Sindrome di Bridget Jones: cos’è e perché non va assolutamente sottovalutata

La sindrome di Bridget Jones colpisce tantissimi single italiani, vediamo cos'è nel dettaglio e come si può combattere.

La cosiddetta sindrome di Bridget Jones, che prende il nome proprio dalla protagonista di un libro di enorme successo del 1995 poi riadattato a film, è uno di quei problemi che in tanti hanno ma che allo stesso tempo fanno fatica a riconoscere di avere.

La sindrome di Bridget Jones non rappresenta una dicitura da utilizzare per prendere in giro il proprio amico single che cerca a tutti i costi di accasarsi, ma rappresenta una vera e propria patologia che, come le altre, va diagnosticata e curata.

Ma cos’è quindi la sindrome di Bridget Jones? Quali le cause e quali i rimedi?

Cos’è la sindrome di Bridget Jones

La sindrome di Bridget Jones null’altro è che l’anuptafobia, ovvero la paura di restare soli (letteralmente senza nozze) che spinge a cercare un partner (spesso accontentandosi) in maniera frenetica.

Da studi Istat, emerge come la percentuale di single sia ormai superiore a quella delle famiglie. E, se per alcuni questo dato è preoccupante, bisogna sottolineare come il 60% della fetta single dichiari di trovarsi in questo stato contrariamente alla propria volontà ma per motivi esogeni quali: stress, ansia, insicurezza lavorativa che si riflette sulle condizioni economiche.

In altri casi, la condizione di single deriva dal fatto che le persone siano alla continua ricerca di profili ideali ed idealizzati che, non portando a riscontro reale, lasciano solo amarezza e delusione condite da domande come : ” Perché non riesco a trovare un/a compagno/a”?

Se quindi, da un lato, sono le brutte esperienze personali a giocare un ruolo importante nell’arrivo all’anuptafobia, altri sintomi classici di questa patologia sono da ritrovare nell’instabilità dei tempi che stiamo vivendo. Infatti, crisi economica, pandemia, guerra, crisi climatica, minano la stabilità psichica alimentando terrore verso i concetti di solitudine, morte o malattia.

Inoltre, la sindrome di Bridget Jones, che colpisce maggiormente donne e uomini tra i 30 e i 40 anni, deriva in gran parte dal retaggio culturale secondo cui se entro quell’età non si è trovato un partner significa aver completamente fallito.

Sindrome di Bridget Jones: le conseguenze da non sottovalutare

Le conseguenze della sindrome di Bridget Jones possono essere tante e, anche per questo, questa sindrome resta fortemente sottodiagnosticata nel panorama medico.

In molti casi, infatti, la sindrome di Bridget Jones, che può portare a pesanti stati depressivi o esplodere con intensi attacchi di panico, viene confusa con altre patologie e quindi, in mancanza di diagnosi, non viene trattata.

Il primo rimedio per debellare questa sindrome è quindi sviluppare maggior coscienza verso la problematica, trattandola con interventi ad hoc.

Per allenare la sensibilità al tema, una soluzione potrebbe essere la messa a disposizione di corsi di formazione per personale medico ( in primis medici di famiglia) che trattino le dimensioni chiave di questa sindrome: relazioni, amore, solitudine, isolamento, disturbo dipendente di personalità.

Leggi anche: Amore bugiardo: 10 segnali per capire che il partner (forse) ti spezzerà il cuore

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