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Berlusconi al Quirinale…e fa ridere già così!

Berlusconi al Quirinale. Tutto potevamo aspettarci meno che associare queste due parole, Berlusconi e Quirinale. Ebbene, si! Il centrodestra ha deciso di candidare in maniera del tutto unanime Silvio Berlusconi come nuovo Presidente della Repubblica.

Sono lontani i tempi in cui potevamo contare su figure come Sandro Pertini, un uomo del popolo e un uomo con una storia alle spalle. Lontani sono i tempi in cui potevamo vantarci di avere un “partigiano come Presidente”, come dice Toto Cutugno nell’italiano.

Adesso al Quirinale candidano chiunque. Anche Silvio Berlusconi. Certo, potremmo non criticarlo per la carriera da imprenditore e come uomo della politica, forse, ma è altrettanto vero che quando pensiamo al suo nome associamo subito lo scandalo del “bunga bunga”!

Come possiamo anche solo immaginare di poter associare la figura del Presidente della Repubblica, simbolo di moralità, di onestà con Berlusconi ed il “bunga bunga”? Ma Berlusconi non è certamente conosciuto solo per questo.

Berlusconi: tra scandali e conflitti di interessi

Facciamo un passo indietro. Chi è Silvio Berlusconi? Ricordiamo Berlusconi con il nome di cavaliere, un soprannome che gli è stato affibbiato dal giornalista sportivo Gianni Brera a seguito dell’onorificenza a cavaliere del lavoro conferitagli dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone.

Tuttavia, lo stesso Berlusconi rinunciò a tale carica nel 2014 a seguito di una condanna giudiziaria in via definitiva. Ma Berlusconi è anche un imprenditore: ha fondato la società finanziaria Fininvest nel 1975 e la società Mediaset nel 1993, che ancora tutt’oggi registra miliardi di fatturato.

A Mediaset convergono altre due società: Mondadori e Silvio Berlusconi Communication. Questa, attualmente viene gestita dal figlio, Pier Silvio Berlusconi. Nello stesso anno, ovvero nel 1993, Berlusconi fa il suo primo esordio in politica con il partito Forza Italia che successivamente confluirà nel gruppo Il Popolo delle libertà.

La coalizione del centro destra ci accompagnerà per fino alla XVI legislatura, segnando gran parte della storia politica del paese, tanto che proprio in quegli anni nascono delle fazioni pro e contro Berlusconi, un movimento che potremmo definire antiberlusconismo.

Gli oppositori denunciano molte volte i conflitti di interessi e le leggi ad personam emanate per tutelare le spalle dell’imprenditore, leggi emanate appositamente per difenderlo dai processi che lo coinvolgevano in prima persona. Ma lui va avanti e non si ferma. 

Fino a quando dopo aver ricevuto la carica di deputato nel 1994, nel 2013 riesce ancora una volta a solcare le porte del Parlamento e ad essere eletto senatore, per poi riuscire a ricoprire addirittura la carica di Europarlamentare nel 2019.

Ma già allora Berlusconi dovette confrontarsi con soggetti del calibro di Angela Merkel. Anche in quel periodo il cavaliere Silvio Berlusconi era conosciuto per gli scandali giudiziari e per lo scandalo del Rubygate: proprio per questo venne deriso e sbeffeggiato da tanti politici europei.

Nel corso della sua carriera politica è stato imputato per oltre venti procedimenti giudiziari, condannato a quattro anni di reclusione per frode fiscale con sentenza passata in giudicato e gli è stata irrogata una pena accessoria di interdizione ai pubblici uffici per due anni.

Per non parlare, poi, dell’accusa di collaborazione con la mafia. A questa accusa, Berlusconi ha risposto in questo modo:

“Scrivono che io sono mafioso? Un’accusa di questo genere è un’infamia. Io sono al contrario una vittima della mafia, lo siamo stati io, i miei figli e le mie aziende”

Ma diciamolo: le vittime di mafia non possono concedersi il lusso di sfuggire ai magistrati attraverso delle leggi create ad hoc, né tantomeno possiedono ville e miliardi. Le vittime di mafia sono altre.

Quindi, Berlusconi non è solamente un imprenditore, ma è anche, secondo il Fatto Quotidiano, un pregiudicato. Davvero dovremmo vedere un uomo come Silvio Berlusconi al Quirinale ad assumere il ruolo del Presidente della Repubblica?

Berlusconi al Quirinale: è davvero la scelta giusta?

Abbiamo appena descritto in poche righe la vita politica di Silvio Berlusconi, caratterizzata da scandali giudiziari e condanne. Non possiamo non ricordarlo per questo. Ma proprio poche ore fa la coalizione di centrodestra si è vista convinta nella presentazione della candidatura del presidente di Forza Italia come nuovo Presidente della Repubblica.

Sempre secondo il Fatto Quotidiano, Silvio Berlusconi, oltre che essere un politico condannato per evasione fiscale, è anche un mafioso. Proprio negli anni delle sue elezioni Marco Travaglio scrive anche un libro sulla vicenda che ha coinvolto il Cavaliere nello scandalo di associazione mafiosa.

E Berlusconi durante uno dei suoi comizi in piazza commenta dicendo:

“Il Falso quotidiano, o il Fatto, come si chiama, mi accusa in questi giorni di aver pagato per tanti anni la mafia. Vi rendete conto che infamia buttarmi addosso un’accusa di questo genere? Io sono stato al contrario una vittima della mafia”

E poi continua,

“Mi fa star male il Falso quotidiano. Adesso che ci sono le elezioni tira fuori questa storia e Travaglio ci fa anche un libro”.

Bisogna anche ricordare però che nel corso di quegli anni Berlusconi ha sempre trovato una scappatoia per difendersi dalle accuse e per scampare a condanne attraverso proprio le leggi ad personam, ovvero leggi create appositamente per agevolarlo e per garantirgli una via d’uscita.

Ma quante leggi ad personam sono state emanate nel corso del decennio 2000 – 2010? In circa 10 anni sono state emanate ben 21 leggi o riforme ad personam. Vediamo insieme quali sono.

Berlusconi e la vita da mediano: le leggi ad personam

Nel corso della sua lunga carriera politica, come abbiamo appena visto, Berlusconi si è sempre circondato di scandali. Imprenditore e politico, è stato spesso accusato dai suoi oppositori e dai media per conflitto di interessi, tanto che nel corso di quegli anni sono state emanate ben 21 leggi ad personam.

Ogni anno venivano emanate più di due leggi ad personam e questo durò per 9 anni consecutivi. Ma vediamo insieme quali sono state e quali benefici gli avrebbero garantito. 

Partiamo dall’ormai lontano 2001. In quegli anni sono state emanate due leggi ad personam. La legge sulle rogatorie internazionali, o legge 367/2001, limiterebbe l’utilizzo delle prove acquisite. Con questa legge sono stati coperti i movimenti illeciti sui conti svizzeri effettuati da Cesare Previti e Renato Squillante.

Sempre nello stesso anno è stata emanata la legge 383/2001, o legge Tremonti bis, con la quale è stata abolita l’imposta sulle successioni e donazioni per tutti i gradi patrimoni. Nell’anno 2002 sono state emanate altre tre leggi: 

  • la legge 289/2002, o legge finanziaria, con la quale venne introdotto il condono fiscale;
  • la Riforma del diritto societario, con la quale venne introdotta una soglia di punibilità per il crimine di falso in bilancio. Con questa legge Berlusconi è stato assolto nei processi Sme-Ariosto 2 e nel processo All Iberian 2; 
  • la legge Cirami, o legge 248/2002, con la quale venne introdotto il “legittimo sospetto” in merito all’imparzialità del giudice. Questa legge permette la ricusazione e il trasferimento del processo ad un altro giudice.

Ma non finisce qui. Nel corso del 2003 è stato emanato il cosiddetto Lodo Schifani, con l’introduzione del divieto di sottomissione a processo delle cinque più alte cariche dello stato, poi dichiarata incostituzionale nel 2004, ed il Lodo Rete quattro.

Poi la Legge finanziaria 2004 e 2005, la Legge Gasparri, la legge sull’estensione del condono edilizio alle zone protette, l’opposizione del segreto di stato sulla “Villa La Certosa” attraverso il decreto del ministero dell’interno 1004/2004, fino ad arrivare al 2009 con lo scudo fiscale, il lodo Alfano, posto in sostituzione al lodo Schifani e dichiarato incostituzionale, e la legge sul legittimo impedimento.

Ci si potrebbe scrivere un libro e molti lo hanno fatto, ma noi ci siamo limitati a pochi stralci della sua biografia, concentrandoci sulle leggi ad personam che hanno suscitato clamore e certamente scandalo all’interno del palazzo. Ma davvero dovremmo assistere all’elezione di Berlusconi al Quirinale dopo tutto ciò?

Se tutto ciò si verificherà, potremmo dire che la politica italiana ha toccato il fondo.

Bonus casalinghe 2022: come avere 500 euro per sempre!

Cosa c’è di vero in merito al bonus casalinghe di cui si parla tanto in questi giorni? La nuova legge di bilancio ha disatteso qualsiasi aspettativa in merito a tante riforme e sostegni economici che potevano essere approvati, ma che invece sono stati solamente lasciati dentro un cassetto a prendere polvere. Questo è quello che accaduto al bonus casalinghe.

Se ne era parlato parecchio prima dell’approvazione definitiva della legge di bilancio del 2022, ma è stato, come tante altre misure, un nulla di fatto. In realtà, non esiste alcun bonus casalinghe da 570 euro da richiedere all’INPS.

Ma allora perché si parlava tanto della misura? Esiste davvero una misura a favore tutte le casalinghe e non solo? In questo articolo cercheremo di smentire tutte le fake news in merito alla misura assistenziale e cercheremo anche di capire come riuscire a aderire al Fondo per la formazione delle casalinghe.

 Partiamo col dire che non esiste nessun bonus riservato alle casalinghe, ma dal 2022 esiste un bonus che consente a tutte le donne di accedere a corsi di formazione per favorire ed accrescere le loro conoscenze in diversi ambiti.

Il bonus casalinghe non consiste, quindi, nel rilascio effettivo di un bonus e nell’erogazione di una somma di denaro da parte dell’INPS, ma consiste in realtà di una possibilità offerta dallo stato per colmare un gap lavorativo esistente tra uomini e donne.

Ma vediamo insieme cosa serve e quali devono essere i requisiti per accedere al bonus casalinghe.

Bonus casalinghe 2022: a chi spetta e requisiti

La legge finanziaria ha potuto riconfermare solamente gli aiuti finanziari INPS riservati alle donne e agli uomini che per diversi motivi si trovano a dover svolgere l’attività di casalinga/hi. Attraverso il bonus casalinga si potrà accedere a nuovi corsi professionali ed in più sarà possibile godere della protezione dagli infortuni da parte dell’INAIL.

Ovviamente, la misura non prevede l’erogazione di un assegno mensile, ma permette solamente l’accesso ai suddetti corsi di formazione e professionalizzanti. A chi sarà destinato il Fondo casalinghe e casalinghi? Ma, soprattutto, cos’è il fondo per le casalinghe?

Il fondo casalinghe è, appunto, un fondo e un sussidio rivolto alle casalinghe e ai casalinghi per la copertura dei costi di corsi di formazione che li aiutino ad accedere nel mondo del lavoro e che fino a quel momento per problemi economici non avevano ancora avuto la possibilità di fare.

È stato proprio il Ministero delle Pari Opportunità a pubblicare il bando del bonus casalinghe nella Gazzetta ufficiale il 15 dicembre del 2021, ma fino ad ora non è stato molto pubblicizzato, oppure è stato descritto in maniera errata. Ed è un peccato.

Questo bonus aprirebbe la strada al mondo del lavoro a tantissime donne e uomini in difficoltà. Ma vediamo come funziona, 

Bonus casalinghe 2022: di cosa stiamo parlando e come funziona

Ma come funziona il bonus casalinghe del 2022? Per l’approvazione del suddetto sostegno il governo ha deciso di stanziare ben 100 mila e 300 mila euro l’anno in tre parti. Vediamo insieme come.

Il bonus, attraverso il rilascio del fondo, servirà a coprire le spese relativi all’iscrizione di corsi di formazione. Ma non è rivolto solo alle donne, perché anche gli uomini avranno la possibilità di accedervi. L’unico requisito consiste nell’avere la cura della casa.

Come abbiamo già detto, il bonus casalinghe consentirebbe l’accesso al mondo del lavoro a molti soggetti, donne e uomini, che non hanno fino a questo momento avuto la possibilità di accedere a corsi di formazione professionalizzanti.

Bonus casalinghe 2022 e assicurazione INAIL

Ma il bonus casalinghe non prevede solo quanto detto nei paragrafi precedenti. Il bonus casalinghe prevede anche una copertura assicurativa dagli infortuni domestici rilasciata direttamente dall’INAIL. 

Le statistiche dimostrano che sono tantissime le donne o gli uomini vittime di incidenti domestici perché proprio all’interno delle mura di casa si possono utilizzare degli strumenti e dei macchinari pericolosi senza un’adeguata protezione.

Il bonus casalinghe 2022, quindi, prevede il rilascio di un assegno da 517 euro, al quale verrà corrisposto un premio assicurativo di 24 euro all’anno da parte dell’INAIL. Ma bisogna ricordare, però, che l’unico requisito da possedere sarà proprio la comprovata attività da casalinga.

Bisognerà effettivamente provare di svolgere l’attività di casalinga o casalingo a tempo pieno e di non svolgere, quindi, nessun’altra attività. Ma questa quota potrà essere gratuita? Secondo l’articolo scritto da Laura Pellegrini, effettivamente, esistono delle soglie ISEE di reddito da rispettare:

“Per quanto riguarda l’assicurazione domestica associata al bonus casalinghe, è prevista la gratuità per tutti quei nuclei familiari il cui reddito risulti inferiore a 4.648 euro all’anno, oppure qualora il nucleo familiare sia composto da più persone la soglia viene innalzata a 9.296 euro annui.”

Bonus casalinghe 2022: i corsi di formazione

Tutti i soggetti che possiederanno i suddetti requisiti potranno accedere ai corsi di formazione. Ma quali saranno effettivamente i corsi di formazione e professionali a cui si può partecipare? 

Il Governo ha messo a disposizione una serie di corsi di formazione specializzanti in diversi settori, ma i settori più gettonati sono senza alcun dubbio i percorsi di formazione digitale. Questi, sono accessibili a tutti e permettono di accedere a qualsiasi servizio digitale.

Ormai, proprio a causa o grazie alla pandemia, molti servizi sono stati digitalizzati così come molti altri in futuro. Perciò è chiaro che sarà necessaria un ulteriore formazione in merito. Anche molti lavori in smart working necessitano la conoscenza base o avanzata dei servizi digitali anche solo per inviare una mail, fare video conferenze (avere a che fare con la condivisione dello schermo), saper lavorare con un foglio excell e così via.

In questi corsi saranno rese note tutte le funzionalità della Pubblica Amministrazione e dei servizi dello SPID, dell’applicazione IO, che da adesso potremmo utilizzare anche per ricevere la pensione, per non parlare dei servizi dell’Agenzia delle entrate.

Attraverso una formazione del genere, nessuno potrà essere colto impreparato e tutti potranno accedere facilmente alla maggior parte dei lavori online. Ogni soggetto avrà la possibilità di partecipare a corsi della durata massima di 12 mesi da svolgersi comodamente a distanza.

Questa modalità di partecipazione, introdotta a seguito della pandemia da Covid 19, è comoda soprattutto per chi ha a che fare con la cura di bambini piccoli e minori di 14 anni perché non dovranno uscire di casa, ma allo stesso tempo potranno usufruire di una formazione altamente professionale.

Bonus casalinghe 2022: come fare per richiederlo?

Il bonus casalinghe del 2022 potrà essere richiesto da tutti, donne e uomini, casalinghe e casalinghe. La domanda potrà essere inoltrata direttamente attraverso il sito dell’INPS a partire dal 15 dicembre 2021 fino al 31 marzo 2022, con il termine dello stato d’emergenza.

In questa prima fase, però, non sarà consentito l’invio delle domande alle sole casalinghe e ai casalinghi, ma in seguito si potrà inviare domanda per aderire al fondo e partecipare ai corsi di formazione messi a disposizione dal Ministero per le Pari opportunità.

Scaglioni e aliquote IRPEF 2022: le novità per quest’anno

L’IRPEF – ovvero l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche – ha subito un rinnovamento radicale in merito a scaglioni ed aliquote a partire dal 1 Gennaio 2022. Le novità sono state definite a seguito dell’approvazione della Legge di Bilancio 2022, approvata definitivamente alla Camera a fine dicembre.

Tra sostenitori ed oppositori, le riforme per la riduzione della pressione fiscale sono già entrate in vigore, andando – secondo il Governo – ad alleggerire il carico fiscale su lavoratori dipendenti e pensionati, ma anche sui lavoratori autonomi.

Il numero di aliquote passa da cinque a quattro, e conseguentemente, anche gli scaglioni hanno subito significative modifiche.

Tutte le modifiche sono disponibili sul testo della Legge di Bilancio 2022, ma in questo articolo semplificheremo il razionale dietro al nuovo calcolo e parleremo delle novità in maniera più semplice e concisa.

IRPEF 2022: cosa cambierà?

L’aliquota IRPEF rimarrà al 23% per quanto riguarda i contribuenti che presenteranno un reddito fino ai 15.000€, ma a partire dal secondo scaglione – ovvero redditi fino ai 28.000€ – verrà abbassata dal 27 al 25%.

Per i redditi superiori ai 28.000€ fino ai 50.000 l’aliquota si abbasserà al 35%, diversamente per i redditi superiori, per il quale sarà del 43%.

Le modifiche alle aliquote utili per il calcolo sono state introdotte anche grazie all’utilizzo degli 8 miliardi di euro previsti dalla Legge di Bilancio in materia di alleviamento della pressione fiscale.

Si riservano solo 1,2 miliardi di euro che andranno invece a tagliare l’IRAP per lavoratori autonomi e ditte individuali.  

IRPEF 2022: novità sulle aliquote

Sebbene confermate le aliquote imposte sui redditi – che vanno dal 23% al 43% – a partire da Gennaio 2022 il numero degli scaglioni viene ridotto a quattro.

Rimane comunque la regola definita dalla no tax area, ovvero l’esenzione al pagamento dell’IRPEF da parte di coloro che percepiscono meno di 8174 euro all’anno.

La riduzione del numero degli scaglioni è un passo avanti verso l’obiettivo della riforma fiscale, che lo abbasserebbe addirittura a tre, in dettaglio:

  • Imposta del 23% sui redditi fino a 25.000 euro
  • Imposta del 33% fino ai 55.000 euro
  • Imposta del 43% per redditi oltre i 55.000 euro

Cancellato inoltre il bonus dei 100€ in busta paga per i redditi superiori ai 15.000 euro, salvo per eccezioni definite dalle clausole di salvaguardia per i redditi fino ai 28.000.

Sarà infatti possibile per questa fascia di reddito continuare a percepire il bonus se la somma di tutte le detrazioni superi l’imposta lorda. Non si potranno comunque superare i 1.200 euro in questo caso.

In questo interessante video di Redazione The Wam è possibile approfondire tutti gli aspetti della riforma fiscale: 

IRPEF 2022: come si calcola

Da molto tempo è attesa una riforma fiscale che tenga in considerazione la struttura dell’IRPEF e le sue incongruenze, che hanno causato non poche polemiche negli scorsi anni.

Il dibattito al centro è sulla componente progressiva dell’imposta: troppo spesso si assiste infatti a scatti eccessivi di aliquote tra una fascia di reddito ed un’altra, e per questo motivo sono attese ulteriori novità entro il 2023.

Per calcolare l’ammontare del reddito, bisogna prima di tutto tenere in considerazione tutte le entrate:

  • Redditi da lavoro (autonomo o dipendente). Questa categoria comprende tutti i tipi di reddito da lavoro.
  • Redditi d’impresa. Questi tipi di reddito provengono dai guadagni di un’impresa commerciale o società. Le aliquote sono significativamente meno gravose per coloro che rientrano nel regime dei minimi.
  • Redditi da capitale. Questi tipi di reddito provengono dagli investimenti di capitale, come ad esempio depositi, azioni o polizze assicurative. L’aliquota è del 27% per le somme detenute in banca, l’11% per la previdenza ed il 12,5% per il resto.  
  • Redditi fondiari. Questi tipi di reddito provengono da rendite su terreni e fabbricati appartenenti alla persona e registrati al catasto.
  • Redditi diversi dai sopracitati, che comprendono tutte le categorie escluse dalle precedenti.

Al calcolo complessivo di tutti gli elementi sopracitati vanno sottratti gli oneri deducibili, come ad esempio eventuali alimenti, una parte degli importi sostenuti per eventuali adozioni internazionali e donazioni.

La somma finale rappresenta quindi il reddito imponibile, che andrà moltiplicato per l’aliquota IRPEF di competenza, a cui si dovranno a loro volta sottrarre eventuali detrazioni per tipo di reddito, per carichi familiari, spese mediche o d’istruzione, trasporto, interessi sul mutuo della prima casa o assicurazioni sulla vita.

IRPEF: quando si paga?

Il contributo IRPEF va versato – a seconda dell’importo – in una o due rate annuali e un saldo. In pratica, ogni anno viene saldato l’anno precedente e versato un acconto per l’anno in corso:

  • Se la cifra è minore di 257,52 euro, è possibile effettuare un versamento in unica soluzione entro il 30 Novembre di ogni anno
  • Se la cifra supera i 257,52 euro, sarà invece spezzata in due rate, con il 40% da pagarsi entro il 30 giugno ed il resto entro il 30 Novembre.

Per chi rientra invece in regime forfettario o coloro che applicano gli ISA, sarà invece necessario versare due rate uguali che corrispondono al 50% dell’importo totale nelle stesse date.

Il versamento dell’imposta IRPEF è fatto tramite il modello F24 – definito unificato perché comprende tutte le somme dovute ai vari enti di contribuzione, e quindi ha la possibilità di compensare alcuni importi con eventuali crediti.

IRPEF: la polemica

Non si sono fatte attendere le polemiche sulla riforma dell’IRPEF, secondo le quali gli scaglioni andrebbero a favorire i redditi medio-alti – intorno ai 40.000 euro – lasciando scoperta la maggioranza dei lavoratori con redditi inferiori.

La riforma da 7 miliardi di euro andrà – secondo coloro che l’hanno criticata – ad avvantaggiare solo una parte dei lavoratori, stimata in 28 milioni su un totale di 43 milioni di contribuenti, mettendone in condizione di svantaggio circa 400.000.

Inoltre, sempre secondo l’analisi, il taglio una tantum dei contributi sui redditi da lavoro dipendente non avvantaggerà di molto la fascia di reddito tra i 28.000 ed i 30.000 euro, il cui risparmio complessivo sarà di circa 7 euro al mese.

Questo, rispetto ai redditi più alti, che grazie alla riforma andranno a risparmiarne invece quasi 1000 al mese su un reddito di 40.000 euro.

IRPEF: la lotta alla pressione fiscale

Gli 8 miliardi stanziati dalla Legge di Bilancio avranno l’obbiettivo di abbattere la pressione fiscale che grava non solo su imprese, dipendenti e pensionati, ma anche sui lavoratori autonomi.

È infatti risaputo che il settore del lavoro autonomo e professionale sta andando incontro ad una profondissima crisi. Solo nel periodo di pandemia, oltre 302.000 partite IVA hanno gettato la spugna, come evidenziato dal presidente di Confprofessioni Gaetano Stella.

“Si invoca l’equità orizzontale per garantire che a redditi uguali corrispondano debiti di imposta equivalenti”

A parità di reddito infatti – se prendiamo d’esempio la fascia dei 55.000 euro – il lavoratore dipendente è significativamente avvantaggiato rispetto al lavoratore autonomo.

Per questo motivo, la riforma dell’IRPEF non sarà l’unica ad essere implementata quest’anno: si uniranno anche l’aumento delle detrazioni, il potenziamento della no tax area e la riduzione dei contributi.

Questo tipo di manovre sono volte ad agevolare tutte le categorie di lavoratori in merito al carico fiscale, nonché i pensionati.

Tuttavia, sono già arrivate le prime delusioni per i lavoratori autonomi, che vengono spesso esclusi dagli interventi in materia fiscale, rivolti maggiormente ai lavoratori dipendenti. Ma il governo promette che le riduzioni arriveranno e si sentiranno.

I lavoratori autonomi più avvantaggiati saranno quelli nella fascia di reddito tra i 35.000 ed i 65.000 euro, che si stima risparmieranno:

  • 225 euro annui in fascia 35.000 fino a 40.000 euro
  • 692 euro annui in fascia 60.000 fino ai 65.000

Il che può non sembrare molto, ma può fare un po’ di differenza durante la stagione delle tasse.

Esclusi quindi i lavoratori autonomi nella fascia dai 20.000 ai 25.000 euro che, al netto dei conti, andranno a risparmiare solo 52 euro all’anno.

Questo dimostra che c’è ancora molta strada da fare per arrivare ad un’equità – o comunque ad un livello comparabile – di tassazione del lavoro autonomo rispetto a quello dipendente. 

IRPEF: l’Italia in ripresa nel 2022

Tutte le riforme adottate in materia di Legge di Bilancio sono complementari al PNRR – il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – che punta a ricostruire l’Italia dopo due anni di pandemia.

Comprensivo di tutta una serie di riforme a livello fiscale ma non solo, il PNRR è un fondo da 750 miliardi di euro che saranno investiti in radicali riforme per la ripresa del paese.

Dalla riforma della Pubblica Amministrazione a quella sulla Giustizia, le azioni nell’ambito del PNRR puntano a rendere l’Italia un paese di nuovo competitivo e moderno.

La previsione è di una crescita del 4,7% nel 2022, secondo un documento presentato dal Governo Italiano alla Commissione Europea.

Il documento prende anche in considerazione il rischio che una crescita troppo zelante può portare, ovvero l’inflazione, anche se la visione ottimistica è che il Recovery Plan potrà compensare.

Confrontando il disavanzo tendenziale previsto e il disavanzo pianificato, quest’ultimo è superiore di circa 23 miliardi di euro (o 1,3% del PIL). È interessante notare che il governo prevede che l’orientamento fiscale rimarrà espansivo fino a quando il PIL non raggiungerà il livello previsto prima dello scoppio della pandemia di Covid-19.

Poiché ciò non dovrebbe accadere fino al 2024, un’altra spinta fiscale è prevista nel 2023, quando le regole di bilancio europee (in qualsiasi forma) dovrebbero essere nuovamente applicate.

Il ritorno del rapporto debito/PIL su un trend decrescente si baserà quindi nel breve periodo su una maggiore crescita del PIL, derivante dall’effetto combinato degli investimenti e delle riforme previste dal Recovery Fund dell’UE e nel medio/lungo periodo anche su un’adeguata eccedenze primarie.

Bonus Bebè 2022: ecco i fortunati che possono riceverlo!

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Con la fine del 2021 abbiamo dovuto dire addio al Bonus Bebè, che viene accorpato ad altre misure creando l’Assegno Unico Universale.

Tra queste dobbiamo ricordare le detrazioni per i figli a carico, gli Assegni per il Nucleo Familiare, e anche il Bonus Mamma Domani.

L’Assegno Unico Universale, dunque, si propone come una misura che ha il fine d’inglobare le maggiori e più conosciute per quanto riguarda la famiglia.

Il suo scopo è quello di snellire la macchina burocratica e, soprattutto, di aiutare la natalità ed aumentare il tasso.

Quello che forse non tutti sanno, è che il Bonus Bebè non è tramontato per tutti, ci sono infatti alcune categorie di famiglie che possono ancora beneficiarne, ma per poco!

Andiamo dunque a vedere che cos’è e come funziona, e scopriamo poi chi può ancora richiederlo per poterlo ricevere nel 2022.

Prima di proseguire vi consigliamo la visione del seguente video YouTube dell’INPS – Canale ufficiale, nel quale viene proposto un tutorial per richiedere l’Assegno Unico.

Bonus Bebè 2022: che cos’è e come funziona

Il Bonus Bebè è stata una delle misure più utilizzate fin dal momento della sua introduzione, questo grazie all’agevolazione che garantisce alle neo-mamme.

In sostanza, questo garantisce un sostegno economico a tutte le famiglie che hanno appena avuto un figlio, ma non si limita a questo, lo concede anche a chi lo ha adottato o avuto in affidamento.

Capiamo bene dunque che l’ovvia finalità sia quella di supportare la natalità, e che un suo pensionamento abbia spaventato e non poco molte famiglie.

La sua erogazione è un compito destinato all’Istituto Nazionale per la previdenza Sociale (INPS), e avrà una cadenza mensile.

Per presentare domanda si ha un periodo finestra di 90 giorni dalla nascita, dall’adozione o dall’affidamento, oltre i quali si perde il diritto a ricevere il beneficio corrispondente ai mesi in arretrato.

Una misura dunque importante che va a scomparire con l’avvento dell’Assegno Unico Universale, ma che è ancora valida per alcuni soggetti.

Bonus Bebè 2022: quali sono gli importi

Il Bonus Bebè 2022 segue la strada già intrapresa dalla misura negli anni precedenti, anche per quanto riguarda il calcolo degli importi.

Di conseguenza, a tenere banco sarà l’ISEE, infatti la condizione reddituale è fondamentale per calcolare a quanto ammonta l’erogazione.

Più basso è l’ISEE e maggiore sarà il valore del beneficio e viceversa, andiamo dunque a vedere una tabella simulativa di calcolo:

  • In possesso di un ISEE di massimo 7.000 euro si riceveranno 160 euro mensili per 12 mesi;
  • In possesso di un ISEE compreso tra i 7.000 euro e i 40.000 euro si riceveranno 120 euro al mese per 12 mesi;
  • In possesso di un ISEE più alto di 40.000 euro si riceveranno 80 euro al mese per 12 mesi.

Come possiamo notare nessuno rimane escluso dalla misura, nemmeno coloro che hanno una condizione di reddito alta.

Non mancano poi le maggiorazioni, come quella che entra in vigore a partire dal secondo figlio, che garantisce maggiori introiti mensili.

Bonus Bebè 2022: come presentare domanda

Per poter ricevere il Bonus Bebè 2022, ovviamente, è necessario presentare una domanda con i dati necessari al fine di ricevere il sostegno.

Questa va presentata all’INPS, che si occuperà poi di metterla al vaglio e, nel caso l’iter andasse a buon fine, si occuperà delle erogazioni.

Fare domanda non è un processo complicato, soprattutto per via del fatto che troviamo ben tre differenti modi per inviare la richiesta.

Il primo è il metodo telematico, accedendo all’apposita sezione sul sito ufficiale dell’INPS, nella quale sono presenti tutti i documenti richiesti e i dati da inserire.

Per poter accedere, però, è necessario essere in possesso di un’identità digitale, senza la quale non sarà possibile accedere al portale.

Si potrà dunque utilizzare SPID, la Carta d’Identità elettronica (CIE) oppure la Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

Questi sono i tre metodi consentiti per poter accedere al servizio ma niente paura, non ci sono procedimenti complicati per entrare in possesso di uno di questi.

Il secondo metodo è quello di contattare direttamente il Contact Center dell’INPS, che mette a disposizione due numeri utili al fine di ricevere un aiuto concreto.

I numeri sono completamente gratuiti sia da rete fissa che da quella mobile e sono i seguenti: 803 164 oppure 06 164 164.

Se il supporto telefonico non è quello che vi serve potete richiedere un appuntamento tramite videochiamata, utilizzando ad esempio Skype.

L’ultimo metodo disponibile è quello di farsi aiutare da un Patronato che, in modo gratuito, potrà supportarvi nell’invio della domanda.

Bonus bebè 2022: chi può ancora richiederlo

Abbiamo visto dunque come richiedere il Bonus Bebè 2022, ma abbiamo anche detto che è stato assorbito assieme altre misure per formare l’Assegno Unico Universale.

Quest’ultimo ha lo scopo di favorire la natalità e la prima erogazione partirà a marzo 2022, sostenendo finalmente le famiglie in attesa.

La carenza di nuove nascite è sotto gli occhi di tutti, non siamo sicuri che questa misura possa incrementarle, ma quantomeno può garantire un aiuto vero.

Il Bonus Bebè dunque è andato in pensione ma c’è ancora qualcuno che può richiederlo, di chi stiamo parlando?

Parliamo di chi potrà averlo entro il 31 gennaio 2022, di conseguenza di quelle mamme che con il nuovo anno sono entrate nell’ottavo mese di gravidanza, oppure che hanno appena adottato o avuto in affidamento un figlio, o che hanno partorito.

Per questa specifica categoria di genitori il bonus sarà erogato fino al termine del 2022, come’è stato negli anni passati per gli altri beneficiari.

Una bella notizia dunque per molti italiani, che non pensavano di poter percepire questa misura nel 2022 ma invece esiste ancora questa possibilità.

Assegno Unico: che cos’è e come funziona

Abbiamo dunque visto che cos’è e come funziona il Bonus Bebè, e anche chi può riceverlo nel 2022.

Abbiamo però citato l’Assegno Unico Universale, la misura che andrà a inglobare diverse misure come proprio il Bonus bebè, il Bonus Mamma Domani e gli ANF.

Andiamo dunque a vedere che cos’è e come funziona, dato che ormai questa è la misura che sarà fruibile dai più.

L’Assegno Unico Universale consente a coloro che aspettano un bambino a partire dal settimo mese di gravidanza, e a coloro che ne hanno già uno fino ai 21 anni di età, di ricevere un sostegno economico.

L’importo dell’erogazione varia in base all’ISEE, al crescere di questo diminuirà il valore del sostegno che il richiedente andrà a ricevere e viceversa.

Il tutto verrà gestito dall’INPS, l’Istituto andrà a ricevere le domande, le metterà al vaglio, e in caso i requisiti siano rispettati si occuperà anche di elargire il contributo.

Questo sarà erogato tramite credito d’imposta, ovvero un contributo economico che verrà concesso mensilmente.

L’opinione pubblica si è divisa sulla questione, tra chi sostiene che con la nuova formula le famiglie riceveranno meno soldi, e chi invece la ritiene una misura molto valida.

Per capire dove sta la verità bisognerà attendere ancora qualche mese, dato che le erogazioni partiranno a marzo 2022.

Assegno Unico: come fare domanda

Per poter beneficiare dell’Assegno Unico Universale è necessario fare domanda, e questa andrà presentata all’INPS, come detto in precedenza.

Per farlo ci si potrà avvalere di tre diversi metodi, proprio come per il Bonus Bebè 2022.

Le tre modalità saranno le medesime ovvero per via telematica attraverso l’apposito portale sul sito dell Istituto nazionale per la Previdenza Sociale, utilizzando Spid, CIE o CNS, attraverso il Contact Center oppure avvalendosi dell’aiuto di un Patronato.

Le erogazioni partiranno a marzo 2022, ma è già possibile inoltrare la domanda e, facendolo entro la fine di giugno 2022, si riceveranno anche i mesi in arretrato.

Superata tale data si avrà diritto a ricevere l’Assegno relativo al mese di decorrenza in cui si ha inviato la richiesta.

Queste sono dunque le condizioni per richiedere l’Assegno Unico Universale, e sono uguali a quelle per richiedere il Bonus Bebè 2022.

Assegno Unico e Reddito di Cittadinanza: sono compatibili

Si è discusso a lungo della compatibilità tra Assegno Unico Universale e Reddito di Cittadinanza, poiché l’Assegno Unico temporaneo permetteva di ricevere entrambi.

Con l’entrata in vigore della nuova misura, nella sua forma ufficiale, questa condizione non era più sicura.

Invece i percettori di Reddito di Cittadinanza possono stare sereni: le due misure continuano a essere compatibili.

La notizia è ancora più bella se si pensa alle modalità in cui i percettori di RdC possono richiedere l’Assegno Unico Universale.

Infatti, proprio come nel 2021, costoro non dovranno presentare nessuna domanda, sarà l’Istituto a valutare se possiedono i requisiti e, nel caso questi fossero rispettati, erogherà la somma spettante direttamente nella Carta del Reddito.

Ricordiamo infatti che, l’Assegno Unico Universale, vuole rendere più snelle le operazioni e dunque non vuole intasarsi di richieste.

Dunque era lecito aspettarsi una decisione simile, e alla fine così è stato, proseguendo sull’onda del 2021.

Purtroppo però, questo ha creato parecchi ritardi nelle erogazioni, e nel 2021 i beneficiari della misura non hanno ricevuto le somme spettanti entro i limiti di tempo, subendo parecchi ritardi.

Staremo a vedere se nella sua nuova forma, quella strutturale, saranno limati questi difetti.

Bonus bebè 2022 e Assegno Unico Universale

Abbiamo visto dunque tutte le caratteristiche del Bonus Bebè 2022, mettendo in luce anche chi può ancora richiederlo.

Abbiamo inoltre analizzato alcune caratteristiche dell’Assegno Unico Universale, che andrà proprio a inglobare la suddetta misura.

Quello che ci rimane da capire è se l’Assegno Unico Universale sarà in grado di garantire gli stessi benefici che le misure precedenti erano in grado di garantire.

Il sostegno alla natalità è un elemento chiave sul quale il Governo Draghi deve interrogarsi, dato il difficile periodo nel quale stiamo vivendo.

Il calo delle nascite negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti, ed è difficile pensare che le famiglie, messe a dura prova dall’emergenza epidemiologica, si sentano sicure nel mettere al mondo un figlio.

Queste vanno aiutate, sostenute con misure ad hoc che rendano meno preoccupante la nascita, staremo a vedere se l’Assegno Unico sarà la risposta.

Petrolio: investimenti e geopolitica! Perché è importante?

Il petrolio è uno degli argomenti caldi di questi ultimi mesi, a causa delle impennate di prezzo che hanno visto di conseguenza il rialzo di molti altri prodotti dell’economia.

Come afferma Il Sole 24 Ore:

Il 2022 non comincia bene sul fronte dell’energia: il Brent continua a rincarare anche dopo la conferma di aumenti di produzione dall’Opec+.

Seguendo la tendenza degli ultimi mesi del 2021, quindi, anche quest’anno si preannuncia preoccupante riguardo ai continui rincari che stanno investendo carburanti, energia e, di conseguenza, molti altri reparti economici.

I prezzi così alti del petrolio, alla base di molte fonti vitali primarie, come l’elettricità, sta mettendo in ginocchio molti Paesi del Mondo, come ben spiegato dall’articolo di Today.it.

Per comprendere meglio quanto sta accadendo è necessario capire meglio che cos’è il petrolio, come viene estratto e quali sono i principali Stati che lo producono e lo consumano. Vediamolo nel dettaglio.

Che cos’è il petrolio?

Il petrolio è un combustibile fossile che si trova sotto la superficie terrestre. Esso si crea dalla decomposizione della materia organica nel corso di milioni di anni. Si forma quando grandi quantità di organismi morti, principalmente zooplancton e alghe, al di sotto della roccia sedimentaria sono soggette a calore e pressione molto intense.

Il petrolio è impiegato come carburante per veicoli, unità di riscaldamento e macchine. Può essere, inoltre, convertito in plastica e altri materiali. Per questo, l’industria petrolifera è estremamente potente e detiene una grande influenza sulla politica mondiale, oltre che sull’economia globale.

Per conoscere come si forma un giacimento di petrolio, consigliamo vivamente la visione di questo video pubblicato dal canale YouTube Geopop:

Perché il petrolio è importante?

Il petrolio è necessario per un gran numero di bisogni umani. Oggi, il petrolio è utilizzato principalmente come fonte di energia, essendo ricco di carbonio combustibile nella produzione di elettricità o permettendo il funzionamento di alcuni tipi di motori termici.

Quando si pensa al petrolio, di solito lo si identifica con la benzina, poiché questo è l’unico prodotto petrolifero che il consumatore medio deve acquistare regolarmente. È relativamente comune e con un prezzo spesso fluttuante a causa di problemi economici, politici o di livello di offerta. Pertanto, la benzina riceve la massima attenzione, ma il petrolio viene utilizzato per produrre molti altri prodotti che a loro volta hanno diversi usi.

Il petrolio grezzo (noto anche come petrolio greggio) viene utilizzato in tre modi principali: trasporti, produzione di elettricità e produzione di materiali.

Ecco alcuni dei prodotti della raffinazione del petrolio e i loro usi:

  • Benzina – usata per alimentare automobili, aerei, barche e molti altri mezzi di trasporto.
  • Combustibile diesel – utilizzato per alimentare le automobili.
  • Cherosene – usato nell’illuminazione e in cucina.
  • Gasolio da riscaldamento – utilizzato per fornire alle case il calore necessario.
  • Olio lubrificante – utilizzato per la manutenzione dei macchinari industriali.
  • Grasso – necessario nella riparazione di automobili, binari ferroviari, manutenzione di macchinari, ecc.
  • Catrame – utilizzato nel settore delle costruzioni.

Qual è il colore del petrolio?

La maggior parte delle persone associa il colore del petrolio con il nero, ma, in realtà, non sempre questa è la sua colorazione. In natura, il petrolio può avere un colore che va dal nero al marrone scuro, ma può essere ritrovato, in qualche caso, anche di colore bluastro, verde e persino arancione.

Petrolio: differenza tra BRENT e WTI

La prima differenza tra il petrolio BRENT e il petrolio WTI è il luogo di produzione: il primo viene estratto da giacimenti che sono situati nel Mare del Nord nei pressi della Norvegia; il secondo, invece, è estratto da giacimenti situati negli Stati Uniti.

L’estrazione del Brent Crude avviene vicino al mare, quindi i costi di trasporto sono decisamente bassi e ciò rappresenta uno dei principali fattori della sua maggiore diffusione. La produzione del WTI, invece, avviene in aree che sono abbastanza distanti dal mare. Il suo trasporto, quindi, è decisamente più costoso.

Le quotazioni del petrolio

Sia il petrolio Brent che il WTI sono quotati sul New York Mercantile Exchange NYMEX di New York e sull’Intercontinental Exchange di Atlanta.

Essendo il Brent, la tipologia di petrolio più diffusa al Mondo, il suo prezzo influenza ben oltre la metà (il 60%) del valore di scambio del greggio a livello mondiale.

Il barile e il barile equivalente del petrolio

Per misurare il valore del petrolio si fa riferimento all’unità di misura chiamata “barile”. Essa corrisponde a 159 litri o 42 galloni, nella misura adottata dagli Stati Uniti, che sono pari a una massa  di 140 chilogrammi.

Spesso nei dati ufficiali, però, si sente parlare di “barile di petrolio equivalente” (BOE) e, con esso, si indica la trasformazione dei volumi di idrocarburi gassosi in volumi equivalenti di idrocarburi liquidi.

Come si forma il petrolio, la sua estrazione e raffinazione

Le condizioni geologiche che hanno permesso la creazione del petrolio si sono formate milioni di anni fa, quando piante, alghe e plancton si sono depositati negli oceani e nei mari poco profondi alla fine del loro ciclo di vita. Nel tempo, sono stati sepolti e frantumati sotto milioni di tonnellate di sedimenti e ancora più strati di detriti vegetali.

Alla fine, i mari antichi si prosciugarono e rimasero bacini asciutti, chiamati bacini sedimentari. In profondità sotto il fondo, il materiale organico è stato compresso tra il mantello terrestre, con temperature molto elevate, e milioni di tonnellate di roccia e sedimenti sopra. L’ossigeno era quasi completamente assente in queste condizioni e la materia organica iniziò a trasformarsi in una sostanza cerosa chiamata kerogene.

Con più calore, tempo e pressione, il kerogene ha subito un processo chiamato catagenesi e si è trasformato in idrocarburi. Gli idrocarburi sono semplicemente sostanze chimiche composte da idrogeno e carbonio. Diverse combinazioni di calore e pressione possono creare diverse forme di idrocarburi. Alcuni altri esempi sono carbone, torba e gas naturale.

I bacini sedimentari, dove giacevano antichi fondali marini, sono le principali fonti di petrolio. In Africa, il bacino sedimentario del delta del Niger copre la terra della Nigeria, del Camerun e della Guinea Equatoriale. Più di 500 giacimenti di petrolio sono stati scoperti nell’enorme bacino del delta del Niger e costituiscono uno dei giacimenti petroliferi più produttivi dell’Africa.

Inizialmente si scava nel terreno per creare un buco in cui inserire un tubo d’acciaio per garantire la stabilità dell’intera struttura. In seguito, si effettuano dei fori al fine di consentire un afflusso di estrazione più importante.

Inizia ora la prima fase di recupero, dove, spesso, sono impiegati metodi naturali, come il drenaggio per gravità. Solitamente a questo punto il tasso di recupero è quasi sempre inferiore al 15%.

Si passa, quindi, alla seconda fase che può essere implementata con diverse tecniche. Nella maggior parte delle situazioni vengono iniettati dei fluidi o gas (ad esempio, acqua, aria o anidride carbonica) con lo scopo di incrementare la pressione sotterranea. Così facendo il tasso di recupero sale, ma non supera il 45%.

Ci si addentra, quindi, nell’ultima fase che è anche chiamata “recupero di terzo ordine”. Anch’esso può essere effettuato con diversi metodi:

  • riduzione della viscosità dell’olio con il riscaldamento termico;
  • iniezione di anidride carbonica all’interno del giacimento;
  • inondazioni chimiche.

Con questa ultima fase, si riesce ad aggiungere un ulteriore 15% al tasso di estrazione, raggiungendo il 60%.

Nella prima fase del processo di raffinazione, il petrolio greggio viene riscaldato in una fornace fino a quando la maggior parte di esso si vaporizza in un gas. I liquidi e i vapori entrano quindi all’interno di una torre di distillazione atmosferica, che separa i liquidi e i vapori in diversi flussi, o frazioni, in base alle differenze nei punti di ebollizione.

I flussi più pesanti, che possiedono punti di ebollizione più elevati, vengono raccolti sul fondo della torre in forma liquida. Nel frattempo, flussi più leggeri come vapori di benzina, nafta e cherosene, che bollono e condensano a temperature più basse, salgono in cima alla torre in forma gassosa dove vengono raccolti.

I componenti che bollono in qualche punto posto nel mezzo, come diesel e gasolio di peso medio, vengono raccolti e prelevati dalla torre di distillazione in punti intermedi della colonna.

Alcuni di questi flussi, come il gas di petrolio liquefatto o il carburante per aerei derivato dal cherosene, possono essere raccolti e spediti direttamente ai mercati per la vendita. Altri necessitano di ulteriore elaborazione.

I riformatori convertono i flussi di luce come la nafta a basso numero di ottano in benzina ad alto numero di ottano con un piccolo cambiamento chimico. Le unità di cracking utilizzano calore, pressione e catalizzatori per scomporre molecole grandi e pesanti in molecole più piccole e di valore superiore come benzina e diesel. Le unità di alchilazione combinano molecole più piccole in molecole più grandi. Le unità di desolforazione rimuovono lo zolfo.

Le unità di cokeria, o coker, applicano elevate quantità di calore e pressione per scomporre le molecole nei flussi più pesanti in molecole più piccole, lasciando coke di petrolio come sottoprodotto. I prodotti di una cokeria includono butano, nafta, diesel e coke di petrolio (che può essere utilizzato al posto del carbone per alcune industrie, come la produzione di energia e la produzione di acciaio).

Quali sono i principali Paesi produttori del petrolio?

Al momento i maggiori Paesi produttori di petrolio sono:

  • Stati Uniti (14,837,639,510 barili al giorno)
  • Arabia Saudita (12,402,761,040 barili al giorno)
  • Russia (11,262,746,200 barili al giorno)
  • Cina (4,905,070,874 barili al giorno)
  • Canada (4,596,724,820 barili al giorno)

E i maggiori consumatori?

Al momento i maggiori Paesi consumatori di petrolio sono:

  • Stati Uniti (19,687,287 barili al giorno)
  • Cina (12,791,553 barili al giorno)
  • India (4,443,000 barili al giorno)
  • Giappone (4,012,877 barili al giorno)
  • Russia (3,631,287 barili al giorno)

OPEC: che cos’è e quali sono i Paesi aderenti

L’OPEC è stata fondata nel 1960. Oggi ha sede a Vienne in Austria e include i seguenti Paesi:

  • Iraq, 
  • Kuwait, 
  • Iran
  • Arabia Saudita, 
  • Venezuela, 
  • Libia, 
  • Emirati Arabi Uniti, 
  • Qatar, Indonesia, 
  • Algeria, 
  • Nigeria, 
  • Ecuador, 
  • Angola,
  • Gabon.

Lo scopo dell’OPEC è quello di coordinare le politiche petrolifere tra gli Stati che ne fanno parte, oltre che di stabilizzare il relativo mercato in modo da garantire un approvvigionamento efficiente.

Nuovo Codice della Strada: sanzioni più dure. Cosa cambia?

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Nuovo anno, nuove regole: è entrato in vigore il nuovo Codice della Strada. Sonno passate circa due settimane dallo scoccare della mezzanotte che ha inaugurato l’inizio del nuovo anno; ma, già in questo breve lasso di tempo, abbiamo potuto comprendere che il 2022 riserva grandi cambiamenti.

Con la pubblicazione della nuova Legge di Bilancio, siamo venuti a conoscenza delle novità che hanno investito diversi settori, in materia fiscale, del lavoro, delle pensioni, degli ammortizzarori sociali e così via.

Ma, al di là della Legge di Bilancio, i cambiamenti che sono entrati in scena sono davvero tanti. Come abbiamo appena detto, si dovrà seguire un nuovo Codice della Strada, arricchito e rinnovato con modifiche molto importanti e multe più salate: le infrazioni, infatti, saranno multate molto più duramente.

Le novità sono davvero tante e, in questo articolo, andremo ad analizzarle tutte, concentrandoci, particolarmente, su alcune di loro come, per esempio, le sanzioni previste per chi butta oggetti dal finestrino dell’auto in movimento, per chi parcheggia selvaggiamente, per chi utilizza smartphone alla guida e così via.

Nel frattempo, vi consiglio di visualizzare il video pubblicato da HDmotori, che ci fornisce una panoramica completa e molto chiara su tutte le novità inserite nel nuovo Codice della strada.

Nuovo codice della strada: quali sono le novità?

Un codice molto importante che tutti gli utenti della strada devono conoscere bene, se non imparare a memoria, è, ovviamente, il Codice della Strada. Il nuovo codice della strada è già in vigore ed è stato arricchito di molti più articoli, modifiche e cambiamenti rilevanti.

La circolazione dei mezzi di trasporto sta aumentando sempre di più. Non solo le automobili, i motocicli e tutti i mezzi pesanti circolanti sono numericamente aumentati, ma anche perché si stanno aggiungendo sempre più altri mezzi di trasporto. 

I nuovi arrivati, da qualche tempo, che si stanno diffondendo non solo nelle grandi e medie città, ma anche nei piccoli comuni, sono i monopattini elettrici.

Durante gli ultimi mesi, hanno causato qualche problema perché non sufficientemente regolamentati. 

Ma all’interno del nuovo Codice della Strada – Legge n. 156/2021 – sono presenti tutte le regole che devono seguire coloro che si mettono alla guida dei monopattini elettrici.

Probabilmente, la regolamentazione di questi mezzi leggeri e versatili, rappresenta la novità più in vista – e, forse, più attesa -, ma all’interno dei numerosi articoli, trovano posto altrettante novità degne di nota. Innanzitutto, sono state aggiunte sanzioni per chi utilizza telefonini alla guida, ma anche per chi butta oggetti dai finestrini delle auto.

Un’attenzione molto importante viene data anche ai pedoni, ovvero agli utenti definiti vulnerabili. Infatti, gli automobilisti dovranno dare la precedenza ai pedoni, anche se stanno attraversando o si stanno accingendo ad attraversare la strada, al di fuori delle strisce pedonali, ma comunque nella loro vicinanza.

Ovviamente, i conducenti che non rispettano la regola sopra indicata verranno sanzionati e, inoltre, gli verranno decurtati otto punti dalla patente.

Non sono stati “trascurati” neppure i parcheggiatori “selvaggi”. Ma la lunga rassegna della normativa, inizia proprio dall’elenco delle sanzioni e delle multe.

Codice della strada 2022: multe più dure. Quali sono?

Iniziamo a parlare proprio dell’inasprimento delle sanzioni previste, nei casi in cui i conducenti non rispettino determinate regole.

In molti casi, se non in tutti, dovrebbe sempre prendere la parola il buon senso e, quindi, evitare di assumere atteggiamenti che possono recare pericolo non solo a se stessi e ai propri passeggeri, ma anche agli altri utenti della strada. È il caso, per esempio, dell’utilizzo alla guida di smartphone, pc, tablet e di altri dispositivi elettronici. Come si legge sul sito alvolante.it:

“Si pensa, infatti che guardare questi schermi comporti di dover distogliere le mani dal volante e aumentare quindi il rischio di andare incontro a un incidente”.

Un altro terreno molto importante riguarda il rispetto non solo degli altri utenti della strada, ma anche dell’ambiente circostante: sono previste multe anche per chi lancia oggetti dal finestrino della propria automobile.

Non dobbiamo dimenticare i parcheggi selvaggi. Le sanzioni sono molto salate per i conducenti che parcheggiano la propria auto, indebitamente, nelle aree riversate alla sosta dei disabili.

In questo caso, sono previste multe che vanno da 168 euro a 672 euro e dalla patente vengono decurtati sei punti.

Un inasprimento non di poco conto; infatti, prima i punti tolti erano soltanto due.

In relazione ai parcheggi, il nuovo Codice della Strada ha introdotto la possibilità, per i veicoli che trasportano passeggeri disabili, di poter sostare la propria auto, gratuitamente, nei parcheggi a pagamento, nel caso in cui dovessero trovare i posti a loro riservati già occupati.

Ritornando alla questione delle multe a carico dei parcheggi selvaggi, sono previste sanzioni anche per i conducenti che lasciano in sosta la propria automobile nei parcheggi riservati a donne in dolce attesa e ai genitori con minori fino a due anni di età. Sul sito ilgiorno.it, si legge che:

“Ogni amministrazione Comunale avrà la possibilità di riservare aree ad hoc per queste categorie di persone. In questi casi la multa va da 25 a 100 euro per le due ruote, da 42 a 173 per tutti gli altri veicoli”.

Codice della strada: multe salate per chi lancia oggetti dal finestrino dell’auto!

Nell’elenco appena fatto, abbiamo menzionato una novità molto importante introdotta all’interno del nuovo Codice della Strada.

In questo caso, si dovrebbe parlare di civiltà e rispetto dell’ambiente circostante, oltre che delle altre persone. Ma, anche in questo, purtroppo, le buone maniere si lasciano a casa e, troppo spesso, gli utenti della strada buttano con nonchalance oggetti dal finestrino della propria automobile.

Pertanto, si è reso necessario inserire una norma ad hoc che vada a punire i trasgressori

A tutti coloro che gettano oggetti, sono applicate sanzioni che vanno da 216 euro fino a 866 euro. Una cifra abbastanza alta che, si spera, disincentivi gli utenti della strada non solo a sporcare l’ambiente stradale, ma a compromettere la sicurezza di tutti gli altri.

Invece, per chi getta oggetti dal finestrino di automobili in movimento, le sanzioni previste vanno da 52 euro fino a 204 euro.

Codice della strada e regole per auto e monopattini elettrici

Come abbiamo detto in precedenza, le nostre strade si sono affollate di nuovi utenti: i conducenti di monopattini elettrici. Può sembrare strano, ma anche i monopattini elettrici sono veri e propri mezzi di trasporto. Pertanto, devono imparare a “convivere” civilmente, con tutti gli altri.

Ultimamente, le polemiche sui monopattini elettrici si sono inasprite, in quanto molti di questi mezzi sono modificati e non rispettano i limiti di velocità. Inoltre, i conducenti, per la maggior parte, non rispettano le regole di circolazione. 

Pertanto, è stato oltremodo necessario stabilire delle regole anche se, come si legge sul sito autoscout24.it:

“[…] tutto sommato non ci sono grandissime penalizzazioni per l’utilizzo dei monopattini”.

Le aspettative, probabilmente, erano diverse e ci si aspettava una “stretta” maggiore. Ma quali sono le novità introdotte nel nuovo Codice della Strada?

Dunque, per cominciare, i monopattini elettrici, a partire dal mese di luglio 2022, devono essere obbligatoriamente dotati di frecce e gli indicatori di freno su tutte e due le ruote. Inoltre, il monopattino deve essere provvisto di un segnalatore acustico, oltre che di un regolatore di velocità

Rimanendo sulla velocità, il limite previsto scende a 20 Km/h, che diventano 6 Km/h se il monopattino circola nelle aree pedonali.

E sul casco e l’assicurazione? Per quanto riguarda l’utilizzo del caso, a dispetto delle aspettative, non è stato reso obbligatorio. Invece, l’assicurazione diventa obbligatoria, ma soltanto per i monopattini a noleggio.

Se si vuole circolare di notte, il conducente del monopattino elettrico deve indossare un giubbino catarifrangente e dovrà accendere le luci di posizione.

Per chi non rispetta le regole, naturalmente, sono previste sanzioni; mentre, è previsto il sequestro del mezzo, se dovesse risultare modificato.

Sempre per quanto riguarda i mezzi di trasporti elettrici, sono state introdotte regole anche per le automobili elettriche e, in particolare, sulla sosta nelle aree predisposte alla ricarica dei veicoli.

Si può sostare sulle aree dedicate alla ricarica delle automobili elettriche soltanto il tempo necessario al completamento della ricarica.

In autostrada, anche i sedicenni che guidano moto elettriche!

Una novità molto singolare riguarda la possibilità per i sedicenni di guidare in autostrada le moto elettriche. I mezzi devono avere una potenza di 11 Kw.

Si legge, infatti, sul sito moto.it:

“[…] i veicoli elettrici con potenza uguale o superiore a 11 kW e un rapporto potenza/peso fino a 0,1 kW/Kg possono circolare in autostrada”.

Pertanto, anche chi è in possesso della patente di guida A1 e che guida un veicolo elettrico con potenza di 11 Kw, può circolare in autostrada.

Sanzioni pesanti per chi usa smartphone, tablet e pc!

Ebbene, non possiamo concludere questo elenco se non parliamo anche dall’utilizzo di telefonini, smartphone, tablet e altri dispositivi mobili e pc durante la guida.

In realtà, dovrebbe essere naturale non utilizzare queste apparecchiature per la propria sicurezza, dei passeggeri e per gli altri utenti della strada. Si tratta, infatti, di oggetti che distraggono dalla guida e, quindi, sono ritenuti estremamente pericolosi – anche perché, per utilizzarli, il conducente deve allontanare le mani dallo sterzo.

Molto spesso, infatti, è proprio l’utilizzo del cellulare a causare incidenti molto gravi.

In ogni caso, per chi non lo capisse e si ostinasse ad utilizzare ancora questi dispositivi alla guida, il nuovo Codice della Strada ha previsto sanzioni molto pesanti che vanno da 165 euro fino a 660 euro.

Problemi a lavoro? 5 metodi per aumentare la produttività!

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Al di là dei soliti argomenti, oggi vogliamo portarvi alla scoperta di una realtà nota a tutti: i problemi a lavoro. È vero, sono tanti e riguardano la maggior parte delle persone ma d’altro canto, chi non li ha? Si può ovviare a tutti i tipi di problemi perché c’è sempre una soluzione.

Ma se l’esigenza di fare una pausa fosse il vero problema? Beh, in questo caso dobbiamo dire che non si può proprio andare in vacanza sia se sei un dipendente e sia se sei un freelance perché i compiti da fare sono all’ordine del giorno e per continuare a lavorare non possiamo procrastinare o venire a meno.

Per questo motivo proponiamo 5 metodi affermati per aumentare la produttività sul lavoro per riuscire a lavorare in maniera tranquilla e serena. Aumentare la produttività a lavoro è il sogno di tutti i professionisti e di chi generalmente vuole raggiungere degli obiettivi.

Ecco perché ti svelo in questo articolo delle abitudini ufficiali per ottenere risultati in poco tempo. Anche tu come me ti senti soffocato dalle tante cose da fare? Ho trovato una soluzione, anzi, ben 5! Ti dirò di più: con questi modi potrai dare spazio anche a un tuo progetto nel cassetto. 

Il giorno è composto da 24 ore di cui 12 le utilizziamo per dormire, ma solo circa 8 ore al giorno riusciamo a lavorare. Come aumentare quelle ore preziose in assoluta produttività efficace? L’essere improduttivi è un rischio e quindi è bene creare delle condizioni necessarie affinché il tuo lavoro sia sempre più produttivo.

Hai bisogno di strategie a lungo termine? Tecniche a breve termine e tattiche giornaliere per aumentare la produttività sul lavoro? Sei nel posto giusto amico mio!  Che tu lavori in ufficio o da casa, questi consigli sono utili ad aiutarti a sfruttare al massimo delle energie e del tempo.

Quest’ultimo scarseggia sempre di più se il lavoro aumenta. Per metterci sulla strada giusta occorre prendere delle decisioni opportune e migliorare le nostre abitudini. Lo dice anche donnamoderna.it:

Una squadra lavora al meglio se si sente ripagata e soddisfatta dei propri sforzi. Spesso si pensa che mettere sotto pressione dipendenti e colleghi sia un buon modo per avere risultati migliori, niente di più sbagliato. Anzi, ridurre il sovraccarico del team e fare felice chi lavora con complimenti e gratificazioni è la via più semplice per raggiungere obiettivi senza creare malcontenti e turbamenti in ufficio.

In questo periodo come non mai lo smart working ci ha fatto lavorare di più e la pandemia ha innescato una mole di attività da svolgere più alta al ritorno per recuperare il lavoro perso. La mentalità diffusa ultimamente di avere meriti e promozioni per i dipendenti ha portato a fare più straordinari.

Cosa succede a lungo termine? Frustrazione, stanchezza, ansia, tutti stati d’animo dovuti al sovraccarico di lavoro. Il risultato è il calo del rendimento, ovvio!

Come massimizzare la produttività e i guadagni? L’obiettivo di questo articolo è dare 5 metodi altamente efficienti e personalmente testati per poter aumentare la produttività a lavoro. I suggerimenti sono autentici e sono applicabili in qualsiasi circostanza.

Durante la guida scoprirai come fare per risolvere i problemi a lavoro e 5 metodi efficaci per aumentare la produttività lavorativa. Ti auguro una buona lettura!

problemi lavoro aumentare produttività

Problemi a lavoro: come fare?

Quasi ogni giorno miliardi di lavoratori in tutto il mondo rivelano problemi di diversa natura: incomprensione tra colleghi o con il capo, insoddisfazione, stipendi non adeguati, scarsa motivazione, troppo lavoro e poco tempo. Ansia e stress sono all’ordine del giorno e negare che non ci siano problemi è impossibile.

Bensi, ci sono soluzioni, questo lo possiamo affermare ad alta voce. La frustrazione a lavoro è alta? Ci sono dei metodi funzionanti, i quali, aiutano molto a produrre di più sul lavoro. Come gestire i problemi sul lavoro?

Sicuramente alcuni ottimi modi sono: gestire al meglio gli impegni, delegare, prendersi spazio per sé stessi, parlare con il responsabile e trovare un punto d’incontro o farlo con il capo e trovare un compromesso.

Affrontare i colleghi con sincerità è un passo che va fatto prima o poi. Essere positivi, avere fiducia in sé stessi, guardare sempre l’obiettivo, raggiungerlo e porsi altri, sono le caratteristiche da tenere sempre a mente. Si dice che bisogna imparare dagli errori: è proprio così!

Se non state facendo niente per recuperare la situazione la prossima volta sapete esattamente cosa dovete fare. La vera risposta a come risolvere i problemi a lavoro è: aumentare la produttività. Si, ma come? Lo vediamo di seguito con 5 metodi!

Lavoro: primo metodo per crescere la produttività

Il primo metodo per crescere la produttività sul lavoro che consiglio è di prendersi delle pause per fare quello che più piace e liberare la mente. In questo modo sarai più produttivo poiché avrai effettivamente liberato i pensieri dai tuoi problemi lavorativi e allo stesso tempo potrai fare qualcosa che ti interessa o che ti aiuta a stare meglio.

Ovviamente, se le cose da fare sono tante e hai una consegna imminente non puoi permettetelo. Diversamente, alla fine della consegna potrai dedicarti del tempo per te così da sentirti meglio per il prossimo lavoro. Invece, se non hai tante cose da fare puoi dedicarti un’ora al giorno di pausa tra un lavoro e l’altro per te stesso.

Cura della persona, hobby, una passeggiata, andare al cinema, in un museo, leggere, sono alcune delle tantissime cose che potresti fare in quel momento.

Le preferenze sono personali, quindi, ognuno deve crearsi il suo mood leggero e sereno per poter affrontare meglio il lavoro e diciamo usare questo momento come una sorta di premio per sé stessi.

Così facendo ti verrà la voglia di finire il lavoro per poter avere il tuo premio. Io utilizzo il mio momento premio ogni giorno. Lo farai anche tu?

Secondo metodo per aumentare la produttività a lavoro

Il secondo metodo per aumentare la produttività a lavoro che propongo di usare una lista di gestione dei lavori che svolgi. Mi spiego meglio. Sul promemoria del cellulare, sul calendario, nelle note, su carta, o su qualsiasi dispositivo preferisci, puoi scriverti giornalmente il lavoro che devi svolgere catalogandolo in varie categorie.

Ad ogni nota dovrai impostare una data e un orario e potrai anche scrivere il tipo di priorità che ha: alta, medio, bassa. Con questo modo potrai avere sottomano e sotto‘occhio tutte le attività da svolgere prima di iniziare e ogni volta aver finito un lavoro potrai spuntarlo come completato.

La parte della spunta è la cosa più bella mai vista perché ti aiuta a toglierti un peso e ti libera completamente. Generalmente quando finisci un lavoro hai sempre il pallino fisso per tutta la giornata.

Invece, in questo modo potrai sollevarti subito di averlo completato e al contempo ogni volta che starai finendo un lavoro non vedrai l’ora di spuntarlo per poter rimanere sereni per un po’. Quando la lista rimane vuota? Si festeggia! Ed ecco il modo per festeggiare ogni giorno per tutto il lavoro che svolgi!

Aumentare la produttività a lavoro: terzo modo

Il terzo modo per aumentare la produttività sul lavoro è sicuramente dire di no ad amici e parenti mentre sei affannato di lavoro e soprattutto la cosa migliore quando sei affaticato e hai tanto lavoro da fare è delegare. Queste due cose ti permettono di concentrarti meglio sul lavoro che devi finire.

Dopo aver finito potrai dare uno sguardo ai problemi di qualcun altro. Delegare è fondamentale per poter portare a termine un lavoro nel minor tempo possibile.

Cosa delegare? Le piccole cose, le sciocchezze che ti rubano tanto tempo e che potresti fare a meno di fare ma che purtroppo per andare avanti ti servono per forza. Ricordati di dare una data di scadenza alla delega e soprattutto di dare il compito ad una persona autorevole.

Quando dici di no ad amici e parenti non hai proprio detto di no, ma per lo meno devi dire di no quando hai tanto da fare e dirgli di ripassare quando hai un po’ più di tempo. Purtroppo, amici e parenti sono importanti ma anche il lavoro lo è: capiranno.

Lavoro: ecco il quarto modo per fare crescere la produttività

Il quarto modo per far crescere al meglio la produttività sul lavoro che suggerisco è di utilizzare strumenti di semplificazione come iCloud o Classroom o comunque piattaforme simili. Non è detto che devono essere online, può riguardare anche le cartelle del tuo computer ma in quel caso devi gestirle a mano.

Con i programmi in rete è possibile gestire al meglio il lavoro grazie a degli strumenti di semplificazione in cui potrai godere di meno pensieri e più serenità. Li usi già? Allora conosci le potenzialità. Nel caso in cui vuoi iniziare ad usarli ti spiego il funzionamento.

Qualsiasi documento tu stia lavorando, lo puoi condividere con altre persone e addirittura passarlo per la modifica. Puoi visualizzare tutto in tempo reale e pianificare il lavoro che c’è da fare a lungo termine. Gli strumenti aiutano a semplificare il lavoro e a rendere di più sulla produttività.

Vuoi essere pieno di carte, appunti, cartelle sul desktop di cui non ne vieni a capo? Lascia perdere: utilizza gli strumenti per lavorare in maniera efficace e veloce. Quale userai?

Quinto metodo per aumentare la produttività sul lavoro

Il quinto metodo per aumentare la produttività sul lavoro è offerto direttamente da Google in modalità online e completamente gratuita. Si tratta del corso gratis di Google dove puoi imparare a gestire il tempo, come assegnare le priorità e come delegare il lavoro in modo più efficiente possibile. 

Essenzialmente, per assicurarti il massimo livello di produttività devi gestire in maniera efficace il tempo. Con questo corso puoi incrementare la produttività grazie a degli strumenti di collaborazione.

Ma anche saper assegnare le giuste priorità alle attività e allo stesso tempo saper perfettamente delegare dei compiti a qualcuno per aiutarti a massimizzare l’efficienza sul lavoro.

Il corso dura un’ora dove impari al massimo come aumentare la produttività sul lavoro, che tu sia freelance o dipendente non conta, i metodi sono gli stessi. Hai trovato la lettura utile?

Social media, ecco i 5 trend da seguire nel 2022!

Il protagonista di una celebre serie americana degli anni ’80 diceva sempre: “Adoro i piani ben riusciti“. Negli anni ’20 del XXI secolo potremmo aggiungere: anche nel digital marketing!

Le strategie dell’universo digitale, soprattutto per quanto concerne il campo dei social media, sono infatti mutevoli e di difficile interpretazione. Alcune campagne marketing possono essere eccezionalmente efficaci in un certo periodo, salvo poi diventare di scarsa utilità magari nel giro di poco tempo.

È quindi fondamentale essere sempre aggiornati e sul pezzo, senza mai perdere il treno di quelli che sono i trend in maggiore ascesa.

E, nel caso specifico, quali sono in effetti i principali trend dei social media, destinati a diventare i top di gamma nel corso dell’anno appena iniziato, e che dunque gli addetti ai lavori dovranno tenere ben presenti al fine di pianificare delle campagne marketing proficue e produttive?

Vediamo nel dettaglio tutte le principali novità (o conferme) del settore, a partire dalle tipologie di video più usate, fino allo sviluppo dello strumento del livestreaming ed alla continua crescita di nuove piattaforme come TikTok.

Per quanto riguarda quest’ultimo, è importante segnalarlo non solo come un social “divertente” destinato agli adolescenti o comunque ad un pubblico di utenti giovani, ma anche significativo lato business, come descritto in modo chiaro e preciso nel seguente video tratto dal canale YouTube di Raffaele Gaito.

Racconteremo poi lo sviluppo previsto per il ruolo degli influencers, e quindi l’ambito della responsabilità sociale destinato a diventare sempre più importante nel corso del 2022, così come la tematica ugualmente significativa della salute mentale corrrelata all’uso dei social.

Social media, prosegue il dominio dello short video content!

Per ciò che concerne l’uso dei contenuti video, diffusi in modo sempre più capillare nel settore dei social media, anche nel 2022 proseguirà il trend già in grande ascesa negli ultimi tempi, vale a dire quello legato agli short-form videos.

Si tratta naturalmente di tipi di video di breve durata, che possono andare dai 60 secondi di TikTok agli oltre due minuti di Twitter, ma il concetto è in ogni caso chiaro: l’attenzione degli utenti ed in modo particolare dei giovani esponenti della cosiddetta “Generazione Z” è sempre più limitata nel tempo.

In questo contesto è YouTube l’unica eccezione al nuovo orientamento video, come sottolineato anche da un addetto ai lavori (SEO strategist, ex digital marker per Hubspot Academy) come Brandon Sanders:

Con l’emergere di piattaforme come TikTok, Reels(su Instagram, n.d.r.) e Vine (ora Clash, n.d.r.), lo short-form video sta diventando ancora più breve e si sta stabilizzando in video tra i 60 secondi e i due minuti. Penso che il contenuto short-form su piattaforme come YouTube si aggiri attorno ai 10 minuti perché il contenuto su Youtube tende ad essere più lungo e completo.

Dunque YouTube viene vista come una piattaforma di approfondimento, ma anche in quel contesto, negli scorsi mesi, è cresciuto l’interesse per velocizzare la fruizione dei contenuti video tramite gli YouTube Shorts, uno strumento che permette di realizzare brevi clip della durata compresa tra i 15 e i 60 secondi, sulla falsa riga dei Reels di Instagram, per intendersi.

La crescita di TikTok e del livestreaming

Parlando di short video content non si può ovviamente non citare la grande crescita di TikTok, destinata a continuare anche nel corso del 2022.

In effetti, è stato proprio il successo globale del social della ByteDance a spronare Instagram e YouTube alla creazione, rispettivamente, dei Reels e degli Shorts. Ricordiamo infatti che TikTok viene utilizzato già oggi da 1 miliardo di utenti, e gli esperti prevedono che tale cifra possa aumentare del 50% già solo dopo i primi mesi del nuovo anno.

Nel 2022, infatti, ci si aspetta che TikTok migliori ulteriormente le proprie funzioni di acquisto in-app con i TikTok shops, sviluppati in collaborazione con Spotify e già disponibili sulla versione cinese Douyin.

Tramite questo nuovo strumento, i brand avranno la possibilità di taggare i propri prodotti e di progettare un vero e proprio store online, creandosi quindi maggiori opportunità di incrementare le proprie vendite.

Possiamo perciò intuire molto bene come un social nato quasi come una sorta di gioco per i più giovani stia pian piano migrando verso una funzione più di tipo business, trasformandosi in un punto di riferimento per il social media marketing aziendale. Il 2022, in questo senso, dovrebbe essere l’anno della definitiva consacrazione.

E ciò è vero a maggior ragione se si considera la crescente rilevanza del livestreaming: lo stesso TikTok incoraggia i propri utenti a farne uso come strategia di crescita, muovendosi nella direzione di un vero e proprio livestream commerce.

Quest’ultimo è un mezzo molto interessante che potrà aumentare la propria importanza nei prossimi mesi e che si basa su link cliccabili direttamente durante il video in diretta, cosicché durante lo streaming sia possibile vendere determinati prodotti già in tempo reale.

Social media 2022, lo sviluppo degli influencers

Anche il ruolo degli influencers troverà nuove strade durante il corso di quest’anno. La pandemia di Covid 19 gioca un ruolo anche in questo ambito: siamo stati abituati a vedere gli influencers tradizionali che trasmettono sui social media le proprie esperienze per orientare le scelte di consumo dei propri followers.

Ma con le restrizioni in vigore in vari paesi del Mondo nel corso degli scorsi due anni, le esperienze che questi influencers hanno potuto vivere e condividere sono calate drasticamente. Nascono così i cosiddetti Creative Influencers, i quali devono creare contenuti in modo più creativo e non potendo più basarsi esclusivamente sulla loro vita quotidiana.

Questo modifica anche il tipo di marketing che sta alla base della categoria stessa, in quanto gli addetti ad una campagna dovranno in futuro interfacciarsi con diverse tipologie di influencer, tenendo presente che questi Creators offrono un modo alternativo di mostrare i benefici di un determinato prodotto o servizio, aggiungendo quindi un’occasione per un ulteriore livello di micro-influencing.

Un altro probabile cambiamento che sta già avvenendo in questo senso, e che ancora di più dovrebbe risultare evidente nel corso del 2022, è una maggior attenzione da parte dei brand all’idea di puntare su Micro o addirittura Nano-Influencers piuttosto che sui Mega-Influencers.

Questi ultimi, i Mega, sono quelle persone che possiamo identificare come delle vere e proprie celebrità (ad esempio star di Hollywood), i quali sui propri canali social hanno milioni di followers. Ma, allo stesso tempo, chiedere ad essi di sponsorizzare un post costa decisamente caro, anche nell’ordine di un milione di dollari!

Ed oltre al costo, c’è un altro fattore da tenere presente: se è vero che la figura stessa dell’influencer dovrebbe permettere alle persone che la seguono di immedesimarsi in essa, non sarà facile che questo accada con persone così distaccate dalle logiche quotidiane della gente comune.

Certo, i messaggi convogliati dai Mega-Influencers possono raggiungere una marea di persone. Ma il livello di conversione del pubblico resta piuttosto basso, ragion per cui questa strategia può essere adatta più per prodotti destinati alla cima di un funnel di vendita, cioè rivolti alle masse e non dedicati ad un tipo di audience più specifica e targettizzata.

Per quest’ultimo segmento di pubblico, invece, può risultare paradossalmente più utile rivolgersi ad un Nano-Influencer, che pur non avendo un altissimo numero di followers può tuttavia garantire un elevato livello di engagement. Senza contare, naturalmente, che per sponsorizzare un brand sui propri social un Nano-Influencer non chiederà di sicuro un milione di dollari!

Nel 2022 uno sviluppo dei social sempre più responsabile

Negli scorsi mesi ha avuto molta rilevanza un episodio di whistleblowing verificatosi all’interno di Facebook (alcuni addetti ai lavori pensano sia anche per queste polemiche, giunte perfino davanti al Congresso degli Stati Uniti, che l’azienda di Zuckerberg ha optato per un rebranding, trasformandosi in Meta), con Frances Haugen, ex data scientist della compagnia, che tra le altre cose ha sollevato il tema dell’impatto dei social sui giovani utenti.

Una ricerca in particolare ha mostrato come oltre il 10% delle teenager britanniche sostenesse di avere avuto maggiori pensieri sul suicidio dopo avere iniziato ad utilizzare Instagram.

Un terzo di esse, infatti, ha dichiarato che quando non si sentivano bene con il proprio corpo, utilizzare Instagram non ha fatto altro che peggiorare i loro sentimenti. Si parla, del resto, di un’età particolare i cui soggetti possono avere notevoli fragilità mentali, e l’uso eccessivo di strumenti potenti ma complessi come i social, nel contesto sbagliato, può portare a danni psicologici enormi.

Ecco dunque che nei prossimi mesi questi argomenti potrebbero passare dall’essere considerati dei tabù, ad avere invece delle vere e proprie regolamentazioni per salvaguardare i soggetti più giovani.

Social media e salute mentale, una tematica in ascesa

Il tema della salute mentale legata ai social media, peraltro, non riguarda solo i teenager. Naturalmente questi ultimi possono essere più a rischio rispetto a persone adulte, ma la pandemia e l’uso spasmodico che dei social è stato fatto soprattutto durante i periodi di lockdown ha dimostrato che chiunque può soccombere di fronte all’uso in eccesso delle varie piattaforme.

A volte sono i social stessi a cercare delle soluzioni per migliorare il proprio ambiente digitale. Prendiamo ad esempio YouTube, che ha deciso di togliere il conteggio dei Dislike dalla visualizzazione pubblica, allo scopo di limitare i comportamenti negativi e abusivi dei cosiddetti troll

Anche Twitter ha cercato di rendersi utile sotto questo punto di vista introducendo la Safety Mode come filtro contro i tweet indesiderati.

Naturalmente questi sforzi andranno bilanciati anche con i diritti stessi degli utenti. Tradotto: non si potrà limitarsi a bannare questi ultimi o i loro contenuti solo perché possono avere espresso opinioni forti, ma magari legittime e non illegali. 

Sarà importante, invece, trovare il giusto punto di equilibrio. Ed anche i brand dovranno fare in questo senso la loro parte: Lush Cosmetics, ad esempio, ha fatto parlare di sé per la propria Anti-Social Media Policy, decidendo di chiudere i propri account proprio per contribuire a sollevare l’attenzione sulle problematiche legate alla tematica della salute mentale correlata all’uso dei social media.

Un esempio molto coraggioso, quest’ultimo. Chissà che non possa diventare anch’esso un trend significativo per contribuire ad un futuro migliore per l’ambiente digitale dei social, e, di riflesso, per tutto il social media marketing.

Investi? Devi conoscere la Blockchain! Qui spiegata in breve

Anche chi non è particolarmente efferato nel profondo mondo della tecnologia, non può non aver sentito parlare di blockchain. Negli ultimi anni questa particolare tecnologia è onnipresente e se anche se non si fosse mai sentita questa particolare parola, sicuramente si è sentito parlare di loro, le criptovalute.

Nel 2022 sembra imprescindibile che ognuno debba avere il proprio serbatoio di criptovalute e investire. Poche manciate di euro che sono diventate migliaia, se non milioni, nel giro di pochi anni sono un sogno che fa gola a tanti.

Però, prima di immergerci in questo mondo, tanto stimolante quanto complicato ed infido, non sarebbe forse meglio conoscerne almeno le basi?

In quest’articolo cerchiamo di partire dalle origini vere e proprie e, anziché parlare di bitcoin parliamo della tecnologia sui essi si basano, e lo faremo nel modo più semplice possibile.

Parleremo non soltanto di cosa sia ma anche delle origini e di perché sia oggi così importante. Sarà un viaggio a bordo di un treno dal quale nessuno vorrà scendere.

Partiamo dall’inizio: cos’è la blockchain?

Innanzitutto la parola stessa, blockchain. Significa letteralmente “catena a blocchi”.

Per definirla, Wikipedia scrive così:

È definita come un registro digitale le cui voci sono raggruppate in “blocchi”, concatenati in ordine cronologico, e la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia.

Se questa “catena”, ovvero questa struttura di dati può ingigantirsi nel tempo, e dunque arricchirsi di nuovi dati, in realtà essa è definita come immutabile. Una volta scritta ed una volta identificate le norme, essa non può più essere modificata.

La cosa principale da capire è che ognuno dei “nodi” di questa catena è essenziale all’altro ma in realtà ognuno di essi è anche indipendente, per così dire, dall’altro. Anche se venisse aggiunto un nuovo nodo alla catena, non vi è pericolo che quest’ultimo modifichi i dati dei precedenti nodi in virtù di quell’insieme di norme immutabili di poc’anzi.

Ci sono diverse caratteristiche che accomunano tutto ciò che viene sviluppato grazie alla tecnologia blockchain, prima fra tutte la digitalizzazione. Poi la decentralizzazione in quanto, come detto, le informazioni sono distribuite tra i diversi nodi senza che i nodi debbano sapere gli uni degli altri.

A seguire, la tracciabilità di ogni trasferimento, la disintermediazione che consente le diverse transazioni senza il supporto di enti fidati esterni, la trasparenza e verificabilità. Infine, l’immutabilità del registro che, come anticipato, non può essere modificato senza il consenso di tutti i nodi della rete, e la possibilità di programmare i trasferimenti che possono essere effettuati in particolari condizioni.

In sintesi, la tecnologia blockchain può essere spiegata come una catena in cui i vari blocchi contengono le informazioni e il consenso, per un’eventuale modifica, è distribuita in modo uguale tra tutti i nodi facenti parte della rete.

Breve storia della blockchain

Come si è arrivati ad inventare la tecnologia blockchain?

Come sappiamo, la prima tecnologia fu inventata nel 2008 ad opera di un tale dallo pseudonimo di Satoshi Nakamoto (più probabilmente un gruppo di persone).

L’idea era quella di creare una moneta virtuale che non soggiacesse alle regole governative ma che fosse semplicemente al servizio degli algoritmi. Si trattò quasi di una dichiarazione di guerra al sistema delle banche, in quel periodo già fortemente in crisi.

Nel 2009 la tecnologia fu poi aggiornata in modo da diventare proprio la base per i nascenti bitcoin, la prima criptovaluta. Risale proprio al 2009 il primo acquisto tramite bitcoin: una pizza comprata proprio da Nakamoto.

Circa 10 anni fa, però, nonostante il grande successo, il bitcoin iniziò ad essere presto associato al mondo dell’illegalità e dunque, nonostante il forte potere innovativo, venne essenzialmente trascurato dai grandi player mondiali.

Nel 2014 si ebbe un primo momento di svolta ed è qui che inizia la storia vera e propria della blockchain: è infatti il momento in cui si sposta l’attenzione dai famigerati bitcoin alla più interessante tecnologia dietro di essi, ovvero la blockchain. Anche qui le strade si dividono tra chi pensa che la blockchain sia utile solo al mondo delle criptovalute e chi invece pensa che possano avere un legame più esteso con la realtà ed avere un più ampio settore di applicazione.

A metà degli Anni Dieci si transita da un dilagante entusiasmo verso questa tecnologia ad un atteggiamento più guardingo, scatenato soprattutto dall’estrema volatilità delle criptovalute che genera problemi ben più complessi (parliamo di speculazione). Insomma, nonostante le grandi promesse fatte sembrava che la tecnologia blockchain non fosse in grado di soddisfarle tutte.

In più si inizia a capire una cosa fondamentale. L’estrazione dei bitcoin (detta mining) richiede un dispendio enorme di energia che nessuno sul pianeta è in grado di soddisfare completamente.

Nonostante ciò, tuttora la tecnologia blockchain riscuote grande interesse non solo tra le aziende ma anche tra gli Stati e i privati cittadini.

Le applicazioni pratiche della blockchain

Quanto detto sinora sembra non avere molta attinenza con il mondo reale e concreto. Quali sono dunque le implicazioni pratiche della tecnologia blockchain?

Una di esse l’abbiamo già detta e sono le criptovalute, delle quali i bitocin sono soltanto il primo esempio, ma certamente non si tratta della sola.

Il mondo della blockchain è un mondo che si può definire quasi rivoluzionario.

Se si pensa alle caratteristiche fondamentali di questo sistema, quelle che abbiamo elencato all’inizio dell’articolo, si possono subire interiorizzare alcuni aspetti:

  • gli oggetti tecnologici interagiranno sempre di più tra di loro e con l’essere umano. Saranno sempre più complessi ed intelligenti;
  • questo mondo risolve anche un grosso problema di sicurezza. Se tutto è digitalizzato verrebbe da pensare che basti l’arrivo di un potente hacker per smantellare un mondo così faticosamente creato: e invece no, per quanto detto sopra. Tutti gli anelli della catena devono dare l’autorizzazione ad eventuali modifiche e c’è un sistema di controllo non indifferente.
  • l’assenza di intermediari che rende la catena praticamente autogestita fa in modo che si instauri una fiducia tra le parti ed elimina il rischio di corruzione. I sistemi di commissione risultano quindi obsoleti.
  • senza contare, infine, che ogni utente è realmente parte del sistema e, tramite un suo “avatar” potrà custodire e gestire dati. 

Blockchain, NFT e bitcoin

Di NFT e bitcoin parleremo sicuramente in modo più esteso nei prossimi articoli.

Queste parole, che per i più hanno un significato piuttosto sfuggente, dominano però TG e notiziari.

Come già anticipato, il miglior modo per definire i bitcoin è dire che sono un tipo di criptovaluta, ovvero “Moneta digitale”. Da quel lontano 2008 ne sono state create di vario tipo. Alcune sono addirittura divenute note come le “meme coin“, come gli Shiba inu Coin o i Doge Coin, non particolarmente apprezzate per il loro repentino ed incontrollabile fluttuare.

Ciò che possono fare i possessori di moneta digitale è lo scambio, dunque non la vendita. Ai bitcoin, e alle altre criptovalute, infatti, viene attribuito un certo valore. Ogni criptovaluta avrà il proprio valore e quando ci si apre allo scambio con le altre criptovalute ci sono delle differenze. Quindi chi possiede la criptovaluta che in quel momento ha il maggior valore potrà fare gli scambi più vantaggiosi. Ovviamente possono essere anche venduti e chi lo fa, abbiamo sentito tante storie in passato, ha ottenuto dei ricavi stellari.

L’essenziale da cogliere è che la moneta digitale è indefinitamente replicabile. Si tratta della base su cui si fonda la loro tecnologia.

Non così per i famosi NFT, i “Non fungible token”. Chi infatti riesce ad acquistare un NFT acquista con esso il diritto alla non replicabilità e possiede, a tutti gli effetti, un oggetto digitale unico.

Ciò che garantisce la non replicabilità di quest’oggetto digitale è un semplice codice a 256 bit che ne protegge le informazioni.

Gli NFT tra di loro, a differenza delle criptovalute di una stessa famiglia, dunque, non hanno assolutamente lo stesso valore.

Nel nostro ultimo paragrafo cerchiamo di capire se questa realtà, a tratti così lontana, sia invece arrivata anche alla soglia delle nostre case.

La diffusione della blockchain in Italia

Come detto in apertura, mentre il mondo delle criptovalute affascina un po’ tutti ma è visto come incontrollabile e quindi pericoloso, la blockchain invece è sotto gli occhi di tutti, governi ed aziende compresi.

Tutto ciò ha fatto in modo che molti fossero i progetti messi in campo pur di utilizzare nel modo migliore tale impressionante tecnologia.

A tal proposito citiamo osservatori.net:

Anche in Italia le aziende si stanno concentrando prevalentemente sull’avvio di progetti operativi. Tuttavia, nel 2020 gli investimenti in Blockchain e Distributed Ledger da parte delle aziende italiane hanno subìto un calo del 23%.

Naturalmente questo trend in discesa è partito dal periodo di difficoltà che stiamo attraversando a causa della pandemia, che ha sostanzialmente interrotto i progetti nascenti.

Ad ogni buon conto, stupirà sapere che l’Italia non si posiziona affatto male nella classifica degli Stati più interessati alla blockchain (dati basati sull’uso della tecnologia applicata a progetti reali): infatti, stando sempre ai dati forniti dal medesimo sito, l’Italia si trova tra i primi 10 Paesi al mondo ad avere in piedi dei progetti tra il 2016 ed il 2020.

Come anticipato nelle righe addietro, i progetti che prendono vita assumono essi stessi la forma della catena sopra descritta. Senza la necessità di alcun tipo di intermediario, ciò che prende vita nell’analisi di questa “catena a blocchi” è infatti un insieme di applicazioni che prende il nome di “Ecosistema blockchain”, dove tutti i partecipanti possono interagire secondo le regole proprie della blockchain.

Un nuovo modo di vedere le cose ed interagire di cui sicuramente continueremo a parlare nei prossimi anni.

Allora, vogliamo scendere da questo treno o continuare a correre?

I bonus finiscono nel Modello 730. Come gestirli bene!

L’Agenzia delle Entrate ha approvato il nuovo Modello 730, che introduce tutta una serie di nuovi bonus: da quello per la prima casa a quello per la musica. All’interno del Modello 770 trova spazio anche la sospensione dei versamenti a causa del Covid 19. Tutta la documentazione per effettuare la dichiarazione dei redditi è disponibile online e può essere scaricata dai contribuenti. Il 14 gennaio 2022 l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato i relativi provvedimenti e ha reso disponibili i seguenti modelli per il 2022:

Proviamo a scoprire tutte le novità e a capire come si dovranno muovere i contribuenti quest’anno per effettuare la dichiarazione dei redditi.

Modello 730: arrivano i bonus!

Nel Modello 730 disponibile quest’anno è stato introdotto il cosiddetto bonus musica, che viene erogato per le spese effettuate per le scuole di musica, conservatori e cori. Può essere richiesto dai genitori per bambini e ragazzi, che abbiano meno di 18 anni. È stato esteso anche il superbonus relativo all’abbattimento delle barriere architettoniche. Quello, per intenderci, che ha l’aliquota maggiorata al 110%, nel caso in cui le spese siano state effettuate unitamente agli interventi sismabonus ed ecobonus. All’interno del Modello 730 ha trovato spazio anche il credito d’imposta per l’acquisto della prima casa: in particolare, quello che prevede la transazione con l’Iva (quindi l’acquisto direttamente dal costruttore) rivolto alle giovani coppie con meno di 36 anni. Non manca nemmeno il bonus per l’installazione di sistemi di filtraggio e miglioramento qualitativo dell’acqua. Buone notizie anche per gli amanti degli animali, per i quali sono aumentate le detrazioni relative alle spese veterinarie. Focus particolare è stato destinato al bonus mobili

Gli uffici preposti dell’amministrazione finanziaria hanno anche provveduto ad approvare le modalità per presentare i vari Modello 730

  • il Modello 730-1 che è destinato alle scelte per l’otto, del cinque e del due per mille dell’Irpef;
  • il Modello 730-2 per il sostituto d’imposta ed il 730-2 per il Caf e per il professionista abilitato, concernenti la ricevuta dell’avvenuta consegna della dichiarazione da parte del contribuente;
  • il Modello 730-3 concernente il prospetto di liquidazione relativo all’assistenza fiscale prestata;
  • i Modelli 730-4 e 730-4 integrativo che sono relativi alla comunicazione del risultato contabile al sostituto d’imposta.

Modello 730: come consegnarlo!

Abbiamo, quindi visto, che all’interno del Modello 730 grande spazio trovano i bonus. Proviamo, adesso, a vedere come deve essere consegnato all’Agenzia delle Entrate. Nel caso in cui venga consegnato ad un soggetto incaricato della trasmissione telematica, quanti agiranno in veste di sostituto d’imposta dovranno utilizzare la bolla di consegna, dove dovranno essere inseriti tutti i codici fiscali dei soggetti ai quali è stata prestata assistenza fiscale.

Nel momento in cui si provvederà a consegnare il Modello 730-1, nel quale dovrà essere indicata la destinazione dell’otto, del cinque e del due per mille dell’Irpef, il soggetto incaricato della trasmissione telematica avrà l’obbligo e l’onore di utilizzare la bolla di consegna nella quale dovrà – anche in questo caso – indicare i codici fiscali di quanti abbiano effettuato la scelta della destinazione dell’otto, del cinque e del due per mille dell’Irpef.

Sarà possibile provvedere a stampare il Modello 730 e tutta l’altra documentazione, purché si provveda a rispettare le caratteristiche tecniche e grafiche che sono previste dal provvedimento. Sarà necessario prestare particolare attenzione al frontespizio dei modelli, dove dovranno essere indicati i dati identificativi del soggetto che cura la predisposizione delle immagini utilizzate per la riproduzione dei modelli stessi e gli estremi del presente provvedimento.

Modello 770, le novità in arrivo!

Nel Modello 770 arriva un nuovo campo: ID Arrangement. È, sostanzialmente, il meccanismo transfrontaliero che viene rilasciato da un’amministrazione centrale di un qualsiasi Stato che faccia parte dell’Unione europea. Il Modello 770 dovrà essere trasmesso entro e non oltre il 31 ottobre, introduce anche la possibilità di sospendere i versamenti, che rientra nelle misure atte a contrastare l’emergenza Covid 19. Il Modello 770 sarà messo a disposizione gratuitamente nel suo formato elettronico e potrà essere utilizzato e stampato. Per la sua presentazione telematica si è in attesa delle specifiche tecniche, che dovranno essere stabilite con un futuro provvedimento.

L’ultimo capitolo riguarda la certificazione unica. In questo caso è stata approvata la Cu 2022 relativa a:

  • redditi di lavoro dipendente equiparati ed assimilati;
  • redditi di lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi;
  • contributi previdenziali e assistenziali;
  • corrispettivi derivanti dai contratti di locazioni brevi.

La certificazione unica dovrà essere trasmessa entro il 16 marzo 2022 e prevede l’aumento della detassazione sui redditi degli appartenenti alle forze armate e di polizia e nuovi benefici in tema di TFR in caso di cooperative costituite da lavoratori provenienti da aziende in difficoltà.