Lo scorso 10 marzo, la Silicon Valley Bank è precipitata e molti risparmiatori, correntisti e investitori hanno temuto il contagio anche tra gli istituti bancari europei: quali sono i rischi?
Dopo aver analizzato cosa può succedere dopo il crollo di Credit Suisse - il secondo istituto svizzero - cerchiamo di capire quali sono i rischi per i correntisti, i risparmiatori e gli investitori.
Crisi delle banche, da SVG a Credit Suisse: cosa si rischia?
Dapprima il crollo della Silicon Vally Bank, poi la crisi di Credit Suisee (salvata dall'acquisizione di Ubs): l'Europa si trova sull'orlo di una crisi bancaria e finanziaria?
Nonostante i due eventi siano tra loro connessi, seppur molto diversi, bisogna sottolineare che non costituiscono un rischio per le banche italiane.
I correntisti italiani possono stare tranquilli: le indicazioni ci suggeriscono che il 2023 sarà un anno di crescita e ciò è evidente anche dall'ingente raccolta di capitali, oltre che dalla scarsa predisposizione degli italiani agli investimenti conservativi.
Se da un lato gli investitori hanno constatato che le banche stavano sovra-performando e hanno provveduto a vendere immediatamente i titoli per ottenere un rendimento maggiore; dall'altro lato sono intervenute anche le logiche dei Btp, secondo le quali all'aumento die tassi direttori aumentano i rendimenti, il cui valore si deprezza.
L'errore di SVG è stato proprio quello di cedere i Buoni del Tesoro americano per alimentare le richieste di prelievo dei fondi dei propri clienti.
Crisi delle banche, i correntisti italiani ed europei sono salvi
Ma sulla questione i correntisti italiani possono dormire sogni tranquilli: l'Europa e le sue autorità hanno attuato una vigilanza attiva sugli istituti bancari.
Considerando il fatto che moltissimi italiani hanno depositato i propri risparmi presso le banche, gli istituti possono contare su un'ingente liquidità, che potrebbe attutire eventuali situazioni di rischio.
Basti pensare che, a febbraio 2023, l’Associazione bancaria italiana (Abi) aveva censito 1.787 miliardi di euro in depositi e 211 miliardi in bond.
Le banche italiane sembrano dare un'immagine di sicurezza e resilienza.
Crac di una banca: cosa rischiano i correntisti e gli investitori?
In conseguenza degli ultimi eventi che hanno scosso il mondo bancario e finanziario, le regole sono state cambiate. Come scrive un articolo del Sole 24 Ore:
se una banca fa crac le perdite ricadono prima sugli investitori privati e non più sugli Stati.
Chi rischia di più? Coloro che detengono azioni, obbligazioni o i semplici titolari di conti correnti?
L'Ecofin ha stabilito che i primi a risentire del crac ci una banca saranno gli investitori privati: questi ultimi dovranno contribuire fino all'8% del totale delle passività della banca in crisi.
i rimi ad essere colpiti sarebbero gli azionisti, seguiti a ruota dai titolari di obbligazioni subordinate, dalle obbligazioni "normali" e solo successivamente - se ancora non è stata raggiunta la soglia dell'8% - verrebbero toccati i depositi dei conti correnti, ma solo quelli superiori ai 100mila euro.
Ma come sottolinea il quotidiano economico, i correntisti non devono preoccuparsi:
se una banca ha tante obbligazioni, per un ammontare superiore all'8% dei suoi passivi, i super-depositi non rischiano di essere intaccati.