Fattura non pagata: vanno versate le tasse e l’IVA!

I lavoratori autonomi pagano l'IVA o tasse similari allo stato, ma cosa accade sull'IVA quando una fattura non viene pagata? Ecco la risposta.

L’IVA è l’Imposta sul Valore Aggiunto che si applica su beni e servizi prodotti e erogati da un determinato professionista autonomo, oppure da un’impresa. Questa tassa è in vigore sia in Italia che nell’Unione Europea, e attualmente nel nostro paese si attesta intorno al 22%. Tuttavia sono previste percentuali inferiori nel caso di prodotti specifici, come alimentari, prodotti agricoli e per specifici servizi.

Come riporta in una scheda informativa l’Agenzia delle Entrate, l’IVA è una imposta che generalmente va addebitata al cliente che acquista un determinato bene oppure servizio:

“In generale, l’impresa è tenuta ad addebitare l’imposta nei confronti del cliente e a versarla all’Erario. Contestualmente ha diritto a detrarre dall’imposta dovuta l’Iva pagata ai fornitori per i propri acquisti.”

Quando un professionista o una impresa emettono una fattura, devono indicare sulla stessa il valore dell’IVA corrispondente all’importo che il cliente dovrà pagare. In pratica al totale del pagamento va aggiunta una percentuale del 22% sull’importo. Tuttavia possono sorgere diversi dubbi che riguardano l’IVA in determinate circostanze.

Alcuni regimi agevolati non comportano l’aggiunta dell’IVA, come ad esempio il regime forfettario, che tuttavia prevede una tassa sostitutiva. Può accadere però, che una impresa o un libero professionista emettano una fattura con IVA, il cui importo non viene saldato dal cliente. La situazione può essere piuttosto spiacevole per il lavoratore autonomo, o per l’impresa che ha svolto un lavoro e non si vede accreditare il pagamento. 

Ma cosa accade a proposito delle imposte? Se la fattura non viene saldata, di conseguenza neanche l’IVA viene pagata nel modo corretto. Chi deve provvedere a corrispondere allo stato quel 22% previsto dalla fattura? Vediamo in questo articolo come funziona la tassa in questo caso.

IVA e fatturazione

L’IVA, ovvero l’Imposta sul Valore Aggiunto, si applica in tutti i casi in cui un professionista autonomo, una impresa o un soggetto che svolge arti o professioni, presta beni o servizi di qualsiasi natura all’interno del territorio dello stato italiano.

Questo vuol dire che su tutti i prodotti che vengono venduti, e su tutti i servizi che vengono erogati, si deve applicare la percentuale del 22% di tassazione che va pagata dal cliente e poi saldata allo stato. La tassa non è solamente italiana, perché l’IVA si paga anche negli altri paesi europei, anche se le percentuali sono diverse e specifiche per ogni paese.

Quando una impresa o un professionista emettono fattura ad un cliente, chiedono il pagamento del bene o del servizio al cliente stesso, includendo la percentuale dell’IVA. Ogni anno i lavoratori autonomi, le imprese e le società devono versare allo stato una certa quantità di tasse derivate dall’IVA, e non solo.

Risulta quindi particolarmente importante per chi emette fattura ricordarsi di aggiungere l’importo dell’IVA, che sarà pagato dal cliente per poi essere saldato dal lavoratore autonomo o dall’impresa allo stato. Le fatture poi devono contenere tutte le informazioni sul servizio o bene venduto, sui soggetti coinvolti, come i dati del cliente e la Partita IVA del soggetto che propone il servizio.

Quando però questa fattura non viene saldata, si incorre in una problematica particolare: il cliente non ha pagato per un determinato servizio né l’importo complessivo del servizio (o del bene) né le tasse, specialmente l’IVA, prevista dalla fattura.

Fattura non pagata e IVA

Quando si incorre in una situazione di questo tipo, è importante conoscere la normativa italiana che riguarda da vicino l’IVA: la regola prevede che il pagamento dell’IVA sia un dovere del professionista, lavoratore autonomo o impresa che immette un bene o un servizio sul mercato.

Per questo motivo è il prestatore del servizio o del bene che deve provvedere, sempre, al versamento del 22% di IVA allo stato, anche se la fattura non risulta pagata dal cliente. Questa situazione può risultare parecchio sconveniente per chi vende un bene o un servizio, per cui la fattura non è stata pagata, poiché dovrà provvedere in autonomia al versamento della tassa allo stato.

In questa situazione quindi il soggetto coinvolto che eroga un servizio o vende un bene deve provvedere anticipatamente a versare l’IVA allo stato, anche se di fatto la fattura non è ancora stata incassata. L’unica eccezione a questa regola è il caso in cui viene emessa una nota di credito, che può cambiare o annullare una fattura emessa in precedenza.

Di fatto la normativa italiana prevede che la responsabilità del versamento di una imposta come l’IVA sia interamente a carico del soggetto che emette la fattura, anche se la stessa non è ancora stata pagata dal cliente. Per questo motivo è bene che il lavoratore autonomo o l’impresa conoscano bene il funzionamento di queste imposte in tutti gli aspetti e le possibilità previste.

Fattura non pagata e detrazione IVA

Recentemente l’Agenzia delle Entrate si è espressa anche a favore di un argomento molto similare, ovvero la detrazione IVA in caso di mancato pagamento di una fattura. Nel dettaglio il caso analizzato era quello di un contribuente che ha avviato delle costruzioni pagando diverse fatture per i lavori svolti da una impresa edile.

L’ultima fattura non è stata pagata dal contribuente in quanto il lavoro non è stato terminato, rendendo impossibile l’utilizzo delle strutture e dei silos progettati. Nello stesso tempo la fattura è stata emessa dall’impresa, che però ha dichiarato fallimento. L’impresa avrebbe dovuto provvedere a emettere una nota di credito per annullare la fattura che non è stata pagata, per un lavoro non completato.

Il soggetto in questione chiede come funziona l’IVA in questo caso, ovvero alla tassa che è stata già detratta, anche se su un lavoro non terminato e non pagato. L’Agenzia delle Entrate chiarisce che anche in questo caso la fattura non pagata non incide sulla possibilità di detrazione:

“Si osserva, ad ogni buon fine, che il mancato pagamento della fattura non incide di per sé sui principi generali dettati dal d.P.R. N. 633 del 1972 per l’esercizio del diritto alla detrazione.”

In sostanza il prestatore del servizio non è obbligato a variare la fattura in diminuzione, e il mancato pagamento della fattura non incide sulla detrazione fiscale eventuale.

IVA in Italia e in Europa

Visti questi casi particolari, bisogna tenere presente qual è la percentuale di IVA attualmente prevista in Italia e all’estero, ovvero entro l’Unione Europea. In Italia generalmente l’IVA si trova al 22%, anche se può variare al ribasso per alcuni prodotti e servizi specifici. In particolare:

  • IVA al 4%: è prevista per particolari prodotti alimentari, come burro, basilico, agrumi, frumento, frutta fresca, funghi, mais, olio, mandorle, olive, pomodori ecc. Ma è anche prevista per apparecchi ortopedici, ebook, fertilizzanti, mense aziendali e scolastiche, veicoli per disabili;
  • IVA al 5%: è prevista in Italia per articoli di abbigliamento con finalità sanitarie, prodotti per l’igiene femminile, detergenti e disinfettanti per le mani, mascherine chirurgiche, mascherine FFP2 e FFP3, termometri, umidificatori;
  • IVA al 10%: è prevista per alcuni prodotti alimentari come: aceto, acqua potabile di rubinetto, birra, biscotti, caffè, carne, crostacei, marmellate, patate, pesce ecc. L’IVA è prevista al 10% anche per farmaci e medicinali, prodotti dietetici, tabacchi, animali vivi;
  • IVA al 22%: è prevista in Italia per tutti gli altri tipi di prodotti e servizi.

L’IVA può essere soggetta a variazione in base alle decisioni dello stato, in particolare negli ultimi anni il governo è intervenuto per abbassare l’IVA in alcuni casi particolari, come ad esempio per i prodotti per l’igiene femminile. Per quanto riguarda gli altri paesi europei, l’IVA varia nella percentuale di paese in paese.

Attualmente questa tassa in Italia è particolarmente elevata, ma non è la percentuale più alta in Europa. L’imposta arriva al 25% in Croazia, al 24% in Finlandia, al 25% in Danimarca, al 23% in Irlanda. Ci sono anche alcuni paesi in cui l’IVA è anche piuttosto bassa, per cui le imposte sono molto inferiori rispetto all’Italia.

Spesso le imprese decidono di trasferirsi in questi paesi proprio a causa della tassazione così favorevole. L’IVA per esempio è al 19% in Germania, al 17% in Lussemburgo, al 19% in Romania.

Revisione dell’IVA in Europa

In questo periodo si parla di una revisione dell’IVA che p resa possibile dall’Europa e che potrà essere applicata dagli stati fino al 31 dicembre 2024. Si tratta di una revisione che ha come obiettivo principale quello di favorire la transizione ecologica, per cui gli stati potranno abbassare questa percentuale per diversi beni e prodotti anche fino al 5%.

Secondo le prime indiscrezioni, si parla di un elenco di prodotti prestabiliti che saranno assoggettati all’aliquota ordinaria, in linea con le politiche di sviluppo di un miglioramento delle imprese nella direzione del rispetto dell’ambiente. Molti prodotti considerati ecosostenibili potranno vedere nuove agevolazioni a questa tassa.

In particolare si prendono in considerazione beni come: biciclette, pannelli solari, abbigliamento per bambini, fornitura di energia elettrica, di sistemi di riscaldamento a basse emissioni nell’ambiente, e saranno anche introdotte agevolazioni sull’IVA a beni e strumenti che favoriscono la digitalizzazione.

Continuano ad essere agevolabili i prodotti alimentari e i farmaci, gli apparecchi medici, i prodotti editoriali e i beni per cui attualmente sussistono già delle riduzioni dell’imposta ordinaria. Gli stati membri dell’Unione Europea non potranno scendere oltre il 5% per l’aliquota di questi prodotti.

Va tenuto conto che, sempre in materia di transizione ecologica, esiste una tassa specifica, che è pianificata per il prossimo anno, che va a gravare sulle imprese che producono zuccheri o plastica. Sempre in una direzione di rispetto ambientale infatti, sono nate la plastic tax e la sugar tax, che secondo le ultime conferme con la Legge di Bilancio 2022 verranno rese attive solamente dal 2023.

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