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Berlusconi Presidente della Repubblica? Ecco i sondaggi

Siamo ormai quasi tre settimane nell’anno nuovo, ma a quanti di noi sembra veramente che sia cambiato qualcosa?

Il 2022, onestamente, sembra molto più simile al 2021 di quanto questo fosse simile al 2020. Il 2021 è iniziato con canti di speranza e di gioia per il nuovo vaccino, mentre i casi continuavano a crescere senza controllo e le terapie intensive si riempivano in tutta la penisola. 

Un anno dopo, ed è cambiato molto poco. Certo, i vaccini migliorano di molto l’immunità dal Covid-19, ma la nuova variante Omicron è talmente contagiosa che i casi sono nuovamente a livelli record, sebbene fortunatamente con molti meno morti e posti letto occupati. 

Non tutti, però, vedono in Omicron qualcosa di necessariamente negativo. Secondo Hans Kluge, direttore per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, grazie ad Omicron è possibile vedere uno spiraglio di luce. Secondo il direttore, infatti:

In base a quello che vediamo, l’immunità l’avremo con il vaccino o con il contagio a causa della veloce trasmissibilità di Omicron. L’importante è vaccinarsi, le persone vaccinate hanno minori possibilità di sviluppare malattie gravi. Vedremo cosa succederà quando Omicron colpirà i non vaccinati […] Probabilmente il picco dell’ondata Omicron terminerà prima di quanto previsto.

Kluge ha continuato prevedendo che il picco dei contagi in Italia arriverà fra circa due o tre settimane, ma poi la discesa sarà molto più veloce del solito. Secondo lui, il modo in cui l’Italia ha gestito la pandemia è encomiabile, lodando le azioni del ministro Speranza e chiamando ad una maggiore responsabilità civile per tutti.

In ogni caso, mentre tutto il mondo continua a combattere contro la pandemia, in Italia siamo in ballo con una piccola crisi politica dovuta al fatto che ben presto ci saranno le elezioni per il nuovo Presidente della Repubblica

Sergio Mattarella, l’attuale presidente in carica, ha finito il suo mandato con l’inizio dell’anno, e le nuove elezioni si terranno il prossimo 24 gennaio (o almeno il primo turno). 

Tutti i partiti, dunque, sono in subbuglio. Anche in questo il 2022 sembra molto simile al 2021, che era iniziato con una ben poco necessaria crisi di governo che portò, poi, all’ascesa di Mario Draghi a Palazzo Chigi. 

Un anno dopo, cambia la carica istituzionale ma non cambiano (di molto) gli attori. Tutti i partiti vogliono spingere la loro agenda politica e l’incertezza su chi sarà il prossimo inquilino del Quirinale sta facendo molto agitare i mercati

Di conseguenza, lo spread sale e l’instabilità cresce. Ma perché tutta questa agitazione intorno alla figura del Presidente della Repubblica? E quali sono i candidati più papabili? Vediamolo insieme. 

Poteri del Presidente della Repubblica

Il Presidente della Repubblica non è un organo conferito di uno dei tre poteri fondamentali dello stato. Per fare chiarezza, ogni stato di diritto ha tre poteri da esercitare: il potere legislativo, ovvero quello di fare le leggi, esecutivo, ovvero quello di eseguire le leggi, e giudiziario, ovvero quello di far rispettare le leggi. 

Questi tre poteri possono essere assorbiti da un solo organo (come ad esempio un Sovrano Assoluto) oppure essere divisi fra tre diversi organi statali. Nel caso delle repubbliche parlamentari come l’Italia questi poteri sono così divisi:

  • Il potere legislativo è conferito al Parlamento, diviso fra Senato e Camera dei Deputati, che viene eletto direttamente dal popolo;
  • Il potere esecutivo è conferito al Governo, presieduto dal Primo Ministro, che viene eletto indirettamente dal popolo in quanto è il Parlamento a conferire la fiducia al Governo;
  • Il potere giudiziario è conferito alla Magistratura, che deve essere un organo completamente separato dagli altri due (e quindi dalla politica). 

In alcuni stati, come gli Stati Uniti d’America, il Presidente della Repubblica detiene il potere esecutivo, e viene eletto direttamente dal popolo. Non è il caso dell’Italia, in cui il Presidente della Repubblica sembra non avere alcun potere fondamentale

Ma allora a cosa serve la sua figura? E perché le sue elezioni sono tanto importanti?

Il Presidente della Repubblica, i cui poteri sono elencati in Costituzione, nomina il Primo Ministro ed il Governo, che verrà poi passato per voto di fiducia dal Parlamento. Il Presidente della Repubblica, quindi, funge da fondamentale organo neutrale per la politica, una specie di punto di riferimento a cui poter sempre guardare in caso di crisi. 

Il Presidente della Repubblica, infatti, può anche sciogliere le camere chiamando nuove elezioni in caso la situazione politica sia estremamente instabile e non si riesca a trovare un Governo che vada bene al Parlamento. 

Infine, il Presidente della Repubblica rappresenta lo Stato in tutte le cerimonie ufficiali ed istituzionali, in quanto appunto organo neutro e, almeno teoricamente, staccato dalla politica

Elezione del Presidente della Repubblica

Come spiegato nel paragrafo precedente, in alcuni stati il Presidente della Repubblica è eletto direttamente dal popolo. Questo solitamente avviene quando esso ha poteri esecutivi e dunque di interesse vitale per l’intera popolazione. 

In Italia non è esattamente così: poiché il Presidente della Repubblica deve supervisionare la politica piuttosto che farne attivamente parte esso è eletto dalle Camere del Parlamento

Nei primi tre turni di elezioni un nome deve ottenere la maggioranza dei 2/3 per essere eletto. Dal quarto turno in poi, invece, basta la maggioranza assoluta

Questo dettaglio è estremamente importante per i partiti poiché in questo modo possono organizzare meglio la loro strategia portando le elezioni sino al quarto turno e solo allora votare in massa il loro candidato. 

Questa è anche la strategia che userà il centro-destra. Infatti, non vi è nessun candidato, secondo i sondaggiPresidente della Repubblica che possa mettere tutti d’accordo, almeno con l’attuale legislatura. 

Vediamo dunque quali sono i papabili e come potrebbe svolgersi, fra pochi giorni, il processo elettivo del Presidente della Repubblica. 

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Sondaggi Presidente della Repubblica: Berlusconi, Draghi o…?

I partiti di centro-destra sarebbero ufficialmente disposti a supportare, venendo confermati anche dai sondaggi, Berlusconi Presidente della Repubblica

I leader di Lega e Forza Italia, rispettivamente Matteo Salvini e Giorgia Meloni, hanno infatti dichiarato ufficialmente la loro posizione in una nota che recita:

I leader della coalizione hanno convenuto che Silvio Berlusconi sia la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono. Gli chiedono pertanto di sciogliere in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta. 

Le forze di centro-destra, al momento, occupano una porzione consistente del Parlamento, ed al momento sarebbero in grado di ottenere 480 voti per supportare il proprio candidato, ovvero Silvio Berlusconi. 

480, sebbene non pochi, non sono comunque abbastanza per raggiungere la maggioranza assoluta che servirebbe per eleggere Berlusconi Presidente della Repubblica dal quarto turno in poi. Tale maggioranza, infatti, è di 505 voti.

Alcune fazioni, come il Movimento 5 Stelle ed il PD, si sono categoricamente rifiutati di eleggere Berlusconi Presidente della Repubblica. 

Si dovrebbe dunque guardare ad altre due opzioni. Al momento altri due nomi probabili sono l’attuale premier Mario Draghi ed una rielezione di Sergio Mattarella. Il sondaggista Fabrizio Masia ha parlato di queste possibilità dicendo che:

Premesso che Mattarella ha dichiarato più volte di non voler essere ricandidato, da un lato, dunque, c’è Mario Draghi. Anche sulla base del fatto che ha quasi lasciato intendere di essere disponibile e che la sua elezione al Colle avrebbe anche una chiave di lettura europea di garanzia rispetto a tutto quello che sta accadendo.

Draghi potrebbe intercettare una maggioranza allargata, ma fino a un certo punto.

Mattarella II, quindi, sarebbe quasi certamente da escludere. Per quanto riguarda Mario Draghi, invece, la sua elezione potrebbe migliorare o peggiorare la crescita dello spread.

Ciò dipenderebbe da cosa preferiscono i mercati: se vedono Draghi come simbolo di stabilità istituzionale, una sua salita al colle potrebbe esserci di beneficio, mentre se lo preferiscono alle redini della carrozza questa opzione potrebbe peggiorare le cose ed aumentare lo spread. 

Le opzioni, comunque, non si interrompono qui. 

Né Draghi né Berlusconi Presidente della Repubblica. Opzione donna?

Molti analisti stanno anche speculando su una possibile Presidentessa della Repubblica, cosa mai avvenuta prima nella storia italiana e che è certamente giunto il momento di cambiare. 

Al momento, le due candidate più papabili alla presidenza sono Elisabetta CasellatiMarta Cartabia. La prima è l’attuale Presidentessa del Senato e, secondo i sondaggi, potrebbe recuperare ben 519 voti a favore.

La Cartabia, invece, è l’attuale Ministra della Giustizia e secondo i sondaggi riuscirebbe ad ottenere 358 voti a favore

Anche Letizia Moratti è un altro nome che, al momento, sta viaggiando per le sale della politica italiana. L’imprenditrice ed assessora al welfare per la Lombardia potrebbe ottenere 499 voti a favore in caso di candidatura. 

Dei nomi fin’ora elencati, solo la Casellati avrebbe i numeri per salire al Quirinale, ma essendo queste cifre ricavate da sondaggi i partiti potrebbero usarle a proprio favore per racimolare gli ultimi voti necessari prima del voto. 

In effetti, però, le candidate non sembrano avere molto appeal sulla popolazione italiana. Secondo un sondaggio presentato a La7, la Casellati avrebbe ottenuto l’8% dei consensi, mentre la Cartabia appena il 6% sull’intera popolazione campione. 

Entrambe molto indietro rispetto a Draghi, che detiene il primo posto indiscusso del sondaggio con il 21% dei consensi, seguito da Berlusconi con il 18%. 

Il 51% della popolazione campione, tuttavia, ha risposto al sondaggio con un laconico “Non mi interessa“, segno che non molti dei nostri cittadini sono interessati a chi diventerà il futuro Presidente della Repubblica, volendo concentrarsi su altre priorità come la pandemia.  

NASpI pagamento gennaio 2022: Inps taglia l’importo a tutti!

La NASpI cambia nel 2022, ma prima di affrontare tutte le novità che accompagneranno i lavoratori che potranno accedere alla nuova assicurazione sociale per l’impiego, per chi già usufruisce dell’ammortizzatore sociale, dovrà fare i conti con il pagamento di gennaio 2022, che sarà più basso.

L’Inps aveva dato indicazioni delle modalità di trattamento delle novità NASpI introdotte con il Decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 che prevedeva per tutti i titolari del pagamento dell’ammortizzatore sociale la non applicazione della riduzione del 3% a partire dal quarto mese.

Per dare linfa ai percettori di NASpI, da giugno a dicembre 2021, il decalage del 3%, se dovuto, non è stato applicato. Ma nello stesso tempo, in applicazione al decreto legge di maggio, l’Inps aveva anche chiarito con la circolare 122 del 6 agosto 2021 che la mancata applicazione della riduzione mensile del 3%, sarebbe stata “ripresa” con il pagamento della mensilità di gennaio 2022.

Ed eccoci a gennaio 2022, e l’Inps effettuerà un taglio all’importo del pagamento del mese di gennaio, che non solo riprenderà il 3% concesso ogni mese a partire da giugno 2021, ma applicherà anche il decalage dovuto nel mese di gennaio 2022.

Venendo invece alle novità per chi potrà contare sulla NASpI, come nuova erogazione, nel 2022, ci saranno nuove regole proprie sulla riduzione del 3%. Inoltre sarà ampliata la platea dei beneficiari che, nel 2022, includerà anche i lavoratori agricoli a tempo indeterminato.

NASpI: Inps taglia il pagamento di gennaio 2022

Il Decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 aveva introdotto in via temporanea una novità in merito al pagamento della NASpI a partire dal mese di giugno 2021 e fino a dicembre 2021. Per sei mesi, la riduzione del 3% che l’Inps applica a partire dal quarto mese di erogazione, non si è più applicata, consentendo quindi ai beneficiari dell’ammortizzatore sociale di beneficiare di un importo maggiore.

Ma questo incremento mensile dovrà essere restituito di fatto nel mese di gennaio 2022 in un’unica soluzione. 

Nei prossimi giorni partiranno i pagamenti della NASpI, e quindi chi ha beneficiato della non applicazione della riduzione mensile del 3%, dovrà ricordasi che l’importo di gennaio sarà inferiore e di molto perchè l’Inps recupera il 12% oltre alla riduzione del 3% di gennaio stesso.

Va però ricordato che il beneficio della non applicazione del decalage del 3% spettava solo a chi percepiva la NASpI al mese di giugno 2021 ed era già entrato nel quarto mese di pagamento o oltre. Per i nuovi beneficiari, quel vantaggio era concesso solo a coloro che potevano contare sui primi pagamenti fino a settembre. Infatti chi ha percepito il primo pagamento a settembre 2021, fino a dicembre non avrebbe comunque subito il decalage del 3% in quanto non si sarebbe superato il quarto mese.

NASpI e decalage: come funzione e come funzionerà

La nuova assicurazione sociale per l’impiego, che ha preso il posto dell’indennità di disoccupazione, è concessa a chi ha perso involontariamente il lavoro. Similmente, per i collaboratori esiste la DIS-Coll che opera con le medesime caratteristiche della NASpI.

A partire dal quarto mese, ma per essere precisi dopo i primi 91 giorni di pagamento della NASpI, l’Inps applica sul primo pagamento successivo, la riduzione del 3% al mese fino al termine del pagamento dell’ammortizzatore sociale. 

La riduzione del 3% è sull’imponibile lordo della NASpI ma calcolato sull’effettivo importo mensile che varia in base al numero dei giorni, al netto della malattia. 

Nel 2022 però l’effetto riduzione del 3% cambia. A spiegarlo la circolare n. 2 del 4 gennaio 2022 emanata dall’Inps. 

La data spartiacque è il 31 dicembre 2021.

Per chiunque abbia perso il lavoro, in modo involontario, oppure abbia aderito ad un licenziamento collettivo, entro il 31 dicembre 2021, vedrà applicarsi ancora le vecchie regole.

Per tutti gli eventi avvenuti a partire dal 1 gennaio 2022, invece la riduzione del 3% si differenzierà in base all’età:

  • per gli over 55 anni il decalage del 3% scatta al settimo mese, ossia a partire dal 211mo giorno dall’erogazione della NASpI;
  • per gli under 55 anni, il decalage scatta dal quinto mese, e cioè dal 151mo giorno.

Quindi nel 2022, si potrà, a seconda dell’età anagrafica raggiunta, godere di 2 o 4 mesi in più di NASpI a pieno importo.

Per saperne di più, un utile video di Speedy News Italia. 

NASpI: anticipazione e decalage

Al fine di favorire la ricerca di lavoro e quindi permettere al beneficiario della NASpI di avviare un’attività in proprio, l’Inps consente di poter richiedere l’anticipazione della NASpI ancora spettante, in un’unica soluzione. Questa possibilità è offerta per avviare un’attività autonoma, immettere dal capitale proprio in una società di capitali, oppure partecipare ad una cooperativa.

La richiesta di anticipazione deve essere fatta su domanda sempre all’Inps. Per poter essere certi di ricevere l’anticipazione in un’unica soluzione, è utile allegare ogni documentazione che dimostri l’avvio dell’attività o la partecipazione al capitale di una società. Ad esempio l’apertura della partita IVA non è sufficiente se non seguita dalla dichiarazione di inizio attività, oppure allegando le prime fatture.

L’Inps ricevuta la richiesta, procede all’istruttoria e procede alla liquidazione dell’importo ancora spettante applicando la ritenuta fiscale del 23%. L’anticipazione però sarà soggetta alla riduzione del 3% mensile per i mesi che ancora mancano al termine del pagamento della NASpI. 

I chiarimenti in materia di anticipazione Naspi sono riportati nel messaggio Inps n. 4658 del 13 dicembre 2019.

NASpI 2022: i nuovi requisiti Inps

Per poter accedere alla NASpi, anche nel 2022 si confermano i requisiti previsti nel 2021, tranne una variazione sul numero di giorni di lavoro da far valere prima della richiesta della domanda. Ma ecco i requisiti richiesti per poter fare domanda nel 2022.

Si conferma il requisito della disoccupazione, che deve verificarsi per effetto di una perdita involontaria del lavoro. A seguito dei disoccupazione, chi fa domanda della NASpI dovrà prima rilasciare la dichiarazione di immediata disponibilità da rilasciare al centro per l’impiego, al fine di partecipare a misure di politiche attive del lavoro. Le modalità di rilascio DID possono essere due: l’invio della domanda NASpI corrisponde allla dichiarazione di immediata disponibilità, e quindi il richiedente dovrà recarsi al centro per l’impiego entro 15 giorni dalla data di presentazione.

L’altra condizione richiesta è quella di avere maturato almeno 13 settimane di contribuzione contro la disoccupazione nell’arco temporale di 4 anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione.

C’è però una novità per la NASpI 2022. Non sono più richieste le trenta (30) giornate di lavoro effettivo effettuate nei 12 mesi precedenti l’inizio della disoccupazione. 

NASpI 2022: chi sono i beneficiari

La platea dei beneficiari della NASpI per il 2022 è stata ampliata perchè in essa rientrano anche i lavoratori dipendenti del settore agricolo, assunti a tempo indeterminato delle cooperativi e consorzi che attraverso tecniche di manipolazione trasformano prodotti agricoli e zootecnici per la commercializzazione.

Restano invece confermate le altre categorie di lavoratori quali:

  • i lavoratori dipendenti, inclusi gli apprendisti e i dipendenti pubblici assunti a tempo determinato,
  • i lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato che hanno aderito ad un licenziamento collettivo;
  • i lavoratori che hanno interrotto volontariamente il rapporto di lavoro con dimissioni o risoluzione consensuale purché la procedura seguita sia stata quella in tutela davanti la direzione territoriale del lavoro  (procedura di conciliazione presso la DTL ex art.7, L. n.604/66);
  • le lavoratrici dimissionarie durante il periodo di tutela della maternità;
  • i soci lavoratori di cooperativa con un rapporto di lavoro in forma subordinata,
  • il personale artistico con rapporto di lavoro subordinato.

Dal 1° gennaio 2022, inoltre, è estesa anche agli operai agricoli a tempo indeterminato dipendenti dalle cooperative e loro consorzi che trasformano, manipolano e commercializzano prodotti agricoli e zootecnici prevalentemente propri o conferiti dai loro soci.

Non possono invece accedere alla NASpI, i dipendenti a tempo indeterminato delle Pubbliche Amministrazioni,i  lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno per lavoro stagionale, i lavoratori che possono far valere i requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato, chi percepisce l’assegno ordinario di invalidità.

Importo NASpI 2022: manca comunicazione Inps

Ogni anno l’Inps comunica l’importo della NASpI che è rivalutata in base all’indice dei prezzi al consumo comunicato dall’ISTAT. Al momento, sul sito dell’Inps non è ancora apparso il comunicato con i nuovi importi della NASpI. Ma se si mutuano gli incrementi delle pensioni assistenziali, come quella di invalidità civile, l’incremento potrebbe essere dell’1,7%.

L‘importo complessivo della NASpI non può superare una soglia massima che per il 2021 era stato fissato a 1.335.40 euro. 

L’importo della NASpI dipende dalla retribuzione media degli ultimi quattro anni, che il beneficiario ha ottenuto durante i sui rapporti di lavoro. Il calcolo della NASpI, infatti parte da quel dato e si applica un algoritmo.

Se il 75% della retribuzione mensile media è inferiore a 1.227,55 euro, l’importo della NASpI sarà proprio il 75% dell’importo medio mensile della retribuzione complessiva degli ultimi 4 anni.

Se invece quel 75% supera la soglia di 1.227, 55 euro, l’importo della NASpI sarà pari alla somma di 1.227,55 euro e del 25% della differenza tra la media mensile retributiva degli ultimi quattro anni e 1.227,55 euro. 

In ogni caso la NASpI non può superare 1.335,40 euro (importo massimo del 2021).

Ftse Mib pronto a reagire? Comprare Unicredit o Intesa ora?

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Di seguito riportiamo l’intervista sull’indice Ftse Mib e su alcune delle blue chips quotate a Piazza Affari, con domande rivolte a Roberto Scudeletti, trader indipendente e titolare del sito www.prtrading.it.

Il Ftse Mib ha vissuto una settimana a due velocità, tornando indietro dopo un tentativo di recupero. Quali le attese per le prossime giornate?

A Piazza Affari il Ftse Mib oscilla poco sotto i massimi, in attesa di una nuova direzionalità, offrendo un quadro di incertezza di breve, tra nuovi allunghi e possibili correzioni.

Per le prossime giornate, sotto i 27.420 punti potremo assistere ad una discesa del Ftse Mib verso il primo supporto giornaliero della media a 24 periodi a 27-255 punti.

Possibile un’estensione in zona 27.115-27.035 e 26.810 punti circa, prima dei supporti della media a 100 periodi giornaliera e della media a 24 periodi settimanale in area 26.660-26.550, la cui tenuta dovrebbe favorire una pronta ripresa dei corsi.

Viceversa, sopra i 27.650-27.740 punti, ci sarà un ulteriore tentativo del Ftse Mib verso i massimi dell’anno, con resistenza intermedia da superare in zona 27.900-27.970 punti, prima del ritorno sopra i 28mila punti e con un’eventuale rottura rialzista del top a 28.213 punti che potrebbe favorire una nuova gamba positiva, prima verso i 28,500 punti e poi area 29mila-29.400 punti circa.

Intesa Sanpaolo ha mostrato forza venerdì scorso, mentre ha perso terreno Unicredit. Cosa può dirci di questi due titoli?

Intesa Sanpaolo dopo un massimo relativo ha recentemente accusato una profonda correzione, con falsa rottura di un minimo precedente e presente fortissima ripresa, quasi verticale, poco sotto il top precedente.

In concreto, dopo un forte rialzo percentualmente molto interessante, il titolo ha formato un top poco sotto 2,60 euro, con una candela di inversione chiamata reversal Island, preceduta da un gap up e seguita da un gap down, correggendo con falsa rottura di 2,10 euro e attuale forte inversione rialzista verso i 2,57 circa.

Un nuovo impulso rialzista sarà confermato da Intesa Sanpaolo solo sopra 2,575 euro, con supporti a 2,452-2,392 euro e prossime resistenze a 2,755 e 2,893 euro.

Unicredit è stato caratterizzato da minimi e massimi relativi crescenti, sintomo di un trend decisamente positivo, con recente doppio massimo giornaliero e presente fase di leggera correzione, in attesa di nuova direzionalità, in un senso o nell’altro.

Infatti, negli ultimi mesi il titolo ha dato vita a una buona ripresa, con un bel rialzo nato dalla tenuta dei 8 euro, tra nuovi top e correzioni, sino alla mancata tenuta di quota 14 euro, con attuale discesa verso la media a 24 periodi  daily a 13,57 euro circa.

Solo sopra 13,92 euro si può pensare per Unicredit a una ulteriore spinta rialzista, con supporti a 13,25 e 12,94 euro e resistenze a 14,89 e 15,64 euro.

Leonardo è stato tra i migliori  del Ftse Mib venerdì, mentre tra gli industriali ha perso terreno Prysmian. Qual è la sua view su entrambi?

Leonardo negli ultimi mesi ha avuto un andamento laterale-ribassista, con triplo massimo decrescente, recente accelerazione ribassista e presente rimbalzo che al momento sta formando il quarto massimo discendente.

Infatti, dopo la tenuta della fascia 7,36-7,44 euro, su tre tentativi di rialzo il prezzo ha preso la via della discesa, con recente minimo relativo poco sopra 5,75 euro e attuale tentativo di ripresa verso zona 6,88-6,76 euro circa.

Eventuale nuovo scenario rialzista per Leonardo sopra 6,90 euro, con supporti a 6,58 e 6,43 euro e resistenze a 7,33 e 7,66 euro.

Prysmian è protagonista di un continuo trend rialzista, addirittura con recente massimo storico, non confermato e su questa nuova falsa rottura è cominciata la presente fase correttiva, tuttora in corso.

Nel concreto il rialzo continuo, seppur caratterizzato da fisiologiche correzioni subito assorbite da ulteriori acquisti, ha per ora terminato la sua corsa sul falso break di quota 35 euro, discesa intorno a 31,50 euro, e attuale ripresa verso livelli di prezzo decrescenti in area 34-33,30 euro circa.

Nuovi rialzi si avranno per Prysmian sopra 34 euro, con supporti a 32,70 e 32 euro e resistenze a 35,89-37,33 euro, verso terreni inesplorati.

Quali sono i titoli che sta seguendo più da vicino in questa fase? A quali consiglia di guardare ora?

Monitorare con attenzione. AMPLIFON, FERRARI, MEDIOBANCA, POSTE ITALIANE al rialzo e CNH INDUSTRIAL, ITALGAS, al ribasso.

Buy&Sell: cosa comprare e cosa vendere

Il Ftse Mib disegna una black spinning top che interrompe la serie di 3 sedute positive consecutive. L’indice archivia in rosso la settimana (+0.27%) condizionato da una serie di eventi che abbiamo analizzato in questo articolo.

A discapito delle ridotte variazioni percentuali settimanali è stata una ottava piuttosto volatile: in particolare lunedì quando le borse Usa dopo una partenza negativa, si sono rese protagoniste del più classico dei “buy on deep” con uno strepitoso recupero nelle ultime ore di contrattazione.

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Lunedì ci attendiamo una seduta con meno volumi e volatilità a causa della chiusura di WallStreet. Successivamente il mercato seguirà con interesse lo sviluppo della stagione delle trimestrali Usa.In particolare martedì c’è attesa per i numeri di Goldman Sachs. Mercoledì aspettiamo i risultati di: Alcoa, Bank Of America, Morgan Stanley, Procter & Gamble, United Airlines Holdings e Us Bancorp. Giovedì: American Airlines e Netflix (ma l’attenzione sarà soprattutto sulla Riunione BCE).

Sul fronte locale, l’impressione è che ci sia una certa prudenza (soprattutto da parte degli investitori esteri) nell’acquistare Piazza Affari in vista dell’elezione del presidente della Repubblica che mai come in questa occasione comporta implicazioni politiche rilevanti. Gli scenari possibili sono sostanzialmente tre:

  1. Soluzione migliore per il mercato: Draghi Presidente della Repubblica e un suo uomo come Presidente del Consiglio. Buono anche lo scenario di una figura di alto profilo condivisa fra tutte le forze politiche (magari una donna) come presidente della Repubblica e Draghi Presidente del Consiglio.
  2. Soluzione intermedia: Draghi Presidente della Repubblica ed elezioni anticipate; oppure Draghi al colle e una figura politica a palazzo Chigi sostenuto da una maggioranza meno numerosa di quella attuale.
  3. Soluzione non gradita dal mercato: profilo divisivo come Presidente della Repubblica e Draghi che finisce la legislatura a palazzo Chigi sostenuto da maggioranza poco coesa. Infine sarebbe accolta molto male una uscita dalla politica italiana di Super Mario.

Operativamente l’andamento nel breve termine a Piazza Affari è legato a questa variabile. Quindi (a meno che non si voglia “scommettere” sull’esito di questa partita) è opportuno navigare a vista fino all’elezione del nuovo capo dello Stato, limitandosi ad operazioni tattiche e di corto respiro.

Tra i titoli interessanti per la prossima seduta, segnaliamo:

  • LEONARDO
  • INTERPUMP
  • SAIPEM
  • TENARIS
  • INWIT
  • JUVENTUS

Ftse Mib: Bper Banca sotto la lente. Wall Street chiusa

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Petrolio: chiusura in rialzo venerdì scorso per le quotazioni dell’oro nero che si sono fermate a 83,82 dollari, in progresso del 2,1%.

Wall Street: chiusura contrastata venerdì scorso per la piazza azionaria americana, dove il Dow Jones è sceso dello 0,56% e l’S&P500 è salito dello 0,08%, mentre il Nasdaq Composite si è fermato a 14.893,75 punti, in rialo dello 0,59%.

Oggi la piazza azionaria rimarrà chiusa per via della festività del Martin Luther King’s Day.

I dati macro e societari negli Stati Uniti

Dati Macro ed Eventi Usa: per oggi non sono previsti aggiornamenti macro di rilievo negli Stati Uniti.

Gli aggiornamenti macro e gli eventi in Europa

Dati Macro ed Eventi in Europa: si guarderà all’Italia dove è atteso il dato finale dell’inflazione che a dicembre dovrebbe salire dello 0,4%, in linea con la lettura preliminare.

Da seguire in Germania l’asta dei titoli di Stato con scadenza a 12 mesi per un ammontare massimo di 3 miliardi di euro.

Prevista per oggi la riunione dell’Eurogruppo.

I titoli e i temi da seguire a Piazza Affari

Bper Banca: la società ha reso noto che venerdì scorso è stata resa accessibile la data room al servizio della due diligence finalizzata alla definizione di un potenziale contratto di acquisizione da parte di Bper Banca della partecipazione di controllo detenuta dal FITD e pari al 79,992% del capitale sociale di Banca Carige.

Omicron corre in tutto il mondo, infettando vaccinati e non

La variante Omicron di Covid-19 continua a diffondersi come un fuoco di sterpaglia, in tutto il mondo, con una velocità mai vista nelle precedenti varianti del virus.

I sintomi della variante Omicron del Covid, però, sono molto diversi da quelli riguardanti le varianti precedenti. I medici parlano di sintomi che colpiscono più la parte superiore dell’apparato respiratorio (gola, trachea, laringe) senza scendere nei bronchi e nei polmoni. Questo, ovviamente, rende questa variante meno grave e meno mortale.

La Variante Delta, invece, e quella ancora precedente, colpivano più la parte respiratoria inferiore ecco perché erano più pericolose. 

Chi si ammala di Omicron lamenta più che altro mal di gola, gola che gratta, mal di testa, e dolori alle ossa. E’ rara la perdita del gusto e dell’olfatto.  

La conferma di questi sintomi arriva anche da The Hill, che parla dei pazienti che hanno sofferto di Omicron nel Regno Unito.

La dottoressa Angelique Coetzee, presidente della South African Medical Association, la prima immunologa a sequenziare la variante Omicron e a lanciare l’allarme sulla variante omicron, come ha lei stesso affermato alla “BBC Sunday”. La dottoressa, infatti, ha parlato di  “sintomi insoliti” e più lievi di tutte le altre varianti. 

Quali sintomi della variante Omicron potrebbero portare al ricovero ospedaliero?

Secondo WFMY News coloro che sono vaccinati mostrano un risultato molto migliore, con molti meno sintomi e tollerabili rispetto a coloro che non sono vaccinati. Questo non vuol dire, però, che la Omicron si concretizzi in sintomi gravi, sempre, per i non vaccinati.

Gli scienziati avvertono che l’avanzata velocissima di Omicron, ci dà purtroppo la garanzia che questa non sarà assolutamente l’ultima versione di Covid con la quale il mondo avrà a che fare.

Ogni nuova variante Covid-19 porta ad un contagio sicuramente più veloce, ma probabilmente meno letale, anche se su questo punto non si può essere certi. Inoltre, più passa il tempo e più aumentano le persone vaccinate e guarite dall’infezione e, dunque, con meno probabilità di infettarsi. 

Come potrebbero essere le nuove varianti di Covid?

Gli esperti non possono affermare con certezza come saranno le prossime varianti del Covid e che effetti potrebbero avere sulla pandemia, ma affermano che non c’è alcuna garanzia che la variante successiva ad Omicron causi una malattia più lieve o che i vaccini funzioneranno anche sulle prossime varianti.

“Più velocemente si diffonde Omicron, maggiori sono le opportunità di mutazione” secondo il dottor Martinez, epidemiologo di malattie infettive presso la Boston University.

Questo perché Omicron, si diffonde molto più rapidamente. 

Da quando è emerso a metà novembre, Omicron fatto il giro del mondo così velocemente che ha sorpreso tutti. Secondo gli scienziati Omicron è una variante almeno due volte più contagiosa di Delta e quattro volte più contagiosa della versione originale del virus di Wuahn

Omicron: maggiori probabilità di re-infettare i guariti

Inoltre, pare purtroppo, che la variante Omicron abbia maggiori probabilità della variante Delta di reinfettare le persone infettate  e già guarite in passato dal COVID-19 e di causare “infezioni sintomatiche” anche nelle persone vaccinate. 

I sintomi tra sintomatici vaccinati e sintomatici non vaccinati sono praticamente identici e, purtroppo, non sono esentati nemmeno coloro che si sono sottoposti già alla terza dose. 

Record di casi Omicron in una sola settimana

L’OMS ha riportato un record di ben 15 milioni di nuovi casi di COVID-19 nella settimana dal 3 al 9 gennaio, con un aumento del 55% rispetto alla settimana precedente. Un numero a dir poco impressionante. 

Inoltre la facilità con cui la variante Omicron si diffonde tra le persone aumenta le possibilità che essa resti nel corpo delle persone con un sistema immunitario indebolito, dandogli più tempo per far sviluppare delle mutazioni e delle nuove varianti.

“Sono le infezioni più lunghe e persistenti che sembrano essere il terreno fertile più probabile per le nuove varianti”, ha affermato il dottor Stuart Campbell Ray, esperto di malattie infettive presso la Johns Hopkins University. “È solo quando hai un’infezione molto diffusa e lunga, che fornirai al virus l’opportunità di mutare“.

Omicron sembra causare una malattia meno grave rispetto a Delta

Poiché Omicron sembra causare sintomi meno gravi della variante Delta, la sua diffusione nel mondo viene vista da molti come l’inizio della fine di questa pandemia e di questo virus che, per sopravvivere, potrebbe davvero diventare come un raffreddore.  

È una possibilità, dicono gli esperti, dato che i virus non ci guadagnano nulla ad uccidere i loro ospiti e soprattutto a farlo molto rapidamente, ma non è una certezza.  Purtroppo, però, anche se le probabilità sono inferiori, i virus non sempre diventano meno letali con il passare del tempo

Il dottor Ray ha spiegato: “Le persone si sono chieste se il virus si evolverà verso una maggiore mitezza. Ma non c’è una ragione per esser convinti di questo”, ha detto. “Non credo che possiamo essere sicuri che il virus diventerà meno letale nel tempo”.

Il mondo sta affrontando la Omicron con un’alta percentuale di persone guarite e/o vaccinate

Quando SARS-CoV-2 ha colpito per la prima volta, nessuno lo conosceva e nessuno era immuni. Ma tante guarigioni, unite ai vaccini, sono riusciti a fornire una certa immunità a gran parte della popolazione, quindi il virus deve adattarsi necessariamente a questo nuovo terreno che incontra e si adatta variando e mutando.

Ci sono molte strade possibili per l’evoluzione del virus. Gli animali, per esempio, potrebbero potenzialmente incubare il virus, farlo mutare e liberare nuove varianti

Un’altra potenziale possibilità potrebbe essere che, con la circolazione sia di Omicron che di Delta, le persone potrebbero contrarre doppie infezioni ovvero virus ibridi con sintomi ibridi.

La variante Omicron ha molte più mutazioni rispetto alle varianti precedenti, circa 30 mutazioni nella proteina spike. Per esempio un’altra variante scoperta, la cosiddetta IHU identificata in Francia e monitorata dall’OMS ha 46 mutazioni, ma in questo momento non sembra essersi diffusa molto.

Per frenare l’emergere di varianti, gli scienziati dicono che bisogna continuare con la mascherina, il distanziamento, l’igienizzare le mani e la vaccinazione. Sebbene Omicron sia in grado di eludere l’immunità della guarigione o della vaccinazione meglio di Delta, hanno affermato gli esperti, queste persone hanno meno probabilità di avere effetti gravi e di essere ricoverato o, peggio, di morire.

Se Omicron si diffonderà sempre di più, permetterà di arrivare velocemente a un’altissima percentuale di immunità nel mondo

Siamo davvero certi che la vaccinazione di massa sia l’arma principale contro un virus che muta?

Prendiamo l’esempio dell’Italia, dove ormai la quota dei vaccinati ha superato l’85%, il virus sta correndo allo stesso modo. Chi intorno a noi non conosce vaccinati e/o non vaccinati contagiati da Omicron? Addirittura anche i terzo-dosati si stanno contagiando e anche in modo sintomatico.

Siamo davvero certi che la soluzione sia avere un vaccino ogni tre/quattro mesi? Rincorrere un virus mutante con un vaccino lavorato su un virus (quello originale) che ormai non esiste più, è la soluzione? Ma anche procedere con un vaccino apposito per Omicron, sarebbe una soluzione se nuove varianti sono già all’orizzonte? Quanti booster dovremmo fare? 

Ma rincorrere un virus mutante, non è una battaglia persa dal principio? Non sarebbe meglio avere una cura e procedere quindi con un’immunizzazione naturale?

Mezza Europa sarà infettata da Omicron entro poche settimane

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avvertito che metà dell’Europa avrebbe preso la variante Omicron Covid entro le prossime sei-otto settimane.

Secondo l’Institute for Health Metrics and Evaluation con sede a Seattle che prevede che “più del 50% della popolazione mondiale sarà infettata da Omicron nelle prossime sei-otto settimane”.

Lunedì, il Regno Unito ha riportato altri 142.224 casi confermati di virus e 77 decessi. Numerosi ospedali hanno dichiarato incidenti “critici” a causa delle assenze del personale e delle crescenti pressioni causate dal Covid.

Altrove, anche il numero delle ospedalizzazioni è in aumento. Il ministro della Salute francese Olivier Veran ha avvertito la scorsa settimana, che gennaio sarebbe stato un mese difficile per gli ospedali.

Ha aggiunto anche che però era la variante Delta che stava mettendo a dura prova i dipartimenti di terapia intensiva. A dimostrazione del fatto che Omicron è meno grave.

Nell’Europa orientale, la Polonia ha riferito che 100.000 persone sono morte a causa del virus nel paese dall’inizio della pandemia. La Polonia ha ora il sesto tasso di mortalità più alto al mondo per Covid-19 e quasi il 40% della sua popolazione non è ancora vaccinata.

Lunedì, l’azienda farmaceutica Pfizer ha dichiarato che sarà in grado di lanciare una versione del suo vaccino che offre una protezione speciale contro Omicron, e che sarà lanciata a marzo.

Gli scienziati al momento non sono convinti che questo ulteriore vaccino sia necessario davvero per la popolazione.

Inps, pagamenti dal 17 al 28: RdC, Naspi, Bonus 100 euro e Bebè

Eccoci, con la solita rubrica relativa ai pagamenti Inps dei prossimi dieci giorni. Vedremo le ricariche che verranno effettuate dall’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale dal 17 al 27 gennaio 2022

L’istituto, infatti, sta continuando ad erogare a pieno ritmo i pagamenti dei sostegni alle famiglie e ai lavoratori. 

Abbiamo visto, infatti, con la data di venerdì 14 dicembre, i versamenti per le ricariche di metà mese di reddito di cittadinanza, che ricordiamo, sono destinate unicamente ai primi accrediti del beneficio, ai rinnovi della prestazione dopo averla percepita 18 mesi e aver atteso un mese di stop, e degli arretrati. 

Con il RdC abbiamo visto anche il pagamento dell’Assegno Unico per Figli Minori ad integrazione del sostegno pentastellato e, dunque, automatico.

Andiamo a vedere, ora, i pagamenti dei prossimi giorni, in cui arriveranno le nuove date per la Naspi, la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, e la Dis-Coll

Avremo poi ricariche di Bonus Bebè, o Assegno di Natalità e del Bonus Renzi, il Bonus Irpef del valore di 100 euro. 

Infine, vi daremo qualche aggiornamento sulle ricariche delle pensioni di febbraio e sulla Social Card, che sta tardando ad arrivare. 

Ecco, nel frattempo, un video sui pagamenti del sempre aggiornato Mr LuL dal suo canale You Tube:

Inps, i pagamenti della Naspi 

Partiamo subito in quarta, con i versamenti della Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego. I primi pagamenti, come già avevamo accennato in qualche guida precedente, sono partiti lo scorso venerdì 14 gennaio 2022.

I pagamenti, però, vengono effettuati dall’Inps a flussi, pertanto, potrete controllare il vostro fascicolo previdenziale mediante le vostre identità di tipo digitale, come lo SPID, la CIE e la CNS, le prossime date.

Avremo accrediti proprio per il lunedì 17 gennaio, ma anche per mercoledì 19 gennaio e il martedì 25 gennaio 2022. 

Ricordiamo, inoltre, che dal 1° gennaio 2021 cessa la sospensione del décalage mensile del 3% sulla Naspi, che era stato stabilito con la pubblicazione del decreto-legge sostegni bis, del 25 maggio 2021. 

“L’articolo 38 del decreto Sostegni bis (decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73) prevede che, dal 1° giugno al 31 dicembre 2021, non debbano essere operate ulteriori riduzioni mensili del 3% sulle indennità di disoccupazione NASpI. Il meccanismo di riduzione della prestazione troverà nuovamente piena applicazione a decorrere dal 1° gennaio 2022.”

Insomma, vi consigliamo di tenere monitorato il fascicolo online di Inps per visualizzare le prossime date di pagamento.

Inps, l’accredito del Bonus Bebè 

Passiamo, poi, ai bonus famiglia, come il Bonus Bebè. Ricordiamo che i nati nel gennaio 2022 potranno beneficiare fino alla fine dell’anno di questo sostegno che verrà poi totalmente inglobato dall’Assegno Unico e Universale. 

La misura è destinata mensilmente alle famiglie con figli nati, adottati o in affidamento preadottivo per tutto il primo anno di vita o di ingresso nella famiglia. 

Le somme erogate mensilmente da Inps variano a seconda dell’Indicatore della situazione economica equivalente e sono le seguenti:

  • Isee fino a 7 mila euro spettano 160 euro al mese;
  • Isee da 7.000,01 euro a 40 mila euro spettano 120 euro al mese;
  • Isee superiore di 40 mila euro o senza un indicatore Isee aggiornato, spettano 80 euro al mese.

Gli importi sono erogati sempre verso la fine del mese e vengono incrementati del 20% dal secondo figlio. 

Le prime date che sono uscite per questo primo mese dell’anno sono quelle di mercoledì 26 gennaio, ma come di consueto, le date variano da percettore a percettore, pertanto, controllate il vostro fascicolo elettronico. 

Inps, l’Assegno Unico Temporaneo Figli minori e il Bonus 100 €

Ma Inps non si ferma e continua a far uscire nuove date di pagamento per l’Assegno Unico Figli Minori. Le prime ricariche le vedremo il 19 gennaio 2021, ma abbiamo anche date per il 24 gennaio, il prossimo lunedì. 

Ricordiamo che parliamo dell’assegno temporaneo per figli minori relativo a dicembre su domanda, dunque, non quello ad integrazione del Reddito di Cittadinanza che, invece, è già stato erogato il 14 gennaio.

L’Assegno Temporaneo per Figli Minori è scaduto il 31 dicembre 2021. Da marzo 2022 prenderà piede l’Assegno Unico e Universale che può essere già richiesto all’Inps tramite l’apposita piattaforma, il call center integrato o attraverso CAF e servizi offerti dai patronati. 

L’Assegno Universale può essere richiesto dalle famiglie con figli dal settimo mese di gravidanza al ventunesimo anno del ragazzo

Un altro accredito dei prossimi giorni è quello del Bonus Irpef di 100 euro. La prima data che vediamo è quella del 24 gennaio 2022, ma ricordiamoci che anche questo bonus è erogato a flussi, pertanto, le date possono variare da percettore a percettore. 

Si tratta dell’ex bonus Renzi del valore di 80 euro, innalzato a 100 euro mensili attraverso la Legge di Bilancio 2019, come taglio del cuneo fiscale.

Reddito di Cittadinanza, le ricariche Inps di fine mese 

Passiamo ora alla ricarica di fine mese del Reddito di Cittadinanza che, a differenza della ricarica speciale di metà mese, erogata con un giorno di anticipo, e che sarà pagata anche nei prossimi giorni, per prime prestazioni, arretrati e rinnovi, verrà erogata normalmente.

Ci aspettiamo, dunque, l’accredito Inps della pensione e del reddito di cittadinanza in data 27 gennaio 2022, che cadrà tra due giovedì.

Ricordiamo che con l’approvazione della legge di bilancio 2022 il Reddito di Cittadinanza ha subito numerose modifiche.

Innanzitutto, i controlli di Inps saranno più capillari e severi, saranno, poi, obbligatori i colloqui di persona e le attività formative presso i centri per l’impiego. 

I Comuni dovranno impiegare i percettori RdC per attività utili alla collettività a titolo gratuito. Infine, i percettori di Reddito di Cittadinanza, dopo il rifiuto della prima proposta di lavoro subiranno una riduzione di 5 euro mensili del beneficio, mentre al rifiuto della seconda offerta, gli verrà revocata la misura

Tutte le altre informazioni le trovate in questo articolo: Reddito di Cittadinanza, dal taglio alla revoca! Novità 2022

Inps, le novità sulla Social Card e sulle pensioni di febbraio 2022

Inps è in ritardo sulle erogazioni della Carta Acquisti che doveva essere pagata a inizio mese. La social card è destinata a tutti i soggetti in difficoltà economica con età maggiore di 65 anni o a tutori di minori di 3 anni

Inps sta tardando nei pagamenti perché sta ricevendo tutti gli indicatori della situazione economica equivalente aggiornati, necessari per la richiesta della misura. 

Per sapere se siete idonei o meno a richiedere il beneficio economico della Social Card potete visualizzare questa pagina del MEF, il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Ricordiamo che la Social Card viene versata bimestralmente e ha un valore di 80 €, 40 € per ogni mese. Con questa carta potrete fare acquisti in negozi di alimentari, farmacie e pagare le bollette. 

Sappiamo, infine, che le pensioni di febbraio verranno erogate in anticipo nell’ultima settimana di gennaio a seguito della proroga dello Stato di Emergenza fino al 31 marzo 2022.

Le modalità di erogazione saranno le stesse: la suddivisione in giornate a seconda dell’iniziale del cognome del beneficiario

Noi abbiamo ipotizzato che la scaletta di erogazione sarà la seguente:

  • alla lettera A alla lettera B ritiro martedì 25 gennaio 2022;
  • dalla lettera C alla lettera D ritiro mercoledì 26 gennaio 2022;
  • dalla lettera E alla lettera K ritiro giovedì 27 gennaio 2022;
  • dalla lettera L alla lettera O ritiro venerdì 28 gennaio 2022;
  • dalla lettera P alla lettera R ritiro sabato, unicamente durante la mattinata, 29 gennaio 2022;
  • dalla lettera S alla lettera Z ritiro lunedì 31 gennaio 2022.

Per gli accrediti sui conti correnti bancari, invece, occorrerà attendere il primo giorno bancabile del mese, che il prossimo mese sarà martedì 1° febbraio

I Miners fuggono negli USA! Bitcoin a $100.000 entro il 2022 dollaro

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Come fa notare un articolo apparso su The Guardian di oggi 16 gennaio, per chi vuole acquistare computer e altra dotazione tecnologica utile al mining, cioè il processo di estrazione di Bitcoin e criptovalute, il Kosovo presenta svendite e occasioni straordinarie in questi giorni.

Questo perché molti miners hanno messo in vendita a prezzi stracciati il proprio equipaggiamento e cercano di trasferirsi altrove, dopo che a fine 2021 il governo ha vietato temporaneamente l’attività di mining a causa dell’alto impiego energetico che essa richiede e della crisi su questo versante che il paese sta attraversando.

Il Kosovo fino adesso è stato uno dei paesi dove principalmente si concentrava l’attività di mining per i ridotti costi dell’energia, la quale è quasi interamente fornita da un carbone di basso costo. 

La decisione del Kosovo di vietare il mining di Bitcoin e altre criptovalute è la conseguenza di una grave crisi energetica del paese, un ban simile è già stato applicato dalla Cina, dal Kazakistan e anche Erdogan minaccia in questo senso, ma quest’ultimo non per cause legate all’energia, ma poiché le valute digitali mettono a rischio la Lira turca, che al momento è soggetta ad una fortissima volatilità.

Decisioni di questo tipo hanno in genere molte ripercussioni sui mercati, facendo oscillare il prezzo delle criptovalute, tuttavia in questo specifico caso la fuga dei miners verso gli USA potrebbe essere vantaggiosa, dove si stima che dopo i ban molti miners abbiano preferito trasferirsi, anche perché, con tutta l’opposizione della Fed, non si minacciano divieti ai Bitcoin e anzi si concentrano molti investitori di prima scelta.

La crescita degli USA nel mining, al primo posto, potrebbe secondo i Bitcoin Bull, da Saylor a Novogratz, avere in realtà un impatto positivo sui mercati e sancire l’esplosione del prezzo della criptovaluta nel 2022. Questo perché, se in Cina e in Kosovo l’energia costa meno, in questi paesi è anche estratta da fonti fossili e non rinnovabili, cioè inquina, e questo ha tenuto fino adesso lontano moltissimi investitori importanti dal mercato BTC, preoccupati proprio dall’impatto ambientale dei Bitcoin.

Ma, se in USA l’elettricità costa di più, essa viene in buona parte ricavata da fonti completamente rinnovabili di energia, che riducono l’impatto ambientale e avvicinano quegli stessi investitori prima spaventati. Insomma, la fuga dei miners, che sembra intensificarsi nel 2022, potrebbe far presto scoppiare il prezzo della moneta e vedere avverate le previsioni che vedono i BTC a 100.000 dollari a unità entro l’anno.

Il Kosovo vieta il mining di Bitcoin e i miners fuggono verso gli USA. Perchè?

Partiamo con ordine e vediamo cosa sta accadendo in Kosovo in questo momento. Una serie di contingenze hanno portato ad una crisi energetica mai vista prima con continui black out in tutto il paese.

Di qui la decisione del governo di vietare l’attività di mining di criptovalute in via temporanea. Ora, “estrarre Bitcoin”, cioè crearli, viene fatto attraverso una serie di computer ad alta potenza che interagiscono tra loro e cercano di risolvere calcoli complessi, risolti i quali si estrae un token. Questo processo consuma una quantità di energia elettrica gigantesca, per rendere l’idea, secondo uno studio condotto dall’Università di Cambridge, nell’arco di un anno per il processo mondiale di mining di Bitcoin vengono consumati 125,96 TWh, quanto un’intera nazione se si considera che per alimentare l’Argentina servono solo 121 TWh.

Visto che il Kosovo è uno dei paesi dove l’energia, che proviene interamente dal carbone, è più a basso costo è, o meglio era, anche uno dei paesi preferiti dai Bitcoin miners.

Al fine di arginare il problema della crisi energetica il Kosovo sulla scia di altri governo ha quindi deciso di imporre un ban temporaneo al mining di criptovalute nel paese, il che sta spingendo i miners, cioè chi lavora e investe in questi processi di estrazione, a fuggire verso altre mete dove l’attività è ancora possibile. 

La situazione dei Bitcoin in Kosovo è ben illustrata anche nel video YouTube di WION:

  

Anche l’Islanda verso la crisi energetica e rimanda indietro i Bitcoin miners

Se la crisi energetica che sta attraversando il Kosovo, costretto a vietare l’attività di mining di criptovalute, è cosa ormai nota, anche per i problemi che la situazione sta causando nello svolgimento della normale vita quotidiana, con il susseguirsi dei black out.

Un’altra nazione sulla scia di Kosovo e Cina potrebbe vietare il processo di estrazione di criptovalute ed è l’Islanda.

Anche nel paese la crisi energetica inizia a farsi sentire e per adesso non sono state fatte azioni in questo senso dal governo, ma è stata una delle compagnie elettriche più note del Paese, la Landsvirkjun, a rifiutare di chiudere contratti con i Bitcoin miners che volevano trasferirsi in Islanda, anche in questo caso attratti da un costo non elevato dell’energia e qui per giunta rinnovabile.

Va detto però che nel caso specifico della Landsvirkjun non sono stati respinti solo i Bitcoin miners, ma anche alcuni clienti industriali e questo perché la compagnia ha avuto tre problemi di diversa natura: una calo nel giacimento delle risorse idroelettriche, un malfunzionamento della centrale stessa e ritardi nell acquisto di energia da un produttore esterno.

In linea generale l’Islanda si presta bene ad ospitare l’attività di mining poiché fino adesso godeva di energia geotermica in abbondanza, quindi a basso costo e, all’opposto di Cina e Kosovo, prodotta da fonti rinnovabili al 100%.

La fuga dei miners verso gli USA quali ripercussioni avrà sul prezzo Bitcoin nel 2022?

Veniamo alle ripercussioni che questa situazione ha ed avrà sui mercati e cioè sul prezzo Bitcoin.

Partiamo con una premessa, cioè che la moneta digitale più famosa del mondo ha subito un crollo seguita dalle altre criptovalute proprio qualche giorno fa. Se certo la situazione dei miners in qualche modo influisce sull’andamento dei mercati, nel caso specifico la fetta più grossa di responsabilità in questo senso va alla Federal Reserve Board (Fed), che è la banca centrale statunitense.

Senza scendere in tecnicismi, quando la Fed ha rilasciato i verbali in cui dichiarava al mondo i sui piani per combattere l’inflazione del Dollaro e cioè aumentare i tassi di interesse delle obbligazioni, le criptovalute si sono schiantate e il ban al mining in Cina, Kosovo o Kazakistan ha solo un ruolo secondario rispetto a questo fattore.

In ogni caso, per una previsione a lungo periodo i principali investitori e la parte degli analisti che sostiene le criptovalute non si dicono spaventati dall’atteggiamento della Fed.

Per quanto riguarda la situazione miners invece, proprio da questo potrebbe venire, secondo molti, la spinta decisiva per far esplodere il prezzo Bitcoin.

Sempre lasciando stare il gergo tecnico, una cosa su cui tutti i più forti investitori in Bitcoin sono concordi al 100% è che al mercato mancano ancora gli investitori istituzionali per esplodere completamente e porre fine al problema della volatilità delle criptovalute.

Ma, uno dei fattori che ha tenuto moltissimi grandi investitori lontani dalle criptovalute è proprio il loro impatto ambientale, pessimo anche perché buona parte del mining si concentrava in zone come Cina e Kosovo dove l’energia è a buon mercato, ma anche quasi completamente alimentata da combustibili fossili, cioè inquinante.

La fuga dei miners, molti dei quali rivolti verso gli USA, determina anche il trasferimento dei processi di estrazione in paesi dove l’energia viene già per buona parte da fonti rinnovabili ed è sostenibile. In questo senso, ridotto l’impatto ambientale e divenuto sostenibile, il Bitcoin sarà molto più attraente per gli investitori cosa che potrebbe far avverare la previsione di Saylor, Novogratz e in ultimo la Goldman Sachs che vedono i BTC, a dispetto della situazione attuale, affrontare il 2022 con una tendenza rialzista che li porterà entro l’anno a 100.000 dollari a unità.

Partita IVA a regime forfettario: cosa cambia nel 2022!

Quali sono le novità all’interno della Parita IVA a Regime forfettario? Ogni anno la legge di bilancio può variare, introdurre delle novità. 

Nel regime forfettario è successo in passato, come ad esempio nel 2019, che il regime forfettario è stato rivoluzionato, sono stati innalzati i limiti di fatturato, è stata ampliata la platea di chi poteva godere di questo regime, non è successo negli anni successivi per cui nel 2021 e soprattutto nel 2022 dove non sono state apportate alcune modifiche al regime forfettario. 

Nel 2022 anzi negli ultimi mesi del 2021 si è parlato di tantissime ipotesi su novità e aggiornamenti riguardo il regime forfettario 2022 come ad esempio l’introduzione della fatturazione elettronica, l’allentamento di alcuni limiti di durata di un regime cosiddetto transitorio oppure la modifica dei coefficienti di redditività, ma ciò non è venuto. 

Una cosa è certa l’Unione Europea, ha trovato la possibilità di inserire nel regime forfettario la fatturazione elettronica nel 2022,  fatturazione elettronica che però non è stata inclusa nella legge di bilancio del 2022, quindi dal primo gennaio non è obbligatorio per chi è in regime forfettario utilizzare la fatturazione elettronica, ma può continuare a emettere in questo momento fatture cartacee.

Questa è la fotografia della situazione al momento, infatti nulla toglie che nel corso del 2022 o a gennaio 2023 possa essere introdotta la fatturazione elettronica.

Si era parlato di altre possibili novità, come ad esempio l’inserimento di un regime transitorio per coloro che fatturavano più di 65.000 euro, ma tra 65.000 e 100.000 euro era stata ipotizzata la possibilità di rimanere in regime forfettario con delle regole un po’ diverse. Anche questa ipotesi non ha trovato riscontro oggettivo. 

Quindi ad oggi il regime forfettario mantiene il suo limite di fatturato di 65.000 euro che è superato portata fuori dal regime forfettario dal primo gennaio dell’anno successivo.

Si era anche parlato di una possibile modifica di eventuali coefficienti di redditività per alcune attività, anche questo non è stato approvato. Quindi tutti coefficienti di redditività sono identici a quelli del 2021.

Bene dopo questa piccola panoramica su ciò che è cambiato, anzi su ciò che è rimasto identico sul regime forfettario, vediamo insieme quelli che sono gli aspetti fondamentali del regime forfettario, dunque a chi è rivolto, quali sono i suoi vantaggi.

Partita IVA a Regime forfettario: cos’è e a chi è rivolto 

Ad oggi il regime forfettario è l’unico regime di vantaggio esistente in Italia, l’unico regime che ha delle agevolazioni così forti e importanti che lo portano a essere il miglior regime fiscale esistente in Italia e probabilmente anche in Europa.

A chi è rivolto? E’ rivolto a tutte quelle che sono le ditte individuali per cui:

  • liberi professionisti;
  • freelance;
  • commercianti;
  • artigiani purché individuati come ditte individuali e che quindi possono aprire la partita IVA in regime forfettario.

E adatto anche ad eventuali ditte individuali già esistenti purché rispettino alcuni parametri.

A chi non è adatto? Non è adatto a tutte quelle che sono le società:

  • le società di persone;
  • società di capitali;
  • associazioni cooperative che non sono delle ditte individuali che non possono aderire al regime forfettario.

Tutti questi soggetti quindi possono continuare con il loro regime semplificato ordinario.

Regime forfettario: puoi aderire se sei già titolare di partita IVA?

Iniziamo subito una distinzione tra chi è già titolare di partita IVA e chi deve aprire una partita IVA. 

Chi è già titolare di una partita IVA purché ditta individuale rispettando alcuni parametri, può aderire al regime forfettario.

Ad esempio se sei in possesso di una ditta individuale in regime semplificato o in regime ordinario, puoi aderire al regime forfettario, se nell’anno precedente i tuoi incassi sono stati inferiori a 65.000 euro annuali.

In altre parole se nel 2022 la tua ditta individuale vuole aderire al regime forfettario è necessario che nel 2021 abbia incassato meno di 65.000 euro se ha incassato nel 2021 di più, la tua ditta individuale non può aderire al regime forfettario.

Secondo requisito per i titolari partita IVA e che se nell’anno precedente era un forfettario non bisogna aver sostenuto spese per dipendenti o collaboratori superiori a 20.000 euro lordi. Quindi se quest’anno 2022 vuoi aderire al regime forfettario la tua ditta individuale nel 2021 deve aver speso meno di 20.000 euro per dipendenti o collaboratori esterni 

Se rispetti questi parametri e se hai convenienza nel farlo da quest’anno potrai già aderire al regime forfettario. 

Regime forfettario: i vantaggi se vuoi aprire una nuova Partita IVA

Adesso vediamo i requisiti che bisogna rispettare per tutti coloro che voglio aprire una nuova partita IVA.

Coloro che sono lavoratori dipendenti in molti casi possono contemporaneamente aprire una Partita IVA in Regime forfettario è necessario però che chi è lavoratore dipendente o titolare di pensione abbia percepito un reddito lordo da dipendente o da pensione inferiore a 30.000 euro lordi, ne consegue che il reddito da dipendente o pensione superiore a 30.000 euro nell’anno precedente non consente di aprire una partita IVA in regime forfettario. 

Quindi se stai pensando di aprire nel 2022 la partita IVA regime forfettario e sei contemporaneamente lavoratore il reddito lordo nel 2021 deve essere inferiore a 30.000 euro. A meno che questo reddito non sia cessato nell’anno, entro il 31/12 del 2021.

Quindi ad esempio se nel 2021 hai percepito un reddito da dipendente da 50.000 euro, ma hai interrotto il tuo lavoro da dipendente entro il 31 dicembre del 2021 ugualmente nel 2022, potrai aprirla anche se hai percepito più di 30.000 euro.

Altro requisito, non può aprire una partita IVA in regime forfettario chi è contemporaneamente socio di una società di persone. 

Quindi se fai parte di una S.a.s o di una S.n.c., sappi che contemporaneamente non potrai aprire una partita IVA in regime forfettario.

Non possono aderire al regime forfettario neanche tutte le ditte individuali o i soggetti che vogliono intraprendere una di quelle attività per la quale è stato già introdotto un regime speciale IVA. Mi rivolgo ad esempio a tutte quelle attività di vendita di prodotti agricoli, agenzia viaggio, vendita di prodotti Monopolio di Stato, vendita di beni usati o venditori porta a porta il classico network marketing.

Una partita IVA in regime forfettario non può aprirla neanche un soggetto che non è residente in Italia,  a meno che non sia residente in uno dei Paesi membri dell’Unione Europea e dimostri di passare almeno il 75% del tempo fisicamente durante l’anno in Italia.

Anche nel caso di possesso di quote in una srl in alcuni limitati casi è impossibile aprire una partita IVA in regime forfettario. Mi spiego meglio se controlli una srl per cui ne possiedi il 50% o più di quote societàrie e la  srl si occupa della stessa cosa di cui ti vuoi occupare con la tua partita IVA forfettaria, sappi che sono due situazioni incompatibili, non potrei aprire una partita IVA forfettaria in questo caso.

Ma nel caso in cui tu non controlli una srl per cui possiedi meno del 50% oppure la controlli ma la srl si occupa di qualcosa di completamente diverso rispetto a quello di cui ti occuperesti con la partita IVA forfettaria potrai possedere contemporaneamente le tue quote societarie e aprire la partita IVA in regime forfettario.

Non potrai aprire la partita IVA in regime forfettario neanche nel caso in cui dovessi decidere di emettere fatture in modo prevalente verso il tuo attuale datore di lavoro o verso il tuo ex datore di lavoro con il quale sei stato indipendente negli ultimi due anni. 

Mi spiego meglio con un esempio. Nel caso in cui tu dovessi aprire Partita IVA e fatturare ad esempio in un anno 10.000 euro potrai fatturare verso il tuo datore di lavoro o il tuo ex datore lavoro con il quale sei stato dipendente negli ultimi due anni soltanto o meno di 5.000 euro, più di 5.000 euro ovvero la prevalenza del tuo fattodeve essere emesso verso altri clienti altri soggetti che non lo hanno a che fare con il tuo datore o ex datore lavoro bene. 

Partita IVA a Regime forfettario: quali sono i vantaggi 

Dopo aver analizzato tutti i casi in cui non è possibile aderire al regime forfettario, vediamo ora i tutti i vantaggi presenti in questo particolare regime fiscale che sicuramente dovresti prendere in esame, prendere in considerazione per l’apertura della tua futura partita IVA, iniziamo quindi con quelli che sono i vantaggi.

PRIMO VANTAGGIO, quello più conosciuto ed importante è sicuramente una tassazione più bassa. Le tasse nel regime forfettario, infatti sono pari al 5% per i primi 5 anni che diventano poi 15% dal sesto anno in poi.

Perché un vantaggio così forte? Perché se lo paragoniamo agli altri regimi fiscali esistenti in Italia come il regime semplificato o il regime ordinario, ci renderemo conto nel regime semplificato ordinario la tassazione va dal 23 al 42% in base ai vari scaglioni IRPEF che si ottengono raggiungendo determinati fatturati.

Nel regime forfettario qualsiasi sia il suo fatturato prima dei 65.000 euro, invece rimane fissa al 5% nel caso di possesso di requisiti di startup (per cui per chi èffettua questo nuova attività) diventa poi 15% dal sesto anno.

SECONDO VANTAGGIO del regime forfettario 2022 è che è un regime esente da IVA. Ciò significa che nel momento in cui devi emettere una fattura ad esempio da 100 euro non dovrai aggiungere l’IVA,  non dovrai quindi aggiungere il 22% in più ai tuoi compensi.

Perché un vantaggio? Perché sicuramente i tuoi clienti risparmieranno il pagamento dell’IVA nelle tue fatture, quindi soprattutto se ti dovessi rivolgere a clienti finali non titolari di partita IVA, loro avranno tutto il vantaggio nell’ acquistare dei prodotti o servizi da un titolare partita IVA in regime forfettario perchè risparmieranno in pagamento del 22% di IVA che andrebbe per loro completamente perso, quindi si diventa più competitivi rispetto agli altri soggetti titolari di partita IVA regime semplificato e regime ordinario quindi i clienti finali preferiscono, a parità di condizione, comprare da un titolare di partita IVA in regime forfettario.

TERZO VANTAGGIO del regime forfettario è che è esente da ritenuta d’acconto. Tutti coloro che sono titolari di partita IVA in regime ordinario o semplificato che emettono delle ricevute di prestazione occasionale, devono applicare una ritenuta d’acconto del 20% ai propri compensi nel momento in cui emettono una fattura o una ricevuta, quindi incassano il 20% in meno nella maggior parte dei casi quota che viene trattenuta dai committenti che viene versata come anticipo sulla tassazione. 

Coloro che sono in regime forfettario, invece sono esenti dalla ritenuta d’acconto, quindi incassano il 100% dei propri compensi senza alcuna trattenuta in fattura.

QUARTO VANTAGGIO ma non inferiore agli altri del regime forfettario e la sua semplificazione contabile. Il regime forfettario ha tantissime semplificazioni contabili rispetto agli altri regime ordinario e semplificato innanzitutto perché non ha obbligo di registrazione delle fatture ma soltanto obbligo di emissione, numerazione e conservazione le fatture.  

Non avendo IVA non è necessario effettuare la dichiarazione Iva semestrale o annuale,  è esente dall’esterometro, dallo spesometro dagli studi di settore, dal pagamento dell’Irap.

Tante semplificazioni contabili che ti permetteranno quindi di risparmiare tanto tempo risparmiare tantissime pratiche burocratiche e concentrare quindi il tuo tempo nello sviluppo del tuo business e del tuo lavoro. 

Partita IVA a Regime forfettario: ecco i limiti da rispettare

Abbiamo visto tutti i vantaggi regime forfettario 2022, ma sappi che c’è un limite importante da rispettare che è un limite di fatturato degli incassi previsti per poter continuare a godere negli anni del regime forfettario. Infatti prevede un limite di tassi che paga 65.000 euro annuali.

Se un giorno dovessi superare questo limite di incassi uscirai fuori dal regime forfettario il primo gennaio dell’anno successivo. Tutto l’anno in corso però qualsiasi sia il tuo fatturato, i tuoi incassi, rimarrai comunque nel regime forfettario e sarai considerato è tassato secondo le regole del regime forfettario.

Ti faccio un esempio, nel caso in cui dovessi aprire partita IVA nel 2022 e già nel 2022 stesso dovessi superare il limite di fatturato, ad esempio 100.000 o 200.000 euro, tutto quel fatturato sarà comunque considerato in regime forfettario.

Ma dal primo gennaio 2023 sarai costretto ad abbandonare il regime forfettario per aderire con la tua ditta individuale in regime semplificato o in regime ordinario.

Partita IVA 2022 novità regime forfettario! Le ultimissime

Il 2022 potrebbe essere un anno di svolta per chi ha una partita IVA o vorrebbe aprirne una. Il 14 gennaio sono scaduti i termini per la presentazione degli emendamenti alla legge di bilancio 2022. In tutto sono stati presentati 467 proposte di correzioni tra cui anche alcune relative ai titolari di partita IVA sia ordinario che forfettario.

Le novità potrebbero riguardare le modalità di pagamento dell’acconto di novembre, che secondo la proposta della Lega, non dovrà più essere pagato in un’unica soluzione ma in rate da gennaio a giugno dell’anno successivo.

L’altra novità riguarda i titolari di partita IVA in regime forfettario, prevedendo anche per loro la fatturazione elettronica, ed il mantenimento del tetto di reddito di 65.000 euro per godere della flat tax al 15%, che scende al 5% per le neo-costitutite attività d’impresa in forma individuale.

Il regime forfettario, introdotto nel 2015 ha consentito a tante persone fisiche che volevano intraprendere un’attività d’impresa in forma individuale di poter godere una serie di agevolazioni, oltre che la possibilità di avere una tassazione agevolata.

In un momento in cui il posto di lavoro è molto difficile da trovare, e valutando le opportunità concesse a chi ha per esempio la NASpI o il reddito di cittadinanza, di poter ricevere una liquidazione da parte dell’Inps per poter avviare un’attività in autonomia, poter contare su una semplificazione del sistema tributario, potrebbe aiutare ad avviare nuove attività in forma autonoma.

Per sapere come avere 4.680 euro per avviare un’attività consiglio la lettura della’articolo Reddito di cittadinanza: bonus Inps 780€ a tutti per 6 mesi

Partita IVA: cosa cambia nel 2022

Da quando è scoppiata la pandemia da Covid-19, le imprese, ma soprattutto le partite IVA che prestano la loro attività professionale come ditta individuale, hanno subito tante difficoltà, che in molti casi si sono tradotte nella chiusura dell’attività stessa. Più volte, già con il governo Conte, si sono succediti diversi decreti a sostegno delle imprese nonchè ristori per perdite di fatturato. Ma il vero problema per le imprese italiane, ed in particolare per le ditte individuali, è la forte pressione fiscale.

E su questo punto, i partiti dell’attuale maggioranza di governo, hanno sempre insistito per poter ridurre il carico fiscale. 

Una delle proposte che era stata presentata era proprio l’abolizione dell’IRAP che poi è passata in legge di bilancio 2022 e riguarderà lavoratori autonomi, le ditte individuali, e i professionisti mentre erano già escluse le partite IVA in regime forfettario.

Dunque via al balzello del 3.9% dall’anno fiscale 2022. L’ultimo versamento dovrà essere effettuato con il saldo a giugno 2022, se dovuto.

Ma un’altra proposta è stata avanzata dalla Lega, e riguarda invece le modalità di pagamento dell’acconto delle tasse a novembre.

Nell’attuale sistema tributario, le imprese sono chiamate a versare il saldo delle tasse a giugno dell’anno successivo all’anno fiscale precedente ed il primo acconto del 40%. Mentre a novembre, la stessa impresa deve versare il secondo acconto pari al 60%. Proprio su questa cifra, la proposta avanzata dalla Lega è quella di spalmare il secondo acconto in sei rate a partire da gennaio dell’anno successivo. 

Partite IVA: novità per il regime forfettario nel 2022

Il regime forfettario è una strada che il lavoratore autonomo o professionista può percorrere per poter svolgere la propria attività con partita IVA ma con diversi vantaggi.

La proposta avanzata sempre dalla Lega, è quella di mantenere anche per il 2022 il tetto del reddito a 65.000 euro come limite che permette di poter avere una tassazione agevolata pari al 15% sull’imponibile applicando allo stesso però i coefficienti di redditività.

Lo spiega Alberto Gusmeroli della Lega che ricorda come tante attività economiche hanno preferito

emergere e pagare un minimo piuttosto che rischiare le sanzioni se scoperti con un’attività in nero.

Quindi la vera novità per il regime forfettario è il mantenimento delle stesse condizioni applicate nel 2021, con gli stessi requisiti necessari per poter godere del maggior vantaggio di questo regime fiscale.

Infatti, in occasione della riforma fiscale, si stava discutendo di aumentare la tassazione sul regime forfettario. Ma è prevalso il buon senso e la volontà di consentire ancora a chi fa impresa in modo individuale di non essere affogato da una tassazione elevata. 

Cerchiamo allora di fare un quadro di chi può beneficiare del regime forfettario e qual è la tassazione.

Partite IVA in regime forfettario: in cosa consiste

Qualunque persona fisica può aprire una partita IVA per svolgere un’attività in proprio, quando questa non è possibile farla, sfruttando ad esempio la ritenuta d’acconto (come nel caso della cessione dei diritti d’autore). 

Il regime forfettario si differenzia dalla partita iva ordinaria in quanto propone diverse agevolazioni oltre che un regime tributario più vantaggioso.

Come primo vantaggio c’è il fatto di non dover tenere la contabilità ordinaria, ed in realtà neanche quella semplificata. Infatti il regime forfettario non prevede fatture passive, in quanto i coefficienti di redditività abbatte il reddito d’impresa sulla quale poi ci sarà la sola applicazione dell’aliquota flat al 15%, al netto dei contributi INPS da versare alla gestione separata.

L’altro vantaggio è proprio la tassazione che rispetto alla partita IVA ordinaria non prevede nè IRES nè IRAP. Ma solo una tassazione flat al 15%, che si riduce al 5% per i primi cinque anni.

Il rovescio della medaglia di questa agevolazione fiscale è nell’impossibilità ad esempio di poter portare in dichiarazione dei redditi le spese oggetto di detrazioni fiscali, come ad esempio gli interessi passivi sul mutuo, le spese mediche o le spese universitarie.

Partita IVA in regime forfettario: quali requisiti

Per il 2022 il regime forfettario manterrà le stesse condizioni del 2021. Quindi nessuna novità per quanto riguarda i requisiti di accesso. 

Per poter aprire una partita IVA in regime forfettario si deve innanzitutto rispettare il paletto del reddito prodotto nell’anno. Questo non deve superare i 65.000 euro. Questa cifra non è solo relativo al reddito prodotto con la partita IVA per il regime forfettario, ma la somma di tutti i redditi prodotti nell’anno, anche con regime d’acconto oppure come lavoratore dipendente. 

In caso di più lavori svolti con la stessa partita IVA e relativi a più codici ATECO si dovranno sommare i ricavi ed i compensi maturati con le diverse attività esercitate.

Altri requisiti da rispettare sono:

  • nel caso in cui si utilizzano dipendenti o altri lavorati con gli strumenti di voucher, o si erogano compensi ad altri collaboratori, il tetto delle spese non deve sforare 20.000 euro;
  • il regime di partita IVA è compatibile con lavoro dipendente e pensione; in tali circostanze il reddito percepito non deve aver superato 30.000 euro. Nel caso di lavoratori licenziati, questa soglia non si applica. 

Partita IVA: prossima la fatturazione elettronica per i forfettari

Durante il 2022 si potrebbe materializzare l’obbligo anche per chi ha la partita IVA in regime forfettario di emettere la fattura elettronica. Per renderlo definitivo si è in attesa della decisione del Consiglio dell’Unione Europea e la pubblicazione nella gazzetta ufficiale europea.

L’Italia ha chiesto una proroga alla deroga nell’applicazione degli articoli 218 e 232 della direttiva IVA per poter imporre l’uso della fattura elettronica anche al regime forfettario. 

La richiesta è stata accettata dal Comitato  dei rappresentanti permanenti, ma anche l’autorizzazione da parte del Consiglio UE. Non appena ci sarà l’ok e la pubblicazione in gazzetta ufficiale comunitaria l’Italia dovrà poi recepirlo nel proprio ordinamento. 

Partita IVA: come si calcolano le tasse per i forfettari

I lavoratori con partita IVA in regime forfettario non devono preoccuparsi del calcolo dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società, nè dell’Irap. Ma devono però calcolare una tassa flat al 15% sul reddito imponibile al netto sia dei contributi versati alla cassa Inps per la gestione separata, che della parte dei costi forfait, calcolati usando il coefficiente di redditività.

Il regime forfettario ha la caratteristica di non dover registrare fatture passive per l’acquisto di beni e servizi, e quindi per poter tuttavia abbattere l’imponibile dei costi sostenuti per l’esecuzione dell’attività, in base al codice ateco ci sono dei coefficienti di redditività. 

La formula per il calcolo delle tasse è Reddito fiscale= Fatturato*coefficiente di redditività. 

Ad esempio per gli intermediari del commercio il coefficiente di redditività è il 62%.

Sul reddito fiscale si dovranno sottrarre i contributi versati all’Inps e sull’imponibile netto applicare il 15% o il 5% se trattasi start-up.

Per quanto riguarda le tempistiche di versamento delle tasse, invece queste restano al pari delle altre partite IVA quindi con saldo e primo acconto a giugno e secondo acconto a novembre.