Custodia cautelare in carcere: vediamo quando si applica

Che cosa è la custodia cautelare, quando è applicabile in carcere, chi la dispone, quali sono le ragioni che la escludono e quali le eccezioni.

Uno dei referendum che ci attendono alle urne il 12 giugno riguarda la custodia cautelare in carcere, che i promotori del quesito non chiedono venga del tutto eliminata dal nostro ordinamento, ma che sia ridotta la platea dei possibili destinatari. Scopo di questo istituto è quello di garantire la sicurezza sociale, tenendo in prigione un soggetto fortemente sospettato di avere commesso un reato, nel periodo che intercorre tra il momento in cui è stato fermato e quello in cui il processo sia concluso.

Molti ritengono che questo tipo di istituto è stato fortemente abusato e che si è trasformato in una anticipazione della pena. In sostanza non sempre ci sarebbero delle ragioni così stringenti per applicarlo e molto spesso il largo uso che ne viene fatto porta a privare della libertà persone che di fatto non costituiscono un pericolo. Vedremo di seguito quali casi consentono l’applicazione di questo tipo di cautela e quali sono le condizioni che devono sussistere.

Che cosa è la custodia cautelare in carcere

Per custodia cautelare in carcere, si intende, come è intuitivo la segregazione di una persona in una cella. Si tratta di un istituto che non ha lo scopo di punire e riabilitare, come la detenzione successiva a una condanna, ma che funge piuttosto da contenimento. In sostanza dopo avere catturato il presunto autore di un reato, se ci si trova nelle circostanze previste dalla legge è possibile chiuderlo in una cella così da essere certi che non fuggirà o non continuerà a delinquere.

Il Codice di Procedura Penale all’articolo numero 285 stabilisce che:

“Con il provvedimento che dispone la custodia cautelare il giudice ordina che l’imputato sia catturato e condotto in un istituto di custodia per rimanere a disposizione dell’autorità giudiziaria.”

Questa norma aggiunge un’importane precisazione, dove dice che prima di essere trasferita in carcere la persona oggetto di contenimento non può subire limitazioni alla libertà, se non quelle strettamente necessarie al suo trasferimento. In sostanza non sono gli agenti che catturano un soggetto a decidere anche le misure a cui sarà sottoposto, ma sarà sempre un giudice, diverso a seconda della fase delle indagini o del processo in cui si trova, a disporre questa misura.

Il soggiorno dovrebbe essere fatto in istituti diversi, che sono sì delle prigioni, ma che tengono separati i condannati da chi sia ancora in attesa di giudizio. In realtà a causa di problemi di sovraffollamento non sempre è così. Il periodo trascorso in cella prima della conclusione del processo, sarà conteggiato e sarà detratto dalla pena effettiva che sarà in seguito inflitta.

Quando sono applicabili le misure cautelari

Trattandosi di una limitazione della libertà di movimento, che viene autorizzata anche dalla nostra Costituzione solo in pochi casi circostanziati, anche le misure cautelari sia in carcere che con altre modalità possono essere comminate solo se si verificano delle condizioni particolari. Ne parla l’articolo numero 273 del Codice di Procedura Penale per il quale:

“Nessuno può essere sottoposto a queste misure se non ci sono gravi indizi di colpevolezza. Sono sempre escluse se il fatto risulta commesso, ma vi è una causa di giustificazione o se non sia punibile.”

Il primo elemento di cui tenere conto la presenza di indizi. Normalmente si dice che ne fanno parte tutti i fatti o le circostanze che pur non integrando da soli il valore di prova lo diventano se sono gravi, precisi e concordanti. Nel caso in cui siano da valutare ai fini della costrizione preventiva devono solo essere gravi, cioè in questa fase è possibile tenere conto anche di fatti che da soli non potranno costituire una vera e propria prova in fase processuale. Tra questi potrebbero rientrare intercettazioni o testimonianze fatte da terzi.

Non saranno mai applicate, invece quando già in questa fase il giudice è consapevole che anche se il fatto è stato commesso non sia punibile. Pensiamo all’ipotesi in cui è molto probabile che si sia agito per legittima difesa. Oppure in tutte le ipotesi in cui siano trascorsi i termini per perseguire il fato, che quindi sia prescritto.

Leggi anche: Si può denunciare per uno schiaffo? Cosa dice la legge

Che cosa sono le esigenze cautelari

Essere fortemente indiziati di avere commesso un reato, non basta però per essere privati della libertà personale e soprattutto per essere indirizzati verso la custodia cautelare in carcere. Il nostro ordinamento, orientato, almeno sulla carta, a garantire tutti i cittadini, infatti richiede che oltre alla quasi certezza di essere un soggetto punibile ci siano anche altre condizioni.  Le elenca l’articolo numero 274 del Codice di Procedura Penale, che richiede che ci sia la possibilità che le indagini possano essere falsate o le prove inquinate. In sostanza quando c’è il sospetto che l’indagato, se lasciato ibero, potrebbe distruggere documenti, corrompere testimoni o in qualche modo alterare la realtà dei fatti a suo favore.

In alternativa la misura è applicabile se il soggetto in questione si sia dato alla fuga e sia stato in seguito catturato, o se ci sia il pericolo concreto e attuale pericolo che si dia alla macchia. In questa seconda ipotesi non si deve guardare alla gravità del fato, che comunque deve prevedere come minimo due anni di detenzione, ma alla effettiva possibilità che intenda sottrarsi alla giustizia. Pensiamo al caso di chi abbia agganci all’estero, abbia spostato ingenti somme su conti bancari in paradisi fiscali, o più semplicemente abbia cercato di organizzare la trasferta.

Ultima ipotesi è quella in cui si tema, tenuto conto del modo in cui si è verificato il fatto, della personalità del presunto delinquente e di fatti sopravvenuti che il reato possa essere reiterato. In sostanza che contro la stessa vittima, o contro altre persone possano essere commesse ritorsioni oppure lo stesso identico fatto delittuoso.

Quando è prevista la custodia cautelare in carcere

Stabilito che ci si trovi nelle circostanze per applicare una custodia cautelare, ricorrere al carcere non costituisce qualcosa di automatico. Anzi questo tipo di coercizione è autorizzata solo se non ci siano altre alternative efficaci. Il nostro ordinamento ha previsto una serie di limitazioni crescenti per chi sia indagato di un fatto, che vanno applicate partendo da quella che incide meno sulla libertà personale. Si ricorda che qui ancora si sta parlando di una persona che si sospetta abbia violato la legge, ma che ancora non è stata sottoposta a un giudizio.

Potrà essere tenuto in una cella solo che trovandosi nelle condizioni di cui sopra, sia sospettato di un fatto di particolare gravità. Non rientrano tra questi le contravvenzioni: i fatti puniti dal Codice Penale come reati, ma che sono tenuti separati dai delitti. Tra questi ultimi poi prevedono la detenzione preventiva solo quelli che siano sanzionabili con l’ergastolo o con la detenzione che nel suo massimo possa arrivare a tre anni.

Il nostro ordinamento prevede sempre che il giudice abbia una forbice, a volte piuttosto ampia, entro cui scegliere la pena da applicare, la ragione è quella di consentire che su ogni condannato sia cucita una pena su misura. Ai fini dell’applicazione di questo istituto si dovrà guardare alla sanzione massima.

Quando la custodia cautelare in carcere è inapplicabile

Tenendo conto anche delle condizioni particolari in cui si potrebbe trovare l’imputato, il legislatore ha previsto una serie di casi in cui indipendentemente dalla gravità del fatto di cui è accusato e delle esigenze cautelari non possa mai essere tradotto in carcere. Naturalmente questo non esclude che comunque ci sia un qualche sorta di controllo, ma solo che sia meno costrittiva così da non provocare danni collaterali eccessivi.

A meno che ci siano ragioni di eccezionale rilevanza non potrà mai essere messa in cella l’imputata in stato di gravidanza, o che abbia un figlio convivente con lei che non abbia ancora compiuto i tre anni di età. Se la madre sia deceduta o non abbia la possibilità di occuparsi del figlio lo stesso beneficio è previsto a favore del padre del bambino che non abbia ancora compiuto i trentasei mesi.

Stesso trattamento anche a favore di tutti quelli, indipendentemente dallo stato di salute abbiano superato i settant’anni. Si sottolinea che questi soggetti non ricevono una patente a delinquere come meglio credono. La cella li attenderà nel caso siano effettivamente condannati e in alternativa sarà applicata loro una limitazione delle libertà meno grave, ma comunque capace di esercitare un controllo adeguato.

Altre ragioni che escludono questo tipo di custodia sono quelle legate alla salute. Nei casi di persona affetta da AIDS conclamato, da gravi deficienze del sistema immunitario o d malattie che per il loro stato di avanzamento o per la gravità non siamo compatibili con l’ambiente carcerario e possano essere curate con efficacia solo all’esterno non si potrà mai disporre il soggiorno in prigione.

Eventualmente se ci saranno le ragioni di eccezionale gravità per consigliare una limitazione della libertà si dovrà optare per strutture carcerarie dotate di reparti medici specializzati, oppure per gli arresti domiciliari in un istituto di cura o di lunga degenza.

Quanto dura la custodia in carcere

Tenendo conto che non deve essere il cittadino a pagare per le lungaggini della giustizia il legislatore ha deciso di fissar dei termini massimi per la custodia cautelare in carcere. Trascorsi i quali potrò tornare in libertà. Il tetto massimo sui tre gradi di giudizio è di sei anni per chi è imputato di un reato punibile con più di venti anni di carcere, ma diminuisce con la gravità del fatto. Solo chi violi i termini della libertà potrà essere nuovamente rinchiuso.

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