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Monete Rare: fare 25.000 euro con 50 Lire? Ecco come!

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Torniamo a parlare di monete rare. Di quotazioni delle monete delle vecchie lire che possono avere valore oggi se cambiate in euro. Oggi dedichiamo la nostra puntata alle 50 Lire.

Ecco gli aggiornamenti su una moneta che ha caratterizzato diversi decenni della storia del nostro paese prima di lasciare lo spazio all’euro.

Monete da 50 Lire: la storia della moneta

La moneta da 50 Lire ha caratteristiche particolari e ne sono state coniate nel corso degli anni diverse versioni.

Vediamo oggi quelle che sono le monete principali della versione da 50 Lire. e monete da 50 Lire hanno avuto vita lunga: sono state coniate a partire dal 1954 (le prove anche negli anni precedenti) e sono uscite di scena come tutte le altre lire nel 2002 quando è arrivato l’euro.

Monete da 50 Lire: le prime copie di valore

Le monete da 50 Lire che oggi sono tra le più desiderate dai collezionisti sono le monete da 50 Lire degli anni di prova.

Le 50 Lire Vulcano di prova vennero coniate a partire dal 1950 fino al 1953. Queste monete hanno sul dritto il profilo di una donna e sul verso invece c’è il corpo del Dio Vulcano. La moneta da 50 Lire Vulcano di prova è molto ricercata: un esemplare nelle migliori condizioni possibili, ovvero in Fior di Conio è stato quotato oltre 3.400 euro. Se avete questa moneta siete certamente fortunati.

Ma si può fare ancora meglio. Perchè valore ancora maggiore ha l’esemplare da 50 Lire Vulcano coniato nel 1953. Se la moneta si trova in stato migliore possibile in stato Fior di Conio questa moneta vale oggi quasi 12.000 euro. Per la precisione si parla di una cifra pari a 11.800 euro. 

Dal 1954 la moneta poi venne coniata. Ma ci sono versioni di prova del 1954 che sono molto molto rari. Ad esempio la 50 Lire Vulcano di prova del 1954 è stata battuta all’asta per una cifra superiore ai 6.000 euro. Per la precisione 6.018 euro come riporta il sito di riferimento del settore moneterare.net.

Monete da 50 Lire: le monete Incudine

Negli anni ’50 venne coniata anche un’altra moneta da 50 Lire. La moneta da 50 Lire incudine. Questa moneta non ha il Dio Vulcano ma una incudine e un martello. Questa moneta è rarissima nel nostro paese e per questa ragione è una moneta ricercatissima.

Chi la possiede ha per le mani un grande tesoro. Questa moneta in stato Fior di Conio oggi ha un valore di circa 25.000 euro. 

Monete da 50 Lire: le 50 Lire Vulcano tradizionali

Dal 1954 al 1989 venne pubblicata e coniata la versione tradizionale della 50 Lire Vulcano. Una delle monete più note nel nostro paese perchè ha avuto una lunghissima circolazione. Questa moneta è passata alla storia con, da un lato la testa di una donna, e dall’altro il Dio Vulcano.

Come sempre il valore di una moneta dipende da diverse situazioni legate sostanzialmente alla tiratura, al numero di copie che ne esistono e ne sono state coniate, al periodo storico di conio.

E non ultimo allo stato di conservazione della moneta. Si definisce migliore stato di conservazione possibile quello che viene comunemente chiamato Stato di Fior di Conio.

Con più una moneta è in ottime condizioni e più una moneta può avere maggiore valore nel mondo della numismatica e degli appassionati di collezionismo. Dopo il Fior di Conio seguono il Quasi Fior di Conio, lo Stato Splendida, lo Stato Bellissima.

La moneta da 50 Lire Vulcano del 1954 ha due valori.

Se si tratta della moneta di prova avete per le mani un valore di circa 125 euro, se invece avete una moneta che è nel migliore stato di conservazione possibile il valore che avete per le mani può anche salire fino a 1.500 euro.

La versione non di prova ovvero quella che poi è andata in normale circolazione ha una tiratura altissima quindi di conseguenza il valore di ogni singolo pezzo scende: si va da circa 10 euro a 330 euro se la moneta da 50 Lire è conservata in stato di perfezione.

Monete da 50 Lire rare: le altre monete coniate negli anni ’50

Ci sono poi altre monete che hanno valore ma non tutte le monete coniate negli anni ’50 hanno valore e questa situazione dipende chiaramente dal fatto che la tiratura ha valori estremamente diversi per ogni anno.

Nel 1955 la moneta da 50 Lire ha una tiratura elevatissima e quindi il valore massimo al quale si può arrivare è “solo” di 185 euro. 

Discorso particolare invece merita la moneta da 50 Lire del 1958. Questa moneta venne coniata in un numero di copie decisamente basso. E quindi queste monete sono definite tecnicamente rare.

Chi possiede una moneta da 50 Lire Vulcano del 1958 può avere un valore importante tra le mani visto che se si trova in Stato Fior di Conio la moneta vale 1.400 euro. Se anche la moneta non è nella migliore delle condizioni possibili arriva comunque ad un valore di mille euro. 

Anche la moneta da 50 Lire Vulcano del 1959 ha un buon valore visto che è correlato alla tiratura: questa moneta da 50 Lire del 1959 in stato di Fior di Conio può valere circa 800 euro.

Monete da 50 Lire: il valore delle 50 Lire coniate negli anni ’60

Naturalmente queste degli anni ’50 sono le monete che hanno il maggiore valore possibile sul mercato. Con più si avanza negli anni il valore va a scendere anche se ci sono eccezioni.

Perchè ad esempio la moneta da 50 Lire coniata nel 1960 che ha una tiratura non troppo elevata in stato Fior di conio la moneta vale circa 900 euro.

Discorso un po’ al ribasso invece se avete una 50 Lire del 1961: il valore massimo che potete raggiungere in questo caso è di 550 euro. 

Monete da 50 Lire: le micromonete degli anni ’90

Avanzando nel corso degli anni molti ricorderanno negli anni ’90 il conio delle 50 Lire Vulcano in una moneta dalle dimensioni molto più ridotte delle predecenti.

Quelle che vennero definite micromonete e che non ebbero ne troppo successo e vennero in fretta accantonate.

Queste monete erano a tutti gli effetti come le precedenti ma solamente più piccole di dimensioni. E vennero coniate a partire dal 1990 fino al momento in cui vennero accantonate nel 1995.

Queste monete oggi hanno un valore particolarmente basso che non supera i 15 euro se la moneta è in stato perfetto. Questo riguarda le 50 Lire piccole coniate nel 1990.

Monete da 50 Lire: l’ultima versione prima dell’Euro, le 50 Lire Italia Turrita

Passiamo infine a parlare dell’ultima versione. La moneta da 50 Lire Italia Turrita. Uscite di scena le cosiddette “minimonete” da 50 Lire dla 1996 al 1999 venne coniata la moneta da 50 Lire Italia Turrita.

Questa moneta non ha particolare valore: se se ne possiede una copia che ha qualità elevata e stato di conservazione ottimale può valere al massimo una cifra pari a 4 euro.

Monete rare: possiedo una di queste monete da 50 Lire. Che cosa posso fare?

Siete arrivati fino a questo punto nella lettura dell’articolo e vi state chiedendo cosa potete fare ora per cercare di guadagnare da una eventuale moneta che possedete. Calma e sangue freddo ed ecco che cosa sarebbe consigliabile fare.

Se avete amici appassionati di numismatica o di collezionismo di monete quella è sicuramente una strada che si può percorrere. Ma non è di certo l’unica visto che non tutti hanno conoscenze di questo genere.

Ci sono numerosissimi siti internet che si occupano veramente di tutto per quel che riguarda le monete. Dalla valutazione anche attraverso le fotografie ad un’analisi dei materiali in diretta. E possono fare avere ai proprietari le quotazioni delle monete.

Se poi intendete farvi assistere integralmente c’è anche la possibilità di potere vedere la propria moneta messa all’asta in modo da massimizzare il guadagno rimanendo comodamente seduti a casa.

Elezione Presidente Repubblica: ecco chi scende e chi sale!

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Elezione Presidente della Repubblica, ci siamo quasi. Esattamente manca una settimana alla convocazione del Parlamento in seduta comune aperto anche ai delegati rappresentanti delle Regioni per andare a eleggere il successore di Sergio Mattarella. Mattarella che ha fatto capire a più riprese di non essere disponibile per una eventuale rielezione.

Lunedì 24 gennaio alle 15 è convocato infatti il Parlamento per la prima seduta che porterà all’elezione del Presidente della Repubblica. Vediamo a una settimana dalla prima votazione chi è in lizza, i nomi consolidati, i nomi nuovi e chi potrebbe spuntare a sorpresa nella corsa al Quirinale.

Elezione Presidente della Repubblica, il primo nome è il premier Mario Draghi

E’ chiaro ed evidente che il primo nome da fare in questa lista è quello di Mario Draghi. Se tra tutte le forze politiche si creassero le condizioni per un’intesa si potrebbe arrivare ad un’elezione con un’ampia maggioranza dell’attuale Presidente del Consiglio già alla prima votazione.

Un po’ come avvenne nel 1999 con l’elezione di Carlo Azeglio Ciampi. La maggioranza parlamentare che sostiene Draghi al Governo è molto ampia. Se le forze politiche dovessero trovare un accordo sul suo nome potrebbe essere eletto anche alla prima votazione.

Ma c’è un però. Anzi ci sono alcuni però sulla sua candidatura. Innnanzitutto c’è il grosso timore da parte di molti parlamentari che se Draghi venisse eletto presidente della Repubblica la legislatura potrebbe avere una brusca interruzione. Non è detto che si potrebbe riuscire a dare vita ad un altro Governo in questa  legislatura con un’altra figura (il ministro dell’Economia Daniele Franco?) a fare da collante.

Questa possibile interruzione precoce della legislatura con la perdita prematura dello status di Parlamentare e annessi privilegi preoccupa non poco deputati e senatori che temono molto la sua ascesa al Colle. 

Altro fattore che al momento frena la sua candidatura è legato al no di Forza Italia e all’attivismo di Silvio Berlusconi che gioca una battaglia in “proprio”.

Con il centrodestra che al momento non si esprime su Draghi ma per fedeltà di coalizione rimane sulla posizione di fare verificare in maniera molto certa a Berlusconi i numeri

Elezione Presidente della Repubblica: la candidatura di Silvio Berlusconi

Per chi ha il cuore a sinistra la candidatura di Silvio Berlusconi da parte del centrodestra viene percepita alla stregua di una provocazione. Il personaggio più discusso e divisivo dell’ultimo periodo della politica italiana proposto per il Quirinale.

Per chi ha il cuore che batte a destra sarebbe il giusto coronamento di un percorso prima imprenditoriale e poi politico con pochi eguali. E come recita il comunicato ufficiale:

figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono”.

L’elezione del Presidente della Repubblica nell’ordinamento politico italiano è sempre una partita a scacchi. Per diverse ragioni, in primis il voto segreto. E nel segreto dell’urna si sa che molti parlamentari fanno scelte diverse rispetto a quanto magari viene deciso a livello di partito.

Se alle prime tre votazioni la Costituzione prevede un’elezione con la maggioranza dei due terzi dell’assemblea, ovvero almeno 673 voti, dalla quarta votazione ne bastano 505 ovvero la maggioranza assoluta.

Al momento Berlusconi a quella quota non arriva. Presupponendo anche una adesione totale alla linea Berlusconi di tutti gli esponenti di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e forze minori riconducibili  al centrodestra si sarebbe lontani da quota 505. 

Berlusconi è determinato, alla quarta votazione punta ad avere quei 50-60 voti fuori dalla coalizione che gli servono per essere eletto al Quirinale.

Berlusconi punta al Gruppo Misto anche se, da esperto della politica, conosce che fare il pieno della propria parte politica non è una cosa scontata.

Al momento tutti gli hanno garantito appoggio anche se da più parti anche nell’ambito del centrodestra c’è scetticismo per la buona riuscita di questa candidatura.

Da valutare che cosa farà Berlusconi nei prossimi giorni: ha sostanzialmente due possibilità.

Andare fino alla fine, arrivare alla quarta votazione e giocarsi tutto in Parlamento con la speranza di essere eletto. Oppure fermarsi prima se i numeri non gli daranno certezze e avere un ruolo predominante nella scelta del nuovo presidente della Repubblica.

Una sorta di ruolo di kingmaker, di promotore di una candidatura alternativa alla sua.

Elezione Presidente della Repubblica: l’opzione Berlusconi e le conseguenze

Fino qui abbiamo analizzato la candidatura di Silvio Berlusconi.

C’è anche da aggiungere che anche l’elezione eventuale di Silvio Berlusconi potrebbe essere la pietra tombale di questa legislatura. Difficile immaginare un governo Draghi che possa proseguire senza nessuno scossone come nulla fosse in presenza di un evento tanto dirompente.

Quindi nel segreto dell’urna molti parlamentari potranno fare di certo anche questa valutazione. Perchè molti deputati e senatori, stante la Riforma che riduce il numero dei Parlamentari dalla prossima legislatura, sanno che difficilmente saranno rieletti. Aspetti tutti da tenere in considerazione.

Inoltre in molti ambienti di centrodestra si ha la consapevolezza che in questa situazione si può arrivare davvero ad un’elezione di una personalità di centrodestra magari anche concordata con parte del centrosinistra. Ma è chiaro che questo accordo non potrà mai essere sul nome di Silvio Berlusconi.

Elezione Presidente della Repubblica: gli altri nomi di centrodestra

Ed ecco che puntualmente si arrivano a fare altri nomi di centrodestra che potrebbero avere maggiori possibilità in caso di intesa allargata.

Se rimangono stabili le quotazioni della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e sullo sfondo rimangono sempre due figure come quelle di Letizia Moratti e dell’ex presidente del Senato Marcello Pera, ecco che si fa largo un’ipotesi che sembra in crescita nelle ultime ore.

Ed è quella che porta allo storico ex ministro dell’Economia del centrodestra Giulio Tremonti. Da vedere anche in questo caso come si potranno costruire intese che vadano al di là del centrodestra ma è già figura meno divisiva del leader di Forza Italia.

Da tenere monitorato in questo discorso anche il nome dell’ex ministro e commissario europeo Franco Frattini.

Elezione Presidente della Repubblica: Partito Democratico e Movimento 5 Stelle in attesa

Al momento il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle non hanno espresso nomi. Formalmente per non bruciarli, come si usa dire in queste situazioni.

L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte nonché leader del Movimento 5 Stelle e il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ritengono irricevibile il nome di Berlusconi e al momento sembrano essere in una fase di attesa per capire se il centrodestra andrà dritto sul nome di Berlusconi o ci può essere la possibilità di arrivare ad un nome che sia condiviso.

Movimento 5 Stelle, Leu e Pd stanno valutando nel caso rimanga in piedi la candidatura di Berlusconi di presentare una candidatura forte da subito. 

Elezione Presidente della Repubblica: i nomi di mediazione

Ci sono poi nomi cosiddetti di mediazione. Nomi che potrebbero andare bene per tante forze politiche. E sono i nomi di Giuliano Amato e Pierferdinando Casini.

Amato da diverse elezioni presidenziali è sempre tra i papabili, curriculum di lunga esperienza, ruoli di primo piano occupati e solide relazioni internazionali. 

Pier Ferdinando Casini potrebbe essere la figura attorno alla quale trovare la quadra. Lunga storia nella Democrazia Cristiana, consensi trasversali essendo stato presidente della Camera con il centrodestra ma eletto nelle ultime elezioni come indipendente nel Partito Democratico.

Potrebbe essere il candidato che risolve la partita se il gioco va alla lunga. 

Altro nome che potrebbe essere della partita è quello dell’attuale ministra della Giustizia Marta Cartabia per la quale si parla anche del ruolo di presidente del Consiglio in caso di ascesa al Quirinale di Mario Draghi.

Ftse Mib: correzione più decisa ora. Buy Banco BPM o Bper?

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Di seguito riportiamo l’intervista realizzata a Fabrizio Brasili, analista finanziario, al quale abbiamo rivolto alcune domande sull’attuale situazione dei mercati e in particolare di Piazza Affari. Chi volesse contattare Fabrizio Brasili può scrivere all’indirizzo email: [email protected].

Il Ftse Mib ha provato a recuperare terreno, salvo poi tornare indietro. A cosa prepararsi per la nuova ottava?

Continua imperterrita la fase distributiva compresa fra 27.500/27.600 e 28.000 punti, con primo obiettivo i 26.800/26.900 punti per il future sul Ftse Mib con scadenza marzo.

Infatti, immediate correnti di vendite hanno sempre respinto i corsi da detti livelli e continuano a farlo.Noi pensiamo che siamo ormai vicini ad una fase di storno più deciso, che porterebbe il future sul Ftse Mib fra area 26.500/26.600 ed area 26.200/26.300.

La concomitanza di fenomeni estremamente delicati, come la quarta ondata della Pandemia, ancora in attesa di un picco prima di scemare, le imminenti elezioni del Presidente della Repubblica, le possibili nuove elezioni anticipate ed il relativo scioglimento dell’attuale Governo con la permanenza o meno di Draghi, ci fa propendere per un ulteriore storno verso i 24.500/24.600 punti nella migliore delle ipotesi.

Possibile il raggiungimento intraday con un violento sell-off, di un’area compresa fra 22.500/22.600 e i 22.800/22.900 punti, nella peggiore, segnalando che su questi ultimi livelli di prezzo si concluderebbe la fase distributiva e correttiva, rispettivamente di breve e medio termine.

Naturalmente, altre variabili più o meno scontate dai mercati, potrebbero influenzare ed accelerare o meno quanto segnalato, come per esempio l’aumento dei tassi USA, a partire da marzo, e poi a giugno e a settembre, a cui si è aggiunto in settimana anche il quarto aumento, previsto a dicembre prossimo.

Banco BPM e Bper Banca offrono spunti interessanti sui livelli attuali? Quali indicazioni ci può fornire per entrambi?

Banco BPM e Bper Banca sono due titoli decisamente da mantenere, dopo averli ampiamente fatti tradare ed alleggerire poi nel corso degli ultimi due anni, ai nostri lettori abbonati.

In dettaglio, ci attendiamo un recupero dai livelli attuali di almeno un 10%/15%, se si verificassero interessanti acquisizioni ed operazioni di fusioni, e diventassero di conseguenza il secondo gruppo bancario italiano dopo Intesa Sanpaolo e prima di Unicredit.

Si può anche alleggerire ancora o vendere al superamento dei massimi di periodo posti per Banco Bpm poco sotto i 3,10 euro e per Bper Banca poco sotto i 2,20 euro.

Stellantis si è difeso venerdì scorso, mentre è stato colpito da forti vendite Ferrari. Qual è la sua view su questi due titoli?

Molta divergenza operativa fra i due titoli da lei indicati.

Stellantis continua a creare valore grazie alle economie di scala, dovute al primo esercizio post-fusione, ammortizzando di fatto un 25% di fatturato perso per via della mancanza di componenti tecnologici provenienti dall’Asia e non solo.

Stellantis, dopo essere stato molto tradato da chi ci segue, e successivamente alleggerito, può essere mantenuto in portafoglio, meglio con vendita di call out the money scadenza marzo strike 22 e giugno strike 24.

Profondo storno invece di Ferrari, giunto sui massimi poco sotto i 250 euro e pervenuto venerdì poco sopra i 210 euro, per eccessiva valutazione ed ipercomprato, considerando i target price e la corretta valutazione indicati da tutti gli analisti.

Ferrari sta assumendo sempre più le caratteristiche e la valutazione di un titolo del lusso.E questo settore non brilla di certo in questo momento, basti guardare a Moncler, ormai ritornato sui 55 euro, dagli oltre 70 euro del 2021.

Consigliamo quindi di intervenire su Ferrari con un primo timido acquisto fra i 205 ed i 210 euro, per poi incrementare in area 195/200 euro.

L’euro-dollaro ha recuperato terreno dai recenti minimi di periodo: c’è spazio per ulteriori salite?

Finalmente l’euro-dollaro si è mosso dalla continua “terra di nessuno” di area 1,13, che di fatto bloccava da 3/4 settimane ogni possibilità di trading.

Il dollaro si è svalutato fino a a 1,1480, senza però raggiungere al momento, il target di medio termine posto fra 1,1520 e 1,1550.

Il consiglio che abbiamo dato ai nostri lettori in settimana è stato quello innanzitutto di mantenere il dollaro acquistato anche in area 1,12 ed incrementato anche sul più facile 1,13, ma di coprirlo meglio, con vendita di call 1,14/1,16 e put 1,12/1,10 scadenza marzo e giugno rispettivamente.

Questa è la nostra view a breve e medio termine.

Le incertezze sul petrolio, visto da noi lo scorso anno anche poco sotto i 100 dollari, ci impediscono di fare una professionale previsione sul dollaro a lungo termine, essendo i due asset, petrolio e dollaro. al di sopra anche delle teste più alte ed importanti a livello internazionale.  

Pensioni febbraio: ecco il calendario dei pagamenti!

Nel bel mezzo del mese di gennaio 2022 torniamo a parlare di pensioni. 

Infatti, come ben sappiamo, resta in vigore lo Stato di Emergenza e con lui l’ordinanza della Protezione Civile che istituisce l’obbligo dei pagamenti anticipati. 

Questa possibilità è da intendersi, ovviamente, solo per coloro che hanno optato per il ritiro della pensione allo sportello. 

L’obiettivo è stato sempre quello di contrastare l’insorgere di assembramenti ed evitare la diffusione del Covid-19, nonostante gli aumenti dei casi che hanno contrassegnato l’ultimo periodo. 

Eppure, parlando del mese di febbraio, sono in molti a chiedersi quale sarà la data di erogazione dei pagamenti delle pensioni. 

Infatti, i cittadini vogliono conoscere tale data in anticipo, in modo da arrivare preparati ed evitare brutte sorprese. 

Questi soldi arriveranno ancora in anticipo oppure, nonostante l’emergenza, si tornerà alla situazione pre-Covid? In questo articolo andiamo a sviscerare la questione ed a scoprire quali saranno le date dei pagamenti delle pensioni di febbraio!

Pensioni febbraio: quando arrivano i pagamenti?

Come sappiamo, sono ormai due anni che le pensioni sono state erogate in maniera anticipata in base al cognome del beneficiario presso gli uffici postali di Poste Italiane

Ebbene, tale misura è stata resa obbligatoria da un’ordinanza della Protezione Civile che ha avuto l’obbligo di arginare l’aumento dei contagi legati alla pandemia da Covid-19. 

Rimangono però molti dubbi circa la data di erogazione della pensione di febbraio. 

Infatti, nonostante a gennaio ci sia stato ancora una volta l’anticipo sulle pensioni, nulla vieta al mese di febbraio di essere diverso. 

Andiamo quindi a scoprire più nel dettaglio cosa potrebbe accadere nel corso del secondo mese dell’anno.

È bene sottolineare fin da subito che ci troviamo ancora oggi in una situazione di emergenza, legato prevalentemente alla massiccia diffusione della variante Omicron.

Infatti, come purtroppo sappiamo bene, i contagi stanno aumentando vertiginosamente e proprio per questo possiamo parlare di una nuova ondata di Coronavirus. 

Ciò che è importante notare è che questa ultima ondata sta facendo registrare dei record di contagi come mai prima d’ora. 

Ovviamente, la campagna vaccinale procede a pieno ritmo, con la somministrazione delle terze dosi e le somministrazioni ai bambini. Inoltre, ricordiamo anche che il Governo Draghi ha istituito l’obbligo vaccinale per la popolazione over 50 del nostro Paese a partire dalla metà di febbraio. 

Insomma, una situazione non facile che potrebbe quasi certamente portare ad un’erogazione anticipata delle pensioni di febbraio in modo da limitare la diffusione del virus. Infatti, come sappiamo, coloro che sono interessati al ricevere la pensione sono anche le persone maggiormente fragili.

Dunque, in base alle prime indiscrezioni dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, i pagamenti delle pensioni di febbraio dovrebbero arrivare in anticipo, in una data compresa tra il 25 di gennaio ed il primo febbraio. 

Attenzione: questo anticipo sulle pensioni riguarderebbe solo coloro che hanno optato per il ritiro dell’assegno presso gli uffici postali. 

Infatti, per coloro che hanno optato per l’accredito sul conto corrente bisognerà aspettare il primo giorno bancabile del mese di febbraio, ossia martedì 1 febbraio. 

Pensioni febbraio: arrivano gli aumenti sugli assegni!

Ebbene sì, non solo la pensione potrebbe arrivare in anticipo, ma assisteremo anche a degli importanti aumenti. 

Ma per quale motivo? Andiamo a scoprirlo nel dettaglio!

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha previsto il nuovo tasso di inflazione, fissato all’1,7%. 

Ebbene, ora sta al Governo capire come dovrà agire. Infatti, ci sono due strade. 

La prima consiste nell’applicare questo nuovo tasso al fine di rivalutare quello utilizzato in precedenza, mentre la seconda strada presuppone di adottare il meccanismo Prodi. 

Quindi, abbiamo capito che gli aumenti sulle pensioni ci saranno in modo da adattare l’assegno corrisposto ai beneficiari ai nuovi tassi di inflazione e, di conseguenza, ai nuovi prezzi.

Infatti, è importante sottolineare che quando parliamo di inflazione facciamo riferimento ad un aumento generalizzato del livello dei prezzi e, quindi, non ci riferiamo ad un bene specifico, ma a tutti i beni. Dunque, risulta chiaro che quelli che andranno a rimetterci sono coloro che percepiscono redditi fissi, pensioni comprese. 

Lo scopo principale di questa misura è quella proteggere il potere d’acquisto dei cittadini, aumentando le pensioni. 

Secondo quanto possiamo scoprire dalle prime indiscrezioni, in base alla decisione che è stata presa il 17 novembre 2021, il calcolo dovrà essere fatto aggiungendo l’1,7% ogni mese. 

Ovviamente bisognerà prendere in considerazione anche le differenti fasce di reddito, come segue: 

  • 100% per tutti coloro che percepiscono fino a quattro volte la minima; 
  • 90% per coloro che percepiscono un importo comprese tra quattro e cinque volte il trattamento minimo;
  • 75% coloro che percepiscono un assegno pensionistico pari a cinque volte la minima. 

Pensioni febbraio: ecco il calendario dei pagamenti!

Ora che abbiamo capito che i pagamenti delle pensioni di febbraio potrebbero arrivare in anticipo e che gli assegni saranno più alti, andiamo a scoprire meglio quali saranno le date designate a tali erogazioni. 

Ebbene, andiamo a scoprire quale sarebbe il calendario dei pagamenti delle pensioni di febbraio nel caso in cui la Protezione Civile confermasse l’anticipo delle erogazioni. 

Parliamo ancora di ipotesi in quanto, per il momento, ancora non c’è stata nessuna conferma ufficiale e, di conseguenza, ci baseremo su quanto accaduto in passato per creare un calendario dei pagamenti chiaro e possibile. 

Ovviamente, a breve arriveranno anche indicazioni più precise da parte dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale che andranno a confermare o a smentire le ipotesi che stiamo per fare. 

Ebbene, andiamo a scoprire il calendario dei pagamenti delle pensioni di febbraio, in modo da arrivare preparati ai giorni designati. 

Se dovessero esserci le erogazioni anticipate, i pagamenti delle pensioni nel mese di febbraio potrebbero iniziare il giorno 15 o 26 di gennaio. 

Ovviamente si procederà come sempre secondo l’ordine alfabetico per cognome e, in base a questo, le erogazioni dovrebbero concludersi il primo febbraio. 

Ovviamente facciamo riferimento a coloro che ricevono la pensione presso gli uffici postali di Poste Italiane. In caso contrario, per coloro che avessero scelto di ricevere l’accredito in banca, il pagamento avverrà il primo giorno bancabile del mese che, in questo caso, sarà martedì 1 febbraio. 

Ricorda: resta ancora in vigore il servizio riservato a coloro che hanno più di 75 anni dei Carabinieri

Infatti, le persone che hanno un’età superiore a 75 anni che non ha parenti vicini può delegare l’Arma dei Carabinieri per il ritiro della propria pensione. 

Ovviamente facciamo riferimento ad un servizio erogato solo nei confronti di coloro che avevano optato per il ritiro della pensione allo sportello. 

Pensioni febbraio: è necessario avere il Green pass?

Concludiamo il nostro articolo sciogliendo l’ultimo nodo relativo alle pensioni di febbraio 2022. Infatti, una delle domande più ricorrenti riguarda la necessità di possedere il Green pass per poter ritirare la propria pensione. 

Ebbene, per accedere presso gli uffici postali è necessario essere in possesso della certificazione verde di base. 

Questo significa che andrà bene anche il tampone, molecolare o antigenico, effettuato nelle 48 ore precedenti all’accesso in Posta. 

Caro bollette: nuovi aiuti per famiglie e aziende

Il nuovo decreto che prevede di fornire aiuti all’economia è atteso per la prossima settimana in Consiglio dei ministri e andrà a prevedere anche l’inserimento di una serie di ulteriori provvedimenti funzionali ad arginare il caro-bollette.

Allo stato attuale gli interventi sono al centro di un lavoro da parte dei tecnici di Palazzo Chigi e del ministero dell’Economia. 

Le prime indicazioni trapelate fanno pensare anche ad un pacchetto di aiuti che riguarderanno il sostegno agli impianti sportivi pubblici che risultano condizionati dalla concomitanza della limitazione degli ingressi e l’impennata dei costi dell’energia. 

La cifra ipotizzabile per questo tipo di intervento potrebbe attestarsi sui 2-300 milioni ed entrerebbe a pieno titolo tra gli aiuti forniti ai Comuni, che attualmente risultano proprietari di moltissimi di questi impianti.

Va segnalato che nei giorni scorsi i sindaci, che pagano circa 1,8 miliardi in utenze, hanno scritto al Mef stimando in circa 550 milioni i maggiori costi causati dall’incremento dei prezzi dell’energia.

Caro bollette: i piani di Governo

Il tema maggiormente discusso e di interesse resta comunque quello delle imprese sul quale, come ha recentemente anticipato il premier nel corso della conferenza stampa, il governo sta valutando un meccanismo con il quale, gli operatori energetici, che hanno tratto grandi profitti dalla vendita dell’energia, andrebbero a fornire un contributo di solidarietà al sistema. 

Per rendere l’idea del contesto basta dire che quest’anno la bolletta energetica per le imprese è di 37 miliardi contro gli 8 del 2019 e i 21 del 2020. Un rincaro importante che mette a rischio la crescita di tutto il sistema imprenditoriale italiano.

Ad affermarlo è stato l’altro giorno il delegato per l’energia di Confindustria, Aurelio Regina, che ha sottolineato la responsabilità nazionale sul settore e l’economia di cui devono farsi carico la politica e il governo, nello stesso modo in cui si sta lavorando per contrastare l’emergenza pandemica in atto.

Perché di emergenza si tratta anche nel caso dell’energia poiché il problema non si esaurirà con la primavera, come inizialmente era stato previsto. Ma rappresenterà un tema strutturale che nella prospettiva del 2022 potrebbe avere un’incidenza di ben 37 miliardi e nel 2023, dovrebbe scendere nuovamente ma a 21 miliardi e non più agli 8 del recente passato, rappresentando quindi un onere ancora molto consistente rispetto al 2019.

Occorrerà quindi stabilizzare i prezzi e assicurare gli approvvigionamenti, riducendo la dipendenza dalla Russia di Putin e cercare delle soluzioni con la Ue circa possibili acquisiti e stoccaggi comuni. Nel medio periodo l’obiettivo da raggiungere sarà necessariamente di incrementare la nostra attuale produzione interna e di andare a definire un piano con il quale si andrà a riformare il mercato elettrico che Confindustria presenterà a breve.

Riguardo il primo tema, ossia l’incremento di produzione, va detto che attualmente l’estrazione in Italia è di 4 miliardi di metri cubi a fronte di un consumo di 72, mentre in passato erano circa 20 i miliardi di metri cubi prodotti e si decise strategicamente di ridurre la produzione senza nemmeno considerare di utilizzare dei nuovi giacimenti.

Quindi, secondo le stime di Confindustria, nel giro di 12-15 mesi si potrebbe raggiungere una produzione di 8 miliardi di metri cubi che sarebbero destinabili all’industria mediante un investimento di circa 2 miliardi, senza dover ricorrere a nuovi lavori di perforazioni.

Perché questo possa accadere però occorrerebbe l’emanazione di un decreto e gestire, intanto, la situazione attuale, con particolare attenzione al sistema imprenditoriale. Confindustria, ad esempio, suggerisce di poter cedere a prezzi estivi, con uno sconto del 30%, 3 miliardi di gas a beneficio dei settori industriali a rischio delocalizzazione.

È qualcosa su cui attivarsi quanto prima come stanno facendo i nostri competitors Germania e Francia, primo e terzo paese industriale nella Ue, che stanno tutelando i loro sistemi industriali con differenti strategie che si stanno rivelando efficaci.

A queste misure andrebbero, inoltre, ad aggiungersi quelle che, dal primo aprile, vedranno entrare in vigore il decreto che riguarderà i gasivori, che porterà alle imprese un risparmio di circa 850 milioni

Caro bollette e i rischi connessi al passaggio all’energia verde

Intanto il passaggio dal vecchio al nuovo all’interno del processo di transizione nei sistemi elettrici europei e italiano porta a non trascurare i rischi per cui gli esperti del settore invitano alla prudenza per i prossimi mesi: è il caso degli avvertimenti del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) fino ai recenti studi del World Energy Council che nel documento presentato a dicembre ha dato un monito importante circa la rischiosità per il sistema che gli elementi di rischio non si vadano a sommare.

Qualora, questi elementi di rischiosità si verificassero tutti insieme, le fragilità della transizione energetica potrebbero generare una importante criticità. 

Infatti, il delicato passaggio verso la produzione di energia verde richiedete tempo poiché le fonti rinnovabili d’energia, incostanti come il vento e ingovernabili come il sole, non stanno crescendo abbastanza velocemente per poter sostituire le vecchie modalità di produzione.

Ad esempio, la Germania sta pagando un contributo del vento minore delle attese. Lo stesso sta accadendo anche nel mare del Nord. Il nucleare francese, ormai vecchio, necessità di soste sempre più frequenti che potrebbero andare a ridurre le disponibilità di energia sulla linea d’importazione fra Grand’Ile-Rondissone (Torino).

Vengono quindi meno le grandi e potenti centrali del passato, come quelle a carbone, a beneficio di tantissimi piccoli impianti che però andrebbero a diminuire la stabilità dell’alta tensione. In attesa di batterie che permettano di consolidare il sistema elettrico, l’intento dei governi è di programmare centrali a gas.

Tutto questa sta portando ad un incremento accelerato dei costi e, nel contempo, un blocco negli investimenti già pianificati che impiegavano vecchie energie fossili, portando così ad una possibile incertezza circa il contributo di adeguate risorse energetiche per il futuro.

Inevitabile, quindi, che i costi di questi fenomeni ricadano sui consumatori spesso in modo poco percettibile, come sta accadendo anche in Italia.

Caro bollette: nuove soluzioni al vaglio

Il governo, in un contesto particolarmente delicato, cerca soluzioni mediante anche l’utilizzo di contributi da parte dei fornitori di energia. Una misura che trova un precedente in cui l’esecutivo non vorrebbe incorrere: la Robin tax, ossia l’addizionale Ires imposta ai big dell’energia che fu dichiarata incostituzionale nel 2015. Una iniziativa che andrebbe calibrata rispetto alla durata e al perimetro di applicazione.

La viceministra al Mef ha riportato che si sta ragionando anche sull’ipotesi di considerare la norma sui proventi delle aste CO2. Nel 2021 questi proventi hanno portato 2,5 miliardi, ma anche in questo caso esistono dei vincoli rappresentati dalla loro destinazione che è vincolata per legge (metà dell’ammontare è destinata alla riduzione del debito pubblico, mentre la restante quota del 50% è suddivisa tra ministero della Transizione ecologica e al e il dicastero dello Sviluppo Economico).

Anche il ministro leghista dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, si occuperà dell’argomento con la creazione di un tavolo di lavoro insieme con le aziende energivore per capire in che modo assolvere alle loro esigenze. Per la Lega e il suo leader, Matteo Salvini è urgente che il governo approvi un decreto-legge urgente che stanzi alcuni miliardi con l’obiettivo di gestire i rincari di luce e gas.

Caro bollette: la soluzione della Spagna non funziona 

Nel settembre scorso il governo della Spagna ha provato a cercare delle soluzioni per arginare il fenomeno dei rialzi dell’energia. Innanzitutto, l’azione è stata realizzata mediante l’adozione della fiscalità, ossia riducendo l’imposta sull’elettricità e quella relativa all’Iva.

E in secondo luogo andando a richiedere ai produttori di energia che non emettono C02 i margini più elevati ricavati con la vendita di elettricità.

La proposta era stata varata con decreto dal governo Sanchez e andava a modulare un mix composto da misure temporanee e strutturali: nel breve periodo avrebbero dovuto calmierare gli incrementi per famiglie e imprese, attraverso il cosiddetto clawback, un meccanismo che fissava un prezzo di vendita di riferimento di 20 euro a megawattora andando a stabilire che gli utili prodotti con prezzi di vendita superiori alla cifra indicata avrebbero dovuto essere restituiti allo Stato nella misura del 90 per cento. Intanto i prezzi dell’energia toccavano nuovi picchi a 150 euro a megawattora.

Madrid contava con questa iniziativa di recuperare 2,6 miliardi di euro fino a marzo 2022, stimando una conclusione sulle tensioni sulle quotazioni internazionali del gas.

Quindi una scelta fatta in continuità con un progetto di legge in discussione dalla scorsa estate in parlamento, con il quale si andavano a ridurre gli extra profitti percepiti da impianti di generazione elettrica non emettitori di CO2, entrati in attività antecedentemente al 2005: centrali nucleari, impianti idroelettrici, solari ed eolici.

Il governo aveva spiegato l’iniziativa in parlamento come una misura temporanea e di natura straordinaria funzionale ad ammortizzare un rincaro dei prezzi frutto di un contesto senza precedenti. 

La conseguenza è stata di ricevere molti ricorsi in tribunale e un notevole impatto sulle quotazioni di titoli di società energetiche come Iberdrola e Endesa.

Così a metà ottobre l’esecutivo spagnolo è dovuto tornare indietro sulla propria posizione anche per effetto dell’evidente iniquità che si era venuta a creare sui numerosi contratti di vendita sul lungo periodo, in cui gli operatori avevano venduto energia con riferimento ai prezzi dell’anno precedente, dunque senza andare a beneficiare degli incrementi e dovendo comunque rinunciare a una forma di remunerazione.

Di conseguenza il governo spagnolo ha adottato un modello molto più blando, con il quale si va a prendere a riferimento un prezzo definito ragionevole condiviso e non più imposto agli operatori. 

I 9 migliori strumenti di social media per la tua azienda

Il mondo dei social media è cresciuto fino a diventare una fitta foresta. Con così tante app, nuove tendenze, e molto altro ancora, questo luogo affollato si sta sviluppando ogni giorno. 

Ciò porta a maggiori opportunità di attingere e sicuramente a più affari. Pertanto, ogni attività online punta a fare dei social media la loro piacevole dimora. Ma per farlo senza problemi, devi procurarti gli strumenti di social media giusti per il business. Gli strumenti con cui i marketer non possono vivere senza. Quelli che riducono al minimo il peso sulle loro spalle e il loro elenco sempre crescente di responsabilità.

Come marketer, i ruoli sono diversi— pubblicità, esperienza del cliente, social media marketing e altro ancora. Pertanto, potresti averne bisogno per scopi diversi, come 

  • Cura dei contenuti 
  • Programmazione dei post 
  • Analisi 

Cosa devi cercare in uno strumento di social media?

I migliori strumenti di social media dovrebbero avere queste caratteristiche salienti per accompagnare i marketer e altri in modo ottimale.

Risparmio di tempo – L’obiettivo finale è risparmiare tempo. Gli strumenti dei social media nel marketing vengono utilizzati per automatizzare il processo e rendere tutto impeccabile e veloce, senza scorciatoie ma efficacemente.

Facile da usare – A nessuno piacciono le complessità e avere un semplice strumento di social media è essenziale. Dovrebbe essere facile da usare in modo che tutti i membri del tuo team possano sentirsi a proprio agio con le funzionalità. 

Organizzato – Per stare al passo con il caos e il disordine che il ruolo di un social media marketer può avere, investire in strumenti che facciano sembrare le cose a posto è utile.

Ora, andiamo a scoprire gli strumenti su cui dovresti mettere le mani:

1. Buzzsumo 

È il più popolare social media, anche per gli esperti di marketing e influencer. Buzzsumo è celebre per scoprire i contenuti più condivisi e i top influencer. Tra le sue caratteristiche impeccabili, quella che domina è trovare i contenuti che sono più in alto nell’elenco di ricerca. 

Questo strumento funziona perfettamente per amplificare la tua strategia per i contenuti e il tuo gioco sui social media, poiché sai quale tipo di contenuto è più amato dal pubblico. 

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2. Lightroom

Ora per quanto riguarda gli elementi visivi, sappiamo che gli elementi visivi sui social media sono tutto. Instagram è principalmente in cima alla classifica per gli effetti visivi piacevoli. Facebook e Pinterest non fanno eccezione. Lightroom è un ottimo strumento che aiuta a organizzare e modificare le foto. Puoi aggirare il tuo tema e scegliere quello dai predefiniti. 

È un’altra app di editing semplice e facile da usare per mostrare foto straordinarie del marchio. Esperienza o non esperienza, questa app è utile con opzioni multimediali impeccabili per avere una procedura guidata di modifica. È disponibile sia per dispositivi mobili che desktop. 

Un segreto di molte immagini accattivanti su Instagram sono le preimpostazioni; non c’è da stupirsi che sia lo strumento preferito dai blogger.

3. Buffer 

Lo strumento di social media Buffer funziona secondo il principio di aiutare le piccole imprese a decollare e crescere. 

Segue un approccio per essere trasparenti con marketing e i blogger nel modo più intuitivo. È lo strumento di social media più conveniente e autentico che pianifica le campagne. Idealmente funziona in questi 4 passaggi–

  • Analizza 
  • Pubblica 
  • Coinvolgi 
  • Festeggia 

È uno strumento all-in-one per velocizzare il tuo piano per i social media. La ciliegina sulla torta e qualcosa che lo rende così amato, è che permette di rispondere due volte più velocemente ai commenti con l’aiuto di etichette e tasti di scelta rapida. Puoi monitorare e analizzare anche il tuo coinvolgimento e copertura.

4. Canva

Se sei un marketer, un blogger o un semplice proprietario di una piccola impresa, devi aver usato o sentito parlare di CanvaÈ un sito Web di progettazione grafica facile da usare per creare grafiche personalizzate per la tua attività, account di social media e marketing. Quello che fa è qualcosa di eccezionale, e anche questo con risultati ottimali. 

Il sito web di Canva è caricato con un pool di modelli gratuiti per scegliere e ideare la strategia del tuo marchio con alcuni elementi grafici bellissimi. Dai banner di Facebook alle Storie di Instagram ai post di Twitter, questo è uno strumento per ottenere tutto. 

Per i principianti, se la pianificazione di un banner e la creazione di elementi visivi da zero sembra difficile, i pratici modelli possono funzionare ugualmente bene. Un’ottima alternativa all’assunzione di un grafico se il tuo team può inserirsi nella zona di Canva per sfornare grafiche straordinarie. 

Si tratta di un toolkit gratuito per i social media, ma puoi aggiornare il piano se e quando necessario.

5. Later

Se devi pianificare i tuoi post sui social media, niente è meglio dell’app Later. Ti consente perfettamente di pianificare i tuoi post sui social media su Instagram, Facebook, Twitter e LinkedIn. La sua semplice funzione di trascinamento della selezione ti consente di pianificare e programmare i post sul calendario. 

Puoi facilmente mappare i tuoi post e dare un’occhiata in anticipo alla ricerca del feed. Se l’estetica del feed è qualcosa a cui tieni particolarmente, Later è per te. 

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Inoltre, puoi scoprire il momento migliore per pubblicare e gli hashtag più pertinenti da utilizzare.

Questo è lo strumento di pianificazione dei social media new age per pianificare, eseguire e monitorare il rendimento dei tuoi post con analisi senza problemi. 

Quando stai guardando uno strumento di pianificazione dei social media, questo è il top. Funziona bene sul sito Web e come app in movimento.

6. Animoto

Com’è la vita online senza video? I video sono il futuro dei social media per quanto riguarda il livello di consumo da parte del pubblico. Pertanto, è indispensabile disporre di strumenti di social media per i video. 

Animoto è uno strumento per curare video di marketing senza sforzo. È incredibilmente semplice da usare e trasforma video clip e foto in video acclamati professionalmente. Fare video è un’impresa impegnativa, ma Animoto colma il divario rendendolo un gioco da ragazzi. 

Sorprendentemente, fa la differenza nella vita del tuo pubblico con modelli meravigliosi, musica d’archivio e sovrapposizioni di testo facili da inserire. E ora, per sfruttare al massimo i reels, questo strumento potrebbe essere il tuo nuovo amico.

È gratuito, ma puoi eseguire l’upgrade per avere un sacco di funzionalità a portata di mano. Possiedi davvero i tuoi video sperimentando le funzionalità di progettazione più intuitive e migliora la tua strategia aziendale attraverso video stimolanti.

7. Unsplash

I social media stanno diventando grandiosi. Con una serie di tipi di contenuti alla tua portata, potrebbe essere preoccupante per i marketer raggiungere il loro pubblico di destinazione con contenuti accessibili. Ma sta a te come rendere il tuo feed sui social media snello e diretto. 

Unsplash è lo strumento che ha tutto per aiutare nella progettazione, nei video e fotografia. Per questo, i marketer dei social media cercano lo spazio migliore per foto dall’aspetto quasi professionale. Unsplash è quello che serve sui social media per aumentare istantaneamente di livello la grafica e dare al contenuto un aspetto professionale. 

8. Feedly 

Gli strumenti di social media per le aziende sono moltissimi e uno che ha bisogno di un ringraziamento è Feedly. È incredibile per così tante cose, ma ciò che cattura la nostra attenzione è la possibilità di aggiungere istantaneamente feed RSS ai feed del tuo blogger o influencer preferito o tenerti aggiornato su notizie e argomenti del settore.

In qualità di marketer, esplori i siti Web, quindi un’app come questa è eccellente per mantenere le tue idee in atto. È perfetto anche per l’ideazione di contenuti. 

Ha un’integrazione di pubblicazione del buffer, che ti consente di pubblicare contenuti direttamente dalla dashboard di Feedly.

9. Repost

I social media sono un luogo per creare relazioni che durano più a lungo e mantengono un legame sano. Qui, il coinvolgimento nei contenuti è ampiamente apprezzato. Repost è un’app che rafforza la relazione condividendo contenuti e assegnando crediti. I marchi o le aziende possono utilizzare questa app per creare una storia attraverso i contenuti generati dagli utenti

Garantire le relazioni con i clienti e mantenere il valore del marchio è l’obiettivo finale di qualsiasi attività e questo strumento crea un’esperienza positiva. 

Conclusione

Questi sono gli esempi di strumenti di social media che possono rendere la tua vita indolore come marketer. Tra innumerevoli attività, questi strumenti possono semplificare il lavoro e in generale risparmiare tempo. Ma ci sono molti più strumenti e, come marketer, spetta a te trovare gli strumenti adatti al tuo budget, alle tue esigenze, obiettivi di marketing e campagna.

Molti sono strumenti di social media gratuiti, ma alcuni potrebbero richiedere un aggiornamento per liberare le loro migliori funzionalità. Scegli lo strumento giusto dall’elenco sopra menzionato e migliora il tuo gioco di marketing. 

Bonus tiroide 2022 fino a 525 euro al mese: cosa c’è di vero?

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Se soffri di particolari disturbi a livello di tiroide, l’INPS ti permette di richiedere un assegno mensile da 525 euro per sempre. Ma cosa c’è di vero in questa frase? 

In realtà non esiste alcun bonus tiroide 2022, ma semplicemente il riconoscimento dell’invalidità civile per alcuni soggetti che soffrono di particolari disturbi a livello di salute. Il bonus tiroide 2022, così come è stato ribattezzato, non è altro che un assegno di invalidità civile che l’INPS riconosce a tutti coloro che soffrono di questa patologia e che hanno una percentuale di invalidità pari ad almeno il 74%. 

Non in tutti i casi, poi, è previsto un assegno da 525 euro al mese, in quanto gli importi variano da soggetto a soggetto. La prestazione deve essere richiesta: non è prevista l’erogazione automatico ai beneficiari.

Che cosa c’è di vero sul bonus tiroide 2022? Ecco cos’è e come funziona l’invalidità civile connessa al disturbo della tiroide, come funziona il beneficio erogato dall’INPS, quanto spetta di assegno mensile e come si può richiedere. Facciamo chiarezza.

Esiste davvero un bonus tiroide 2022?

Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a un presunto bonus erogato dall’INPS sul quale è stata fatta “pubblicità” sbagliata. In effetti il bonus tiroide somiglia un po’ ai precedenti bonus Natale per le famiglie o al bonus Befana con Poste Italiane, ma altro non è che un assegno che INPS eroga a persone che sono colpite da particolari disturbi.

In questo caso, per esempio, il bonus tiroide 2022 non esiste veramente, o meglio non è un’agevolazione che porta questo nome, ma ci si riferisce ad essa con “bonus tiroide 2022” per una questione di maggiore comprensione. Allo stesso modo si potrebbe parlare anche di bonus diabete, ma si andrebbe a commettere gli stessi errori evidenziati fino ad ora: non esiste un bonus diabete, ma invece l’invalidità civile legata a questo disturbo.

Ma allora esiste davvero il bonus tiroide 2022 da 525 euro al mese oppure è tutto falso? La misura è reale, ma viene erogata dall’INPS sotto forma di assegno per coloro che soffrono di qualche invalidità civile. Non sempre, inoltre, l’importo spettante è pari a 525 euro al mese, anche su questo è bene fare alcune precisazioni.

Andiamo quindi a vedere che cos’è questo “bonus tiroide 2022”: a chi spetta, come funziona, quanto spetta e come si può richiedere all’INPS.

Tiroide: cos’è e a cosa serve?

Prima di addentrarci nel bonus tiroide 2022, è bene capire di che cosa si sta parlando e cercare di spiegare quali sono le patologie che danno diritto all’assegno mensile di invalidità civile fino a 525 euro. 

La tiroide è una piccola ghiandola a forma di farfalla che si trova alla base del collo e, come spiega una pagina dell’Istituto Superiore della Sanità, controlla moltissime delle funzioni dell’organismo attraverso la produzione di ormoni tiroidei. Se qualcuno di questi non funziona correttamente, il corpo potrebbe avere dei disturbi.

In particolare, possiamo distinguere due tipi di disturbi legati al funzionamento della tiroide:

  • Ipertiroidismo, ovvero quando c’è un eccesso nella produzione di questi ormoni;
  • Ipotiroidismo, al contrario, quando c’è una carenza nella produzione di questi ormoni.

Ci sono diverse forme e problematiche legate alla tiroide che possono essere più o meno gravi. Qualora un soggetto soffra di malattie tiroidee tali da comportare una condizione di invalidità accertata dal medico, è possibile richiedere l’invalidità civile prevista dall’INPS, che anche noi – per miglior chiarezza – chiameremo bonus tiroide 2022.

Bonus tiroide 2022: assegno INPS da 525€ al mese. Facciamo chiarezza!

Ogni anno i disturbi legati alla tiroide colpiscono almeno 6 milioni di persone – secondo quanto riporta un articolo del Messaggero –, la maggioranza delle quali sono donne. La tiroide può provocare scompensi a livello di peso, sbalzi di umore, situazioni di stress e irritabilità, gonfiore addominale e stanchezza.

Non tutti coloro che ne soffrono, però, hanno diritto al bonus tiroide 2022: esistono diverse percentuali di invalidità (come previsto dal Decreto Ministeriale del 5 febbraio 1992) che si associano a diverse condizioni e agevolazioni.

L’invalidità al 100% spetta a tutti coloro che soffrono di ipertiroidismo o ipotiroidismo al punto tale da soffrire anche di un ritardo o di una malattia mentale. L’invalidità si dimezza, ovvero scende al 50%, invece, nei soggetti che soffrono di iperparatiroidismo primario. Infine, tutti coloro che soffrono di ipoparatiroidismo, ma che non necessitano di un trattamento, possono richiedere l’invalidità dal 91% al 100%.

Esistono comunque altre tipologie di invalidità che possono dare accesso ad altre agevolazioni differenti. In questa sede ci occuperemo soltanto del bonus tiroide 2022.

Bonus tiroide 2022 e invalidità civile: a chi spetta? I requisiti

A chi spetta, quindi, il bonus tiroide 2022? Parlando di requisiti di accesso a questo particolare assegno di invalidità civile, è bene chiarire che la sola attestazione di invalidità riconosciuta dall’INPS non è sufficiente per ottenere l’assegno mensile. Infatti, sono stati fissati anche opportuno livelli di reddito che danno diritto ad assegni di diverso importo.

Ma prima di addentrarci tra i numeri, andiamo a scoprire quali sono i requisiti da soddisfare per richiedere e ottenere il bonus tiroide 2022.

Il primo fondamentale requisito è, appunto, il riconoscimento di un’invalidità civile dovuta a un malfunzionamento della tiroide, pari ad almeno il 74%. Quest’ultima dovrà essere richiesta dapprima alla Asl territorialmente competente, e in seguito riconosciuta dall’INPS.

Oltre al certificato di invalidità civile, per ottenere il bonus tiroide esistono degli specifici limiti di reddito da rispettare. 

Nel 2022 ci sono due fasce di reddito da tenere in considerazione, che vanno di ari passo con la percentuale di invalidità civile riconosciuta: 

  • per i soggetti con invalidità riconosciuta dal 74% al 99%, è previsto un limite di reddito pari a 5.005,94 euro;
  • per i soggetti con invalidità riconosciuta al 100%, invece, il limite reddituale da rispettare sale a 17.271,19 euro.

In caso di invalidità riconosciuta al 100%, però, si potrebbe aver diritto anche all’indennità di accompagnamento, oppure ad altre forme di sostegno erogate dall’INPS.

Bonus tiroide 2022: quanto vale l’assegno mensile?

Arriviamo ora a definire quali sono gli importi dell’assegno mensile che INPS eroga a tutti coloro che si vedono riconosciuta un’invalidità civile a causa di malfunzionamento tiroideo. Dobbiamo distinguere anche qui diversi importi.

Non è vero, infatti, che esiste un unico assegno da 525 euro al mese per tutti coloro che soffrono di disturbi tiroidei. In base all’invalidità, al reddito e ad altre variabili, INPS eroga un assegno mensile di importo differente.

Nei casi di invalidità compresa tra il 74% e il 100%, nei limiti di reddito sopra riportati, l’assegno mensile del bonus tiroide 2022 è pari a 291,95 euro. La prestazione viene erogata per un periodo continuativo non superiore a 13 mensilità.

L’assegno da 525 euro al mese, invece, è riservato a quei soggetti che soffrono di drepanocitosi o talassemia major, che sono altrettante problematiche alle quali può portare il malfunzionamento della ghiandola tiroidea.

Bonus tiroide 2022: come richiederlo all’INPS

Una volta chiarito come funziona veramente il bonus tiroide, cos’è e come funziona l’invalidità civile e come variano gli importi dell’assegno INPS, scopriamo adesso come si può richiedere il bonus tiroide 2022 all’INPS e quali sono i documenti necessari per inoltrare la richiesta.

La prima cosa da fare nel momento in cui si soffre di disturbi legati al funzionamento della tiroide, è recarsi dal proprio medico non solo per definire la situazione e cercare di risolvere le problematiche connesse, ma anche per richiedere il certificato di invalidità civile nella percentuale pari alla propria condizione. 

Questa certificazione che attesta l’invalidità andrà poi recapitata direttamente all’INPS tramite il portale online (al quale si può accedere solo con SPID, CIE, CNS), oppure rivolgendosi a un Patronato per ottenere assistenza nell’inoltro della domanda.

Una volta che l’INPS avrà verificato il certificato, verrà fissato un successivo appuntamento di fronte a una commissione medica dell’Istituto, in modo da verificare le effettive condizioni del soggetto richiedente. In seguito alla visita, infine, verrà rilasciato un certificato che attesta l’effettiva percentuale di invalidità riconosciuta.

Altri documenti importanti per presentare la domanda di invalidità civile sono la carta di identità, la dichiarazione dei redditi dell’anno precedente (per attestare il reddito e verificare i requisiti essenziali), i propri dati anagrafici, il codice Iban sul quale andrà accreditato l’assegno mensile.

Esiste anche un bonus diabete? Ecco la verità!

Dopo il bonus tiroide, esiste anche un bonus diabete? No, non è prevista alcuna misura simile, ma semplicemente – come specificato per l’agevolazione precedente – si tratta dell’assegno di invalidità civile, indennità di accompagnamento o Legge 104 che possono essere erogati anche a tutti coloro che soffrono di disturbi legati al diabete.

In particolare, il diabete è una malattia che colpisce ogni anno circa 3,5 milioni di persone, ma come si manifesta? L’Istituto Superiore della Sanità chiarisce che:

il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) e dovuta a un’alterata quantità o funzione dell’insulina.

Esistono livelli diversi di diabete che possono condurre a situazioni più o meno gravi di questo disturbo. Per alcune di esse (diabete di tipo 1 e 2, insulino-dipendenti, chi soffre di complicanze particolari) è prevista l’erogazione di un apposito sostegno, ma non del bonus diabete, quanto invece dell’invalidità civile solo per i casi più gravi.

L’assegno che spetta ai soggetti che soffrono di diabete in modo grave è pari a 517,84 euro al mese, e può essere erogato per un periodo massimo di un anno. Le domande si possono inoltrare direttamente all’INPS, oppure rivolgendosi ai servizi dei Patronati.

Novità INPS: via a nuova disoccupazione ALAS. Chi può averla

A seguito del nuovo comunicato stampa del Ministero della Cultura del 15 gennaio di questo anno, si è verificata una delle prime comunicazioni ufficiali per la popolazione italiana, al fine di rendere nota l’introduzione di una nuova ed importante indennità di disoccupazione, la quale prende il nome di ALAS.

Si tratta, di un’indennità assai differente rispetto all’indennità di disoccupazione NASpI, che sarà comunque gestita da parte dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, il quale dovrà tuttavia accettarsi che i cittadini richiedenti rispondano effettivamente a tantissime condizioni specifiche.

Proprio per questo motivo, al fine di assicurarsi l’effettivo possesso dei requisiti ritenuti essenziali per ottenere la disoccupazione ALAS, l’Istituto INPS ha deciso di pubblicare una nuova circolare, in cui sono stati approfonditi tutti gli aspetti non soltanto normativa e dispositivi, ma anche dal punto di vista procedurale ed operativo.

A questo proposito, all’interno del seguente articolo, andremo ad approfondire le caratteristiche e le peculiarità che contraddistinguono effettivamente la nuova indennità di disoccupazione destinata ai lavoratori autonomi dello spettacolo, la quale prende appunto il nome di ALAS. 

Nei prossimi paragrafi, quindi, sulla base delle informazioni e delle indicazioni contenute all’interno della recente circolare INPS numero 8 pubblicata il 14 gennaio di questo anno, saranno anche identificate tutte le condizioni di accesso per ottenere tale sostegno.

La nuova indennità di disoccupazione ALAS: il contesto normativo 

L’approvazione e l’introduzione della nuova indennità di disoccupazione ALAS è avvenuta già mesi fa, a partire dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del cosiddetto decreto Sostegni bis. 

Dunque, è a seguito del decreto-legge numero 73 del 25 maggio, convertito successivamente dalla legge di conversione numero 106 del 23 luglio 2021, che sono stati approvati anche dei nuovi indennizzi che si configurano come delle vere e proprie indennità di disoccupazione. Tra questi, appunto, anche la nuova indennità per la disoccupazione dei lavoratori autonomi dello spettacolo, denominata ALAS.

Nello specifico, quando si parla del quadro normativo, al fine di comprendere effettivamente chi sono i destinatari che potranno usufruire della nuova indennità di disoccupazione ALAS, è necessario riferirsi anche alle condizioni che sono state contenute nel testo dell’articolo 2, comma 1, lett. a) e b), relativo al decreto legislativo numero 182 del 30 aprile 1997.

Chi può accedere alla nuova disoccupazione ALAS?

Sulla base delle indicazioni contenute all’interno del primo paragrafo della circolare INPS pubblicata lo scorso 14 gennaio 2022 sul portale istituzionale, è possibile anche identificare al meglio chi siano i cittadini che potranno usufruire di questa nuova indennità di disoccupazione che ha preso il nome di ALAS.

In questo senso, infatti, è opportuno chiarire che tra i destinatari di questa nuova prestazione, vi sono i lavoratori che svolgono un lavoro di tipo autonomo che fa riferimento all’attività tecnica oppure artistica, correlata alla produzione oppure alla stessa realizzazione di spettacoli. 

Allo stesso tempo, i beneficiari che potranno fare domanda e accedere all’indennità di disoccupazione ALAS sono anche quei lavoratori autonomi a tempo determinato che svolgono delle prestazioni legate ad attività musicali, espressamente indicate all’interno del punto 23-bis) presente all’articolo 3, del primo comma, in riferimento al testo del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato numero 708, pubblicato il 16 luglio 1947.

Per ulteriori informazioni, è possibile approfondire tutti gli aspetti legati all’indennità mensile per la disoccupazione dei lavoratori autonomi dello spettacolo, direttamente con il video Youtube curato dal Patronato INCA CGIL Piemonte:

 

I requisiti per avere la nuova indennità di disoccupazione ALAS

Come accade per qualsiasi altro beneficio, bonus oppure indennità, l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale assume anche un ruolo fondamentale all’interno del processo di verifica e di controllo delle domande che vengono ogni giorno presentate da parte dei cittadini che intendono ottenere il riconoscimento di tali sostegni.

In questo senso, ciò avverrà anche per quanto riguarda la verifica della sussistenza degli effettivi requisiti necessari per poter ottenere la nuova indennità di disoccupazione ALAS.

Nello specifico, secondo quanto riportato anche all’interno del terzo paragrafo della circolare INPS, in merito proprio alle condizioni di accesso, tale indennità viene riconosciuta in favore dei lavoratori che presentano congiuntamente una serie di condizioni.

A questo proposito, sarà necessario che questi non abbiano in corso dei rapporti di lavoro ne di tipo autonomo ne subordinato, e che non risultino essere titolari di alcun tipo di rapporto pensionistico diretto che sia a carico di gestioni previdenziali obbligatorie.

Allo stesso tempo, inoltre, i cittadini che intendono presentare la domanda per poter accedere alla nuova indennità di disoccupazione ALAS, non dovranno risultare essere beneficiari del cosiddetto Reddito di cittadinanza così come anche non dovranno avere un reddito annuale inferiore a 35 mila euro, riferito all’anno precedente rispetto alla data in cui trasmetteranno l’istanza. 

Infine, per poter ottenere il riconoscimento e l’erogazione della nuova indennità ALAS sarà necessario che il cittadino richiedente abbia maturato almeno quindici giornate di contributi versati oppure accreditati al cosiddetto Fondo pensione lavoratori dello spettacolo. 

In questo senso, tuttavia, sarà opportuno fare riferimento esclusivamente a quei contributi legati al periodo compreso tra il primo gennaio dell’anno precedente rispetto alla conclusione dell’ultimo rapporto lavorativo di tipo autonomo, rispetto al momento in cui viene presentata l’istanza. 

Gli importi della nuova indennità di disoccupazione ALAS

Ai sensi di quanto disposto da parte del Governo Draghi all’interno del Decreto Sostegni bis, e approfondito successivamente da parte dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale all’interno della recente circolare pubblicata il 14 gennaio, è possibile individuare anche alcune indicazioni in merito al calcolo degli importi e alla durata della prestazione. 

A questo proposito, infatti, l’indennità viene rapportata sulla base del reddito imponibile ai fini previdenziali di ciascun richiedente. Si tratta del risultato tra i versamenti contributivi che sono stati fatti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo durante l’anno precedente, rapportati al numero di mesi a cui fa riferimento la contribuzione.

In tal senso, nelle situazioni in cui il reddito medio mensile sia pari oppure inferiore a 1.227,55 euro per l’anno 2021, l’indennità di disoccupazione ALAS sarà effettivamente pari al 75 per cento rispetto al reddito medio mensile del cittadino richiedente. Tuttavia, occorre precisare che tale valore limite sarà poi successivamente rivalutato da anno in anno, sulla base delle variazioni legate alle statistiche ISTAT per quanto riguarda i prezzi di consumo.

Inoltre, è opportuno anche evidenziare che l’indennità di disoccupazione ALAS non potrà comunque risultare avere un importo mensile superiore a 1.335,40 euro nel 2021. 

Per quanto tempo si percepisce la nuova indennità di disoccupazione ALAS?

Sulla base del quarto paragrafo della circolare INPS, è possibile anche identificare maggiori dettagli ed approfondimenti in merito non soltanto all’importo del beneficio, ma anche alla sua durata e modalità di erogazione.

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, come accade anche nei casi della tradizionale indennità di disoccupazione della NASpI, anche per l’indennità ALAS, gli importi vengono corrisposti con cadenza mensile.

Nello specifico, saranno erogati gli importi per una durata che sarà pari alla metà delle giornate in cui è stata effettivamente versata oppure accreditata la contribuzione al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo, in cui si prende come riferimento il periodo tra il primo gennaio dell’anno precedente rispetto a quello in cui si è concluso il rapporto di lavoro.

Inoltre, l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale ha anche precisato che, per il calcolo delle giornate a cui farà riferimento la nuova indennità di disoccupazione ALAS, concorreranno non solo i periodi di maternità oppure di paternità eventualmente coperti da contribuzione, anche nei casi in cui i tratti di figurativa. Effettivamente, rientrano anche i periodi legati al congedo parentale che sono coperti da una contribuzione figurativa.

Generalmente, per quanto riguarda la giornata in cui saranno effettivamente corrisposti gli importi direttamente sul conto corrente indicato dal richiedente al momento della trasmissione dell’istanza, tale prestazione ALAS sarà erogata a partire dall’ottavo giorno successivo rispetto alla data in cui risulta essere cessato il rapporto di lavoro, previa corretta presentazione della domanda.

Come presentare domanda per avere la disoccupazione ALAS?

Al fine di poter effettivamente presentare la domanda ed accedere alla nuova indennità di disoccupazione ALAS, è necessario innanzitutto che i cittadini si accertino di essere in possesso di tutte le condizioni ed i requisiti prima citati, e che provvedano poi al rispetto dell’intera procedura telematica che è stata predisposta da parte dell’Istituto INPS.

A questo proposito, i cittadini dovranno trasmettere linea documentazione necessaria entro e non oltre il sessantottesimo giorno dalla data in cui il rapporto di lavoro risulta essere stato cessato, facendo riferimento ai tradizionali canali iNPS, legati sia al portale telematico istituzionale (www.inps.it) che agli Istituti di Patronato.

Tuttavia, esclusivamente per quanto riguarda i rapporti di lavoro autonomo che sono cessati durante il periodo compreso tra il primo gennaio del nuovo anno e il 14 gennaio 2022, la scadenza delle sessantotto giornate avrà la sua decorrenza a partire soltanto dalla data in cui è stata pubblicata la circolare INPS.

Assegno Unico, problemi con le domande all’Inps! Chi rischia

La grande rivoluzione di questo 2022 è proprio lui: l’Assegno Unico e Universale. È un beneficio economico alle famiglie approvato il 30 marzo 2021 in Senato ed inserito in Gazzetta Ufficiale nella giornata successiva. 

Il sostegno economico dovrà partire a pieno ritmo da marzo 2022 e le domande per richiederlo sono già state aperte il 1° gennaio 2022. 

L’Istituto che si riceve le domande e che si occupa di pagare l’Assegno Unico e Universale, è l’Inps. Ricordiamo che per il calcolo dell’importo si deve tener conto del numero dei figli a carico e dell’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente

Gli importi potranno variare da un massimo di 175 euro a figlio a un minimo di 50 euro. C’è qualcuno, però che, pur essendo idoneo a percepire l’importo maggiore, rischierà di percepire la somma minima erogata dall’Inps, oppure di percepire solo il 50% di quanto realmente gli spetterebbe. 

Andiamo subito a vedere chi rischia di percepire un importo dimezzato, o di percepire il minimo erogabile dall’Inps.

Assegno Unico, il boom di domande all’Inps

L’Assegno Unico, bonus che fa parte del più grande Family Act, un piano per sostenere le famiglie italiane, in particolar modo la genitorialità e l’occupazione femminile, e i loro figli, può essere richiesto all’Istituto incaricato dei pagamenti dallo scorso 1° gennaio 2022.

Le domande possono essere avanzate all’Inps secondo differenti modalità: la prima riguarda i servizi online offerti dall’istituto stesso. Il cittadino potrà accedere, tramite SPID, CIE e CNS, alla sezione appositi del portale Inps. 

Cercando la prestazione “Assegno Unico e Universale” potrà procedere ad inoltrare la domanda, compilando tutti i dati richiesti. 

Una seconda modalità è attraverso il Contact Center Integrato, dunque, telefonando al numero 803 164, gratis da telefono fisso, oppure il numero 06 164 164 da rete mobile, a pagamento. Potrete chiamare dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 20.00, mentre il sabato avrete a disposizione mezza giornata: dalle 8.00 alle 14.00.

Potrete, infine, usufruire dei servizi offerti dai CAF, i Centri di Assistenza Fiscale, e dei patronati, per procedere all’inoltro della richiesta. 

In sole due settimane, Inps ha registrato 484 mila richieste per il sussidio economico. In tutto, le famiglie hanno dichiarato 785 mila figli a carico. 

In contemporanea, sono avanzate anche le richieste degli Isee, gli Indicatori della Situazione Economica Equivalente, che hanno raggiunto quota 1 milione e 66 mila pratiche

La maggior parte di queste, 731 mila, sono state richieste proprio ai Centri di Assistenza Fiscale, CAF, segnando un aumento del 123 per cento rispetto all’anno precedente.

L’obiettivo di molte famiglie, e dei patronati, è quello di riuscire ad inviare la domanda entro il 28 febbraio 2022, in modo da poter godere fin da subito dal mese di marzo il beneficio economico mensile. 

Restano ancora 7 milioni e mezzo di famiglie che dovranno richiedere l’Assegno Unico e Universale all’Inps.

Assegno Unico e Inps, le famiglie che rischiano di percepire l’importo minimo

Come abbiamo dichiarato poco fa, gli importi variano da un massimo di 175 euro al mese per ogni figlio, ad un minimo di 50 euro al mese per ogni figlio. 

L’importo varia, oltre che in base al numero dei figli a carico, e dell’età degli stessi (ai maggiorenni viene abbassato l’importo totale), anche in base all’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente. 

Oltre la soglia dei 40 mila euro, infatti, le famiglie percepiscono l’importo minimo erogabile, pari a 50 euro al mese per figli minori, oppure 15 euro al mese per i maggiorenni.

Tali importi, però, non vengono erogati solamente a chi ha l’Isee alto, ma anche a chi non presenta l’Isee!

Le famiglie, per non perdere tempo e denaro, soprattutto a seguito dell’eliminazione degli assegni familiari e delle detrazioni per i figli a carico con meno di 21 anni, sono corse a presentare domanda per l’Assegno Unico all’Inps.

Questa corsa, per accaparrarsi i primi pagamenti di marzo 2022, ha fatto in modo che i cittadini corressero dei rischi.

Circa il 94% delle prime domande presentate all’Inps sono state compilate in maniera autonoma dalle famiglie richiedenti, circa 455 mila. 

Insieme al fai-da-te per l’inoltro delle domande abbiamo anche un aumento delle pratiche Isee precompilate, che raggiungono un notevole 26%, pari a 283.495, ben 187.495 in meno rispetto al medesimo periodo del 2021.

Anna Maria Bilato, del collegio di presidenza del Patronato Inca Cgil, ha dichiarato a tal proposito, che:

“Temiamo che nei primi giorni di richieste dell’assegno molte domande siano state inviate dalle famiglie anche senza presentare l’Isee. In questo caso, le famiglie avranno diritto all’importo minimo dell’assegno, 50 euro a figlio. Ma chi ha un Isee sotto 40mila euro può ambire a importi maggiori.”

Molte domande, infatti, sono state inoltrate all’Inps non appena l’istituto ha aperto le procedure online, ma senza consultare la circolare con la procedura per l’inserimento della domanda, che ancora non esiste.

Sappiamo, infatti, che un video tutorial su come presentare le domande dell’Assegno Unico e Universale è stato caricato dall’Inps sul suo canale ufficiale YouTube solamente quattro gironi dopo l’apertura delle domande, in data 5 gennaio 2022. Ecco il video:

Assegno Unico e Inps: le questioni rimaste irrisolte per ottenere il bonus

Tra le problematiche rimaste senza soluzione abbiamo la suddivisione del sostegno economico tra le coppie di genitori separate, poiché, come si legge dal Sole 24 Ore

“La spartizione del beneficio, appena istituito, non è ancora entrata a far parte degli accordi o delle sentenze dei giudici.”

Abbiamo, poi, altre questioni:

  • Gli italiani residenti all’estero possono percepire l’Assegno Unico?
  • Gli italiani costretti all’estero per lavoro per un tempo determinato ne hanno diritto?
  • Se un figlio compie 18 anni nel 2022 quale Isee va consegnato? Isee minorenni e poi Isee ordinario?
  • Il reddito di riferimento di 8 mila euro del figlio maggiorenne a quale anno fa riferimento?

Abbiamo, poi, alcune problematiche di affido condiviso; in questo caso, la domanda va presentata solo dal genitore con potestà.

In caso di errore, con una doppia richiesta da parte di entrambi i genitori, con il medesimo codice fiscale del minore, cosa accade? Il sistema dell’Istituto Inps si accorgerà della doppia domanda?

Sappiamo, però, che in caso di separazioni o divorzi, l’Assegno Unico viene corrisposto per un 50% ad entrambi i genitori, anche se uno dei due genitori può richiederne il 100%. 

L’altro, in risposta, potrà modificare la domanda e chiedere la metà. Senza accordi tra le parti possono crearsi dei conflitti. Infine, 

Per legge l’assegno unico è riconosciuto al 50% a entrambi i genitori, ma un genitore può richiederlo al 100%, ferma restando la possibilità dell’altro di intervenire anche successivamente nella stessa domanda – a quanto pare non aprendone un’altra – per richiedere il suo 50 per cento. Nei casi di mancato accordo, possono sorgere conflitti.

Resta il fatto che siamo già a conoscenza dell’obbligo della “doppia-firma” di ambedue i genitori responsabili per la richiesta dell’Assegno Unico, pena la perdita del 50% totale dell’importo erogato.  

Entrambi i genitori, inoltre, dovranno possedere lo SPID, il sistema pubblico di identità digitale, per inoltrare la domanda, altrimenti non verrà pagato l’assegno.

Infine, ricordiamo che, per tutti coloro che avessero avuto importanti variazioni di reddito, potranno presentare l’Isee corrente, che presenta una fotografia più recente del reddito familiare, rispetto all’Isee ordinario. Tutte le informazioni sull’Isee corrente le potrete trovare qui.

3 azioni con un dividendo enorme che salirà ancora nel 2022

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Il mercato petrolifero non è sempre stato generoso con gli investitori in dividendi.

Il settore ha spesso dovuto tagliare o sospendere i pagamenti delle cedole durante i ribassi del prezzo del petrolio che si sono verificati due volte in questo decennio.

Come spiegato da Matthew DiLallo, uno dei collaboratori di The Motley Fool, questa volatilità ha portato alcuni produttori a cambiare il modo in cui pensano di pagare i dividendi.

Invece di fissare un pagamento di base elevato, alcuni stanno fissando pagamenti trimestrali più bassi, integrandoli con  dividendi variabili o speciali  quando i prezzi del petrolio sono più alti.

Tre protagonisti del settore che adottano questo tipo di meccanismo sono: Devon Energy ( NYSE:DVN ),  Pioneer Natural Resources ( NYSE:PXD ) e  Diamondback Energy ( NASDAQ:FANG ).

Con i prezzi del greggio attualmente al di sopra degli 80 dollari al barile, queste società sembrano pronte a regalare un sacco di dividendi quest’anno.  

Devon Energy

Devon Energy ha lanciato la prima struttura di dividendi fissi e variabili del settore all’inizio dello scorso anno. Il gruppo ha fissato un pagamento di dividendo di base di 0,11 dollari per trimestre.

Inoltre, Devon Energy paga il 50% del suo flusso di cassa in eccesso ogni trimestre dopo aver coperto le sue spese in conto capitale e quel dividendo di base.

Grazie all’aumento dei prezzi del petrolio l’anno scorso, nel 2021 Devon ha pagato un totale di 1,97 dollari per azione in dividendi, con un rendimento di circa l’8%.

I pagamenti dei dividendi nel 2022 saranno probabilmente ancora più alti. Il gruppo prevede di continuare a beneficiare della sua fusione con WPX Energy, che ha chiuso all’inizio dello scorso anno.

I risparmi sui costi derivanti da tale accordo contribuiranno a compensare l’impatto dell’inflazione, cui si aggiungono i prezzi del petrolio più elevati.

Devon Energy prevede di produrre un flusso di cassa ancora più grande quest’anno: con un petrolio a 75 dollari, quest’anno il gruppo potrebbe pagare l’80% in più di dividendi.

La società ha anche autorizzato un programma di riacquisto di azioni proprie fino a 1 miliardo di dollari quest’anno. Questi riacquisti potrebbero ridurre le azioni in circolazione, aumentando potenzialmente il pagamento del dividendo per azione.

Pioneer Natural Resources

Pioneer Natural Resources ha annunciato l’anno scorso un piano di dividendi simile a quello di Devon Energy.

Il gruppo ha fissato un dividendo trimestrale di base a 0,62 dollari per azione, 10% in più rispetto al tasso precedente, e ha anche pianificato di iniziare a pagare il 75% del suo free cash flow nel 2022, dopo aver coperto le spese in conto capitale e dedotto il dividendo di base.

Grazie all’aumento dei prezzi del petrolio l’anno scorso, la società ha accelerato su questo fronte, effettuando il suo primo pagamento variabile nel terzo trimestre.

Complessivamente, Pioneer Natural Resources l’anno scorso ha pagato 6,76 dollari per azione in dividendi, tre volte di più del 2020 e ciò ha portato il suo rendimento intorno all’11%.

Il produttore di petrolio probabilmente pagherà un dividendo significativamente più alto nel 2022.

Con i prezzi del greggio al di sotto degli 80 dollari, Pioneer Natural Resources vede il potenziale per pagare fino a 20 dollari per azione in dividendi quest’anno, o nove volte il livello del 2020.

Inoltre, Pioneer Natural Resources prevede di riacquistare alcune azioni, il che potrebbe contribuire ad aumentare il pagamento del dividendo per azione.

Diamondback Energy

Diamondback Energy ha costantemente aumentato il suo dividendo regolare, con incrementi l’anno scorso che hanno portato a far crescere complessivamente il payout del 33%.

Tuttavia, questo è solo l’inizio. La compagnia petrolifera ha annunciato l’intenzione di restituire agli investitori fino al 50% del suo free cash flow trimestrale.

Il tutto è iniziato avviando un programma di riacquisto di azioni da 2 miliardi di dollari nel quarto trimestre, ma questo è solo un aspetto del piano.

La società prevede di istituire una qualche forma di programma di dividendi variabili, pur continuando a far crescere quello di base.

Quel pagamento complessivo potrebbe essere sostanziale, dato il free cash flow che Diamondback potrebbe produrre a oltre 80 dollari di petrolio nel 2022.