collezionare ogni agevolazione diventava quindi molto complesso, in particolare per chi aveva più di due figli o figli con disabilità. 

L’assegno unico ha però da subito mostrato delle criticità. La prima è proprio il fatto che provenendo da un solo ente, l’INPS, si presentava un rischio di sovraccarico di lavoro e di conseguenti ritardi nella distribuzione degli assegni. Il secondo problema è l’ISEE, necessario per ottenere l’assegno e da presentare proprio all’INPS, che avrebbe quindi dovuto elaborare moltissimi dati. 

Il governo ha quindi deciso per un lungo periodo di transizione, cominciato fin dal luglio 2021, con i primi assegni per i lavoratori autonomi, precedentemente esclusi da buona parte degli assegni familiari. Gennaio e febbraio saranno gli ultimi due mesi di questa fase di transizione, per poi fa entrare l’assegno unico nel vivo. 

Assegno unico, quando entra in vigore

La vita dell’assegno unico è già cominciata da diversi mesi. Fin da luglio 2021 infatti, i lavoratori autonomi che ne avevano diritto, hanno cominciato a ricevere parte degli importi loro dovuti sotto forma di assegno unico da parte dell’INPS. Questa prima misura di transizione si è resa necessaria perché in precedenza i lavoratori non dipendenti non avevano diritto ad una parte consistente degli aiuti alle famiglie. 

Nel precedente sistema infatti, una parte degli assegni familiari veniva elargita in busta paga dal datore di lavoro. Questa operazione era ovviamente impossibile per un lavoratore autonomo, e quindi questa categoria rimaneva esclusa. Il periodo di transizione per gli autonomi, ma anche per gli incapienti, doveva durare fino a dicembre, dato che a gennaio 2022 tutti avrebbero dovuto passare all’assegno unico. 

Così però non è stato. Il governo ha deciso di ascoltare gli allarmi dell’INPS, che chiedeva all’esecutivo più tempo per elaborare la mole di dati, sotto forma di ISEE, che sarebbero giunti in questi mesi. L’assegno entrerà quindi a pieno regime soltanto a marzo del 2022. Nel frattempo però il governo ha deciso alcune misure per alleviare il peso di questa attesa. 

Assegno unico, le maggiorazioni degli assegni familiari

Prima dell’istituzione dell’assegno unico, la parte più consistente dei bonus per i figli proveniva dagli assegni per il nucleo familiare. Questi assegni erano, e saranno ancora per qualche mese, una prestazione economica riconosciuta dall’INPS per aiutare le famiglie con figli a provvedere alle spese che un bambino richiede. 

Sono proprio gli assegni al nucleo familiare a determinare la differenza tra i lavoratori dipendenti e i lavoratori autonomi. Gli assegni al nucleo familiare venivano infatti elargiti direttamente nella busta paga dal datore di lavoro. Era poi compito del datore di lavoro spesso riscuotere il denaro versato ai propri dipendenti dalla pubblica amministrazione. 

In questo modo le aziende venivano utilizzate per garantire l’immediato e costante afflusso degli assegni ai dipendenti, e veniva poi scaricato su di loro il lavoro necessario a rapportarsi con la pubblica amministrazione. Queste misure però avevano il difetto di escludere completamente i lavoratori autonomi, che non avendo una busta paga, ma vivendo del reddito prodotto dalla propria attività professionale, non potevano usufruirne. 

Proprio negli ultimi mesi di vita degli assegni al nucleo familiare, l’ultimo semestre del 2021, il governo ha varato alcune modifiche agli importi degli stessi. Tramite il messaggio INPS numero 2331 del  17 giugno 2021 lo stato comunicava infatti le nuove tabelle con gli importi aggiornati per i successivi 12 mesi. Con un decreto poi il governo estendeva queste maggiorazioni fino a dicembre del 2021, data della fine dell’assegno al nucleo familiare. 

Nella stessa norma, approvata a luglio, il governo stabiliva quindi che fino alla fine del 2021 i dipendenti avrebbero ricevuto da 37,50 euro fino a 55 euro per figlio a carico. La prima cifra si riferiva a ciascun figlio per le famiglie con meno di due figli, la seconda per ciascun figlio dal terzo in poi. 

Inoltre in questo stesso frangente il governo istituiva gli assegni ponte, con scadenza sempre dicembre 2021, per tutti coloro che normalmente non ricevono gli assegni al nucleo familiare, ma che avrebbero poi ricevuto l’assegno unico. 

Assegno unico, fino a quando durano le maggiorazioni

A gennaio del 2022 però il governo non ha implementato l’assegno unico. Su richiesta dell’INPS l’esecutivo si è visto costretto a rimandare a marzo l’entrata in vigore della misura, per non sovraccaricare di lavoro l’istituto e non rischiare ingorghi amministrativi che avrebbero lasciato senza assegno moltissime famiglie. 

Una decisione necessaria quindi, per evitare disagi che la nuova impennata di casi di Covid 19 avrebbe esacerbato, ma che ha causato tutta una serie di altri problemi, legati soprattutto alle misure ponte intraprese questa estate. 

Il governo infatti, prevedendo che fin dal primo giorno di gennaio l’assegno unico avrebbe sostituito ogni altra forma di assegno familiare o agevolazione, aveva come abbiamo visto previsto per tutta una serie di misure temporanee, una durata che terminava a dicembre del 2021. Questo avrebbe garantito un passaggio senza problemi all’assegno unico, ma il ritardo dell’entrata in vigore dello stesso ha causato un buco di due mesi. 

Sia l’assegno ponte ai lavoratori autonomi e agli incapienti, sia le maggiorazioni all’assegno al nucleo familiare, rischiavano di saltare lasciando le famiglie senza un reddito importante in un momento critico dell’anno. Il governo ha quindi deciso in extremis di prorogare entrambe le norme, sia le maggiorazioni che l’assegno ponte. Le norme sono contenute negli articoli 5 e 11 del decreto legge 79/2021, emanato a dicembre. 

Grazie a queste modifiche le famiglie che avevano diritto fino a dicembre all’assegno per il nucleo familiare in busta paga, non si vedranno la cifra dell’assegno decurtata e continueranno, anche per i mesi di gennaio e febbraio 2022, a percepire gli assegni maggiorati. Allo stesso modo, coloro che avevano già fatto domanda per l’assegno ponte di luglio 2021 e avevano ottenuto il parere positivo dell’INPS continueranno a ricevere il sussidio anche per i prossimi due mesi.

Assegno unico, come ottenerlo

Per ottenere l’assegno unico e universale bisogna fare domanda all’INPS. Nonostante la sua attuazione sia stata rimandata a marzo del 2022, dal primo gennaio è già possibile presentare le domande. Strumento fondamentale per ottenere l’assegno unico e universale è l’ISEE l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente. 

Per ottenere l’ISEE bisogna presentare la DSU, la dichiarazione unica sostitutiva, proprio all’INPS, operazione che si può portare a termine tramite il sito dell’istituto. L’ISEE non è obbligatorio per ottenere l’assegno unico, ma è comunque fondamentale perché in caso non lo si presenti, si ottiene soltanto l’importo minimo possible, correndo quindi il rischio di perdere parte del denaro cui si ha diritto.

L’assegno unico universale andrà a sostituire da marzo tutte le detrazioni per i figli a carico minori di 21 anni, il Premio alla nascita anche chiamato Bonus Mamma Domani, l’Assegno di natalità o Bonus bebè, come già spiegato gli Assegni per il nucleo familiare, gli ANF. La domanda per l’assegno unico non va presentata subito, basta eseguire le pratiche entro il 30 giugno 2022. 

La procedura per presentare la domanda si svolge interamente online, dal sito dell’INPS, cui bisogna accedere tramite un’identità digitale come SPID o quella concessa dalla carta d’identità elettronica o CIE. Anche chi già percepisce l’assegno ponte dovrà ripresentare la domanda per ottenere l’assegno unico universale nel 2022. Gli unici esentati dalla presentazione della domanda sono i percettori del reddito di cittadinanza, che lo riceveranno in automatico. 

Assegno unico, quali saranno gli importi da marzo

L’importo dell’assegno unico dipende da diversi fattori. Il primo è ovviamente l’ISEE. Esistono ben 14 diversi scaglioni che determinano ogni cifra che va a comporre l’importo totale dell’assegno. Più è alto l’ISEE, più sarà basso l’assegno, per aiutare di più le famiglie meno abbienti. In ogni caso esiste un minimo che ogni famiglia, non importa quanto ricca, prenderà. 

L’importo dell’assegno unico universale è composto poi da tre parti: l’importo base, le maggiorazioni e i bonus per particolari condizioni del nucleo familiare. L’importo base varia oltre che in base all’ISEE, all’età del figlio a carico (più soldi se minorenne) o all’eventuale disabilità del figlio, che garantisce l’assegno anche dopo il compimento dei 21 anni. 

Le maggiorazioni si aggiungono a questo importo e vanno a coprire alcune situazioni particolari relative al figlio a carico. Esistono sei diverse maggiorazioni che si applicano rispettivamente in caso di figli successivi al secondo, minori non autosufficienti, minori con disabilità grave, minori con disabilità media, maggiorenne disabile fino ai 21 anni o in caso che la madre abbia un’età inferiore ai 21 anni. 

Infine, ci sono altre due condizioni che danno accesso ad alcuni piccoli bonus. Il primo è il caso in cui entrambi i genitori lavorino, misura presa per favorire l’impiego femminile. Il secondo si applica nel caso in cui il nucleo familiare sia composto da più di tre figli. 

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