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Social network, obbligo di rimborso per gli account sospesi!

Poniamo il caso di un utente di un social network, precisamente Facebook (oggi Meta, ma all’epoca dei fatti il rebranding ancora non era stato effettuato), il quale posti ripetutamente sul proprio profilo foto di Mussolini, condite da commenti, anche boriosi, per mettere in mostra la propria appartenenza ad un determinato schieramento politico.

Il social network decide perciò, in diverse occasioni in cui ritiene siano stati violati i propri community standard, di bloccare temporaneamente l’account dell’utente in questione. Il quale, però, non esita a ricorrere al Tribunale, e riesce a vincere il ricorso, ottenendo la condanna di Facebook a pagare 15mila euro di danni morali.

A questo punto è lo stesso colosso social ad impugnare la sentenza di primo grado, che tuttavia viene confermata lo scorso novembre dalla Corte d’appello dell’Aquila (con riduzione della somma dovuta a soli 3mila Euro), la cui pronuncia permette di tirare le somme e di comprendere meglio le dinamiche che stanno dietro al rapporto tra utenti e social network.

Cominciamo dunque cercando di capire come funziona e quando si rischia di trovarsi bannati, anche solo temporaneamente, non solo da Facebook ma da un social network in generale (a tal proposito può essere utile il video sottostante, molto preciso e attuale pur risalendo al marzo 2021, tratto dal canale YouTube di Giusy Sutera).

Vedremo poi come funziona il rapporto contrattuale tra le parti (i social ed i loro utenti), cosa sono i community standard, alcuni esempi di risarcimenti ottenuti da chi è stato sospeso ingiustamente e quali conseguenze avranno queste sentenze sul futuro dei social network.

Social network, quando si rischia la sospensione dell’account?

Sono numerose le fattispecie previste per la sospensione, temporanea oppure definitiva, dell’account di un utente.

In primo luogo possiamo senza dubbio citare la violazione dei termini di servizio o degli “standard della community”. Parliamo dunque, ad esempio, di post che potrebbero essere minacciosi e intimidatori, o essere lesivi della dignità altrui.

Ma per essere bannati può bastare anche molto meno: su Facebook potrebbe essere sufficiente il solo mandare troppi messaggi promozionali ad utenti che non fanno parte della propria schiera di amicizie, ed in tal caso il giudizio sul blocco o meno di un account spetterebbe all’algoritmo antispam.

C’è poi la possibilità di venire segnalati dagli altri utenti del social network in questione.

Sempre su Facebook, basta che gli utenti segnalino ripetutamente uno o più annunci provenienti da uno specifico account, magari perché risultano di bassa qualità, troppo invadenti o addirittura offensivi, per far sì che, dopo un certo numero di queste segnalazioni, l’account in questione venga bloccato, o quantomeno gli venga impedito di pubblicare ulteriori annunci a pagamento.

Ci sono poi altre situazioni che possono causare una sospensione dell’account. Su Instagram si può venire bannati se si cerca di incrementare il numero dei propri follower o dei commenti con l’aiuto di servizi di bot

Bisogna inoltre fare attenzione a non violare i diritti d’autore sui contenuti postati, ed in effetti questa tipologia di infrazione è tra quelle che, sempre su Instagram, risultano tra le maggiori cause di blocco degli utenti.

Infine, anche se può sembrare un paradosso e non capita certamente a tutti, esiste il rischio di venire bannati per via di una pubblicazione troppo frequente. Si parla in questo caso di essere sospesi per avere “spammato nel feed”.

Quest’ultima circostanza non è certo molto democratica, nel senso che ci sono persone che postano tantissimi contenuti e magari non vengono sanzionate, mentre altre che propongono un numero di post inferiore nello stesso lasso di tempo si ritrovano momentaneamente chiuso il proprio account. Non ci sono in questo senso delle linee guida particolarmente esplicative.

Il rapporto contrattuale tra utente e social network

In generale bisogna sempre tenere nella giusta considerazione il fatto che il rapporto tra gli utenti e i social network è regolato da un contratto stipulato al momento dell’iscrizione.

Il fatto stesso che tale contratto esista mette chiaramente in luce come vi siano determinate regole da rispettare, nonché vantaggi e svantaggi, sia per una parte che per l’altra.

I social network mettono a disposizione una serie di servizi di cui gli iscritti possono usufruire. Ma, d’altro canto, non lo fanno certo gratis.

Gli utenti che si registrano sui social network, infatti, offrono a questi ultimi i propri dati personali, i quali poi verranno sfruttati dalle varie piattaforme a fini commerciali.

I social network sono dunque, a conti fatti, dei soggetti privati che propongono un servizio considerato non essenziale. Ciò permette loro di potersi attribuire effettivamente la possibilità di rimuovere post o finanche di sospendere e bannare gli utenti che vadano contro i famigerati “standard della community”.

Prima di farlo, però (e questa è la considerazione fondamentale emersa dalla giurisprudenza che si è espressa a riguardo), devono valutare in modo preciso e attento se davvero i contenuti degli utenti stessi risultino offensivi o lesivi di tali standard.

Nell’esempio da cui siamo partiti, la Corte d’appello dell’Aquila ha ridotto la somma del risarcimento per la persona che era stata sospesa da Facebook: perché?

Per il semplice motivo che alcuni contenuti postati da questo utente sono stati effettivamente considerati lesivi della reputazione di altre persone, e dunque non in linea con i community standard di Facebook.

Le foto legate alla manifestazione del proprio pensiero politico, invece, sono state bloccate in modo illegittimo, ed è per questo motivo che Facebook è stata condannata al risarcimento.

La morale di tutto ciò è che i social network, per fare rispettare le proprie linee guida e i propri standard, devono valutare attentamente caso per caso, e non possono o non dovrebbero avvalersi, come invece succede, di algoritmi generici che rischiano di causare un danno sociale sospendendo l’account anche a persone che non fanno altro che esercitare i propri diritti.

In cosa consistono gli “standard” della comunità dei social?

Possiamo prendere in considerazione i community standard proposti da Facebook sul proprio sito come esempio per capire meglio ciò che questo insieme di regole, o meglio di linee guida, rappresenta, e quello che vuole andare a preservare nei rapporti tra gli iscritti e la piattaforma social, nonché in quelli tra gli stessi utenti.

Leggiamo infatti:

L’obiettivo dei nostri Standard della community è sempre stato quello di creare un luogo in cui le persone possano esprimersi. […] Vogliamo che le persone possano esprimersi liberamente sui temi che hanno a cuore, anche se alcune persone potrebbero non essere d’accordo o trovarli discutibili.

Il nostro impegno verso la libertà di espressione è essenziale, ma siamo consapevoli che internet crea nuove e maggiori opportunità di usi impropri. Per questo motivo, limitiamo la libertà di espressione per tutelare uno o più dei seguenti valori.

Tra i valori presi come stella polare dagli Standard della community di Facebook troviamo l’autenticità dei contenuti, la sicurezza intesa come il diritto a poter esprimere la propria opinione senza subire intimidazioni e minacce, la privacy delle informazioni e la dignità ed il rispetto delle persone che di questa comunità fanno parte.

È evidente come questa serie di virtù costituisca un elenco piuttosto astratto, e questa è la ragione per cui a volte risulta difficile capire quale sia il confine tra il bloccare i contenuti di un utente perché effettivamente sono contrari a queste linee guida, e invece andare oltre e sfociare nella sospensione senza una giusta causa.

Social network e utenti bannati, le condanne contro Facebook

L’episodio descritto all’inizio, con la conferma della condanna di Facebook da parte del Tribunale d’appello dell’Aquila, non è il primo caso in Italia in cui il colosso di Menlo Park è stato costretto a rimborsare un utente per la sospensione del suo account.

Sempre nel 2021 era capitato a marzo, quando il Tribunale di Bologna aveva ordinato un risarcimento di 14mila euro per un utente il cui account era stato bloccato e che addirittura aveva anche subìto la cancellazione dei propri dati senza spiegazioni di sorta.

Ancora prima, nel 2018, era stato il Tribunale di Pordenone ad ordinare a Facebook di riattivare un altro profilo che era stato chiuso perché aveva pubblicato il video di una parte di una partita di tennis, peraltro cancellato immediatamente.

Un comportamento, quest’ultimo, giudicato non così grave da giustificare soluzioni tanto drastiche come la sospensione dell’account, motivo per cui l’utente in questione ebbe diritto a 150 Euro di rimborso per ogni giorno di ritardo nel riattivare il profilo.

In futuro più attenzione alle segnalazioni degli utenti

Gli effetti di queste sentenze, soprattutto delle ultime in ordine temporale, si faranno certamente sentire nel mondo social dei prossimi mesi.

Quali saranno le conseguenze per i social network e per gli Standard della community? Certamente occorrerà mostrare più attenzione sulle segnalazioni degli utenti, in particolar modo sarà necessario ampliare le verifiche sui singoli casi, in quanto, come già abbiamo detto, affidarsi ad un mero algoritmo potrebbe portare ad altre sospensioni ingiustificate e, di conseguenza, al pagamento di ulteriori rimborsi.

Anche perché la questione del superamento o meno dei limiti imposti ai contenuti pubblicati dagli utenti è molto complessa, ed è davvero sottile il confine tra ciò che può essere ritenuto offensivo piuttosto che una semplice espressione del proprio pensiero, magari in ambito politico.

Invece, per il ruolo che ormai i social network hanno assunto nel mondo dell’informazione contemporanea, è fondamentale che venga trovato il giusto equilibrio, in modo che il mondo virtuale che essi rappresentano non costituisca un universo dominato da toni minacciosi o discriminatori, ma neppure un luogo dove a farla da padrone è la censura preventiva.

Bollo auto 2022: proroghe ed esenzioni. Le ultime novità!

La fine dell’emergenza per Covid 19 è stata fissata al 31 marzo 2022. Di solito l’emergenza ci ha fatto conoscere il termine proroghe per pagare tasse, multe, cartelle esattoriali. La domanda è quindi quasi dovuta e voluta? Ma cosa accade al bollo auto? Quello in scadenza entro il 31 marzo 2022 si deve pagare oppure è stato prorogato? Un dubbio che attanaglia diversi automobilisti, considerando che invece le date di scadenza delle patenti o dei fogli rosa sono stati tutti prorogati di 90 giorni successivi alla fine dell’emergenza, quindi entro il 29 giugno 2022. 

Sarebbe quindi naturale che anche il bollo auto in scadenza entro il 31 marzo 2022, possa essere prorogato. Ma così non è. Al momento nè a livello nazionale nè a livello regionale, ricordando che il bollo auto è pagato alle casse della regione in cui è registrato il veicolo, sono previste delle proroghe sulle scadenze di pagamento.

Quindi tocca pagare.

Ma sulla scadenza della patente, invece, la buona notizia è che si potrà usarla anche se scaduta entro il 31 marzo, fino al 29 giugno 2022. Ma solo sul territorio italiano, e solo come documento per circolare con l’auto. Invece la patente scaduta non può essere usata come documento d’identità.

Ma attenzione, perchè la proroga dello stato di emergenza fissata al 31 marzo 2022 dal DL221/2021 ha solamente posticipato la validità delle patenti ed altre autorizzazioni alla guida.

Bollo auto 2022: le scadenze

Nel 2020 e 2021 le regioni in ordine sparso hanno posticipato i pagamenti del bollo auto, ma questa volta invece sia l’Agenzia delle Entrate che le Regioni non hanno previsto alcuna proroga o spostamento della scadenza dei pagamenti.

Per il bollo auto scaduto il 31 dicembre 2021, quindi si deve pagare entro la fine di gennaio 2022. Come la regola del pagamento del bollo richiede, si ha tempo fino all’ultimo giorno del mese successivo a quello di scadenza per mettersi in regola.

Non ci sono date predeterminate in cui pagare ma tutto dipende dal mese in cui l’auto è stata immatricolata. Il pagamento andrà fatto sempre entro la fine del mese successivo.

E cosi per i mesi successivi. La scadenza del bollo auto per l’annualità comporta l’obbligo del pagamento entro l’ultimo giorno del mese successivo alla scadenza.

Pertanto ogni proprietario di automobile deve provvedere al pagamento del bollo auto perchè, nonostante il protrarsi dello stato di emergenza, ad eccezione delle proroghe sulle date di scadenza delle patenti e delle autorizzazioni alla guida, il bollo non è stato sospeso.

Bollo auto: le esenzioni per il 2022

Nel nuovo anno si riconfermano le esenzioni dal pagamento del bollo auto già in essere nel 2021. Quindi non ci sono novità, neanche legate ad eventuali stati di emergenza economica delle famiglie. Il bollo auto deve essere pagato. 

Sono invece esenti dal pagamento del bollo auto diverse categorie di automobilisti.

Partiamo dalle novità più o meno recenti e che riguardano i proprietari di auto elettriche ed ibride. Per i proprietari di auto elettriche in tutte le regioni l’esenzione del pagamento del bollo è di cinque anni. Per le auto ibride invece le regioni vanno in ordine sparso. Da un’esenzione totale per un numero di tre anni massimo, ad un’esenzione parziale come in Emilia Romagna. In questa regione, per i proprietari di auto ibride il bollo è pagato in misura fissa di 191 euro per tre anni.

Ritornando alle auto elettriche invece, dopo il quinto anno, si ritorna a pagare il bollo auto ma con notevoli sconti.

Si riconferma l’esenzione dal pagamento del bollo auto per le persone che hanno un certificato Inps che ne attesti una grave disabilità ai sensi della legge 104/1992. L’esenzione dal pagamento del bollo auto scatta all’atto dell’immatricolazione del veicolo e se lo stesso è intestato alla persona cui è riconosciuta lo stato di grave disabilità. Tuttavia, anche il coniuge che ha fiscalmente a carico la persona titolare dei diritti della legge 104, potrà sfruttare l’esenzione dal pagamento del bollo auto.

Infine si ricordano le esenzioni del bollo auto per le auto appartenenti alla Presidenza della repubblica, alla presidenza della regione Lazio, e per i veicoli destinati al soccorso.

Superbollo auto: cosa succede nel 2022

La legge di bilancio 2022 non ha confermato la tanta attesa cancellazione del superbollo auto. Si era parlato nel 2021 di una possibilità in questo senso, dopo che il governo, guidato da Mario Draghi, aveva cercato di mettere mano alle micro-tasse, ovvero quelle tasse che sono marginali per le casse dello Stato e che in caso di mancato pagamento, determinano un costo del recupero maggiore del beneficio dell’incasso.

Invece il superbollo auto va pagato. A doverlo pagare sono i proprietari di auto con una potenza fiscale superiore a 185 kw. Il superbollo, diversamente dal bollo auto, va versato direttamente all’Agenzia delle Entrate con il modello F24

Il pagamento è sulla parte eccedente i 185 kw, applicando per ogni kw una tariffa pari a 20 euro per ogni kw. 

Chi è esentato dal pagamento del bollo auto standard non deve versare il superbollo auto.

Invece l‘importo del superbollo auto decresce con l’aumentare dell’età dell’auto. La riduzione del superbollo è al 15, 30 e 60 per cento se l’auto ha un’anzianità dalla data di immatricolazione di rispettivamente 15, 10 e 5 anni. Dopo 20 anni dalla prima immatricolazione, il pagamento del superbollo non è più dovuto. 

La scadenza del pagamento del superbollo auto segue quella del bollo auto. 

Patente auto: prorogate le scadenze

Ci sono invece novità importanti per i titolari di patente auto e foglio rosa. Per effetto dello spostamento dello stato di emergenza al 31 marzo 2022, tutte le patenti e fogli rosa in scadenza fino a quella data restano di fatto valide per 90 giorni dalla fine dello stato di emergenza. Quindi fino al 29 giugno 2022 i titolari di patenti di guida o foglio rosa potranno circolare sul territorio italiano senza preoccuparsi di rinnovare il titolo per guidare.

A confermarlo è la Circolare del 27 dicembre 2021 prot.39841 del Ministero dei Trasporti che sposta la data di validità delle patenti e fogli rosa in scadenza al 31 marzo 2022 fino al 29 giugno. Essendo una proroga di ulteriori precedenti provvedimenti, in pratica tutte le patenti e fogli rosa scaduti dal 31 gennaio 2020 o in scadenza entro il 31 marzo 2022, resteranno valide fino al 29 giugno 2022. 

Dopo quella data tuttavia, a meno di altre proroghe dello stato di emergenza, si deve essere in possesso di una patenti o foglio rosa rinnovati. 

Diversamente, per circolare all’estero, all’interno dell’Unione Europea, invece intervengono altre proroghe.

I documenti scaduti o in scadenza:

tra il 1/02/2020 e il 31/05/2020 dovevano essere rinnovati entro giugno 2021;

tra il 1/06/2020 e il 31/08/2020 erano valide per guidare all’estero fino al 1 luglio 2021;

tra il 1/09/2020 e il 30/06/2021 hanno validità fino alla fine di aprile 2022.

Bonus patente auto: 1000 euro

Altra importante novità sul fronte auto è l’attivazione del bonus patente di guida, da 1.000 euro.

Il bonus patente è destinato agli automobilisti che di età non superiore a 35 anni anche se sono beneficiari di misure assistenziali come la NASpI o il reddito di cittadinanza. 

Il bonus da 1.000 euro è concesso per poter conseguire sia la patente di guida che per poter superare l’esame da autotrasportatori. 

Si tratta di un bonus sotto forma di credito d’imposta del 50% sulle spese sostenute per poter conseguire al patente fino ad un massimo di 1.000 euro a beneficiario. Ma quali sono i requisiti?

  • avere un età non superiore a 35 anni di età;
  • entro tre mesi dal conseguimento della patente di guida e/o l’abilitazione per diventare autotrasportatori, si deve firmare un contratto di lavoro che abbia una durata minima di sei mesi.

A concorrere al tetto di spesa tutti costi sostenuti entro il 30 giugno 2022.

Per poter avere il credito d’imposta si dovranno s dovranno inserire le spese nella dichiarazione dei redditi e quindi è importante che le spese siano documentate ed il pagamento effettuato con mezzi tracciati. 

INPS: il calendario completo dei pagamenti di Gennaio 2022!

Finalmente è arrivato il nuovo anno. E ora, dopo i festeggiamenti, è tempo anche dei nuovi pagamenti INPS. Gran parte delle prestazioni sociali previste dallo Stato sono infatti erogate dall’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale.

All’INPS spetta infatti non soltanto l’erogazione delle pensioni, ma anche l’accredito di un elevato numero di indennità e sussidi alle famiglie, nonché ai soggetti in condizione di particolare difficoltà economica.

A gennaio 2022, dunque, sono in arrivo il Reddito e la Pensione di Cittadinanza, le indennità di disoccupazione per i soggetti che hanno visto terminare il proprio rapporto come lavoratori dipendenti (la NASpI) o parasubordinati (la Dis-Coll), il Bonus Irpef, l’Assegno Unico, la Carta Acquisti e la Cassa Integrazione.

Nell’articolo provvederemo dunque a elencare quali sono le prestazioni INPS che saranno soggette ad accredito per il mese di gennaio 2022, quali sono le loro caratteristiche, le date dell’erogazione e i relativi importi (per quei casi in cui è effettivamente possibile stabilirlo).

Pagamenti INPS gennaio 2022: il Reddito di Cittadinanza

Come ormai molti sanno, il Reddito di Cittadinanza si presenta come una indennità rivolta ai soggetti più fragili. Istituito dal gennaio 2019, questo sussidio consente infatti a molti nuclei familiari che si trovano in una condizione di particolare disagio economico a causa di un prolungato stato di disoccupazione, o il cui reddito non consente comunque di soddisfare le più fondamentali esigenze di sussistenza, di ottenere una somma mensile tale da consentirne il sostentamento.

Inoltre, coloro i quali percepiscono effettivamente il Reddito di Cittadinanza, il quale viene accreditato sulla relativa tessera, dovranno sottoscrivere il cosiddetto Patto per il Lavoro, grazie al quale poter avviare il proprio percorso di reinserimento nel mondo del lavoro. Questo piano è in realtà quello che ha funzionato con minore efficacia, e a tal proposito il Governo ha previsto una serie di misure correttive che potrebbero potenziare l’attività e le prerogative dei centri per l’impiego, in modo da consentire a un sempre maggior numero di percettori del RdC di liberarsi dallo stato di disoccupazione.

Il Reddito di Cittadinanza verrà accreditato dall’INPS, sulla relativa tessera, il 27 gennaio 2022.

Diversamente, per i nuovi percettori, che hanno appena vista approvata la propria domanda per ottenere tale indennità, il giorno dell’accredito sarà il 15 gennaio 2022.

Pagamenti INPS gennaio 2022: la Pensione di Cittadinanza

Accanto al Reddito di Cittadinanza, il quale è rivolto a tutti coloro la cui età consente il reinserimento nel mondo del lavoro, vi è però anche una specifica indennità che si rivolge a quanti abbiano già maturato i requisiti per il pensionamento. E che dunque non hanno la possibilità di poter essere avviati a un percorso di reinserimento.

Tale indennità viene pertanto chiamata Pensione di Cittadinanza. La differenza è che in questo non occorrerà sottoscrivere alcun Patto per il Lavoro, non essendo prevista alcuna attività da parte dei centri per l’impiego.

Le date degli accrediti da parte dell’INPS rimangono comunque le medesime. E dunque: 27 gennaio 2022 per coloro che già percepiscono la Pensione di Cittadinanza, 15 gennaio 2022 per i nuovi percettori.

Pagamenti INPS gennaio 2022: la NASpI

La NASpI è anch’essa una indennità rivolta a coloro che si trovano in uno stato di disoccupazione, ma viene corrisposta soltanto a coloro che abbiano di recente e involontariamente visto cessare il proprio contratto lavorativo come dipendenti.

A differenza del RdC, la NASpI può essere richiesta infatti soltanto da coloro che possano dimostrare di avere esercitato la propria attività lavorativa (con contratto di lavoro subordinato) per almeno 13 settimane nei 4 anni che hanno preceduto l’ingresso nello stato di disoccupazione. Inoltre, la durata della NASpI sarà calcolata suddividendo per due il numero di settimane lavorate, e il suo importo sarà inizialmente pari al 75% del reddito medio percepito, e decrescerà via via del 3% ogni mese.

La NASpI viene accreditata dall’INPS, normalmente, durante le prime due settimane del mese. Considerata la presenza delle feste natalizie, è comunque possibile che la somma sia resa disponibile con qualche giorno di ritardo rispetto al normale. Basti pensare che l’anno passato i pagamenti della NASpI cominciarono a essere erogati a partire dal 18 gennaio.

In ogni caso, accedendo all’area riservata del portale INPS è possibile consultare il proprio fascicolo previdenziale e verificare la data e l’importo esatto dell’accredito.

Pagamenti INPS gennaio 2022: l’Assegno Unico

Nonostante il progetto del Governo fosse quello di avviare l’erogazione dell’Assegno Unico già a partire dal gennaio 2022, alcuni ritardi hanno fatto prolungare ancora per qualche mese la misura provvisoria che dovrebbe traghettare le famiglie verso la nuova indennità. Almeno fino a febbraio, infatti, le famiglie con figli minori a carico riceveranno ancora l’Assegno Unico Temporaneo.

Ciò, in termini pratici, significa che le famiglie vedranno accreditato l’Assegno Unico, ancora per i mesi di gennaio e febbraio 2022 assieme alla propria busta paga, oppure contestualmente all’accredito del Reddito di Cittadinanza. Riceveranno invece la somma direttamente sul conto corrente soltanto i lavoratori autonomi e coloro che trovandosi in stato di disoccupazione non percepiscono reddito.

A partire da marzo, però, e solo successivamente alla circolare INPS che definirà le modalità di erogazione, sarà possibile ottenere l’Assegno Unico nella sua configurazione definitiva. Il che, in altri termini, significa che esso sarà accreditato, per tutti, direttamente sul conto corrente delle famiglie che potranno beneficiarne.

Naturalmente, è bene ricordare che occorrerà presentare un modello ISEE in corso di validità e dunque, di fatto, inoltrare una nuova domanda.

Pagamenti INPS gennaio 2022: la Carta Acquisti

Un’altra misura rivolta a cittadini in particolare condizione di disagio economico è la cosiddetta Carta Acquisti. Tale sussidio, erogato e coloro che abbiano già compiuti i 65 anni di età oppure per tutti i minori di età inferiore ai 3 anni, e si trovino in condizione tale da non poter provvedere al proprio sostentamento, viene erogato a cadenza bimestrale.

Di norma, la Carta Acquisti viene ricaricata i primi giorni del mese. Motivo per il quale è bene verificare se sia stata accreditata la somma entro il 10 di gennaio.

Pagamenti INPS gennaio 2022: il Bonus Irpef

Una ulteriore prestazione la cui gestione è affidata all’INPS è il cosiddetto Bonus Irpef (o Trattamento Integrativo). Questa indennità fu introdotta dal Governo Renzi e aveva inizialmente un valore di 80 euro.

Essa era rivolta a tutti i percettori di reddito mensile, il cui importo non fosse superiore a una determinata soglia (pari a circa 28 mila euro l’anno). Di recente, la misura è stata rivista, correggendo il valore del Bonus da 80 a 100 euro al mese.

Come detto, per poter ottenere il Bonus Irpef è necessario essere titolare di un contratto di lavoro subordinato, di un sussidio di disoccupazione, della cassa integrazione oppure ancora di un assegno di maternità.

La data dell’accredito, pertanto, è direttamente legata a quella della prestazione che dà diritto, sia esso il proprio stipendio, l’indennità di disoccupazione, la cassa integrazione e via dicendo.

Pagamenti INPS gennaio 2022: la Cassa Integrazione

Anche la gestione della Cassa Integrazione in deroga, così come il Fondo per l’Artigianato e più in generale qualsiasi altra prestazione di sostegno al reddito per i lavoratori, è affidata all’INPS.

Per conoscere la data precisa degli accrediti, in questo caso, è però necessario accedere all’area riservata sul portale INPS, e consultare il proprio fascicolo previdenziale. Per farlo è sufficiente disporre di uno SPID, di una Carta d’Identità Elettronica (CIE) o di una Carta Nazionale dei Servizi (CNS), oppure delle credenziali INPS.

Pagamenti INPS gennaio 2022: la pensione anticipata di febbraio 2022

Così come accade dall’inizio della pandemia da Covid-19, è verosimile pensare che anche per il mese di febbraio 2022 sarà possibile ritirare in anticipo il proprio trattamento pensionistico per quei soggetti che lo ritirano in contanti presso gli sportelli di Poste Italiane.

La misura si è infatti resa necessaria a causa del dilagare della pandemia, e dall’esigenza di limitare il rischio di contagio per i soggetti più fragili, evitanti che si formino lunghe code o peggio pericolosi assembramenti dinanzi agli sportelli delle poste. A tal proposito, la Protezione Civile ogni mese dirama una ordinanza (l’ultima è l’Ocdpc n. 816 del 17 dicembre 2021) che definisce il lasso di tempo nel quale è possibile ritirare il proprio trattamento pensionistico in contanti presso gli uffici postali.

Nella settimana che verrà stabilita (normalmente l’ultima del mese precedente, e dunque in questo caso probabilmente quella che va da lunedì 24 a venerdì 28 gennaio) il ritiro della somma prevista sarà scaglionato sulla base dell’iniziale del proprio cognome. Così da evitare l’affollarsi dei pensionati, soggetti particolarmente fragili rispetto al rischio pandemico, dinanzi agli sportelli delle Poste.

Diversamente, coloro che ricevono la pensione direttamente sul proprio conto corrente non saranno coinvolti da tale misura, e vedranno accreditato l’importo spettante martedì 1° febbraio 2022.

Si ricorda che, grazie a una convenzione stipulata tra Poste Italiane e l’Arma dei Carabinieri, rimane comunque in vigore la possibilità di ricevere il proprio trattamento pensionistico direttamente presso la propria abitazione. Per poter beneficiare di questa opzione occorre però avere già compiuti i 75 anni di età e inoltrare una specifica richiesta alla più vicina caserma dei carabinieri.

Oppure, è possibile contattare il numero verde (800 55 66 70) e richiedere questo particolare beneficio.

Inps: andare in pensione con Quota 102, come fare?

La Manovra finanziaria è stata approvata ed è diventata Legge di Bilancio 2022, essendo approvata dalla Camera dei Deputati con 335 sì e 45 No.

La Legge di bilancio 2022 ha riportato importanti novità come la proroga della maggior parte dei bonus edilizi, l’introduzione di un nuovo bonus destinato ad eliminare le barriere architettoniche e l’inserimento di un nuovo capitolo riguardante un argomento molto importante e delicato per gli italiani: le pensioni e gli scivoli pensionistici, uno di questo è la nuova Quota 102.

Prima di continuare ad esaminare la nuova Quota 102, ricordiamo che Quota 100 è scaduta a fine 2021. Questo ha lasciato tantissime domande aperte: si sarebbe tornati alla Fornero, che ne sarà delle pensioni di coloro che speravano in uno scivolo pensionistico anticipato?  Ci saranno altre possibilità visto che il Governo non ha ancora legiferato una seria e strutturale riforma pensionistica?

Tra un po’ vedremo quali provvedimenti il governo ha adottato per quanto concerne le pensioni e gli scivoli pensionistici, prima però vediamo un aspetto che farà piacere ai lavoratori dipendenti, ovvero sapere che c’è una novità che li riguarda e della quale potranno beneficiare soprattutto coloro che percepiscono un reddito medio-basso.

Pensioni 2022: novità per alcuni contributi previdenziali, sottoposti a sgravi fiscali

La nuova legge di bilancio 2022 ha deciso uno sgravio fiscale aggiuntivo dello 0,8% sui contributi previdenziali versati nel 2022 a carico dei lavoratori subordinati che hanno un reddito imponibile non superiore ai 35 mila euro.

Questo permetterà a molti cittadini italiani che non percepiscono un reddito molto alto, di ritrovarsi un risparmio e quindi un tesoretto da parte che può arrivare a sfiorare anche i 400 euro annui. Una cifra non da poco, che probabilmente andrà spesa per il caro bollette di cui più volte abbiamo parlato nei nostri articoli.

Sulle pensioni vere e proprie, benché effettivamente il Governo non abbia portato a casa una riforma pensionistica come molti auspicavano, seria, completa e strutturale (soprattutto), la legge di bilancio 2022 contiene comunque delle novità importanti, soprattutto su alcuni ambiti che abbiamo già imparato a conoscere in passato ed è un’anticipazione della riforma pensionistica che dovrebbe vedere la luce a partire dal 2023. Vediamole.

Inps: novità sulle pensioni nella legge di bilancio 2022

Purtroppo anche per questo anno l’età anagrafica “secondo la legge” per andare in pensione è di 67 anni. Questo perché vale l’età stabilita dalla legge Fornero, non essendoci stata alcuna riforma pensionistica seria e strutturale.  

Ecco perché molti guardano con speranza agli scivoli di pre-pensionamento che potranno essere utilizzati in tre modi, a partire da questo mese. Vediamo nello specifico come funziona.

Inps e pensione anticipata? Come funzionerà Quota 102 in questo nuovo anno?

Il 31 dicembre 2021, come abbiamo ribadito più volte, è scaduta Quota 100. Quota 100, fortemente voluta dalla Lega, permetteva ai lavoratori di andare in pensione una volta compiuti 62 anni di età e con il versamento di 38 anni di contributi previdenziali. Questa misura di pensione anticipata, molto molto costosa per il Governo, è stata però apprezzata tantissimo da chi ha deciso di andare in pensione prima del tempo stabilito dalla Fornero.

Da questo gennaio appena partito, 2022, il Governo ha legiferato la cosiddetta Quota 102. L’età anagrafica minima per andare in pensione viene aumentata dai 62 anni di Quota 100 ai 64 anni di Quota 102. I contributi restano intatti a 38 anni

Questo scivolo pensionistico anticipato darà la possibilità a chi ha compiuto 64 anni di età e ha versato 38 anni di contributi di andare in pensione. Quota 102 sarà valida solo per il 2022, ma se qualcuno matura il diritto in questo anno e non va in pensione, potrà farlo valere anche negli anni successivi, come è accaduto anche con Quota 100

Inps: quanto costerà al Governo Quota 102?

Secondo una relazione del MEF,  Quota 102 costerà al Governo 1,6 miliardi di euro e permetterà a circa 60 mila lavoratori di accedere al pensionamento anticipato nei prossimi quattro anni.

Quota 102 avrà comunque un costo inferiore rispetto a Quota 100 che è stata invece molto costosa: nel solo anno 2019 ci sono voluti ben 2,18 miliardi di euro, e nel 2020 addirittura ci sono voluti 3,53 miliardi.  

Inps: un’altra possibilità per andare in pensione anticipata nel 2022 resta Opzione Donna

Anche in questo 2022 ci sarà uno scivolo pensionistico dedicato alle donne: Opzione Donna. Questa opzione permetterà  alle donne lavoratrici subordinate di 58 anni di età, se lavoratrici autonome di 59 anni di età, di andare in pensione se hanno versato 35 anni di contributi.

L’assegno pensionistico che queste donne riceveranno se dovessero scegliere Opzione Donna, però, sarà calcolato in modo esclusivamente contributivo e dunque sensibilmente inferiore rispetto all’assegno che si riceverebbe con la pensione normale, stabilita dalla Legge Fornero che calcola l’assegno con metodo misto, retributivo e contributivo.  

Con Opzione Donna l’assegno pensionistico sarà calcolato solo sui contributi effettivamente versati, non tenendo affatto conto del reddito ricevuto durante gli ultimi anni di lavoro. 

Nel 2019 e nel 2020 solo 33 mila donne hanno deciso di usufruire di questo scivolo. Perché? Perché scegliere Opzione Donna sarebbe significato perdere il 20% e il 25% dell’assegno mensile che si maturerebbe, invece, con la classica pensione di anzianità. Ed è una percentuale un po’ troppo alta che ha scoraggiato tantissime donne dallo scegliere quest’opzione.

Inps: come si può fare domanda di Quota 102?

La Quota 102 è partita in questo 2022, dal giorno 7 gennaio. La domanda si può fare telematicamente attraverso il portale ufficiale INPS, se si hanno 64 anni di età anagrafica e si sono versati già 38 anni di contributi previdenziali.

La domanda può essere presentata solo online, attraverso le seguenti modalità:

Con il proprio Spid o Carta d’identità Elettronica si deve entrare nel portale ufficiale inps, dopo di che ci si deve recare nella sezione “Domanda Pensione, Ricostituzione, Ratei, ECOCERT, APE Sociale e Beneficio precoci”, dopo di che bisogna cliccare su “nuova prestazione pensionistica” e poi “Anzianità/Anticipata/Vecchiaia” > “Pensione di anzianità/anticipata” > “Requisito quota 102”.

Infine, bisogna selezionare il Fondo e la Gestione di liquidazione.

Chi può richiedere Quota 102?

Quota 102 può essere richiesta dai lavoratori iscritti alle Gestioni private, alla Gestione pubblica e alla Gestione spettacolo e sport. Si possono accumulare anche i periodi assicurativi. 

La domanda può essere presentata, sempre online, anche tramite Patronati e Caf. Il Messaggio 97/2022 dell’INPS comunica le modalità di presentazione della domanda di pensione con la Quota 102, recependo tutte le istruzioni della legge di Bilancio 2022.

Tutti coloro che sono iscritti all’Inps, alle Gestioni private, alla Gestione pubblica e alla Gestione spettacolo e sport, possono fare domanda di Quota 102.

Yield oggi: inflazione Usa al 7%. Il punto sui relativi Etf

Come definirla? Inflazione? Iper inflazione? Quella Usa ha raggiunto livelli record su base annua, attestandosi al 7%, quota mai toccata dal 1982. Molti analisti ritengono che sia stato ormai raggiunto il picco ma da tempo lo si dice e di massimo in massimo si è arrivati a cime tempestose che rappresentano un rischio non solo per il mondo finanziario ma soprattutto per la tenuta dei bilanci familiari d’oltre Oceano. L’asset più adeguato in un simile contesto è naturalmente quello dei bond “inflation linked” riferiti all’emittente Usa, i classici Tips, che in Italia si possono contrattare solo tramite Etf. Facciamo allora il punto su questa tipologia di replicanti, molto popolari nei portafogli dei piccoli e medi investitori.

Il Lyxor Core Us Tips (Isin LU1452600270), che copre tutta la curva delle diverse scadenze, su un anno ha messo a segno il +10,9% ma da inizio 2022 è arretrato del 2,6%, complice il fardello – non sempre facile da valutare – della relativa duration, attestata a 8,4, che per obbligazioni di questo tipo risulta abbastanza elevata. Il rendimento distribuito si colloca sullo 0,56% ma riferendosi a una cedola pagata a luglio non ha ancora usufruito degli effetti positivi dall’incremento inflattivo.

Le versioni di Etf riferite invece alla parte corta della curva, quale l’Ubs Tips 1-10 years (Isin LU1459801434), si sono dimostrate meno reattive sia nella fase rialzista sia in quella ribassista più recente: lo confermano le performance dell’Ubs a un anno (+8,3%) e da inizio 2022 (-1,8%) ma in questo caso il rendimento distributivo è risultato più elevato, salendo al 2,8%, sebbene non abbia anch’esso goduto ancora della spinta inflattiva degli ultimi mesi. La prossima cedola è prevista per febbraio.

Numeri più significativi per il Lyxor Us 10 years inflation expectations (Isin LU1390062831), la cui particolare struttura cosiddetta di replica dell’inflazione di equilibrio, dovuta alla combinazione “long” di Tips a 10 anni e “short” di Treasuries a tasso fisso su scadenze equivalenti, con cui si intende ammortizzare appunto l’effetto duration, protegge meglio in situazioni particolari quale quella in corso. A un anno ha messo a segno un +15,5%, mentre da inizio 2022 ha sofferto meno (-1,3%). Non prevedendo cedole lo specifico Etf è stato favorito da questo punto di vista in termini di capitalizzazione.

L’analisi potrebbe proseguire, data la vastità di prodotti quotati su Borsa Italiana, ma la valutazione complessiva può portare ad alcune conclusioni basate su quanto avvenuto nell’ultimo anno alla categoria dei replicanti:

  • i migliori in assoluto sono stati quelli sul cosiddetto breakeven di inflazione, cioè con posizioni lunghe sui Tips e corte su equivalenti tassi fissi, che hanno decisamente distanziato i cloni classici, cioè solo “inflation”;
  • nella graduatoria seguono i “linked” a replica dell’intera curva delle scadenze. Fra i precedenti e questi ultimi il distacco di prestazioni a un anno si colloca tuttavia su circa il 3%, valore tutt’altro che marginale;
  • perdenti infine gli hedgiati sul cambio €/$, effetto inevitabile del rafforzamento del dollaro.

Inesorabile una considerazione conclusiva: chi avesse puntato – pur fra non poche difficoltà – a mettere in portafoglio singoli Tips e non i relativi Etf cavalcherebbe oggi certamente meglio la folle corsa dell’inflazione d’oltre Oceano.   

Danieli brilla con nuovo contratto. Analisti tutti bullish

Ancora una seduta in progresso per Danieli & C. che, dopo aver guadagnato lo 0,39% martedì, ha messo a segno un bel rally ieri.

Danieli in forte rialzo ieri

Il titolo ha terminato le contrattazioni a 26,6 euro, con un rialzo del 3,1% e quasi 80mila azioni scambiate, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 50mila.

Danieli: nuovo contratto con la russa Balakovo

Danieli è scattato in avanti dopo che il gruppo ha annunciato di aver sottoscritto con la società siderurgica russa Balakovo un contratto per un nuovo impianto siderurgico minimill di ultima generazione per acciaio green.

In particolare, il nuovo impianto destinato alla produzione di prodotti lunghi di medie e grandi dimensione (rotaie, travi e trafilati) è costituito da un’innovativa acciaieria con colata continua con una capacità produttiva di 1,46 milioni di tonnellate all’anno.

Nel nuovo impianto c’è anche un laminatoio a bassissime emissioni, progettato per funzionare con un mix di gas naturale ed idrogeno, per rotaie e profilati di medie e grande dimensione con una capacità produttiva di 1 milione di tonnellate l’anno.

Il valore della commessa è di 250 milioni di euro pari a circa il 10% della raccolta ordini 2022. L’impianto è atteso essere avviato entro la fine del 2023.

Dopo l’ordine da 200 milioni di dollari siglato a dicembre per una delle prime conversioni in Nord America di impianti ad altoforno a impianti a forno arco elettrico, Danieli ottiene un’altra commessa rilevante, confermando l’ottimo posizionamento della società nelle tecnologie green per la produzione dell’acciaio.

Danieli sotto la lente di Equita SIM

Gli analisti di Equita SIM si aspettano che il newsflow positivo per la divisione plant-making continui nel corso del 2022, supportato dal mega trend della transizione green nel settore siderurgico, con Danieli ottimamente posizionata per essere tra i principali beneficiari.

La SIM milanese conferma una view positiva sul titolo e continua a ritenere che le attuali valutazioni non scontino correttamente il positivo momentum della divisione steel-making e le crescenti opportunità della divisione plant-making.

Gli analisti hanno reiterato la raccomandazione “buy” su Danieli, con un prezzo obiettivo a 36 euro.

Danieli: anche Kepler Cheuvreux dice buy

A puntare sul titolo è anche Kepler Cheuvreux, con un rating “buy” e un target price a 35 euro. Il broker evidenzia che il momentum degli ordini continua a essere forte, confermando al contempo che la valutazione del titolo resta bassa.

Danieli al vaglio di Mediobanca e di Banca Akros

Buone notizie anche da Mediobanca Securities che su Danieli ha una raccomandazione “outperform”, con un fair value a 31,5 euro.

Per gli analisti il nuovo ordine è una notizia positiva per la divisione impianti e a loro dire la Russia resta un mercato chiave per il gruppo.    

Bullish anche la view di Banca Akros che copre il titolo con un rating “accumulate” e un prezzo obiettivo a 33 euro. Secondo gli analisti l’ultimo contratto conferma il forte posizionamento di Danieli per gli impianti green a basse emissioni per modernizzare l’industria dell’acciaio.

Pagamento NASpI gennaio 2022: ecco data e ultime novità!

La NASpI, così come tante altre misure, ha vissuto un periodo piuttosto travagliato nell’intero 2021, andando incontro a novità e modifiche rispetto a quanto previsto in precedenza. Alcune di queste novità sono state poi incluse in Legge di Bilancio 2022, divenendo effettive a partire dallo scorso 1° gennaio. Ecco quindi le date di pagamento e le novità.

La NASpI, o indennità di disoccupazione, non è altro che una misura che fornisce un aiuto economico ai soggetti che sono rimasti disoccupati e che rispettano alcuni requisiti. Una misura ormai nota e che negli ultimi anni è stata preziosa per permettere a tanti soggetti di superare la fine di un rapporto lavorativo.

Infatti, la NASpI dura fino a 24 mensilità e permette al disoccupato di ritrovare un’occupazione lavorativa con relativa calma, avendo comunque un’entrata (seppur decrescente nel tempo). Inutile dire che la misura è stata particolarmente utile nel 2020 e 2021, a seguito della crisi dovuta alla pandemia.

Una crisi che ha messo in difficoltà tantissimi settori e che, nel complesso, ha creato una grande quantità di nuovi disoccupati, più di quanti se ne siano visti in qualsiasi altro periodo recente. Tra contratti non rinnovati, licenziamenti per ridimensionamento attività o chiusura dell’impresa, i soggetti interessati sono stati davvero tanti.

Per questo motivo, la NASpI è attualmente una misura intoccabile che il Governo sa essere fondamentale per superare un periodo così complesso. Ecco allora quali modifiche sono state pensate negli ultimi mesi.

Se fossi interessato o interessata ad approfondire questo genere di tematiche, ti suggeriamo il canale YouTube “Redazione The Wam” che pubblica ogni giorno un nuovo video in cui approfondisce tutto ciò che riguarda bonus, sussidi e lavoro. In questo video in particolare si parla di pagamenti del prossimo futuro, tra cui anche la NASpI:

Pagamento NASpI gennaio 2022: ecco le date!

Partiamo ora con l’argomento più semplice ed immediato da esporre ai lettori: le date di pagamento.

Bisogna fare una doverosa premessa e ricordare che non tutti i beneficiari di NASpI ricevono il pagamento nello stesso giorno e che effettivamente ciò dipende da elementi che non sono così semplici da riscontrare.

Infatti, a far cambiare il giorno del pagamento sono le seguenti variabili: importo dovuto, periodo di presentazione della domanda, sede provinciale INPS di competenza, mensilità e molte altre. Insomma, fare una previsione esatta sul giorno è praticamente impossibile per chiunque.

I pagamenti vengono in genere gestiti nella prima settimana, massimo dieci giorni, del mese. Ciò però non accade a gennaio, quando la situazione è parecchio più confusa tra festività natalizie e nuove misure approvate in Legge di Bilancio.

Per questo motivo, i pagamenti slittano in avanti di qualche giorno. In questo caso, i pagamenti sono partiti dal 10 del mese e dovrebbero terminare entro venerdì 14, o comunque entro pochi giorni. Una settimana infatti in genere basta per erogare tutti i pagamenti.

Pagamento NASpI gennaio 2022: come controllare lo stato del pagamento

Se da un lato è vero che sapere la data esatta di pagamento con largo anticipo è praticamente impossibile (ma lo è anche per tante altre misure…), è altrettanto vero che c’è uno strumento che comunque i beneficiari possono sfruttare a proprio favore per avere quanto meno un’idea.

Si tratta del fascicolo previdenziale, ovvero quell’apposita sezione della propria area personale in cui è possibile vedere i pagamenti di cui sia già stata fornita la disposizione, vale a dire l’ordine di pagamento. Per entrare è necessario lo Spid, oppure la CNS o CIE. 

Una volta entrati, è sufficiente trovare il fascicolo previdenziale e vedere se ci sono misure in fase di erogazione: in tal caso, si troveranno data, importo e altre info circa la misura.

In generale le disposizioni compaiono 4/5 giorni prima del vero e proprio pagamento, dunque dovrebbero ormai essere comparse a tutti i beneficiari NASpI (ed alcuni hanno sicuramente già ricevuto il pagamento).

NASpI 2022: decalage is back

Purtroppo la prima notizia relativa alle novità NASpI 2022 non è esattamente positiva, anzi, ma era nell’aria ed era anche piuttosto inevitabile, ad essere sinceri.

Si tratta del ritorno del decalage, vale a dire il meccanismo per cui la NASpI diminuisce del 3% al mese dalla quarta mensilità in poi, cioè sostanzialmente un taglio che fa calare l’importo mese dopo mese, in modo da non costituire un eccessivo incentivo alla disoccupazione.

Un meccanismo pienamente in linea con gli obiettivi della misura, che vuole sostenere solo temporaneamente il disoccupato che, poi, dovrebbe ritornare attivo nel mondo del lavoro con una nuova occupazione, come auspicabile per chiunque a prescindere dalle misure di aiuto.

Nel 2021 questo meccanismo è stato sostanzialmente bloccato per diversi mesi, come stabilito dal Decreto Sostegni Bis, in quanto durante le fasi acute della pandemia (e non solo) ritrovare lavoro era una vera e propria utopia. 

Ora, nel 2022, il meccanismo torna ad essere attivo e proprio a gennaio si “recuperano” gli arretrati. Ciò significa che se il decalage doveva partire, per esempio, a novembre, si calcolerà a gennaio il taglio complessivo di novembre, dicembre e gennaio. Quindi, un taglio del 9% (il 3% al mese per tre mesi).

Ovviamente quanto ricevuto in più nel 2021 rimane nelle tasche degli italiani, ma il meccanismo fa calare in maniera più drastica gli importi, come visto negli esempi. Resta comunque viva la speranza che un nuovo Decreto di aiuti (in arrivo secondo le indiscrezioni a fine gennaio) possa ri-bloccare il decalage.

NASpI 2022: cosa cambia in termini di requisiti

Un altro elemento pronto a cambiare nel 2022 sono i requisiti, anche se si tratta di una novità che per molti appare marginale. 

Ricordiamo, per completezza, che l’indennità di disoccupazione è destinata alle seguenti categorie di lavoratori: 

  • Lavoratori dipendenti;
  • Soci lavoratori di cooperative di produzione e lavoro;
  • Personale artistico con rapporto di lavoro subordinato.

Per questi soggetti non è più richiesto il requisito dei trenta giorni lavorativi nell’anno precedente, a partire proprio dal 1° gennaio 2022. Non sono più richiesti, quindi, i trenta giorni lavorativi minimi nel 2021, sempre a causa della pandemia che ha impedito a molti di trovare posizioni lavorative anche occasionali.

Per il resto rimane il requisito delle tredici settimane lavorative (e quindi di contributi versati) nelle precedenti quattro annualità. Rimane invariato il calcolo dell’importo e il criterio di calcolo delle settimane spettanti, pari alla metà delle settimane lavorate nel corso dei quattro anni precedenti.

NASpI 2022: ultime novità

Se tra gli aggiornamenti rimane viva una speranza di un nuovo blocco al decalage con il Decreto Sostegni Ter previsto per fine gennaio, c’è anche qualche altra piccola novità per i beneficiari attuali.

Un’altra di quelle attive dal 1° gennaio 2022 riguarda i lavoratori over-55 per cui il decalage non si applica con gli stessi criteri, ma parte dall’ottava mensilità di indennità di disoccupazione. Un ulteriore incentivo per soggetti particolarmente colpiti dalla crisi e più in difficoltà nel trovare una nuova posizione lavorativa stabile.

Cambiano anche alcuni elementi per quanto riguarda i lavoratori agricoli, ma per tali novità più specifiche suggeriamo di visitare direttamente la pagina INPS dedicata a questa misura.

Nel complesso la NASpI mantiene invariati i suoi obiettivi, ma la speranza è quella che sia sempre meno necessaria e che le attenzioni possano finalmente essere concentrate su politiche attive del lavoro, come auspicato dal premier Mario Draghi.

NoiPA: guida all’uso del portale!

NoiPA è una piattaforma online creata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che permette una facile gestione e amministrazione stipendiale dei dipendenti della Pubblica Amministrazione (PA) come le università, le aziende sanitarie o gli enti territoriali. Ma di quante persone stiamo parlando?

Dai dati raccolti da Elisa Marasca, nel 2021 si contavano ben 25.700 imprese che fanno parte della Pubblica Amministrazione, ciascuna con un numero di dipendenti variabile tra 10 e 50. Parliamo quindi di circa 800.000 persone coinvolte in tutto il territorio italiano.

Ognuna di queste persone deve gestire le proprie entrate direttamente dal sito NoiPA dove si possono visualizzare i cedolini ricevuti, le comunicazioni riguardo il proprio inquadramento, trattamento pensionistico, recupero dei documenti per il 730 ecc. 

Se stai leggendo questo articolo probabilmente sei appena entrato nel mondo della Pubblica Amministrazione oppure hai bisogno di ulteriori chiarimenti riguardo tutte le operazioni che puoi compiere sulla piattaforma ed i servizi a cui puoi accedere. 

Ti illustrerò in modo sintetico e completo le sezioni principali del sistema informatico NoiPA e come cercare informazioni in modo veloce ed efficace!

NoiPA: l’ABC della piattaforma

Per definizione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, NoiPA è un sistema nato per:

“Gestire i processi facenti capo a: Elaborazione, liquidazione e consultazione degli Stipendi del personale della Pubblica Amministrazione”.

Nello specifico il settore del Ministero dell’Economia e delle Finanze che gestisce il sito NoiPA-Servizi PA a Persone PA è la Direzione Centrale per i Sistemi Informativi e dell’Innovazione (DCSII). Tutto attraverso tre sezioni principali che sono:

  1. I SERVIZI
  2. I DATI
  3. L’INNOVAZIONE

Inoltre esplorando la sezione a destra della homepage che si chiama “MONDO NoiPA” potrai trovare dettagliatamente tutte le informazione relative alla nascita della piattaforma, all’app mobile che puoi utilizzare sul tuo telefonino, le sedi di riferimento e i contatti e tanto altro che vedremo a breve.

NoiPA: l’accesso all’area riservata

Accedendo a questo link, potrai visualizzare direttamente la pagina principale del sito che ti permetterà di iniziare la tua navigazione direttamente o effettuando l’accesso all’aerea riservata. Per poter entrare nell’area riservate la persona interessata dovrà comunicarsi con il responsabile di riferimento e non potrà compiere l’operazione in autonomia.

Bisogna infatti comunicare il proprio indirizzo di posta elettronica e un numero di cellulare di riferimento alla persona responsabile dell’amministrazione di riferimento. In questo passaggi possono anche essere richieste informazioni aggiuntive.

Sarà quindi la scuola, l’ente pubblico di riferimento, la Camera di Commercio o qualsiasi entità facente parte della Pubblica Amministrazione a doversi occupare dell’inserimento dei propri dipendenti nel sito NoiPA. Una volta effettuato questo passaggio la persona interessata riceverà le credenziali per l’accesso.

È indispensabile entrare nell’area riservata per poter navigare nel sito? No, però ciò che è disponibile senza effettuare l’accesso non è ovviamente rivolto alla storia lavorativa personale del dipendente ma avrà una funzione di comunicazione, informazione e consultazione degli Open Data.

Una volta che avrai ricevuto le credenziali per l’accesso dovrai compiere alcuni passaggi come il cambio della password, la conferma dei tuoi dati personali, inserire una domanda segreta ed accettare l’Informativa sulla privacy. 

Se fossi un utente già registrato puoi visualizzare questo link dove troverai tutte le informazioni dettagliate riguardo come entrare con lo SPID o il PIN.

In questa cartella di raccolta video di NoiPA – Servizi PA a Persone PA puoi trovare molti brevi video tutorial che ti guideranno nella navigazione del sito come questo che ti illustra come procedere per effettuare il primo accesso.

NoiPA: 1) I servizi

La prima sezione disponibile che si può visualizzare dalla homepage si chiama: “Servizi”. Nel catalogo troverai quattro colonne: 

  • Servizi giuridici e presenze
  • Servizi stipendiali
  • Gestione capitale umano
  • Servizi aggiuntivi

Nella prima colonna puoi trovare per esempio il tuo fascicolo lavorativo con tutte le informazioni riguardo la tua storia lavorativa nella Pubblica Amministrazione come l’inquadramento e l’anzianità maturata. Con NoiPA l’intera procedura disciplinare del lavoratore verrà gestita online.

Nella stessa colonna puoi trovare informazioni riguardo come gestire in autonomia le tue presenze: tutto sarà automatizzato come la richiesta delle ferie, la mutua, i permessi, gli straordinari, i buoni pasto e tutto ciò che riguarda la “rilevazione delle presenze” sul posto di lavoro.

Nella seconda colonna potrai consultare velocemente il tuo trattamento economico personale visualizzando tutte le informazioni riguardo i cedolini ricevuti, scaricando il Certificato Unico ecc sia per entrate fisse che sporadiche (come potrebbe essere la Messa A Disposizione MAD).

Nella stessa colonna potrai visualizzare il tuo trattamento pensionistico e fiscale aggiornato secondo le normative in vigore nel momento della consultazione. Inoltre saranno alla portata di un click sia l’elenco delle riduzioni e delle trattenute che le dichiarazioni e le rendicontazioni.

La terza colonna è riservata agli enti della Pubblica Amministrazione che vogliono aderire al progetto sperimentale che prevede attraverso il Modulo Valutazione Performance (MVP):

“uno strumento a supporto della gestione dei processi di valutazione della performance individuale, realizzato in accordo con le Linee Guida per la Misurazione e Valutazione della performance individuale, emanate da Funzione pubblica (LG n. 5 – Dicembre 2019).”

Nella stessa colonna puoi trovare ulteriori informazioni riguardo corsi di formazione e concorsi attivi gestendoti in modo completamente autonomo tutto il processo di iscrizione e partecipazione/consultazione dei risultati delle prove di selezione.

Infine nell’ultima colonna potrai verificare lo stato del tuo green pass aggiornato, che come sappiamo cambia settimanalmente secondo le nuove direttive, gestire il trattamento di missione, i tuoi buoni pasto e pianificare tue ferie chiedendo l’autorizzazione direttamente online.

NoiPA: 2) I dati

Bene, siamo arrivati alla seconda sezione che puoi visualizzare dall’homepage: “Dati”. Questa si divide in due sottocategorie che sono “Open Data” e “Numeri NoiPA” che puoi consultare per accedere ai dati e statistiche pubbliche riguardo l’andamento della Pubblica Amministrazione in Italia.

Entrando in Open Data verrai indirizzato su un’altra pagina dove troverai informazioni riguardo il progetto, il Dataset per gli amministrati e l’Endpoint. Questa parte nasce per pubblicare dati e statistiche sulla gestione del personale della Pubblica Amministrazione in modo trasparente e diretto.

Se fossi interessato a questa sezione ti consiglio di scaricarti il Manuale che puoi trovare al fondo di questo link.

Nella seconda colonna invece chiamata Numeri NoiPA troverai grafici e dati riguardo le spese per le retribuzioni, le attivazioni e le cessazioni dei rapporti di lavoro, i cedolini consegnati e il personale amministrativo attivo. Questi dati sono divisi per mesi dell’anno, regioni e province e permettono una comparazione immediata tra i dati a disposizione.

NoiPA: 3) L’innovazione

L’ultima sezione presente nell’homepage è Innovazione con le sue tre colonne: 

  • Progetti
  • Tecnologie
  • Metodologie

Tutte e tre le colonne presentano i nuovi progetti e i servizi già attivi per il miglioramento della gestione del personale della Pubblica Amministrazione attraverso programmi innovativi come Cloudify, che mira alla gestione di Big Data attraverso il cloud, ETAPAS, che mira a ridurre i rischi legati alle Distruptive Technologies, Sunfish per la sicurezza dei dati personali nei cloud pubblici e così via.

Inoltre potrai consultare le tecnologie di cui si avvalgono gli informatici di riferimento come il cloud computing, la Blockchain e le soluzioni applicative che vengono adottate. Infine è possibile consultare le metodologie scelte per ottimizzare la piattaforma NoiPA come quella user centered, agile, e DevOps.

NoiPA: 4) Mondo NoiPA

Ultima sezione disponibile sulla destra si chiama Mondo NoiPA e comprende tutte le informazioni di carattere generale riguardo la storia di NoiPA, la possibilità di richiedere supporto tecnico, come scaricare l’App disponibile per i cellulari e tutti i servizi dedicati.

Pervelocizzare la ricerca delle informazioni potrai entrare nel settore di riferimento come “Amministrazione”, “Personale PA” o “Enti Privati” applicando un primo filtro ai risultati. Per esempio nella sezione Amministrazione potrai scaricare l’elenco delle amministrazioni gestite. 

Nella sezione “Personale PA” avrai accesso a tutti i documenti riguardanti la tua vita lavorativa in formato digitale e usufruire di tutti i servizi dedicati alla gestione del tuo lavoro in generale.

Tra i “Servizi dedicati” infine si includono una serie di categorie per coprire a 360° le esigenze dei lavoratori snellendo i tempi e il carico di lavoro del personale specializzato. Tra queste categorie puoi accedere a:

  • Anagrafici
  • Stipendiali
  • Presenze
  • Previdenza
  • Prestiti e Convenzioni
  • Stato Giuridico
  • Missioni
  • Simulazioni
  • Altri servizi (come sistemi di autovalutazione della performance)

NoiPA: un tentativo di semplificazione

Come puoi aver notato la piattaforma NoiPA nasce proprio per semplificare la vita di tutte le persone coinvolte nella Pubblica Amministrazione come lo scambio di informazioni, la ricerca di comunicazioni, l’aggiornamento legislativo di riferimento, la vita digitalizzata dei lavoratori e così via.

Anche se presenta le sue debolezze, NoiPA è il primo vero tentativo di snellire la carica di lavoro, di tempo e di stress dei lavoratori. Sarebbe interessante che fosse disponibile un sistema simile anche per altre categorie di lavoratori soprattutto per il continuo aggiornamento legislativo e delle procedure di riferiemento.

Ftse Mib regalerà sorprese. Meglio Unicredit o Intesa?

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Di seguito riportiamo l’intervista a realizzata ad Eugenio Sartorelli, trader e socio ordinario Siat, al quale abbiamo rivolto alcune domande sull’indice Ftse Mib e su alcune blue chips.Per il 14° anno è uscito il Libro (in pdf) “Analisi, Previsioni, Strategie 2022” (autori Maggioni-Sartorelli).Per ulteriori dettagli clicca qui.

I mercati azionari stanno registrando un aumento di volatilità di recente. Come leggere questo segnale e quali le attese nel breve?

Vista la stagionalità, siamo a inizio anno, questa è una fase in cui i gestori fanno rotazioni di portafogli ed ancor di più lo sarà per questo gennaio. Infatti, bisogna affrontare l’Inflazione elevata, il che porta ad una scelta più oculata dei titoli, sia in termini di settore sia in termini di dividendi che distribuiranno.

Pertanto è probabile che la volatilità sarà sopra la media per questo mese per i mercati azionari.

Il Ftse Mib ha toccato un top in area 28.200 da cui è tornato indietro. È solo l’inizio di una correzione più ampia o una pausa del rialzo?

Sembra più una pausa di un rialzo. Il Ftse Mib potrebbe sovraperformare la maggioranza degli indici europei in questa prima fase dell’anno.

Uno dei principali motivi è che vi sono molti titoli finanziari nel nostro indice, che possono beneficiare dell’inflazione in salita, oltre che della fase di congiuntura economica.

Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno imboccato sentieri opposti ieri, con il primo in forte calo e il secondo in rialzo. Qual è la sua view su questi due titoli?

Al di là della divergenza di ieri, il settore bancario potrà sovraperformare il mercato, con due titoli in testa: Unicredit e Intesa Sanpaolo.

Infatti, l’inflazione in salita significa che le banche possono richiedere tassi maggiori ed inoltre Unicredit e Intesa Sanpaolo daranno ottimi dividendi.

Su base grafica Intesa Sanpaolo ha alla portata i massimi pre-covid di 2,62 euro e poi potrebbe proseguire verso i 2,7 euro.

Unicredit è salita molto dopo la presentazione del piano industriale ed ha già raggiunto i massimi pre-covid. Direi che comunque area 15 euro è alla portata.

Azimut e FinecoBank hanno brillato ieri, occupando le prime due posizioni nel paniere del Ftse Mib. Cosa può dirci di questi due titoli?

Graficamente Azimut ha un cammino rialzista piuttosto frastagliato ed è assai distante dai massimi pre-covid. Direi che un rialzo ulteriore del comparto finanziario potrebbe portarlo verso 18,5 euro.

FinecoBank ha fatto gli ultimi massimi assoluti a novembre a 17,5 euro, e potrebbe tornare verso quei massimi, ma non è detto che avrà la forza per superarli.

Ci sono alcuni titoli che a Piazza Affari sta seguendo con più attenzione di altri in questa fase? A quali consiglia di guardare ora?

Graficamente i titoli messi meglio sono quelli finanziari e ne abbiamo già ampiamente parlato. Un titolo molto sotto i valori pre-covid è Leonardo.

Graficamente sembra che tutto il 2021 sia stata una fase di accumulazione. Attendiamo prima un ritorno a 7 euro e poi verso 8 euro, per potere avere un 2022 mediamente in buon recupero.

Regime forfetario, la partita IVA più conveniente nel 2022!

Se stai leggendo questo articolo probabilmente sei un lavoratore autonomo o stai pensando di avviare un impresa individuale, e quindi ti serve valutare quale possa essere il regime fiscale più adatto alle tue esigenze

La Partita IVA, che ti permette di essere in regola con la tua attività, spesso comporta un’elevata tassazione, così alta da costituire un vero e proprio ostacolo all’avviamento di una nuova attività. Non sono in pochi ad accantonare l’idea di mettersi in proprio a causa dell’entità delle spese fiscali a cui si sarà sottoposti.

Tuttavia, non demordere. Il regime fiscale con tassazione da incubo è da identificarsi principalmente con il regime ordinario, pensato generalmente per le medio imprese con un buon fatturato. Per i giovani e per chi vuole iniziare o ha di recente intrapreso una nuova attività ci sono buone notizie.

Per queste categorie l’Agenzia delle Entrate prevede da alcuni anni il regime forfetario, un tipo di Partita IVA con tassazione agevolata, che fortunatamente nel 2022 rimane ancora conveniente.

Come per tutte le agevolazioni, ci sono però dei requisiti da rispettare per capire se si può accedervi o meno. In questo articolo ti spiegherò, quindi, quali sono i casi specifici in cui è ammesso aprire una partita IVA con regime forfetario, come funziona e quali sono i vantaggi.

Dal 2022 l’obbligo di fatturazione elettronica si estende anche ai possessori del regime forfetario? Leggendo ti sarà chiaro anche questo punto!

I contenuti di questo articolo sono dettagliatamente illustrati nel video YouTube di Giampiero Teresi, tributarista specializzato nel regime forfettario. Ti consiglio di guardarlo per ulteriori approfondimenti.

Cos’è il regime forfetario

Prima di chiarire cosa significa regime forfetario, quando è necessario aprire una Partita IVA? Ovviamente è obbligatorio esserne titolari nel momento in cui si decide di aprire una nuova attività imprenditoriale. Ma come erroneamente si è portati a pensare, anche chi intraprende una carriera professionale per proprio conto deve aprirla indipendentemente dai ricavi.

L’altra caratteristica che rende infatti obbligatorio l’accesso al regime fiscale è lo svolgimento di un’attività in maniera continuativa nel tempo. Ciò lo differenzia dal lavoro occasionale, caratterizzato appunto dalla mancanza di regolarità.

Ricordiamo inoltre che aprire una Partita IVA non comporta alcun costo; le spese si avranno in seguito con quota sul reddito IRPEF, pagamento dei contributi previdenziali e costi del commercialista.

In questo contesto, il regime forfetario rappresenta l’unico regime fiscale attualmente vantaggioso tra quelli esistenti in Italia, ma che prevede una serie di condizioni da rispettare e da mantenere per poterne usufruire.

Si tratta di un tipo di Partita IVA con tassazione molto agevolata introdotto con la Legge di Stabilità 2015, con la Legge n. 208/2015. Il Testo ha subito varie modifiche nel tempo in riferimento ai requisiti di accesso, ma dal 2020 non ci sono grandi novità in questo senso.

Il regime forfettario è stato pensato al fine d’incentivare l’avviamento e la gestione di nuove attività professionali e quindi è principalmente adatto non solo a liberi professionisti e giovani – anche se non ci sono limiti di età -, ma anche a piccole imprese o start up. 

Proprio per le start up, dal 2020 sono applicabili agevolazioni fiscali davvero notevoli, come vedremo in seguito.

Regime forfetario: a chi è rivolto

Come anticipato, innanzitutto il regime forfettario è rivolto a imprese individuali, liberi professionisti, lavoratori autonomi, commercianti e artigiani, anche se già in possesso di Patita IVA. Possono accedervi anche lavoratori dipendenti in determinate condizioni, come vedremo nel prossimo paragrafo.

Non possono invece accedervi le società di persone o di capitali, dal momento che non si tratta più di soggetti singoli. Il regime forfetario non è adatto neanche a soggetti che svolgono un’attività per cui è stato già previsto un regime fiscale ad hoc: si pensi ad esempio a imprenditori agricoli o a venditori porta a porta.

Non ne hanno accesso neanche i non residenti, a eccezione dei residenti all’interno dei confini dell’Unione Europea che dimostrino di trascorrere il 75% del loro tempo in Italia

Infine, non possono aprire Partita IVA in regime forfetario coloro che contemporaneamente siano soci di società di persone.

Requisiti di accesso 

Per i titolari di una Partita IVA diversa, l’accesso al regime forfetario è possibile a condizione che gli incassi relativi all’anno precedente siano inferiori a 65.000 euro

Per le ditte individuali, inoltre, è importante che le spese sostenute per i propri dipendenti o collaboratori non superino i 20.000 euro lordi. Diversamente, non sarà possibile accedere al forfettario. 

Per i lavoratori dipendenti che desiderano accedere al regime forfetario IVA è importante che nel corso dell’anno precedente abbiano percepito un reddito non superiore a 30.000 euro lordi.

Se però sei un lavoratore che ha percepito un reddito maggiore della soglia limite, è possibile per te accedere al regime forfettario solo a condizione che il tuo rapporto di lavoro si sia concluso entro il 31 dicembre dell’anno precedente.

Come spiega l’Agenzia delle Entrate, un’altra causa di esclusione al forfettario è la non possibilità di emettere fatture prevalentemente verso un datore di lavoro per il quale si è svolta attività lavorativa nei due anni precedenti. Fanno eccezione coloro che hanno svolto un periodo di pratica obbligatoria per l’esercizio di una professione.

Nel caso in cui non si rientri più nei parametri elencati, ad esempio se il fatturato della tua ditta aumenterà oltre i 65.000 euro, si è automaticamente esclusi dal regime forfettario a decorrere dall’anno successivo. Fino alla fine dell’anno in corso però, si potrà usufruire della tassazione agevolata.

Vantaggi del regime forfetario

Vediamo ora quali sono in sostanza i vantaggi del regime forfettario. In che senso gli oneri per i forfettari sono meno gravosi? La tassazione con questa Partita IVA scende fissa al 15%. Una riduzione notevole, se si pensa che con il regime ordinario e semplificato la percentuale va dal 23 fino al 42%!

Inoltre, questo regime fiscale è esente da IVA, perciò nelle fatture non bisognerà inserire l’IVA al 22%, vantaggio di cui gioveranno anche i clienti. Allo stesso modo, i forfettari sono esenti dalla ritenuta d’acconto in caso di prestazioni occasionali, quindi il loro compenso sarà netto senza alcuna trattenuta.

Inoltre, per i titolari del regime forfetario ci sono sconti su una serie di pratiche burocratiche che non hanno l’obbligo di adempiere. Tra le altre cose infatti non devono sottoscrivere la dichiarazione dell’IVA, sono esenti dal pagamento dell’IRAP e non hanno l’obbligo di registrare le fatture, ma solo ovviamente di emetterle, numerarle e conservarle. 

Come precedentemente anticipato, nel 2020 è stata introdotta un’ulteriore agevolazione per le start up di nuova apertura. Per queste si applica una tassazione ridotta al 5% che rimane fissa per i primi cinque anni. Dal sesto anno si alza al 15%, se si rispettano i requisiti di fatturato.

Secondo quanto afferma Fiscomania.com le ditte individuali che svolgono attività commerciale, inoltre, possono godere di un’agevolazione sui contributi previdenziali (acquisendo però anche meno contributi allo stesso tempo).

Su tale reddito si applica la contribuzione dovuta ai fini previdenziali, ridotta del 35%

I lavoratori dipendenti che hanno già un contratto di lavoro full time possono invece chiedere l’esenzione dal pagamento dei contributi INPS.

Come calcolare le tasse con il regime forfetario

Il regime forfettario prevede un calcolo delle tasse diversi rispetto al regime ordinario o semplificato. Abbiamo visto che la quota di tassazione da applicare sul reddito è pari al 15%. La novità è che la parte di reddito che viene tassata con questo regime fiscale è calcolata a forfait.

Nello specifico, lo Stato ha previsto per ogni attività professionale un coefficiente di redditività, facendo un calcolo ipotetico sull’ammontare delle spese. Quindi per fare il calcolo, dovrai per prima cosa individuare qual è la percentuale di reddito imponibile in base al tuo settore lavorativo e potrai farlo consultando la tabella elaborata dall’Agenzia delle Entrate.

Più bassa sarà la percentuale di reddito imponibile, maggiore sarà di conseguenza la parte di reddito non soggetta a tassazione, che lo Stato intende come reddito destinato alle spese per il mantenimento dell’attività.

Per esempio, nel caso del libero professionista, lo Stato ipotizza una percentuale non imponibile di spese molto bassa, intorno al 22%; per contro il restante 78% costituisce reddito tassabile. Ciò significa che se i costi del libero professionista ammontassero a una percentuale superiore al 22%, quelle spese in eccesso non saranno detraibili.

Si deduce perciò che il regime forfettario, se da una parte consente una tassazione agevolata e un sistema di calcolo semplificato, dall’altra non conviene più nel momento in cui le spese per l’attività superino il tasso di costi ipotizzato dallo Stato.

La fatturazione elettronica è obbligatoria nel 2022?

Negli anni la legge che regola il regime forfetario è stata spesso sottoposta a modifica, non solo per quanto riguarda i requisiti, ma anche per incentivare la fatturazione elettronica introdotta nel 2019, che finora non è stata resa obbligatoria per i forfettari.

Si era parlato molto di estendere tale l’obbligo nel 2022 anche ai titolari di Partita IVA in regime forfettario. Al momento, nulla è stato definito e i forfettari sono ancora liberi di scegliere se emettere fattura cartacea o fattura elettronica.

Non si esclude però la possibilità che nell’arco di quest’anno anche i forfettari dovranno obbligatoriamente avvalersi di un registratore di cassa. 

Occorre ricordare che anche se attualmente il professionista in regime forfettario è esente dalla fattura elettronica, dal 2019 è tuttavia obbligato a emetterla nel caso in cui la ricevuta sia destinata alla Pubblica Amministrazione.