Game Over: come funziona il distopico visore che se muori nel gioco ti uccide per davvero

Un headset mortale, che uccide il giocatore in caso di game over. La distopica invenzione di Palmer Luckey, ideatore di Oculus, fa discutere.

Palmer Luckey, il fondatore di Oculus, ha annunciato sul suo blog di aver progettato un nuovo headset dal feel altamente distopico, che non verrà probabilmente mai commercializzato. Il motivo? Chi lo utilizza mette in gioco la propria vita.

Se si muore nel gioco, infatti, il dispositivo rilascia una serie di microesplosioni che uccidono il giocatore anche nella vita reale. Vediamo cosa c’è dietro a questa idea discutibile, ma innegabilmente innovativa.

 L’esplorazione delle “conseguenze reali” nel game design

I giochi in VR sono già di per sé incredibilmente immersivi, ma la commercializzazione di un dispositivo come questo porterebbe l’esperienza di gaming competitivo a un nuovo livello – a cui però in molti non vorrebbero arrivare.

L’idea delle “conseguenze reali” nell’ambiente videoludico non è nuova: nel game design sono state diverse le sperimentazioni in questo senso.

La più celebre, quella svoltasi durante il Tekken Torture Tournament, in cui i giocatori ricevevano scariche elettriche tramite dispositivi appositamente studiati ogni volta che il loro personaggio prendeva danni durante un incontro.

Tuttavia, qui non si parla di danni temporanei, ma di una conseguenza ben più definitiva.

Luckey parla di come l’idea derivi da molte storie fantasy e di fantascienza che condividono un tema simile, e dice di essersi ispirato al celebre manga Sword Art Online per creare l’headset mortale.

In Sword Art Online, i personaggi sono intrappolati in un VRMMORPG attraverso il NerveGear, un dispositivo che condivide le caratteristiche con l’headset ideato da Luckey. De i loro personaggi muoiono nel gioco, muoiono anche nella vita reale.

L’idea di legare la tua vita reale al tuo avatar virtuale mi ha sempre affascinato: alzi immediatamente la posta in gioco al massimo livello e costringi le persone a ripensare radicalmente a come interagiscono con il mondo virtuale e i giocatori al suo interno“, ha dichiarato Luckey. “Questa è un’area delle meccaniche dei videogiochi che non è mai stata esplorata, nonostante la lunga storia degli sport del mondo reale che ruota attorno a dinamiche simili: pensiamo solo alle corse in macchina, dove abbiamo assistito alla morte di diversi partecipanti”.

Come funziona l’headset mortale ideato da Palmer Luckey

Il modo freddo e meccanico in cui Luckey ha descritto il funzionamento della sua nuova invenzione toglie ogni dubbio: l’headset ha effettivamente un prototipo esistente.

Funziona utilizzando tre moduli di cariche esplosive, collegati a un fotosensore a banda stretta in grado di rilevare quando lo schermo lampeggia di rosso a una frequenza specifica. Quando viene visualizzata una schermata di game-over appropriata, le cariche esplodono, distruggendo istantaneamente il cervello dell’utente.

Una meccanica diversa rispetto a quella del NerveGear in Sword Art Online, che utilizza invece scariche elettriche per “friggere” letteralmente il cervello del giocatore in caso di game-over.

Mi reputo una persona piuttosto intelligente, ma non sono riuscito a trovare un modo per far funzionare qualcosa al 100% fedele al NerveGear, non senza collegare l’headset a giganteschi sensori che limitano le possibilità di movimento”.

Ci sono possibilità concrete che l’Oculus mortale possa essere commercializzato?

Naturalmente, Luckey ha dichiarato di non aver ancora avuto il coraggio di testare il proprio dispositivo, neanche su sé stesso: secondo quanto dichiarato, i problemi di sicurezza sono ancora troppo concreti.

Non è un sistema perfetto. Devo ancora sviluppare dei sistemi antimanomissione, e anche se ci riuscissi, le possibilità di hackeraggio di un sistema simile sono infinite e pericolose, e potrebbero arrivare a rendere impossibile la rimozione dell’headset senza mettere a rischio la vita del giocatore”.

Effettivamente, tenendo in considerazione la mole di bug che riscontriamo nei giochi moderni, la possibilità d’incorrere in un’ingente e insensata perdita di vite umane durante i tornei professionistici nel caso in cui l’headset mortale venisse utilizzato sarebbe più che concreta.

Francesca Di Feo
Francesca Di Feo
Copywriter SEO e Social Media Manager per piccole e medie imprese, classe 1994. Ho studiato Scienze Politiche e Sociali presso l'Istituto Federico Albert. Grazie al mio ruolo di Project Manager e Writer nell’ambito del programma Erasmus + ho sviluppato un forte interesse sui temi della Transizione Ecologica e Digitale. Appassionata da sempre di scrittura e tecnologia, ho continuato a formarmi autonomamente su come farne un lavoro attraverso il Marketing Digitale. Attualmente sono redattrice per Trend Online e Social Media Manager per due piccole aziende, e sto lavorando per costruire Valade D’Lans, Travel Blog sulle Valli di Lanzo, gioiello montano piemontese.
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